L'obiettivo
del Trattato è garantire la conservazione e l'uso sostenibile della diversità
biologica marina delle aree fuori giurisdizione nazionale, per il presente e a
lungo termine, attraverso l’efficace attuazione delle pertinenti disposizioni
della Convenzione e ulteriore cooperazione e coordinamento internazionale.
Si
veda anche che l’80° riunione del Comitato per la Protezione dell’Ambiente
Marino dell’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO), tenutasi a Londra
dal 3 al 7 luglio, ha adottato la Risoluzione che rende operativa la Area
Marina Particolarmente Sensibile (PSSA) del
Mediterraneo Nord-Occidentale (QUI).
Il Trattato è molto importante anche perché la situazione del mare a livello globale non è messa bene come dimostrano vari studi ufficiali di questi anni di cui si riporta una sintesi nella parte finale del post.
IL TRATTATO E L’ACCORDO DELLA CONFERENZA BBNJ
Il
Trattato deriva dall’accordo raggiunto nella 5ª sessione
della Conferenza intergovernativa (CIG) sulla BBNJ 20 febbraio – 4 marzo
2023 | Sede dell'ONU, New York (QUI e QUI).
Questo
accordo di attuazione è il terzo di questo tipo, dopo gli accordi specifici
sull'estrazione mineraria dei fondi marini (1994) e sulla gestione degli stock
ittici transzonali e altamente migratori (1995). Il nuovo accordo permetterebbe
all'UNCLOS di stare al passo con gli sviluppi realizzati e le sfide emerse da
quando la convenzione è stata elaborata trent'anni fa e sosterrebbe
ulteriormente la realizzazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, in
particolare dell'obiettivo di sviluppo sostenibile 14 ("la vita
sott'acqua").
ADESIONE DELLA UE
Con
Decisione UE 2023/1974 (QUI) del
Consiglio del 18 settembre 2023 è autorizzata, a nome dell’Unione europea, la
firma dell’accordo, nel quadro della convenzione delle Nazioni Unite sul
diritto del mare, relativo alla conservazione e all’uso sostenibile della
biodiversità marina delle zone non soggette a giurisdizione nazionale
(«accordo»), con riserva della sua conclusione
DEFINIZIONI
“Utilizzazione
delle risorse genetiche marine” significa condurre ricerche e sviluppo sulla
composizione genetica e/o biochimica delle risorse genetiche marine, anche
attraverso l'applicazione delle biotecnologie.
Per “area marina protetta” si intende un'area marina geograficamente delimitata designata e gestita per conseguire una conservazione specifica della diversità biologica a lungo termine obiettivi e può consentire, se del caso, un uso sostenibile purché coerente con gli obiettivi di conservazione
AMBITO DI APPLICAZIONE
Il
trattato non si applica alle navi militari e quelle che svolgono servizi di
tipo governativo.
Nessuna
disposizione del presente Contratto pregiudica i diritti, giurisdizione e
doveri degli Stati ai sensi della Convenzione, anche per quanto riguarda
l'esclusiva zona economica e piattaforma continentale entro e oltre le 200
miglia nautiche.
La
pesca degli Stati resta regolamentata dalle norme internazionali in materia
PRINCIPI GENERALI
Al
fine di raggiungere gli obiettivi del presente Accordo, le Parti saranno
guidate, tra gli altri, dai seguenti principi significativi:
a) Il principio “chi inquina paga”;
b) Il principio del mare patrimonio comune dell’umanità
c) il principio o l'approccio precauzionale, a seconda dei casi;
d) Un approccio ecosistemico;
e) Un approccio integrato alla gestione degli oceani;
f) Un approccio che rafforzi la resilienza dell’ecosistema, anche rispetto agli effetti negativi del cambiamento climatico e l’acidificazione degli oceani, nonché il mantenimento e il ripristino dell’ecosistema integrità, compresi i servizi di riciclaggio del carbonio che sono alla base del ruolo dell’oceano clima;
g) L'uso delle migliori informazioni scientifiche e scientifiche
disponibili;
h) L'uso delle conoscenze tradizionali rilevanti delle popolazioni indigene e locali comunità, ove disponibili;
i) Il mancato trasferimento, diretto o indiretto, di danni o
pericoli da un'area all'altro e la non trasformazione di un tipo di
inquinamento in un altro in presa misure per prevenire, ridurre e controllare
l'inquinamento dell'ambiente marino.
OBIETTIVI
a) La giusta ed equa condivisione dei benefici derivanti da attività
rispettose delle risorse genetiche marine nelle aree al di fuori della
giurisdizione nazionale al fine della conservazione e l’uso sostenibile
dell’ambiente marino e relativa diversità biologica;
b) La generazione di conoscenza, comprensione scientifica e innovazione
tecnologica, anche attraverso lo sviluppo e la conduzione della ricerca
scientifica marina, come contributi fondamentali all'attuazione del presente
accordo;
c) sviluppo e trasferimento della tecnologia marina tra le Parti.
INFORMAZIONI NOTIFICATE ALLE PARTI
Obbligo
di Notifica delle attività relative alle risorse genetiche marine e
informazioni sulla sequenza digitale sulle risorse genetiche marine di ambiti
fuori dalla giurisdizione nazionale.
L’articolo 12 del Trattato fa un elenco delle informazioni da notificare.
