Il Ministro delle politiche del mare ha delegato al Cipom (Comitato Interministeriale per le politiche del mare) la stesura della ennesima riforma, in chiave ultra-semplificatoria, della disciplina dei dragaggi. Come afferma fonte (QUI) non certo tacciabile di ambientalismo estremista la delega viene conferita ad un: “un comitato d’esperti” composto in larga parte da lobbisti portatori di interessi vari (armatori, militari, think thank, ecc.) ma non esaustivi di quelli dal tema dragaggi toccati.”
La delega per una nuova riforma dei dragaggi nasce dal Piano del Mare deliberato proprio dal CIPOM ma siamo di fronte ad una ulteriore riforma voluta dalla lobby portuale rimasta insoddisfatta della proposta di nuovo regolamento (QUI) per la gestione delle terre e rocce di scavo nella parte che riguarda i dragaggi che speravano invece di poter applicare il nuovo regolamento (che permette di classificare le terre e rocce di scavo come sottoprodotti e non più rifiuti) anche per lo sversamento in mare dei fanghi di dragaggio.
Insomma un altro esempio del tentativo in atto, e in parte già realizzato, di commissariamento del diritto ambientale nei porti (QUI) ed in generale (QUI), con la scusa della TRANS/AZIONE Ecologica!
IL CIPOM
Istituito con la legge
204/2022 (QUI) con il compito di assicurare, ferme
restando le competenze delle singole amministrazioni, il
coordinamento e la definizione degli indirizzi strategici delle politiche del
mare. Il CIPOM è costituito da Ministeri che con la disciplina del dragaggio
c’entrano come il “cavolo a merenda”: Affari Esteri, Difesa, Economia e
Finanze, del Made In Italy, Infrastrutture e finalmente, si può dire, Ambiente
e sicurezza energetica.
Secondo il comma 5 articolo 2 del Regolamento interno
del CIPOM (Decreto 8/3/2023 QUI) ad ogni
riunione del CIPOM sono invitati con funzioni meramente consultive o per
specifiche audizioni, gli organi di vertice di enti o istituzioni pubbliche o
private, esperti del settore ovvero ogni altro soggetto ritenuto utile alla completa rappresentazione degli interessi coinvolti e delle questioni
trattate.
Insomma, invece che dare un ruolo centrale all’unico vero ente (Ispra in primo luogo ma anche SNPA ed Enea) competente in materia di disciplina dei dragaggi, con al centro problematiche di rifiuti e gestione e riutilizzo in mare dei materiali da escavazione, come afferma la fonte già sopra citata non sospetta di simpatie ambientaliste: “Da oggi, però – e qua sta la novità del Piano del Mare – il manico della draga lo tiene il Cipom di Musumeci e dei suoi esperti.” Più chiaro di così!
I VERI OBIETTIVI DELLA NUOVA DELEGA
Il Piano del Mare per giustificare questa ennesima previsione semplificatoria afferma, punto 2.3.8: “E' dunque impellente la necessità di definire una normativa nazionale - ad oggi ancora disorganicamente rintracciabile e differentemente rivolta ai porti ricadenti e non ricadenti nei siti di interesse nazionale - in cui siano definite in maniera olistica: (a) i criteri e le modalità relative alla caratterizzazione dei sedimenti, alla valutazione della loro qualità, nonché alla gestione di vari passaggi autorizzativi (ad esempio ai fini dell'approvazione di un apposito Piano nazionale dei dragaggi sostenibili) “
In realtà le norme sui dragaggi ci sono eccome ma i
veri obiettivi dal suddetto passaggio sono:
1.togliere il Decreto sui dragaggi
in aree marine oggetto di siti di bonifica nazionali meno permissiva (QUI) del Decreto
che disciplina i dragaggi in tutte le altre aree comprese oggetto di siti di
bonifica regionali (QUI). Cosa abbia
prodotto questa seconda disciplina ne è ottimo esempio il porto di Spezia con
una gestione dei dragaggi finita con la prima sentenza sui delitti ambientali QUI.
2. permettere di spandere i
materiali di dragaggio, tutti, direttamente al largo delle coste italiane. Qui
come dire hanno già creato i presupposti legislativi per il prossimo
regolamento citato dal Piano del Mare sopra riportato. Infatti con l’articolo
4 della legge 156/2021 (QUI) è stato
modificato l’articolo 184-quater (QUI) del DLgs
152/2006 introducendo un nuovo comma 5-bis con un indirizzo chiaro per il
"riutilizzo" in ambienti marino costieri vale a dire sversare
in mare il materiale escavato. D'altronde il nuovo comma 5-ter diventa norma di
chiusura prevedendo un nuovo decreto che disciplini questo "riutilizzo
3. dare il via
libera a quello che era previsto dal Piano dei dragaggi sostenibili (legge
108/2021 QUI) secondo il
quale le attività di dragaggio siano dichiarate interventi di pubblica utilità
indifferibili e urgenti, costituendo, se necessario, variante al piano
regolatore portuale e al piano regolatore del sistema portuale. Quindi si draga
a prescindere dalle destinazioni contenute nel PRSP del demanio portuale, solo
se lo richiedono gli operatori portuali come se fossimo in area privata e non
demaniale!
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