Studio (QUI)
pubblicato su Science Direct che dimostra:
1. la quota di petrolio consumata in Europa è rimasta costante nel
tempo con buona pace degli obiettivi del Green Deal
2. la Russia resta un rilevante fornitore di petrolio alla UE
3. si è ridotto il rapporto tra crescita del PIL e uso del petrolio
ma solo per la crescita del primo più che per la riduzione del consumo del
secondo
4. l’Italia resta tra i Paesi con la più alta dipendenza dal
petrolio in europa
5. la tendenza a differenziare i Paesi da cui acquistare il petrolio
non ha comportato una riduzione dei Paesi importatori a rischio geopolitico
6. le misure prese dopo la guerra in Ucraina dimostrano che si
possono realizzare accelerazione anche più consistenti verso l’uscita dalle
fossili
INDICE
MULTIDIMENSIONALE DI DIPENDENZA DAL PETROLIO (MODI)
fornisce
una misura completa e dinamica della dipendenza dal
petrolio, costruendo l'indice multidimensionale di dipendenza dal petrolio
(MODI) per i paesi dell'UE-28 (incluso il Regno Unito) durante il periodo
1999-2019. Questo indice composito considera quattro diverse dimensioni chiave
della dipendenza dal petrolio:
- dipendenze energetiche,
- dipendenze economiche,
- dipendenze internazionali,
- dipendenze geopolitiche.
L’indice sfrutta la tecnica multivariata della Principal
Component Analysis ([1]).
La successiva determinazione delle classifiche e la loro
variazione nel tempo può essere utile ai responsabili politici per identificare
le aree chiave in cui intervenire e ridurre la dipendenza, nonché per stabilire
parametri di riferimento per le azioni politiche.
Lo studio rivela alcuni risultati interessanti:
1. l'UE ha ancora molto da fare per dissociare il
consumo di petrolio dalla crescita del PIL e raggiungere gli obiettivi
ambientali fissati dal Green Deal europeo;
2. i paesi dell'UE presentano gradi molto diversi di
dipendenza dal petrolio e, sotto diversi aspetti, le tendenze non sono
allineate;
3. la dipendenza internazionale e geopolitica dal
petrolio costituisce un problema preoccupante per la sicurezza energetica
dell'UE.
LA
DIPENDENZA DAL PETROLIO NELLA UE
Nonostante l'aumento delle energie rinnovabili nel mix
energetico degli Stati membri dell'UE, il petrolio costituisce ancora più di un
terzo (35% nel 2019) dell'energia totale disponibile nell'UE.
La quota di petrolio nei combustibili fossili è rimasta più o
meno costante intorno al 50% nel tempo; la progressiva diminuzione della quota
di combustibili fossili sul totale dell'energia disponibile è il risultato di
un calo dell'uso di combustibili fossili solidi piuttosto che di petrolio e gas
naturale.
Attualmente,
il ruolo chiave svolto dalla Russia nell'approvvigionamento petrolifero rende
questo paese cruciale nel decidere il futuro energetico dell'UE. In ogni caso,
va anche sottolineato che il raddoppio della quota delle importazioni dalla
Russia sul totale (nel 2019, 23,9%) è stato accompagnato da una modesta
riduzione rispetto al picco del 2006 (30,5%).
DIPENDENZA
ENERGETICA DEL PAESI UE
A
livello nazionale, l'uso del petrolio greggio nelle risorse energetiche
nazionali mostra un quadro alquanto eterogeneo (tabella 2). È
possibile distinguere tre gruppi di paesi. Innanzitutto ci sono quei paesi il
cui utilizzo di greggio è pari a 0: questo gruppo è aumentato nel tempo,
arrivando a contare sei paesi (Cipro ha ridotto la sua dipendenza energetica
dal 49,3% nel 1999 allo 0% nel 2019).4 Il
secondo gruppo di paesi è caratterizzato da una dipendenza energetica i cui
valori vanno dal 15% al 35/40%. È il gruppo più numeroso e non ha conosciuto
numerosi cambiamenti in termini dinamici. Tra questi cambiamenti, evidenziamo
la Croazia, la cui dipendenza energetica dal petrolio si è più che dimezzata
(30%, nel 2019), e la Francia, che è stata in grado di ridurla di circa 13 p.p.