TUTELA E COORDINAMENTO AREE MARINE PROTETTE
La
Parte III del Trattato promuove obiettivi quali:
a) Conservare
e utilizzare in modo sostenibile le aree che necessitano di protezione, anche
attraverso l'istituzione di un sistema completo di strumenti di gestione
territoriale, con
reti
di aree marine protette ecologicamente rappresentative e ben collegate;
b) Rafforzare la cooperazione e il coordinamento nell’uso degli
strumenti di gestione territoriale delle
aree marine protette, tra gli Stati, con normative e organismi pertinenti a
livello globale, regionale, subregionale e settoriale;
c) Proteggere, preservare, ripristinare e mantenere la diversità
biologica e gli ecosistemi,
anche al fine di migliorarne la produttività e la salute e rafforzare la resilienza ai fattori di stress, compresi quelli legati al cambiamento climatico, all’acidificazione degli oceani e dell'inquinamento del mare.
MISURE DI EMERGENZA
L’articolo 24 del Trattato prevede che la Conferenza delle Parti possa adottare misure al di là della giurisdizione nazionale, da applicarsi in via d'urgenza, se necessario, di fronte a disastro naturale o causato dall'uomo, che possa causare, gravi danni irreversibili alla diversità biologica marina delle aree al di fuori della giurisdizione nazionale.
VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE E VALUTAZIONE
AMBIENTALE STRATEGICA
La Parte IV del Trattato prevede che le attività che possono incidere sulla biodiversità
marina al di fuori delle giurisdizioni nazionali possano essere sottoposte a
VIA e VAS.
In particolare, quando una Parte ha giurisdizione o controllo su un'attività pianificata che deve essere effettuata in aree marine soggette alla giurisdizione nazionale possa determinare un inquinamento sostanziale o cambiamenti significativi e dannosi per l’ambiente marino nelle aree al di fuori della giurisdizione nazionale, tale Parte garantisce un impatto ambientale.
La valutazione di tale attività è condotta in conformità con la Parte IV del Trattato. Sono previste, ex articolo 38 del Trattato, delle linee guida per lo svolgimento di dette procedure di VIA e VAS.
GLI STUDI ISTITUZIONALI E SCIENTIFICAMENTE AUTOREVOLI
SUL MARE DI QUESTI ANNI CONFERMANO IL RISCHIO IN ATTO PER IL MARE A LIVELLO
GLOBALE: (alcuni esempi)
L’Agenzia
europea per l’Ambiente ha presentato un Rapporto (QUI) un
primo tentativo di mappare le "aree problematiche" di contaminazione
e le "aree non problematiche" sulla scala dei mari europei.
Rapporto sul futuro del mare
Il
Rapporto (QUI) della
Agenzia Europea per l’Ambiente parte da una analisi dello sviluppo futuro della
economia marittima che deve essere però contenuto all’interno dell’arresto di
perdita della biodiversità marina e degli ambienti costieri. In particolare, il
terzo capitolo del Rapporto descrive la condizione attuale delle specie marine,
degli habitat e degli ecosistemi nei mari europei. La perdita di biodiversità
marina nei mari europei non è stata arrestata.
Fonte microplastiche in mare: i pneumatici
Studio (QUI) di
ricercatori del Norsk institutt for luftforskning er en uavhengig – NILU (QUI),
International Institute for Applied Systems Analysis - IIASA (QUI) e
Universität Wien.
Lo studio rileva come negli ultimi anni, l'inquinamento marino, d'acqua dolce e
terrestre da microplastiche è stato ampiamente discusso, mentre il trasporto di
microplastiche atmosferiche è stato ampiamente trascurato.
Studio su microplastiche agenti trasportatori di batteri e virus
Studio
(QUI) della
università di Exeter e dal Center for environment, fisheries and aquaculture
science (Cefas) secondo il quale la plastica rappresenta un importante
substrato ambientale per la colonizzazione dei batteri dalla colonna d'acqua
circostante, con comunità, abbondanze e strutture di popolazione distinte sulle
superfici di plastica.
Più plastica del previsto nell’Atlantico
Secondo uno studio (QUI)
pubblicato su Nature Communications l'interno dell'oceano nasconde carichi
elevati di detriti di plastica di piccole dimensioni che possono bilanciare e
persino superare gli input di plastica stimati nell'oceano dal 1950
Rapporto
(QUI) UNEP su
proiezioni delle future condizioni di sbiancamento dei coralli.
Rifiuti marini nel Mediterraneo
Secondo uno studio (QUI) appena
pubblicato il fondale marino copre circa il 70% della superficie terrestre ed è
stato riconosciuto come un grande lavandino per i rifiuti marini. Tuttavia, i
rifiuti sul fondo marino sono la frazione meno studiata di rifiuti marini, il
che non sorprende in quanto la maggior parte di essa si trova nel mare
profondo, cioè l'ecosistema meno esplorato.
Proteggere l'oceano globale per la biodiversità, il cibo e il
clima
Studio
(QUI)
pubblicato su Nature (QUI)
dove si parte dal dato che l'oceano contiene una biodiversità unica, fornisce
preziose risorse alimentari ed è un importante assorbitore del carbonio
antropogenico. Le aree marine protette
(MPA) sono uno strumento efficace per ripristinare la biodiversità oceanica e i
servizi ecosistemici, ma attualmente solo il 2,7% dell'oceano è altamente
protetto. Questo basso livello di protezione degli oceani è dovuto in gran
parte ai conflitti con la pesca e ad altri usi estrattivi.
Plastica nel Mediterraneo impatto sugli uccelli marini
Uno
studio (QUI) pubblicato su Nature Communications che
identifica le aree ad alto rischio di esposizione nel Mar Mediterraneo e nel
Mar Nero e nel Pacifico nord-orientale, nel Pacifico nord-occidentale,
nell'Atlantico meridionale e nell'Oceano Indiano sud-occidentale dove è più
facile che gli uccelli marini inghiottano la plastica presente in mare.
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