I termini per accedere agli
incentivi scadevano al 31 dicembre di questo anno e questo avrebbe escluso
dagli incentivi molti progetti oggetto di contestazioni motivate sui territori
o addirittura le cui autorizzazioni sono stati annullate dalla giustizia
amministrativi come nel caso del progetto proposto nel Comune di Vezzano Ligure
in Provincia di Spezia (QUI).
Per sbloccare questa situazione
il Governo Draghi ha pensato bene di prorogare per un anno (fino al 31 dicembre
2023) i termini suddetti con apposito Decreto che illustrerò nel post che
segue.
A prescindere da come la si pensi sulla tecnologia dei biodigestori possiamo dire che questi impianti senza i soldi pubblici non sarebbero realizzabili ma nonostante questo le norme vigenti non prevedono neppure l’obbligo che i siti dove realizzare questi impianti siano previsti dalla pianificazione pubblica (Provinciale, di Ambito e Regionale). Siamo arrivati al punto che in Liguria (in palese contrasto con la giurisprudenza amministrativa e costituzionale) nonostante la autorizzazione del progetto previsto nel Comune di Vezzano Ligure sia stata annullata perché non prevista nella pianificazione pubblica la Giunta Regionale ha imposto a Consiglio Regionale l’approvazione del nuovo Piano Regionale Rifiuti riemettendo il sito e quindi il progetto annullati ad oggi dal TAR Liguria (QUI).
Siamo di fronte ad una proroga indiscriminata senza neppure stabilire condizioni per rispettare i territori. Tutto questo nonostante che perfino il Decreto Ministeriale che disciplina le condizioni per far accedere i progetti di impianti rifiuti ai finanziamenti del PNRR, esclude i progetti previsti in siti non indicati nella vigente pianificazione pubblica QUI.
Vediamo comunque cosa dice il nuovo Decreto di proroga e analizziamo il tutto con il caso del progetto di biodigestore proposto a Vezzano Ligure (SP).
IL NUOVO
DECRETO CHE PROROGA I TERMINI PER L’ACCESSO AGLI INCENTIVI DEL BIOMETANO
Il Decreto 5 agosto
2022 (QUI) ha
meglio definito le modalità e le tempistiche di accesso agli incentivi suddetti
previsti dal Decreto del 2018.
In particolare secondo il nuovo Decreto possono accedere agli incentivi di cui al decreto ministeriale 2 marzo 2018 gli impianti di produzione di biometano che rispettano tutte le seguenti condizioni:
a) abbiano presentato ovvero presentino la domanda di
cui all'art. 9, comma 1, del decreto ministeriale 2 marzo 2018 entro trenta
giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto e abbiano ottenuto
ovvero ottengano, entro il 31 dicembre 2022, la qualifica a progetto dal Gestore
Servizi Energetici (GSE) per il riconoscimento del diritto all'incentivo (vedi parametri ex articolo
9 del Decreto del 2018 ma anche le procedure applicative dello stesso Decreto -
QUI);
b) siano in possesso di autorizzazione alla costruzione
e all'esercizio degli impianti di produzione del biometano rilasciata entro la
data di entrata in vigore del presente decreto.
Il diritto all'incentivo decade qualora l'entrata in esercizio dell'impianto di produzione di biometano non avvenga entro il 31 dicembre 2023 (modificando la data precedente del Decreto del 2018 che prevedeva quale condizione per il relativo riconoscimento il rispetto della data del 31 dicembre 2022 per la messa in esercizio di impianti di produzione di biometano). Sono fatti salvi eventuali ritardi nella conclusione dei lavori relativi all'impianto qualificato non imputabili a responsabilità del produttore, causati da provvedimenti disposti dalle competenti autorità o da forza maggiore dichiarati dal produttore medesimo al GSE e da questo valutati come tali.
IL CASO DEL PROGETTO
DI BIODIGESTORE PROPOSTO NEL COMUNE DI VEZZANO LIGURE DIMOSTRA ANCHE DAGLI ATTI
DELLA CONTROVERSIA LEGALE IN CORSO COME GLI INCENTIVI DEL BIOMETANO SIANO GESTITI
IN UNA LOGICA DI MERO LOBBYSMO CHE CON LA CHIUSURA DEL CICLO DEI RIFIUTI NEI DIVERSI AMBITI NULLA C’ENTRA
Un esempio concreto, senza
troppe interpretazioni, per cui senza gli incentivi del biometano i
biodigestori non reggono lo leggete nella memoria di replica presentata dal
proponente il progetto in questione in sede di giudizio al TAR Liguria.
