Le Terre rare sono
diventate da tempo le nuove materie prime definite critiche ( Critical Raw
Materials di seguito CRM) indispensabili alla transizione ecologica. L’Italia
recentemente ha introdotto una normativa (articolo 30 legge 51/2022 QUI) che
regolamenta le esportazioni delle stesse anche se contenute in rottami ferrosi
o rifiuti elettronici.
L’Italia, come dimostra un
recentissimo studio che analizzerò all’interno di questo post, è a rischio
approvvigionamento di CRM essenziali per lo sviluppo di settori ritenuti
strategici per l’economia del Paese. La produzione industriale italiana
dipende, infatti, per 564 miliardi di euro (pari a circa un terzo del PIL al
2021) dall’importazione di materie prime critiche extra-UE per non parlare del
mancato recupero di CRM da rifiuti come quelli elettronici.
Vediamo di seguito in cosa consistono queste CRM e poi la recente normativa italiana e due studi (una nazionale e uno europeo) che rilevano le criticità all’accesso di queste materie decisive per lo sviluppo futuro del Paese in chiave ecologica ma anche proposte precise per affrontarle.
COSA SONO LE CRITICAL
RAW MATERIALS (CRM)
La tavola periodica delle
diverse CRM è riportata all’inizio di questo post tratta dal saggio ”Terre rare
la Cina e la geopolitica dei minerali strategici” di S. Kalantzakos ed. Bocconi
2021); in particolare le terre rare si distinguono in leggere (numeri della
tavola 57-60 e 62) e pesanti (numeri della tavola 63-71 e 39), le secondo sono
quelle pregiate.
Le CRM sono dette terre rare
o materi critiche perché pur essendo diffuse nella crosta terrestre non si
trovano facilmente in grosse concentrazioni in modo da rendere efficientemente
e non troppo costosa la loro estrazione.
Quanto agli usi sia
sufficiente notare che queste materie prime hanno rivoluzionato la
progettazione dei magneti per i motori elettrici.
DISPOSIZIONI IN TEMA DI APPROVVIGIONAMENTO DI MATERIE PRIME CRITICHE
L’articolo 30 della
legge 51/2022 prevede che con decreto
del Presidente del consiglio dei Ministri, su proposta del Ministero dello
sviluppo economico e del Ministero degli affari esteri e della cooperazione
internazionale, sulla base della rilevanza per l'interesse nazionale e del
pregiudizio che deriverebbe dall'operazione, anche in relazione alla necessità
di approvvigionamento di filiere produttive strategiche, sono individuate le
materie prime critiche, per le quali le operazioni di esportazione al di fuori
dell'Unione europea sono soggette alla procedura di notifica. I rottami
ferrosi, anche non originari dell'Italia, costituiscono materie prime critiche
e la loro esportazione è soggetta all'obbligo di notifica
I soggetti che intendono
esportare dal territorio nazionale, direttamente o indirettamente, fuori
dall'Unione europea le materie prime critiche individuate secondo quanto sopra
riportato o i rottami ferrosi di cui sopra hanno l'obbligo
di notificare, almeno venti giorni prima dell'avvio dell'operazione,
al Ministero dello sviluppo economico e al Ministero degli affari esteri e
della
cooperazione
internazionale una informativa completa dell'operazione.
Salvo che il fatto
costituisca reato, chiunque non osservi l'obbligo di notifica suddetto é
soggetto a una sanzione amministrativa pecuniaria pari al 30 per cento del
valore dell'operazione e comunque non inferiore a euro 30.000 per ogni singola
operazione.
Le misure sopra descritte
si applicano fino al 30 settembre 2022 (data inserita dall’articolo 18-ter
della legge 91/2022 - QUI).
ITALIA: UNO STUDIO SUL MANCATO RECUPERO MATERIE PRIME CRITICHE DA RAEE
La produzione industriale
italiana dipende, infatti, per 564 miliardi di euro (pari a circa un terzo del
PIL al 2021) dall’importazione di CRM extra-UE. Uno scenario aggravato anche
dall’attuale contesto di conflitto russo-ucraino in quanto l’Italia risulta
esposta verso la Russia per materie prime critiche che entrano nella produzione
di quasi 107 miliardi di euro, legati alla fornitura di Palladio (35%), Rodio
(33%), Platino (28%) e Alluminio primario (11%).
È quanto emerge dallo studio
di The European House – Ambrosetti, commissionato da Erion – il più importante
Sistema multi-consortile italiano di Responsabilità Estesa del Produttore per
la gestione dei rifiuti associati ai prodotti elettronici – che per la prima
volta ha mappato tutti i settori industriali nei quali tali materie prime sono
coinvolte. Nello specifico, nel nostro Paese, ben 26 CRM su 30 sono
indispensabili per l’industria aerospaziale (87% del totale), 24 per quella ad
alta intensità energetica (80%), 21 per l’elettronica e l’automotive (70%) e 18
per le energie rinnovabili (60%).
Non è solo l’Italia, ma
l’intera Unione Europea – dove le materie prime critiche contribuiscono alla
generazione di oltre 3 trilioni di euro – a dipendere da Paesi terzi per
l’approvvigionamento. La Cina è di fatto il primo fornitore di materie prime
critiche in Europa (44% del totale) e principale esportatore dell’UE di terre
rare (98% del totale); proprio quest’ultime, che contribuiscono alla
generazione di quasi 50 miliardi di euro della produzione industriale italiana,
hanno visto crescere tra il 2017 e il 2020 il rischio di fornitura di quasi 1
punto. Si tratta di un primato che la Cina detiene anche a livello mondiale
(66% del totale), superando di quasi 4 volte le quote di Sud Africa (9%),
Repubblica Democratica del Congo (5%) e Stati Uniti d’America (3%), che insieme
arrivano al 17%.
