Il Consiglio Comunale di
Spezia ha bocciato il referendum consultivo sulla aggregazione Acam Iren con un
voto tutto politico che con il merito della richiesta referendaria non c’entrava
nulla. Infatti la Commissione tecnica
che doveva vagliare la legittimità della richiesta referendaria lo aveva già avvallato.
È la seconda volta che in
questa città la democrazia rappresentativa (Consiglio Comunale) si sostituisce
alla democrazia diretta, annullando uno
degli strumenti principe della seconda: il referendum promosso direttamente dai
cittadini. L’altra volta era successo per il referendum sull’accordo per la riapertura
della centrale a carbone nel 2006.
Le motivazioni di allora da parte del Consiglio Comunale
(anzi della maggioranza politica di questo organo) sono le stesse della
votazione di ieri: “l’accordo con Enel ormai è fatto ed è inutile oltre che dispendioso sentire i
cittadini”.
Come dire cambiano le
maggioranze politiche ma la logica è sempre la stessa: non coinvolgere i
cittadini direttamente e preventivamente nelle scelte strategiche della città e
soprattutto mettere i cittadini di fronte alle scelte predefinite nelle stanze
chiuse, e nel caso Acam Iren anche ristrette, della politica che governa.
Ma la decisione del
Consiglio Comunale è stata possibile perché, al di la della questione di merito
del momento, il regolamento del Comune che disciplina l’istituto del referendum ha dei limiti enormi di democraticità in
quanto fa diventare uno strumento di democrazia diretta ostaggio della
maggioranza politica che governa l’ente comunale. Vediamo perché e vediamo dove il regolamento
deve essere cambiato radicalmente affinché quanto successo ieri non accada più.