Report 2023 (QUI) della Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) sulle ultime
stime delle emissioni provenienti dal settore metano – attingendo ai dati e
alle letture più recenti dei satelliti e delle misurazioni terrestri – e i
costi e le opportunità per affrontare queste emissioni.
Il
Rapporto conferma come le emissioni di metano costituiscano uno dei fattori
principali nella crisi climatica in atto.
Le
emissioni sono determinate in primo luogo dalla agricoltura e dagli allevamenti
intensivi ma anche da una gestione scellerata delle estrazioni di carbone e di
gas da parte delle multinazionali dell’energia scaricando i loro risparmi
sull’intero pianeta.
Nel Rapporto emergono accordi e impegni anche tra i produttori di fonti fossili per ridurre queste emissioni ma ad oggi risultati se ne sono visti pochi.
Tutto
questo dimostra come puntare come di fatto sta succedendo sul gas come fonte di
transizione sia un errore che l’umanità pagherà duramente nei prossimi decenni
anche perché a breve termine le fonti rinnovabili pur in aumento non riescono a
compensare il forte ritorno delle fonti fossili e del gas in particolare
utilizzando l’argomento della guerra e della crisi energetica conseguente come
dimostra la decisione di inserire il gas nella tassonomia verde della UE per
valutare i progetti della transizione energetica vedi QUI.
Eppure i rapporti ufficiali parlano chiaro:
UNA VELOCE RICOSTRUZIONE SUGLI ULTIMI RAPPORTI UFFICIALI SULLE EMISSIONI DI GAS SERRA E LE CARENZE DELLE POLITICE INTERNAZIONALI - UE E ITALIANE
1. i rapporti IEA dimostrano che il tempo utile per innestare la
retromarcia sta per finire vedi QUI;
2. l’Organizzazione Mondiale della Meteorologia ha dimostrano che
gli ultimi anni sono stati pi più caldi mai registrati sul pianeta vedi QUI;
3. la IEA ha dimostrato che anche quando le emissioni di CO2
diminuiscono leggermente questo non è comunque sufficiente per arrestare la
crisi climatica vedi QUI.
4. studi autorevoli dimostrano la non strategicità del gas nella
transizione ecologica QUI.
A loro volta le lobby delle fonti fossili continuano a influenzare pesantemente i decisori vedi QUI e come dimostra un recente rapporto del gestore dei Mercati Energetici il carbone e il gas sono al centro della transizione ecologica ed energetica vedi QUI
La
IEA in un recente rapporto ha chiesto di fermare nuove estrazioni di fonti
fossili vedi QUI
la
Corte dei Conti UE ha dimostrato in un recentissimo rapporto che la Commissione
spende molto bene di quello che promette per la transizione alla neutralità
climatica vedi QUI
Ancora la Newsletter (QUI) Ottobre 2021 del Gestore dei Mercati Energetici conferma come la filiera del gas naturale è il principale responsabile delle perdite di metano nel settore energia e incide per il 60% nel solo segmento O&G. In Europa questa percentuale sale all’84%, ad evidenza del ruolo centrale che il gas naturale può svolgere nel contenimento delle emissioni di metano. La IEA mostra come le perdite di metano in UE si concentrino soprattutto nel downstream gas, ovvero nel trasporto e nella distribuzione; tuttavia, questo non tiene in considerazione le emissioni provenienti dall’upstream dei paesi da cui viene importato il gas.
Qualche
contro tendenza si veda nella UE come il nuovo Regolamento UE su ripresa e
resilienza QUI, che chiede di limitare uso del gas ma in realtà quella che sta
avvenendo è la sostituzione del gas russo con quello di altro zone geopolitiche
a comincia dagli USA come dimostra il Piano Nazionale italiano QUI. Soprattutto non è pensabile che la riduzione del gas sia rimessa
alle logiche altalenanti del mercato dell’energia vedi QUI che comunque dovrebbero far riflettere sulla strategicità dei
mega progetti.
