Studio (QUI)
pubblicato su Science Direct redato, tra gli altri, dal responsabile
del settore clima ed energia presso l'Ufficio europeo dell'ambiente (EEB- QUI) di
Bruxelles.
Lo studio smonta sistematicamente tutti i luoghi comuni del tentativo in atto di rilanciare il nucleare anche nella versione dei c.d. impianti modulari e/o piccolo nucleare, soprattutto in Italia.
In sintesi lo studio dimostra:
1. costruire centrali nucleari anche di nuova
generazione richiede troppi anni rispetto ai tempi degli obiettivi per la
neutralità climatica come affermano gli stessi esperti di nucleare dell’Enea e
del CNR;
2. il nucleare costa troppo come dimostra la stessa
Corte dei Conti francese;
3. il nucleare non garantisce il carico di base per la
continuità della generazione elettrica;
4. il nucleare non ha risolto il problema della
gestione delle scorie nei tempi lunghissimi anche per i c.d. piccoli reattori.
Di queste criticità del nucleare ne avevo trattato anche QUI, analizzando un Rapporto del Gestore dei Mercati Energetici e dell’Agenzia Internazionale per l’Energia e degli esperti che supportano le istituzioni UE nella procedura di aggiornamento della tassonomia verde. Peraltro, lo stesso Net Zero Industry Act che mette il nucleare di nuova generazione tra le net zero technologies non lo mette tra quelle strategiche QUI. Infine molto significative sono le tesi di chi in Comitato Economico e Sociale della UE ha contestato la proposta di rilancio del nucleare QUI.
Ma nonostante ciò il governo italiano ci sta provando a rilanciare il nucleare italiano con la c.d. Piattaforma Nazionale per il Nucleare Sostenibile (QUI), solita sigla da greenwashing.
Analizziamo di seguito i passaggi più significativi dello studio su Science Direct
TEMPI ECCESSIVAMENTE PER COSTRUIRE LE CENTRALI NUCLEARI
RISPETTO AGLI OBIETTIVI A BREVE TERMINE DELLA NEUTRALITÀ CLIMATICA
Secondo
lo studio gli investimenti in nuove centrali nucleari sono dannosi per il clima
a causa dei costi elevati e dei lunghi tempi di costruzione. Data l'urgenza
della mitigazione dei cambiamenti climatici, che richiede di ridurre quasi a
zero le emissioni della rete elettrica dell'UE entro il 2030 (Pietzcker et al.),
la preferenza dovrebbe essere data alla tecnologia più economica che può essere
implementata più rapidamente. Sia in termini di costi che di velocità, le fonti
di energia rinnovabile battono il nucleare. Ogni euro investito in nuove
centrali nucleari ritarda così la decarbonizzazione rispetto agli investimenti
in energia rinnovabile. In un mondo in via di decarbonizzazione, i ritardi
aumentano le emissioni di CO2 Emissioni.
LO
studio sottolinea le nuove centrali nucleari (non sull'eliminazione graduale
delle centrali esistenti) negli Stati Uniti e in Europa. In Europa, nuove
centrali nucleari sono in programma o seriamente discusse in Francia,
Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Bulgaria, Slovenia, Svezia e Regno Unito.
Lo
studio non si concentra invece sulla Cina, dove i prezzi dell'elettricità
fissati dal governo e i costi di capitale sovvenzionati rendono più difficile
contrastare la redditività dei diversi tipi di fonti energetiche.
Anche
l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica e l'Agenzia per l'Energia
Nucleare (QUI),
organizzazioni che promuovono l'uso dell'energia nucleare, ipotizzano tempi di
costruzione di circa un decennio
I COSTI ELEVATI DEL NUCLEARE
I
reattori nucleari sono il tipo di investimento con i maggiori e più frequenti
sforamenti dei costi, insieme alle dighe idroelettriche. Il 97% dei 180
progetti di investimento in reattori nucleari inclusi nella loro analisi ha
subito sforamenti dei costi, con un aumento medio dei costi del 117% per
progetto.
I costi di costruzione sono determinati dalla sicurezza. Gli incidenti nucleari rimangono una possibilità e i danni possono essere globali.
I tempi di costruzione molto lunghi e i ritardi generano costi di finanziamento particolarmente elevati per un determinato tasso d'interesse.
