mercoledì 10 agosto 2022

Materie critiche per la transizione ecologica: nuove norme italiane, criticità e proposte di accesso da due studi recenti

Le Terre rare sono diventate da tempo le nuove materie prime definite critiche ( Critical Raw Materials di seguito CRM) indispensabili alla transizione ecologica. L’Italia recentemente ha introdotto una normativa (articolo 30 legge 51/2022 QUI) che regolamenta le esportazioni delle stesse anche se contenute in rottami ferrosi o rifiuti elettronici.

L’Italia, come dimostra un recentissimo studio che analizzerò all’interno di questo post, è a rischio approvvigionamento di CRM essenziali per lo sviluppo di settori ritenuti strategici per l’economia del Paese. La produzione industriale italiana dipende, infatti, per 564 miliardi di euro (pari a circa un terzo del PIL al 2021) dall’importazione di materie prime critiche extra-UE per non parlare del mancato recupero di CRM da rifiuti come quelli elettronici.

Vediamo di seguito in cosa consistono queste CRM e poi la recente normativa italiana e due studi (una nazionale e uno europeo) che rilevano le criticità  all’accesso di queste materie decisive per lo sviluppo futuro del Paese in chiave ecologica ma anche proposte precise per affrontarle.

 

 

COSA SONO LE CRITICAL RAW MATERIALS (CRM)

La tavola periodica delle diverse CRM è riportata all’inizio di questo post tratta dal saggio ”Terre rare la Cina e la geopolitica dei minerali strategici” di S. Kalantzakos ed. Bocconi 2021); in particolare le terre rare si distinguono in leggere (numeri della tavola 57-60 e 62) e pesanti (numeri della tavola 63-71 e 39), le secondo sono quelle pregiate.

Le CRM sono dette terre rare o materi critiche perché pur essendo diffuse nella crosta terrestre non si trovano facilmente in grosse concentrazioni in modo da rendere efficientemente e non troppo costosa la loro estrazione.

Quanto agli usi sia sufficiente notare che queste materie prime hanno rivoluzionato la progettazione dei magneti per i motori elettrici.


 

DISPOSIZIONI IN TEMA DI APPROVVIGIONAMENTO DI MATERIE PRIME CRITICHE

L’articolo 30 della legge 51/2022 prevede che con decreto del Presidente del consiglio dei Ministri, su proposta del Ministero dello sviluppo economico e del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, sulla base della rilevanza per l'interesse nazionale e del pregiudizio che deriverebbe dall'operazione, anche in relazione alla necessità di approvvigionamento di filiere produttive strategiche, sono individuate le materie prime critiche, per le quali le operazioni di esportazione al di fuori dell'Unione europea sono soggette alla procedura di notifica. I rottami ferrosi, anche non originari dell'Italia, costituiscono materie prime critiche e la loro esportazione è soggetta all'obbligo di notifica   

I soggetti che intendono esportare dal territorio nazionale, direttamente o indirettamente, fuori dall'Unione europea le materie prime critiche individuate secondo quanto sopra riportato o i   rottami ferrosi di cui sopra hanno l'obbligo di notificare, almeno venti giorni prima dell'avvio   dell'operazione, al Ministero dello sviluppo economico e al Ministero degli affari esteri e della

cooperazione internazionale una informativa completa dell'operazione.

Salvo che il fatto costituisca reato, chiunque non osservi l'obbligo di notifica suddetto é soggetto a una sanzione amministrativa pecuniaria pari al 30 per cento del valore dell'operazione e comunque non inferiore a euro 30.000 per ogni singola operazione.

Le misure sopra descritte si applicano fino al 30 settembre 2022 (data inserita dall’articolo 18-ter della legge 91/2022 - QUI).

 

 



ITALIA: UNO STUDIO SUL MANCATO RECUPERO MATERIE PRIME CRITICHE DA RAEE

La produzione industriale italiana dipende, infatti, per 564 miliardi di euro (pari a circa un terzo del PIL al 2021) dall’importazione di CRM extra-UE. Uno scenario aggravato anche dall’attuale contesto di conflitto russo-ucraino in quanto l’Italia risulta esposta verso la Russia per materie prime critiche che entrano nella produzione di quasi 107 miliardi di euro, legati alla fornitura di Palladio (35%), Rodio (33%), Platino (28%) e Alluminio primario (11%).

È quanto emerge dallo studio di The European House – Ambrosetti, commissionato da Erion – il più importante Sistema multi-consortile italiano di Responsabilità Estesa del Produttore per la gestione dei rifiuti associati ai prodotti elettronici – che per la prima volta ha mappato tutti i settori industriali nei quali tali materie prime sono coinvolte. Nello specifico, nel nostro Paese, ben 26 CRM su 30 sono indispensabili per l’industria aerospaziale (87% del totale), 24 per quella ad alta intensità energetica (80%), 21 per l’elettronica e l’automotive (70%) e 18 per le energie rinnovabili (60%).

Non è solo l’Italia, ma l’intera Unione Europea – dove le materie prime critiche contribuiscono alla generazione di oltre 3 trilioni di euro – a dipendere da Paesi terzi per l’approvvigionamento. La Cina è di fatto il primo fornitore di materie prime critiche in Europa (44% del totale) e principale esportatore dell’UE di terre rare (98% del totale); proprio quest’ultime, che contribuiscono alla generazione di quasi 50 miliardi di euro della produzione industriale italiana, hanno visto crescere tra il 2017 e il 2020 il rischio di fornitura di quasi 1 punto. Si tratta di un primato che la Cina detiene anche a livello mondiale (66% del totale), superando di quasi 4 volte le quote di Sud Africa (9%), Repubblica Democratica del Congo (5%) e Stati Uniti d’America (3%), che insieme arrivano al 17%.