L’Italia? In continuità con i governi precedenti il nuovo governo Meloni promuove nuove estrazioni di gas nazionale derogando peraltro alle norme ambientali vedi QUI, e promuove rigassificatori in deroga alle norme ambientali QUI e nel frattempo i rapporti ufficiali dimostrano che tutti questi rigassificatori potrebbero rimanere senza gnl a breve vedi QUI.
Ma vediamo cosa dice questo nuovo Rapporto IEA
L’AUMENTO DELLE EMISSIONI DI METANO NEL SETTORE
ENERGETICO
Il
settore energetico globale é stato responsabile di quasi 135 milioni di
tonnellate di emissioni di metano nel 2022, in leggero aumento rispetto al
2021. L’utilizzo di carbone, petrolio e gas naturale sono responsabili di circa
40 Mt di emissioni e quasi 5 Mt di perdite dalle apparecchiature di uso finale.
Circa 10 Mt di emissioni proviene dalla combustione incompleta di bioenergia, in gran
parte dall'uso tradizionale delle biomasse. Il settore energetico è
responsabile di quasi il 40% delle emissioni totali di metano attribuibili
all'attività umana, secondo solo all'agricoltura.
L'intensità
media globale di metano della produzione di petrolio e gas sia diminuita di
circa il 5% dal 2019. Tuttavia, l'intensità delle emissioni della produzione è
ancora troppo elevata e le emissioni complessive sono ancora in aumento,
evidenziando che l'industria petrolifera e del gas deve andare oltre gli
obiettivi di intensità e adottare un approccio di tolleranza zero.
RIDURRE LE EMISSIONI DEL METANO CON TECNOLOGIE ADEGUATE
C'è
un'enorme opportunità per ridurre le emissioni di metano dal settore
energetico. Stimiamo che circa il 70% delle emissioni di metano derivanti dalle
operazioni di combustibili fossili potrebbe essere ridotto con la tecnologia
esistente. Nel settore petrolifero e del gas, le emissioni possono essere
ridotte di oltre il 75% implementando misure ben note come programmi di
rilevamento e riparazione delle perdite e l'aggiornamento delle apparecchiature
che perdono.
Vedi
data base (QUI) IEA
sulle esperienze (450) di riduzione delle emissioni del metano e le linee guida
IEA (QUI) su una
tabella di marcia per ridurre le emissioni di metano
RIDURRE LE EMISSIONI DEL METANO CONVIENE ECONOMICAMENTE
Sulla
base dei prezzi record del gas osservati in tutto il mondo nel 2022, stimiamo
che circa l'80% delle opzioni per ridurre le emissioni delle operazioni
petrolifere e del gas in tutto il mondo potrebbe essere implementato senza
costi netti. Sono necessari circa 100 miliardi di dollari di investimenti fino
al 2030 per implementare tutte le misure di abbattimento del metano nel settore
petrolifero e del gas. Questo è meno del 3% del reddito netto ricevuto dall'industria
petrolifera e del gas nel 2022.
Vedi
il Rapporto 2021 IEA sulla riduzione delle emissioni di metano
dalle operazioni sui combustibili fossili vale a dire attività estrattive (QUI).
IN PARTICOLARE: RIDURRE L’EFFETO FLARING VUOL RIDURRE
ENORMI SPRECHI DI METANO
Il
flaring consiste nella pratica (messa in atto dalle maggiori
compagnie petrolifere del mondo) che, in fase di perforazione, consente di liberarsi dei
gas naturali inutili accumulati nel sottosuolo.
Più
di 260 miliardi di metri cubi (bcm) di gas naturale vengono sprecati a causa
del flaring e delle perdite di metano a livello globale. È improbabile che
tutto ciò possa essere evitato, ma con le giuste politiche e l'attuazione sul
campo sia sul fuoco che sulle emissioni di metano, si stima che 200 miliardi di
metri cubi di gas aggiuntivo potrebbero essere immessi sul mercato. Questo
volume è superiore alle importazioni di gas naturale dell'Unione europea dalla
Russia prima dell'invasione russa dell'Ucraina. Fermare questo spreco di gas
naturale ridurrebbe anche l'aumento della temperatura globale di quasi 0,1 ° C
entro la metà del secolo. Questo è lo stesso effetto sull'aumento della
temperatura globale come eliminare immediatamente le emissioni di gas serra da
tutte le automobili, camion, autobus e veicoli a due e tre ruote del mondo.
