La
Newsletter di Marzo 2023 (QUI)del
Gestore Mercati Energetici affronta il tema delle prospettive del gas ed in
particolare del GNL in chiave UE ma non solo.
Gli
elementi che emergono in sintesi sono:
1. la tendenza ad una sempre più drastica riduzione dell’import di
gas dalla Russia
2. il permanere comunque di una significativa percentuale di gas
russo verso la UE che nel caso di continuazione della guerra potrebbe azzerarsi
andando ad aggravare le ulteriori problematiche elencate ai punti successivi;
3. il GNL dagli USA ha sostituivo in gran parte quello Russo ma con
costi molto maggiori visto la tipologia diversa della formazione dei prezzi del
gas tra la UE (mercato spot) e i mercati asiatici (contratti di lungo periodo)
spostando grosse quantità di GNL verso la UE in una fase di riduzione della
domanda di gas soprattutto dalla Cina;
4. le previsioni Agenzia Internazionale per l’Energia (di seguito
IEA) vedono a breve una riduzione dei consumi di gas ma la situazione resta
instabile per i rischi legati alla crisi dell’idroelettrico alle difficoltà del
nucleare francese che, con l’aumento previsto della domanda di elettricità
potrebbe smentire le previsioni al ribasso della IEA;
5. sul lato della offerta di GNL la situazione non è rosea in quanto
gli impianti sono sovrasfruttati (soprattutto quelli di liquefazione) e questo
potrebbe comportare interruzione delle forniture soprattutto se ripartirà come
probabile la domanda cinese.
Ma vediamo in particolare il Report contenuto nella nuova Newsletter del GME…
IMPORTAZIONI GAS RUSSO ANDRANNO A SCOMPARIRE ENTRO IL
2024-2025
Nel
contesto attuale di minori approvvigionamenti dalla Russia, i quali andranno
secondo gli annunci del governo ed ENI a scomparire interamente entro il
2024-2025, l’Italia rimane estremamente vulnerabile alla stabilità dei flussi
di gas provenienti da questa regione
IMPORTAZIONI GNL STRATEGICHE E SOPRATTUTTO DI ORIGINE
USA
Di strategica importanza per l’UE sono divenute invece le importazioni di GNL, aumentate nel corso del 2022 del 60% rispetto l’anno precedente, per un ammontare di circa 170 mmc.
Fondamentali sono state le importazioni di GNL proveniente dagli Stati Uniti, assestatesi sui 25 mmc nel secondo semestre del 2022, pari a oltre il 60% in più rispetto le importazioni di gas russo (solo gasdotto) durante lo stesso periodo.
LE RAGIONI DELLO SPOSTAMENTO DEL GNL USA DAI MERCATI
ASIATICI A QUELLI UE
Storicamente,
gran parte delle esportazioni di GNL americano sono confluite sui mercati
asiatici. Due le cause principali di questo fenomeno. La prima è l’incremento
delle capacità di liquefazione degli impianti USA nel 2022, vicine ad un +11%,
grazie alla messa in operazione dell’impianto di Calcasieu Pass e del sesto
treno dell’impianto di Sabine Pass. La seconda è la fortissima crescita dei
prezzi medi del GNL, specie nei mercati particolarmente esposti alle
importazioni spot, come quelli europei. Ciò ha fatto sì che si dirottassero
importanti volumi di GNL dai mercati asiatici verso il nostro continente
(Figura 3).
GLI ENORMI COSTI DELLA UE PER L’IMPORTAZIONE DEL GNL
RISPETTO AL RESTO DEL MONDO
In
questo modo mentre in Cina il costo di approvvigionamento di GNL è cresciuto di
circa il 20%, per un valore totale di 50 miliardi di dollari, benché le
importazioni siano diminuite del 20% circa, nell’UE, il prezzo medio per
l’importazione di GNL ha registrato un +200%, per un valore totale stimato di
190 miliardi di dollari.
Considerando
che l’anno scorso il costo totale per le importazioni di GNL ha raggiunto a
livello globale i 450 miliardi di dollari, raddoppiando rispetto l’anno
precedente, l’UE ha pagato i volumi aggiuntivi di GNL necessari una cifra pari
al 60% dell’incremento complessivo dei costi di approvvigionamento a livello
mondiale9. Questa variazione ha reso largamente non competitivo il costo del
gas per vari settori industriali, forzati a chiusure e limitazioni della
produzione.
