martedì 28 giugno 2022

Spesa per il clima: secondo la Corte dei Conti la UE spende molto meno di quello che dichiara

La Corte dei Conti della UE ha pubblicato la sua relazione speciale (QUI) avente per oggetto “La spesa per il clima nel bilancio dell’UE per il periodo 2014-2020”. Dalla relazione emergono forti criticità sulla non adeguata destinazione di fondi per il clima rispetto alle dotazioni di bilancio della scorsa legislatura.

Le relazioni speciali della Corte dei Conti europea illustrano le risultanze degli audit espletati su politiche e programmi dell’UE o su temi relativi alla gestione concernenti specifici settori di bilancio. La Corte seleziona e pianifica detti compiti di audit in modo da massimizzarne l’impatto, tenendo conto dei rischi per la performance o la conformità, del livello delle entrate o delle spese, dei futuri sviluppi e dell’interesse pubblico e politico

Vediamo in particolare cosa ha scritto la Corte nella sua relazione speciale…

 

Secondo la relazione speciale della Corte dei Conti la UE ha mancato l’obiettivo perseguito di destinare all’azione per il clima almeno il 20 % della propria dotazione di bilancio per il 2014-2020. La Commissione europea aveva annunciato di averlo raggiunto con una spesa al riguardo di 216 miliardi di euro. La Corte ha però rilevato che non sempre la spesa rendicontata riguardava l’azione per il clima e che a tale titolo erano stati comunicati importi in eccesso per almeno 72 miliardi di euro. La Corte teme che potrebbero persistere problemi di affidabilità anche nella rendicontazione della Commissione relativa al periodo 2021-2027, il cui valore-obiettivo dell’UE in materia di spesa per il clima salirà al 30 %.

 

Secondo la relazione l’attuale metodo di monitoraggio si basa su ipotesi: non valuta il contributo finale al conseguimento degli obiettivi climatici dell’UE e non vi è alcun sistema per tenere sotto osservazione i risultati raggiunti al riguardo. I coefficienti non sono sempre realistici: in alcuni casi la spesa è considerata pertinente al clima, nonostante i progetti e i regimi sostenuti abbiano su quest’ultimo un impatto scarso o nullo (ad esempio, le infrastrutture nelle aree rurali). In altri casi, non si tiene conto dei potenziali effetti negativi (ad esempio, l’impatto nocivo delle emissioni di carbonio).

 

È nei finanziamenti agricoli che la spesa per il clima risulta particolarmente sovrastimata, di quasi 60 miliardi di euro, secondo la Corte. Stando ai dati comunicati dalla Commissione, il 26 % dei finanziamenti agricoli dell’UE riguardava il clima, ossia circa la metà delle spese totali dell’UE in questo ambito. Eppure, è dal 2010 che le emissioni di gas a effetto serra prodotte dall’agricoltura non diminuiscono.

 

Analogamente, la Corte ritiene che la Commissione abbia sovrastimato il contributo fornito all’azione per il clima da altri finanziamenti per la coesione e le infrastrutture, quali per il trasporto ferroviario, l’energia elettrica e le biomasse. Applicando coefficienti più ragionevoli, la Corte calcola che la quota della spesa per il clima a valere sul bilancio dell’UE si aggiri più probabilmente intorno al 13 % (pari a circa 144 miliardi di euro), anziché al 20 % comunicato.

 

Tra le raccomandazioni nella conclusione della Relazione c’è anche quella per cui la Commissione dovrebbe riferire in merito al contributo apportato dalla spesa per il clima al conseguimento degli obiettivi climatici ed energetici dell’UE. Dovrebbe concentrarsi in particolare sulle modalità con le quali misurare l’impatto del bilancio sulla mitigazione dei cambiamenti climatici.

 

 

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