 

Il ruolo dei rifiuti elettronici nel recupero di CRM in Italia
Secondo lo studio The European House – Ambrosetti nell’attuale contesto geopolitico di forte instabilità, la concentrazione di materie prime critiche in Paesi terzi rende sempre più urgente un investimento nella produzione domestica di CRM. Con 55,5 milioni di tonnellate prodotte a livello globale nel 2020 e una previsione di crescita al 2030 pari a 75 milioni di tonnellate, i Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE), da cui si possono ricavare materie prime critiche, rappresentano un’importante fonte alternativa di approvvigionamento. Diventa, quindi, strategico, migliorare il riciclo dei rifiuti tecnologici in Europa (maggior produttore di rifiuti elettronici, con una quantità pro capite pari a 16,2 kg), ma soprattutto in Italia se si considera che nel 2021 solo il 39,4% di questi è stato riciclato correttamente, a fronte di un target europeo da raggiungere del 65%. Lo stesso vale per pile e accumulatori, per cui il nostro Paese è tra gli ultimi classificati in Europa con il 43,9%.

Secondo lo Studio, se l’Italia raggiungesse il tasso di raccolta dei best performer europei (70-75%), si potrebbero recuperare 7,6 mila tonnellate di materie prime critiche, pari all’11% di quelle importate dalla Cina nel 2021. Al contrario, con l’attuale tasso di raccolta, al 2025 non sarebbero recuperati circa 280 mila tonnellate, pari ad una perdita di 15,6 mila tonnellate di materie prime critiche.

La maggiore disponibilità di materie prime critiche a sostegno dell’intera economia del Paese ridurrebbe il costo delle importazioni, generando un vantaggio economico pari a quasi 14 milioni di euro.

Nel dettaglio, per centrare gli obiettivi di raccolta dei RAEE, lo Studio suggerisce di agire su tre dimensioni:

1. normativa – adeguamento della disciplina di raccolta dei prodotti tecnologici per ampliare i canali di conferimento dei RAEE di piccole dimensioni e pile – volumi –

2. incentivazione di meccanismi di raccolta, sviluppo di “ecopoint” diffusi sul territorio e creazione di meccanismi di controllo a contrasto ai flussi paralleli– e, infine,

3. impiantistica – semplificazione delle procedure autorizzative (in media oggi la realizzazione di un impianto richiede 4,3 anni), così da garantire tempi certi di esecuzione anche attraverso l’adozione di modelli per favorire una «gestione del consenso» sul territorio, oltre a un incremento della capillarità dei centri di raccolta, oggi distribuiti territorialmente in modo disomogeneo.

 

 

UNO STUDIO SU COSA DOVREBBE FARE LA UE PER L’APPROVVIGIONAMENTO DELLE CRM

Studio (QUI) di Transport & Environment (T&E) (QUI), che dimostra come a medio-lungo termine, molte più materie prime possono essere fornite in Europa, sia dal flusso primario (minerario) che da quelli secondari (riciclaggio).

Secondo lo studio  è necessaria una politica industriale intelligente per garantire la sicurezza interna e fornitura responsabile di materie prime critiche dal 2025 in poi, insieme alle esportazioni. Tutto questo comprende:

1. Facilità di accesso ai finanziamenti europei e nazionali (per studi di fattibilità, progetti pilota, garanzie sui prestiti, ecc.) per le aziende europee nel settore minerario e del riciclaggio per proteggere le risorse nazionali, sempre sostenuta da forti condizioni ambientali e sociali. Programmi da sostenere sono quelli con tecnologie innovative per produrre metalli con un ingombro ridotto, ad es. estrazione diretta del litio (DLE) e litio diretto al prodotto (DLP), dovrebbero avere la priorità.

2. Accelerare il sostegno e il finanziamento per aumentare la capacità di raffinazione del litio e del nichel per il mercato europeo. Questo può essere fatto a livello nazionale, ad es. in Scandinavia vicino alle riserve di nichel o in Portogallo vicino alle riserve di litio, così come nei paesi partner all'estero (ad esempio in Indonesia, Cile o paesi africani) che possono anche far parte di aiuti agli investimenti da parte della UE.

3. Creazione di un'autorità centralizzata per mappare e curare la sicurezza dell'approvvigionamento dei metalli critici necessari al Green Deal europeo. Questo può essere fatto sia sotto l'egida dell'Europa Battery (o Raw Materials) Alliance o direttamente dalla Commissione Europea. L'EURATOM attualmente garantisce la sicurezza dell'approvvigionamento di combustibile nucleare in tutta l'UE.

4. Chiarezza a monte sui volumi necessari di mercato, ovvero la dimensione e la velocità di penetrazione dell'elettrico nei veicoli determinata dalle normative europee. L'Europa dovrebbe confermare fermamente obiettivo al 100% di vendite di auto e furgoni elettrici a partire dal 2035, abbinandolo a un impegno simile per i camion. Questa è la chiave per il business case e la pianificazione commerciale.

5. Anche i veicoli elettrici di dimensioni adeguate, spesso condivisi e, soprattutto, efficienti contribuiranno a ridurre la domanda di materie prime critiche. Ciò comporta livelli locali, nazionali ed europei di governo che collaborino insieme per creare le condizioni giuste per un sistema complessivo di mobilità più intelligente.

 





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