IL CROLLO DEL PREZZO DEL GAS PER LA MITEZZA DELL’INVERNO
CHE STA FINENDO
Attualmente
il prezzo del TTF front-month è scambiato in un range che va dai 42 ai 50 €/MWh
e che corrisponde a una frazione del picco di 340 €/MWh raggiunto nell’agosto
2022.
Ma
questo dato non è comunque del tutto positivo visto in prospettiva storica
considerato che il prezzo attuale del gas corrisponde a circa il doppio del
prezzo medio del decennio 2010-2020, rendendo per le filiere industriali
europee ad alta intensità energetica particolarmente doloroso il contesto
attuale e le prospettive di competitività nel futuro.
LE STIME IEA SUL CONSUMO DI GAS NELLA UE PER IL 2023
Secondo
le stime dell’Agenzia, la domanda di gas naturale dovrebbe rimanere costante
nel corso del 2023, e la sua crescita concentrarsi nei mercati del Medio
Oriente ed Asia Pacifico. Nel Nord America ed Eurasia, la domanda andrebbe a
registrare un declino di pari proporzioni. L’Europa sarebbe così destinata a
ridurre ulteriormente i consumi di gas rispetto allo scorso anno di un 3%.
Ma
non è tutto “oro quello che luccica” in quanto la caduta del tasso di crescita
già in atto sta producendo quanto segue:
1.
Buona parte dell’aumento degli investimenti in progetti a basso impatto
carbonico verrà assorbito dalla crescente inflazione che sta impattando il
settore. Non a caso per il 2022 si annunciano (secondo Wind Europe - QUI) solo 13 GigaWatt di nuovi
progetti di eolico e non sono state prese decisioni di investimento per
l’eolico offshore.
2.
La siccità sta bloccando l’idroelettrico.
3.
Sul nucleare se da un lato la Francia è riuscita a riattivare 46 dei 56
reattori disponibili ma recentemente assistiamo nuovi ritardi nella messa in
funzione di reattori al momento fermi per cause di natura infrastrutturale,
ritardi che rischiano di diventare ancora più significativi per l’indebitamento
di EdF che rischia di non avviare il programma di nuovi reattori considerati
gli altissimi costi previsti di 51 miliardi di euro. A tutto questo occorre aggiungere la questione
siccità che rischia di ridurre drasticamente anche la produzione nucleare.
La conseguenza di quanto sopra potrà essere che di fronte alla prevista crescita della domanda elettrica in Europa, prevista del +1,4% annuo nel periodo 2023-2025, ma in assenza di un adeguato supporto da idroelettrico e nucleare, verterebbe così sulle rimanenti opzioni, ovvero rinnovabili, carbone e gas. Il rischio, dunque, è che la domanda di quest’ultima fonte incrementi rispetto al 2022, contraddicendo, anche in questo caso, gli stessi scenari suggeriti da IEA
LE PROSPETTIVE DI OFFERTA DEL GNL
Stati Uniti
Negli
Stati Uniti, alla progressiva massimizzazione delle esportazioni da Calcasieu
Pass andrà ad aggiungersi il ritorno in operatività di Freeport LNG. Al
momento, l’impianto lavora a circa un terzo della propria capacità e nel corso
delle prossime settimane il ritorno all’export di circa 16-19 cargo di GNL al
mese dovrebbe ampliare l’offerta europea.
Africa
Inoltre,
IEA stima in salita l’offerta di gas e GNL provenienti dall’Africa, con Egitto
e Algeria in testa, seguiti dalle esportazioni di GNL provenienti da diversi
impianti, per un totale di circa 10 mmc.
Anche
qui però ci sono le seguenti problematiche:
1.Da
una parte, Il Cairo deve fare i conti con una domanda interna crescente di gas
naturale che sopravanza i tassi produttivi dei giacimenti egiziani, a dispetto
degli imponenti investimenti fatti dalle compagnie occidentali nel corso
dell’ultimo decennio. Questo comporta un basso tasso di utilizzazione degli
impianti per l’export di GNL (in particolare Idku LNG) e suggerisce la
possibilità che, nel prossimo futuro, il paese diventi maggiormente dipendente
dalle importazioni di gas da Cipro ed Israele.
2.
Algeria, un paese dalle grandi potenzialità produttive, potenziatesi nel 2022,
ma in larga parte andate a colmare una domanda interna in costante crescita.
