La Newsletter del Gestore
Mercati Energetici del maggio 2022 contiene un Rapporto (QUI) sullo
stato evolutivo del nucleare in Europa che dimostra come questa fonte è
tutt’altro che superata all’interno della transizione ecologica del Green Deal.
Il Rapporto fonda la sua tesi prima di tutto sui dati di una limitata ripresa
di progetti di centrali nucleari in Europa (soprattutto dell’est a parte la
Francia) come pure del recente inserimento nella tassonomia verde della UE del
nucleare come fonte per la transizione alla neutralità climatica
IL RAPPORTO DEL
GME SUL FUTURO DEL NUCLEARE IN EUROPA
Questione nucleare e
aumento consumi elettrici
Allo stato attuale, nelle
economie avanzate la capacità di generazione elettrica del nucleare corrisponde
al 18% del totale della domanda ma da anni si registra un suo lento e
inesorabile declino. Questo andamento è spiegato principalmente dal ritiro di
impianti commissionati negli anni ’70 e ’80 i quali, mano a mano, vengono messi
fuori operazione.
Il Rapporto quindi sulla
base di questi dati produce una conclusione un poco apodittica (come vedremo)
affermando che “Per questo, nonostante l’incremento vertiginoso di solare ed
eolico, la generazione elettrica da fonti a basso impatto carbonico è rimasta
sostanzialmente invariata nel corso degli ultimi 20 anni.” Come dire che si fosse stato più nucleare questo
aumento dei gas serra non ci sarebbe stato! Ma non tutti la pensano così come
vedremo.
I dati sul ritorno del nucleare in Europa
L’affermazione è
sicuramente forzata ma i dati, secondo il Rapporto GME, parlano comunque di una
ripresa del nucleare. Secondo il Rapporto nel 2021 la generazione elettrica da
nucleare ha visto una crescita del 3,5%, recuperando parte consistente delle
perdite del 2020.
Il Rapporto poi elenca la
situazione di molti Paesi UE dove sono in atto nuovi progetti di centrali nucleari.
Francia (6 nuovi reattori entro il 2036 e 14 entro il 2050), Belgio(prolunga di
10 anni reattori esistenti), Polonia (proposto alla UE la realizzazione del suo
primo reattore entro il 2033), Svezia (6 reattori esistenti con possibili altri
10 nei siti esistenti), Finlandia (5 reattori esistenti ultimo attivato nel marzo
2022 e uno nuovo programmato entro il 2030), Romania (costruzione di almeno un
nuovo impianto entro il 2030 e un quarto reattore da attivarsi l’anno
successivo nel già operativo e relativamente recente impianto di Cernavoda),
Bulgaria (spinge sull’ampliamento della disponibilità di energia nucleare come
una fonte locale nel proprio mix, la quale copre ad oggi il 33% dei consumi
elettrici, nuovo reattore entro il 2030 e un quarto negli anni successivi)
Quale contributo contro alla neutralità carbonica del nucleare secondo l’AIE
Per concretizzare il
traguardo di neutralità carbonica, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia
(AIA) saranno necessari 20GW di nuova capacità annuale immessa dal 2020 al
2050. La media nel triennio 2018-2020 è stata invece di 7,73 GW, pari a poco
più del 35% degli obiettivi suggeriti. Per avere un riferimento utile a
paragone è sufficiente ricordare che prima dell’incidente della centrale
giapponese di Fukushima, nel marzo 2011, in un anno solo venivano iniziati i
lavori per la costruzione di circa 17GW di nuova capacità.
Nucleare in Tassonomia verde della UE
Il Rapporto del GME
ricorda che Lo stesso Complementary Climate Delegated Act (QUI) della
Commissione intende: avanzare le tecnologie con un ciclo del combustibile
nucleare chiuso (4° generazione) incentivando la ricerca e l’innovazione verso
tecnologie future in termini di sicurezza e minimizzazione dei rifiuti;
supportare nuovi impianti nucleari che utilizzino le migliori tecnologie
disponibili (3° generazione) finalizzati entro il 2045; permettere modifiche e
miglioramenti alle installazioni nucleari ad oggi costruite e volte
all’estensione del ciclo di vita, riconosciuti come idonei sino al 2040.
MA NON TUTTI IN EUROPA SOSTENGONO QUESTE TESI
Tassonomia verde il
Parlamento UE esclude di inserire gas e nucleare
I deputati europei delle Commissioni per i problemi economici e monetari (ECON) e per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI), in riunione congiunta,lo scorso 14 giugno 2022, hanno approvato una
risoluzione (QUI) dove si
ritiene questa inclusione in contrasto con il Regolamento (UE) 2020/852 che stabilisce
i criteri per determinare se una attività economica si qualifica come sostenibile
dal punto di vista ambientale. In particolare detto Regolamento all’articolo 3 (QUI) ai fini
della stabilire il grado di sostenibilità ambientale di un investimento (QUI) definisce
quattro condizioni cumulative per un'attività economica da qualificare come
sostenibile dal punto di vista ambientale.
