NewsLetter (QUI) di Febbraio 2023 del Gestore dei Mercati Energetici (GME)che analizza il calo dei consumi del gas dettati da vari fattori: il clima più temperato ma anche i provvedimenti UE e nazionali sulla riduzione del consumo del gas anche in chiave di diversificazione degli stati produttori, si vedano i limiti del piano italiano QUI e il Regolamento UE QUI.
Ma questi dati si vanno ad aggiungere alla riduzione
dell’offerta del gas che continuerà nel medio termine scatenando una pericolosa
concorrenza economica, ma anche geopolitica, per conquistare parti sempre
maggiori di una produzione ridotta di gas fossile.
Un Rapporto che fa il paio con quelli già riportati in questo blog:
1. sui rischi di un eccesso di rigassificatori previsti in italia QUI;
2. sulla necessità di puntare più sulle rinnovabili che il gas QUI (viste le criticità del mercato di tale fonte per non parlare delle sue emissioni) nell'affrontare la emergenza energetica attuale legata alla guerra Ucraina e non solo alla guerra perchè sullo sfondo resta strategicamente anche la crisi climatica.
Vediamo in sintesi per la parti principali del nuovo Rapporto del GME.
LA
RIDUZIONE DEI CONSUMI DI GAS NEL 2022
Nel 2022, a fronte di una riduzione dei consumi UE
rispetto all’anno precedente pari al 13% (-55 mld mc circa), in Italia la
diminuzione è stata del 10% corrispondente a 7,7 mld mc in meno. Di questi, il
59% (4,5 mld di mc) è attribuibile ai minori prelievi delle reti di
distribuzione urbane legati prevalentemente ai consumi per usi civili, il 27,9%
ai minori consumi delle grandi industrie allacciate alla rete di trasporto (2,1
mld mc), l’11,6% alla diminuzione dei consumi termoelettrici (-0,9 mld mc), il
restante 1,5% a consumi di sistema e altre voci residuali
I CONSUMI DELLE CENTRALI TERMOELETTRICHE
Dopo una prima metà dell’anno in cui la produzione
termoelettrica a gas e i relativi consumi erano aumentati soprattutto per la
necessità di far fronte al forte calo della produzione idroelettrica causato
dalla prolungata siccità (nel 2022 l’idroelettrico ha segnato complessivamente
una riduzione della produzione del 37,7% pari a ben 17 TWh), soprattutto a
partire da settembre la richiesta di gas è cominciata a diminuire, con
riduzioni mensili rispetto alla media che vanno dal 7% in dicembre al 23% in
novembre. Le cause della riduzione, nonostante il persistere della crisi del
comparto idroelettrico, vanno ricercate: a) nella contrazione della domanda
elettrica dovuta soprattutto alla diminuzione dei consumi delle industrie per
l’aumento del costo dell’energia, infatti l’indice IMCEI (Indice Mensile
Consumi Elettrici Industriali) elaborato da Terna, dopo avere sostanzialmente
tenuto nella prima fase di aumento dei prezzi, mostra valori sempre molto
negativi nella seconda metà dell’anno, con particolare accentuazione nei mesi
di luglio e agosto e di nuovo in dicembre; b) nella sostituzione del gas con
carbone/olio combustibile come peraltro previsto dal piano nazionale di
contenimento dei consumi gas; infatti Terna segnala un aumento della produzione
a carbone ‘22/’21 del 61,4% pari a circa 8 TWh, che corrispondono
indicativamente ad un risparmio di consumo di gas di 1,4 mld mc.
LA SITUAZIONE DEGLI STOCCAGGI
Dopo gli interventi normativi che hanno incaricato a
partire da fine giugno SNAM e GSE di procedere ad iniettare gas nei siti, al 1°
novembre il livello di riempimento aveva raggiunto il 95%. A inizio febbraio
gli stoccaggi nazionali si mantengono ancora pieni al 70% (71 % quelli UE)
rispetto al 48% dello scorso anno, circa 3,8 mld mc in più a disposizione.
CONCLUSIONI SU EVOLUZIONE CONSUMI NELLA UE E LA
RISTRETTEZZA DELLA OFFERTA DI GAS
L’Europa sta reggendo piuttosto bene al primo inverno
senza, o quasi, gas russo.
Tuttavia, se ciò sta avvenendo, oltre alla rapidità
con cui l’UE si è mossa dopo alcune settimane di smarrimento nella ricerca di
soluzioni alternative e di rimedi temporanei o strutturali, è anche grazie ad
una serie di circostanze fortunate:
1. il clima straordinariamente mite
2. la debole concorrenza asiatica sul GNL.
Circostanze che non è detto si ripetano alla lunga distanza, con in più il fatto di dovere fare i conti di un contesto di ristrettezza dell’offerta che sembra destinato a permanere nel medio termine, quindi nel 2023 l’andamento della domanda, sia europea che asiatica, sarà uno dei fattori determinati nell’equilibrio dei mercati.
Riguardo l’Europa, le maggiori incertezze riguardano
l’andamento metereologico nel corso dell’anno e una possibile (e augurabile) ripresa
dei consumi industriali, dopo il forte ridimensionamento dei prezzi avvenuto a
partire da metà di dicembre rispetto ai livelli record della seconda metà del
2022.
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