Nei fatti, nonostante i prezzi alle stelle del 2022, l’Algeria ha ridotto
l’export di gas sia attraverso gasdotti che in forma di GNL, dirottando parte
della produzione, prima venduta attraverso il transito dal Marocco in Spagna,
verso l’Italia. Il nostro rimane infatti l’unico paese europeo che ha ricevuto
un maggiore influsso di gas algerino nel corso del 2022. Anche dal punto di
vista dell’export di GNL verso l’Europa, l’Algeria ha registrato un calo di
oltre il 20% rispetto l’anno precedente2
Indonesia
È
atteso per giugno la finalizzazione del terzo treno di Tangguh LNG, dalla
capacità di circa 5 mmc, portando l’intera capacità annuale dell’impianto
indonesiano a poco più di 15 mmc25. Infine, nel corso dell’anno, il progetto
Greater Tortue Ahmeyim (GTA), sviluppato lungo le coste di Mauritania e
Senegal, dovrebbe essere definitivamente reso operativo, per una capacità
fissata attorno i 3 mmc, mentre parte della produzione contribuirà al
fabbisogno interno dei due stati2
Olanda
Il
destino del giacimento olandese di Groningen, il più vasto del continente,
sembra ormai segnato. A seguito di un report parlamentare di circa 2000 pagine,
la credibilità del governo olandese e dei partner Shell ed ExxonMobil è stata
messa a dura prova e a fronte di una produzione in continua discesa, le
circostanze potrebbero forzare l’Aia a interrompere totalmente la produzione
entro l’anno.
Romania
La
Romania si appresta invece a divenire il paese che maggiormente contribuirà al
progresso della produzione interna europea. Giacimenti sia onshore che offshore
sono al momento in fase di sviluppo, ma un duro confronto (QUI) è in
corso tra la compagnia Black Sea Oil and Gas e il governo di Bucarest,
minacciando la stabilità stessa della produzione.
Come
si vede abbiamo anche sul versante GNL una situazione complessa se vista in
prospettiva con impianti, peraltro che potranno subire interruzioni
impreviste nella produzione di GNL, favorite dagli alti tassi di utilizzo a cui
gli impianti sono sottoposti ormai da anni e manutenzioni approssimative.
IL RISCHIO LEGATO ALLA POSSIBILE DEFINITIVA INTERRUZIONE
DI GAS DALLA RUSSIA ALLA UE
Nello
scenario di base, IEA prevede che nel 2023 i volumi di gas russo ai clienti
europei si assesteranno tra i 25 e 28 mmc, dovessero essi continuare al livello
attuale29. Non si può però escludere che il prosieguo della guerra possa
comportare l’interruzione, anche totale, delle esportazioni russe. Allo stesso
modo, Mosca potrebbe decidere autonomamente di bloccare ogni flusso di gas
verso l’UE, magari in risposta al sabotaggio di Nord Stream 1, per la quale la
Russia accusa gli alleati atlantici30. Una situazione che imporrebbe
un’ulteriore stretta in Europa, visto che tutt’oggi, a più di un anno
dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, il gas russo (gasdotto+GNL)
corrisponde a circa il 13% delle importazioni totali UE.
LA DOMANDA CINESE
Secondo
IEA (QUI),
l’entità della domanda di gas cinese, e in particolare sotto forma di GNL, sarà
il principale fattore di incertezza dei mercati per tutto il 2023. Con un range
che varia di circa 40 mmc nelle sue estremità, questo elemento sarà ancor più
influente della stabilità delle esportazioni russe verso l’UE. Infatti, il
comportamento cinese condizionerà la disponibilità di volumi sul mercato spot,
di cui l’UE è costretta a fare incetta per rimpinguare i propri stoccaggi. Le
iniziative della Cina incideranno quindi profondamente sull’equilibrio tra
mercati asiatici e quelli europei. Gli obiettivi fissati dal governo di Pechino
per una crescita modesta del PIL, attorno al 5% per il 2023, appaiono
confortare gli analisti, intimoriti che una spinta
Rispetto a questo quadro in un modo francamente poco strategico si continua a promuovere l’uso indiscriminato di gnl con i progetti SMALL SCALE (QUI) vendendo la narrazione che serve per gli interessi nazionali prima ancora che europei che poi di quale Europa ?
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