Tra queste ci sono anche quelle relative alla
mitigazione e adeguamento ai mutamenti climatici, economia circolare , protezione
delle acque e non solo a cominciare dal principio generale di non arrecare Danno significativo agli obiettivi ambientali (ex
articolo 17 combinato disposto articolo 3 del Regolamento UE 2020/852.
E' vero che il Regolamento (UE) 2022/1214 (QUI) che ha modificato il Regolamento 2020/852 per introdurre il nucleare nella tassonomia verde ha modificato i criteri di vaglio tecnico di cui parla il Parere degli esperti. Ma si tratta di riferimenti alla sola sicurezza nucleare e gestione del ciclo dei rifiuti radioattivi e smantellamento centrali non di altri parametri ambientali come quelli elencati sopra relativi agli articoli 3 e 17 del Regolamento 2020/852, per questi i riferimenti sono francamente molto generici.
Unico riferimento del nuovo Regolamento 2022/1214 è all'articolo 10, paragrafo 2, del regolamento (UE) 2020/852 per cui si considera inseribile tra la tassonomia verde che contribuisce agli obiettivi di neutralità climatica: "un’attività economica per la quale non esistono alternative a basse emissioni di carbonio tecnologicamente ed economicamente praticabili dà un contributo sostanziale alla mitigazione dei cambiamenti climatici se sostiene la transizione verso un’economia climaticamente neutra in linea con un percorso inteso a limitare l’aumento della temperatura a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali, anche eliminando gradualmente le emissioni di gas a effetto serra, in particolare le emissioni da combustibili fossili solidi". Ma nel caso del nucleare l'alternativa c'è eccome ed è quello delle fonti rinnovabili collegate con sistemi di accumulo, e reti intelligenti nonchè altre fonti come l'idrogeno. Certo si può sostenere che ciò non sia sufficiente almeno nei prossimi 5 o 10 anni ma questo riguarda una discussione di merito e non rimuove il fatto che fondare l'inserimento del nucleare nella tassonomia verde sulla base di detto paragrafo 2 articolo 10 Regolamento 2020/852 non abbia un chiaro fondamento giuridico se letto in modo coordinato con gli interi parametri di quest'ultimo Regolamento.
Il Parere degli esperti
nominati dalla Commissione Ue contro l’inserimento del gas e del nucleare nella
tassonomia verde
Si tratta del Parere (il
testo completo QUI)
consegnato lo scorso 21 gennaio 2022 alla Commissione europea dagli esperti
della Piattaforma Ue per la finanza sostenibile relativamente alla tassonomia
degli investimenti per la transizione verso la neutralità climatica.
Il documento (Response to
the Complementary Delegated Act 21 st January 2022) conferma la
bocciatura da parte dei tecnici dell'inclusione di gas e del nucleare tra gli
investimenti con l'etichetta green.
In particolare già nel Riepilogo
dei punti chiave di feedback del documento si legge relativamente al nucleare: “nuovi
impianti per l'energia nucleare e impianti per l'energia nucleare esistenti: i
TSC (criteri tecnici per lo screening delle attività da far rientrare nella
tassonomia verde ndr.) dimostrano che tali impianti non garantiscono di evitare
alcun danno significativo - DNSH (articolo 17 del regolamento sulla tassonomia)
nonché l’uso sostenibile e la tutela delle acque e delle risorse marine, la transizione
verso un'economia circolare, dall’inquinamento prevenzione e controllo, e la protezione e il ripristino della biodiversità
e degli ecosistemi anche perché per dare garanzia occorrerebbero modifiche
sostanziali modifiche sostanziali". Conclude il Parere degli esperti UE “Nel
caso di nuove centrali nucleari, le TSC non garantiscono un contributo sostanziale
agli obiettivi di neutralità climatica per il 2050 e richiederebbero un
contributo sostanziale di modifiche per farlo”.
Quindi gli esperti
nominati dalla Commissione UE forniscono la seguente Raccomandazione: “nuovi
impianti per l'energia nucleare e impianti per l'energia nucleare esistenti, come
definite dalle TSC, non dovrebbero essere considerate come tassonomia allineata
sulla base del fatto che non garantiscono DNSH e quindi non soddisfano il requisiti
del regolamento sulla tassonomia.”
E COMUNQUE
CHI PAGA IL RITORNO DEL NUCLEARE? SENZA STATO NIENTE NUCLEARE: IL CASO FRANCESE
LO DIMOSTRA
Il governo francese offrirà 12 euro per azione per riprendere il pieno controllo di Edf (Électricité de France). Attualmente in possesso dell'84% del gruppo (1% ai dipendenti e il 15% al mercato), allo Stato basterà superare il 90% per procedere con la nazionalizzazione. A fianco dell'asta pubblica sulle azioni il governo ha previsto un'offerta di 15,64 euro su ogni obbligazione convertibile.
"Un'operazione che
ci permetterà di investire in maniera massiccia nel nucleare", ha
commentato il ministro dei conti, Gabriel Attal.
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