La Corte dei conti francese stima che il costo della centrale nucleare francese di Flamanville aumenterà da 13,2 miliardi di euro a 20 miliardi di euro, tenuto conto dei costi di finanziamento e dei ritardi. In secondo luogo, il rischio storicamente elevato di insolvenza si traduce in tassi di interesse più elevati. Questi due fattori fanno sì che la redditività dei progetti nucleari dipenda molto dalle condizioni di finanziamento.
I costi non dovrebbero scendere molto nemmeno per i sei nuovi reattori che dovrebbero essere costruiti entro il 2035 (il costo stimato è di 52 miliardi di euro in totale, pari a 8,6 miliardi di euro per reattore). La più recente costruzione EPR, Sizewell C nel Regno Unito, è anche uno dei progetti più costosi, con circa 23 miliardi di euro (20 miliardi di sterline).
LA QUESTIONE DEL CARICO DI BASE O CONTINUITÀ DELLA
PRODUZIONE DA NUCLEARE
Riguardo
alla questione posta dai filonucleari per cui Il nucleare, secondo
l'argomentazione, fornisce elettricità stabile per il carico di base che è un
prezioso contributo a un mix di generazione.
Lo
studio rispetto a questo tema risponde a due domande:
1.il nucleare può produrre in modo affidabile il carico di base? Il nucleare non è del tutto affidabile. Ciò è stato evidente in Francia alla fine dell'autunno del 2022: sebbene l'UE si trovasse in un periodo di fornitura limitata di energia elettrica con frequenti picchi dei prezzi dell'elettricità superiori a 3 €/kWh, circa la metà dei 56 reattori francesi non era disponibile a causa di interruzioni pianificate e non pianificate. È probabile che il cambiamento climatico aumenti gli episodi di caldo estremo, le basse portate dei fiumi e i problemi associati al raffreddamento delle centrali nucleari con breve preavviso.
2. quanto è prezioso il carico di base? È necessaria la flessibilità piuttosto che la produzione di carico di base per bilanciare un sistema elettrico basato sulle energie rinnovabili.
SCORIE NUCLEARI
Le
scorie nucleari sono il problema irrisolto dell'industria nucleare. Lo
stoccaggio a lungo termine a basso costo per le sostanze radioattive
antropogeniche è elusivo, nonostante gli sforzi decennali in tutto il mondo. In
assenza di una comprovata tecnologia di stoccaggio permanente a basso costo, le
scorie nucleari dovranno essere trattate regolarmente e stoccate in strutture
fuori terra. I costi si protrarrebbero per molte migliaia di anni.
Il
problema delle scorie si pone anche per i piccoli reattori (QUI).
PIATTAFORMA NAZIONALE PER UN NUCLEARE SOSTENIBILE PNNS
Promossa dal Governo italiano e si configura come un network strutturato il cui obiettivo è creare un punto di sintesi e convergenza nazionale sulle diverse iniziative, le esperienze, le criticità, le prospettive e le aspettative sul settore nucleare avanzato che presenta caratteri e aspetti innovativi come sostenibilità e contributo alla decarbonizzazione dei sistemi energetici e produttivi.L’obiettivo
prioritario della Piattaforma sarà di sviluppare nell’arco di alcuni mesi linee
guida e una roadmap, con orizzonte 2030 e 2050, per seguire e coordinare gli
sviluppi delle nuove tecnologie nucleari nel medio e lungo termine, valutando
nel medio termine le possibili ricadute in ambito italiano, in particolare nel
settore degli SMR (reattori modulari) e dei reattori di IV generazione, e le
possibilità di impiego di tali tecnologie, ove provate di livello di sicurezza
ed economicità adeguati, e della fusione nel lungo termine, a supporto dello
sviluppo della generazione di energia dalle rinnovabili, secondo gli obiettivi
indicati nell’aggiornamento del PNIEC per giungere alla decarbonizzazione
totale al 2050.
Peccato
che da Nature Italia (QUI) si
ricava che:
1. "Costruire un impianto richiede dai sette ai dieci anni",
afferma Alessandro Dodaro, Direttore del dipartimento nucleare dell'ENEA.
"Ma in un Paese senza presenza e accettazione del nucleare, ci vogliono
almeno altri cinque anni per informare le persone e farle capire i vantaggi".
2. Non solo ma "Il tempo è un fattore chiave nella
transizione energetica", afferma Nicola Armaroli, analista energetico
del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). "Non abbiamo tempo
di aspettare l'energia nucleare tra 20 anni. A quel punto, dobbiamo completare
la decarbonizzazione del settore elettrico e l'energia rinnovabile sarà meno
costosa, più socialmente accettabile e più fattibile".
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