Ecco cosa scrivono i proponenti
fautori del progetto
“Per converso ove tali
attività venissero sospese si determinerebbe un irrimediabile gravissimo
danno in capo alla Società, consistente nella perdita degli incentivi
energetici del biometano in autotrazione, previsti dal D.M. 2 marzo 2018
(“Promozione dell’uso del biometano e degli altri biocarburanti avanzati
nel settore dei trasporti”), il quale contempla quale condizione per il
relativo riconoscimento il rispetto della data del 31 dicembre 2022 per la
messa in esercizio di impianti di produzione di biometano. E difatti la
sospensione dell’inizio delle attività descritte determinerebbe
certamente un ritardo tale da comportare lo sforamento della data
relativa alla realizzazione dell’impianto attualmente prevista, secondo
il cronoprogramma, per il terzo trimestre del 2022, e dunque la perdita
dei suddetti incentivi (cioè i CIC dal GSE), con un conseguente
danno (correlato alla perdita dei medesimi per i 10 anni previ ti) di
enormi proporzioni, per un totale di 54 milioni di Euro (precisamente 6
milioni di metri cubi anno di cessione in rete di biometano a 0,6 euro a
metro cubo per 10 anni di incentivo pieno e per altri 10 anni di
incentivo dimezzato fanno circa 54 milioni di euro persi sul PEF del
progetto su 20 anni di esercizio stimati). Tale pesantissima ricaduta
renderebbe realisticamente l’intervento de quo del tutto inattuabile, posto che
solo a fronte di detti incentivi la realizzazione dell’opera può dirsi
economicamente sostenibile (altrimenti sarebbe ictu oculi “fuori
mercato”). In proposito si consideri che tutti gli operatori del settore
stanno cogliendo questa opportunità, realizzando o trasformando gli
impianti esistenti al fine di conseguire questo obiettivo (che oltre a
rientrare nelle politiche ambientali europee, rappresenta una importante
opportunità non solo di tipo economico, ma anche, come si dirà, per le
fondamentali ricadute positive in termini tariffari), e appare del tutto
evidente il danno che, anche in termini concorrenziali, la perdita dei
finanziamenti arrecherebbe a RECOS rispetto agli altri competitors."
PIU' CHIARO DI COSI' 🤷🏻
Possiamo tranquillamente sostenere,
anche alla luce del nuovo decreto di proroga sopra descritto, che non siamo di
fronte ad incentivi per promuovere la economia circolare ma ad un chiaro aiuto
di stato diretto ad un unica tipologia di impianto che sta scatenando in tutta Italia
una gara non a chiudere il ciclo dei rifiuti ma a conquistare prima dei
concorrenti i questi aiuti.
Per questo stanno cercando
di autorizzare biodigestori fuori dalla pianificazione pubblica derogando alle
norme ambientali: non hanno tempo da perdere per il loro business!
Pensare che la legge, non
quello che penso io, mette sullo stesso piano in relazione agli incentivi e
aiuti il compostaggio aerobico con quello dei biodigestori (articolo 182-ter
del dlgs 152/2006), ma guarda caso gli aiuti si danno solo a questi ultimi, un
caso?
CONCLUDENDO
La finalità di molti
progetti di biodigestori (compreso quello proposto su Vezzano
Ligure sopra citato) è: "ci sono gli incentivi per il biometano ? bene
allora presento un progetto anche se non previsto dalla pianificazione perchè
prima lo presento e prima anticipo altri concorrenti per ottenere gli incentivi".
Siamo all'opposto della ratio della normativa vigente infatti il biodigestore è
prima di tutto un impianto di gestione rifiuti costruito con le finalità
disciplinate dal testo unico ambientale: realizzare impianti che garantiscano
la autosufficienza di ambito regionale e/o provinciale nella gestione dei
rifiuti urbani anche da raccolta differenziata.
L'incentivo al biometano (sottoprodotto del biodigestore) è una conseguenza
dell'impianto non una premessa, invece nella logica dei "cacciatori"
di incentivi diventa la vera ragione per cui si realizzano questi impianti.
In questo modo si trasformano gli incentivi da strumento per favorire il
recupero di energia dai rifiuti in una logica di economia circolare a vero e
proprio aiuto di stato per favorire unilateralmente una tecnologia violando i
principi suddetti della normativa sui rifiuti ma a mio avviso anche le norme UE
sugli aiuti di stato.
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