(19,8%, nel 2019). Infine, l'ultimo gruppo di paesi mostra valori superiori al
40% tra cui l’Italia che in 10 anni (2009-2019) ha ridotto la dipendenza solo
dal 49 al 42%.
DIPENDENZA
ECONOMICA
Misura
il rapporto tra PIL ed uso del petrolio per misurare
la quantità di petrolio di cui un dato paese ha bisogno per produrre un'unità di PIL reale.
Qui molti Paesi Ue hanno ridotto l’intensità dissociando
crescita PIL con consumo petrolio, l’Italia non è ai primi posti in questa
riduzione solo da 0.0483 a 0.0351 quando ad esempio la Croazia ha ridotto di
0,0987.
Resta il dato però che il disaccoppiamento del consumo di
petrolio dalla crescita del PIL avviene solo in termini relativi ed è la
conseguenza di un aumento del PIL, piuttosto che di una riduzione del consumo
di petrolio.
Ciò
pone seri problemi in termini di obiettivi di emissione fissati nel
pacchetto adatto
a 55, dato che la dipendenza energetica dal petrolio e la
conseguente combustione di combustibili fossili sono aumentate tra il 1999 e il
2019
DIPENDENZA
INTERNAZIONALE
Secondo
lo studio non si tratta più solo di affrontare
eventuali shock dell'offerta, ma anche di affrontare la complessità delle
relazioni diplomatiche. Ad esempio, aumentando la sua dipendenza dai fornitori
di petrolio come la Russia, l'Unione europea potrebbe aver perso il potere
politico di affrontare questi paesi, minacciando la sua libertà
diplomatica
La definizione dell’incidicatore "Dipendenza
internazionale" (ID) deriva dal fatto che quantifica quanta parte
dell'energia disponibile basata sul petrolio dipende dalle importazioni nette
della stessa fonte di energia. In questo senso, può rappresentare un fattore
che contribuisce alla dipendenza energetica estera, esponendo il paese
importatore a potenziali shock dell'offerta.
All'interno dell'Unione europea, la maggior parte dei paesi
copre quasi interamente il proprio fabbisogno energetico facendo affidamento
sulle importazioni nette di petrolio: ad eccezione di alcuni paesi che non
dipendono dal petrolio come fonte energetica (Estonia, Lettonia, Lussemburgo e
Malta) e della Danimarca e del Regno Unito che, almeno inizialmente, erano
esportatori netti di petrolio. L’Italia è passata dal 94% del 2009 al 93% del
2019.
DIPENDENZA GEOPOLITICA
Dallo studio risulta che i Paesi ad alta importazione
differenziano di più, è anche vero che basano questo processo di
differenziazione su paesi esportatori meno affidabili sotto il
profilo della stabilità geopolitica.
COSA
INSEGNA L’EMERGENZA UCRAINA
La
rapida reazione della Commissione UE in risposta alla crisi Covid-19 e, in
misura minore, alla guerra russo-ucraina, hanno evidenziato che la
mobilitazione di enormi quantità di risorse, nonché un coordinamento efficace
tra gli Stati membri è possibile, anche nel breve periodo. Come suggerito da altro studio del
2022 (QUI) , il
ripensamento delle politiche industriali nazionali può aiutare ad affrontare
contemporaneamente la necessità di diversificazione delle forniture di petrolio
e l'adozione di una valutazione olistica della dipendenza dal petrolio (e dai
combustibili fossili) per intraprendere efficacemente la transizione ecologica.
[NOTA 1]
una procedura statistica che consente di sintetizzare il contenuto informativo
in tabelle di dati di grandi dimensioni mediante un insieme più piccolo di
“indici riassuntivi” che possono essere più facilmente visualizzati e
analizzati
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