Da tempo sostengo la
necessità che nelle istruttorie che portano alla autorizzazione di impianti
potenzialmente inquinanti tanto più se vicini a centri abitati, l’aspetto della
prevenzione sanitaria debba essere valutato attentamente e specificamente.
L’impianto oggetto di questo post è
classificato ai fini dell'Autorizzazione Integrata Ambientale –AIA (rif. All.
VIII alla parte II del D.Lgs.152/06 e ssmmii) come categoria “3.5 – Fabbricazione di prodotti ceramici
mediante cottura, in particolare tegole, mattoni, mattoni refrattari,
piastrelle, gres o porcellane con una capacità di produzione di oltre 75
tonnellate al giorno e/o con una capacità di forno superiore a 4 m3 e con una
densità di colata per forno superiore a 300 kg/m3”. L’impianto peraltro svolge anche attività di
recupero rifiuti (categorie R5: Riciclaggio/recupero di altre sostanze
inorganiche comprese la pulizia risultante in un recupero del suolo e il
riciclaggio dei materiali da costruzione inorganici).
L’impianto è collocato in
linea d’aria molto vicino al centro abitato e da molto tempo produce fastidi
alla popolazione residente sia sotto il profilo delle emissioni odorigene ma
anche delle emissioni inquinanti in generale.
L’impianto ha avuto fino
ad ora 7 AIA ed un pronuncia di verifica di assoggettabilità a Valutazione di
Impatto Ambientale (VIA).
In nessuna istruttoria che
ha portato al rilascio delle AIA e della decisione di non inviare a VIA
ordinaria l’impianto in questione, è stato valutato l’impatto sanitario che
questo impianto ha prodotto e può produrre alla salute dei cittadini residenti.
Il tutto nonostante le centinaia di segnalazioni di disagi (sfociate anche in
una inchiesta della Procura del Tribunale di Parma) pervenute sia al sistema sanitario pubblico
che agli enti competenti in materia: Provincia, Comune di Borgo Val di Taro,
Arpae.
Gli enti competenti si
sono limitati ad avviare una sospensione parziale dell’AIA al fine di rivedere
le prescrizioni autorizzatorie vigenti in termini di misure di mitigazione
delle emissioni odorigene principalmente.
In sostanza come vedremo
subito non sono stati utilizzati tutti gli strumenti che la legge riconosce per
far pesare l’impatto sanitario nella decisione finale, sia per le
autorizzazioni e valutazioni passate, sia per la revisione dell’AIA in corso.