A livello globale, le normali operazioni petrolifere e del gas emettono in media l'equivalente di un evento delle dimensioni di Nord Stream ogni singolo giorno. Gli sforzi per arrestare eventi di perdita di grandi dimensioni devono quindi andare di pari passo con misure volte a ridurre le emissioni derivanti dal normale funzionamento, ad esempio sostituendo le apparecchiature che perdono e installando dispositivi di controllo delle emissioni.
Si veda questo riquadro sulle perdite di metano da operazioni ordinarie nei giacimenti
I RISCHI AMBIENTALI DEL METANO IMMESSO LIBERAMENTE
NELL’ATMOSFERA
Il
metano ha una durata atmosferica molto più breve dell'anidride carbonica (CO2)
– circa 12 anni rispetto ai secoli – ma assorbe molta più energia mentre esiste
nell'atmosfera.
Il
metano influisce anche sulla qualità dell'aria perché può portare all'ozono
troposferico (troposferico), un inquinante pericoloso. Le perdite di metano
possono anche comportare rischi di esplosione.
EMISSIONI DI METANO DALL'INDUSTRIA DEL GAS NATURALE
LIQUEFATTO
Le
perdite di metano possono verificarsi lungo la catena del valore del gas
naturale liquefatto (GNL) e vi è una crescente evidenza che potrebbero essere
una piccola ma importante fonte di emissioni. Possono verificarsi perdite negli
impianti di liquefazione da valvole di servizio del gas, compressori
alternativi, guarnizioni di pompe o apparecchiature di misurazione, nonché
durante il trasferimento di GNL dall'impianto alla nave. Durante la spedizione,
possono verificarsi perdite di metano anche se il gas "bollito" (una
piccola frazione del carico di GNL che evapora) viene scaricato o viene
utilizzato come propulsione e non completamente bruciato nei motori della nave.
Sulla
base di dati dettagliati sul commercio globale di GNL e del campione di letture
satellitari degli impianti di liquefazione del GNL di GHGSat (QUI), stimiamo che le emissioni totali fuggitive
di metano derivanti dalla liquefazione e dal trasporto di GNL nel 2022 siano
pari a circa 0,4 Mt, equivalenti a circa lo 0,1% del GNL annuo totale trasportato
a livello globale. Il trasporto marittimo costituisce la maggior parte delle
emissioni e la via principale per ridurre il metano associato è garantire che
il gas di ebollizione venga iniettato nei motori o riprodotto piuttosto che
sfiatato. I produttori stanno promuovendo sempre più tecnologie che riducono lo
slittamento del metano (gas che non è completamente bruciato nei motori delle
navi), ad esempio ricircolando i gas di scarico, utilizzando l'iniezione
diretta ad alta pressione o catalizzatori di ossidazione del metano.
GLOBAL METHANE PLEDGE
Il Global
Methane Pledge (GMP - QUI) è stato lanciato alla COP26
nel novembre 2021 per catalizzare l'azione per ridurre le emissioni di metano.
Guidato dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea, l'impegno ha ora 150 paesi
partecipanti che insieme sono responsabili di oltre la metà delle emissioni
globali di metano derivanti dall'attività umana. Aderendo all'impegno, i paesi
si impegnano a lavorare insieme per ridurre collettivamente le emissioni di
metano di almeno il 30% rispetto ai livelli del 2020 entro il 2030.
Vedi
Dichiarazione congiunta degli importatori ed esportatori di energia sulla
riduzione delle emissioni di gas a effetto serra prodotte da combustibili
fossili (QUI).
Si
veda anche la Dichiarazione
congiunta di Glasgow USA-Cina del 2021 (QUI), la
Cina si è impegnata a sviluppare un "piano d'azione nazionale globale e
ambizioso sul metano, con l'obiettivo di ottenere un effetto significativo sul
controllo e sulla riduzione delle emissioni di metano negli anni '2020".
Da allora, la Cina ha lavorato a un piano d'azione nazionale per affrontare le
emissioni di metano, che è previsto per il 2023.
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