Il ruolo dei rifiuti
elettronici nel recupero di CRM in Italia
Secondo lo studio The European House – Ambrosetti nell’attuale contesto geopolitico di
forte instabilità, la concentrazione di materie prime critiche in Paesi terzi
rende sempre più urgente un investimento nella produzione domestica di CRM. Con
55,5 milioni di tonnellate prodotte a livello globale nel 2020 e una previsione
di crescita al 2030 pari a 75 milioni di tonnellate, i Rifiuti di
Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE), da cui si possono
ricavare materie prime critiche, rappresentano un’importante fonte alternativa
di approvvigionamento. Diventa, quindi, strategico, migliorare il riciclo dei
rifiuti tecnologici in Europa (maggior produttore di rifiuti elettronici, con
una quantità pro capite pari a 16,2 kg), ma soprattutto in Italia se si
considera che nel 2021 solo il 39,4% di questi è stato riciclato correttamente,
a fronte di un target europeo da raggiungere del 65%. Lo stesso vale per pile e
accumulatori, per cui il nostro Paese è tra gli ultimi classificati in Europa
con il 43,9%.
Secondo lo Studio, se l’Italia raggiungesse il tasso di raccolta dei best
performer europei (70-75%), si potrebbero recuperare 7,6 mila tonnellate di
materie prime critiche, pari all’11% di quelle importate dalla Cina nel 2021.
Al contrario, con l’attuale tasso di raccolta, al 2025 non sarebbero
recuperati circa 280 mila tonnellate, pari ad una perdita di 15,6 mila
tonnellate di materie prime critiche.
La maggiore disponibilità
di materie prime critiche a sostegno dell’intera economia del Paese ridurrebbe
il costo delle importazioni, generando un vantaggio economico pari a quasi 14
milioni di euro.
Nel dettaglio, per centrare gli obiettivi di raccolta dei RAEE, lo Studio
suggerisce di agire su tre dimensioni:
1. normativa – adeguamento
della disciplina di raccolta dei prodotti tecnologici per ampliare i canali di
conferimento dei RAEE di piccole dimensioni e pile – volumi –
2. incentivazione di
meccanismi di raccolta, sviluppo di “ecopoint” diffusi sul territorio e
creazione di meccanismi di controllo a contrasto ai flussi paralleli– e,
infine,
3. impiantistica –
semplificazione delle procedure autorizzative (in media oggi la realizzazione
di un impianto richiede 4,3 anni), così da garantire tempi certi di esecuzione
anche attraverso l’adozione di modelli per favorire una «gestione del consenso»
sul territorio, oltre a un incremento della capillarità dei centri di raccolta,
oggi distribuiti territorialmente in modo disomogeneo.
UNO STUDIO SU
COSA DOVREBBE FARE LA UE PER L’APPROVVIGIONAMENTO DELLE CRM
Studio (QUI) di Transport
& Environment (T&E) (QUI), che
dimostra come a medio-lungo termine, molte più materie prime possono essere
fornite in Europa, sia dal flusso primario (minerario) che da quelli secondari
(riciclaggio).
Secondo lo studio è necessaria una politica industriale
intelligente per garantire la sicurezza interna e fornitura responsabile di
materie prime critiche dal 2025 in poi, insieme alle esportazioni. Tutto questo
comprende:
1. Facilità di accesso ai finanziamenti europei e
nazionali (per studi di fattibilità, progetti pilota, garanzie sui prestiti, ecc.)
per le aziende europee nel settore minerario e del riciclaggio per proteggere
le risorse nazionali, sempre sostenuta da forti condizioni ambientali e
sociali. Programmi da sostenere sono quelli con tecnologie innovative per
produrre metalli con un ingombro ridotto, ad es. estrazione diretta del litio (DLE)
e litio diretto al prodotto (DLP), dovrebbero avere la priorità.
2. Accelerare il sostegno e il finanziamento per aumentare la capacità di raffinazione del litio e del nichel per il mercato europeo. Questo può essere fatto a livello nazionale, ad es. in Scandinavia vicino alle riserve di nichel o in Portogallo vicino alle riserve di litio, così come nei paesi partner all'estero (ad esempio in Indonesia, Cile o paesi africani) che possono anche far parte di aiuti agli investimenti da parte della UE.
3. Creazione di un'autorità centralizzata per mappare e curare la sicurezza dell'approvvigionamento dei metalli critici necessari al Green Deal europeo. Questo può essere fatto sia sotto l'egida dell'Europa Battery (o Raw Materials) Alliance o direttamente dalla Commissione Europea. L'EURATOM attualmente garantisce la sicurezza dell'approvvigionamento di combustibile nucleare in tutta l'UE.
4. Chiarezza a monte sui volumi necessari di mercato, ovvero la dimensione e la velocità di penetrazione dell'elettrico nei veicoli determinata dalle normative europee. L'Europa dovrebbe confermare fermamente obiettivo al 100% di vendite di auto e furgoni elettrici a partire dal 2035, abbinandolo a un impegno simile per i camion. Questa è la chiave per il business case e la pianificazione commerciale.
5. Anche i veicoli elettrici di dimensioni adeguate, spesso condivisi e, soprattutto, efficienti contribuiranno a ridurre la domanda di materie prime critiche. Ciò comporta livelli locali, nazionali ed europei di governo che collaborino insieme per creare le condizioni giuste per un sistema complessivo di mobilità più intelligente.
Nessun commento:
Posta un commento