Il Ministro del Lavoro spezzino, come riportano i
mass media locali, ha dichiarato che la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) sul progetto
di centrale a gas è un “atto dovuto” e che spetterebbe alla Regione bloccare
questo progetto.
Sul valore della Intesa della Regione ho già ampiamente spiegato QUI e più
recentemente QUI e vi invito
a leggere questi post, dove dimostro che la Regione può fare molto ma la decisione finale è comunque del Governo.
In questo nuovo post invece voglio chiarire la fondatezza di quanto
affermato dal Ministro e dimostrare che ci sono tutti i presupposti giuridici e
tecnico istruttori affinché il Ministro della Transizione Ecologica dichiari
una VIA negativa su questo progetto o anche una archiviazione del procedimento in corso per carenza di presupposti.
PRIMA QUESTIONE: LA VIA NON è UN ATTO DOVUTO PER LA LEGGE
E PER LA GIURISPRUDENZA
Occorre invece che si svolga una istruttoria che valuti la
compatibilità ambientale del progetto:
1. sotto il profilo dello stato dell’ambiente e della salute
pubblica nel sito interessato,
2. sotto il profilo del progetto e delle misure di mitigazione ivi
previste,
3. sotto il profilo della pianificazione e programmazione vigente
(nazionale, regionale, locale) interferente con il progetto.
Come afferma la giurisprudenza del Consiglio di Stato: “... trattandosi non di un mero atto (tecnico) di gestione, quanto piuttosto di «un provvedimento con cui viene esercitata una vera e propria funzione di indirizzo politico - amministrativo con particolare riferimento al corretto uso del territorio (in senso ampio), attraverso la cura ed il bilanciamento della molteplicità dei (contrapposti) interessi pubblici (urbanistici, naturalistici, paesistici, nonché di sviluppo economico - sociale) e privati”. (Consiglio di stato, Sez. IV, 16 gennaio 2019, n. 16 QUI, che conferma un indirizzo chiarissimo vedi QUI. Indirizzo che il Governo di cui fa parte il Ministro sta cercando di aggirare, trasformando la via in un bollino da staccare (QUI) e forse è anche da questo che nasce la dichiarazione del Ministro sulla VIA come "atto dovuto".
Per un approfondimento sulla natura giuridica della VIA vedi QUI.
PERCHÉ SI PUÒ CHIEDERE CHE IL MINISTRO DELLA TRANSIZIONE
ESPRIMA GIUDIZIO DI VIA NEGATIVO SUL PROGETTO DI CENTRALE A GAS
1. perché il progetto di
centrale a gas si dimostra ad oggi non coerente con lo stesso Piano
Integrato Energia Clima (PNIEC) che prevede solo 3000 Mwe di centrali a
gas nuove di cui solo 1550 MWe per il phase out dal carbone. Queste cifre sono
state già abbondantemente raggiunte con le autorizzazioni di ripotenziamenti di
centrali a gas esistenti nell’ultimo anno.
2. il
progetto di centrale a gas contrasta con il PNIEC che prevede la individuazione
dei siti di centrali a gas necessarie per la transizione attraverso
un processo di concertazione Stato Regioni autonomie locali mai
avviato. Per approfondire il contrasto del progetto con il PNIEC vedi QUI.
Vedi anche punto 1 lettera a) allegato VIII alla Parte II del DLgs 152/2006
secondo il quale il progetto deve rispettare i vincoli presenti compresi quelli
della pianificazione e programmazione vigente.
3. il
progetto di centrale a gas non può essere autorizzato perché in contrasto
con il Decreto che disciplina il meccanismo di incentivi a queste nuove
centrali (il c.d. capacity market) come ho spiegato QUI.
4. Enel
pone come alternative tecnologiche al progetto di centrale di oltre 800 Mwe
delle finte alternative. Infatti è ovvio che una centrale a gas più piccola non
ha senso in quanto produrrebbe comunque gli stessi effetti ambientali se non
peggiori di quella proposta. mentre il riferimento all’impianto fotovoltaico da
soli 7Mwe non è una alternativa ma semmai una integrazione al progetto di
centrale a gas. Nella VIA le alternative devono essere realistiche non
inventate per giustificare la proposta iniziale come invece fa Enel nelle sue
integrazioni (Corte di Giustizia con sentenza del 7 novembre 2018 (causa
C461-17 - QUI) ma vedi
anche punto 2 allegato VIII alla Parte II al DLgs 152/2006 .
5. il progetto di centrale a
gas deve essere rivisto alla luce dei nuovi obiettivi della UE sulla
neutralità climatica definiti anche nelle ultime linee
guida tecnica sulla resilienza ai mutamenti climatici delle infrastrutture
che coprono il periodo di programmazione 2021-2027 (QUI).
Vedi lettera f) punto 5 allegato VIII alla Parte II del DLgs 152/2006.
6. Il Parere dell’Istituto
Superiore di Sanità all'interno del procedimento di VIA in corso,
apparentemente favorevole, dimostra in realtà la esistenza sul progetto di
gravissime lacune sotto il profilo della tutela della salute pubblica QUI.
Vedi punto 4 e lettera d) punto 5 allegato VIII alla Parte II del DLgs 152/2006.
Ci sono quindi gli estremi per chiedere un giudizio di VIA
negativo ma ancora di più una archiviazione del procedimento di VIA in corso. Il
giudizio di VIA negativo sarebbe fondato principalmente sui sopra riportati
punti 2, 4,5 e 6.
Ma anche l’archiviazione è perseguibile visto che sussiste una
improcedibilità della VIA mancando dei presupposti fondamentali come quelli dei
sopra riportati punti 1, 3 e 5.
LA QUESTIONE DELLA INTESA DELLA REGIONE IN RAPPORTO ALLA
VIA
Chi sostiene che la VIA è solo un atto dovuto ma soprattutto che è
la Regione, con il suo potere di Intesa alla autorizzazione finale, ad avere il
potere di fermare il progetto di centrale a gas non solo fa una affermazione in
contrasto con la legge e le sentenze della Corte Costituzionale ma rimuove un
elemento oggettivo altrettanto rilevante.
Se il Ministero della Transizione Ecologica dovesse, nelle more
dell’atto di giunta regionale di cui sopra, esprimere giudizio positivo di
compatibilità ambientale nel procedimento in corso di VIA fermare il progetto
di centrale a gas diventerebbe più difficile per due motivi:
1. dopo
un giudizio di VIA positivo Enel avrebbe un’arma di pressione giuridico
amministrativa pesante verso il Governo per fargli rilasciare l’autorizzazione
finale
2. l’autorizzazione finale
mentre prima era di un Ministero diverso ora è nella titolarità del Ministero
della Transizione Ecologica lo stesso che rilascia il giudizio di
compatibilità ambientale. Quindi si creerebbe un bel dilemma al Ministro nel
dare una VIA positiva per poi negare subito dopo l’autorizzazione. È vero che
trattasi di due atti con riferimento a materie diverse (ambiente ed energia) ma
come dire non sarebbero facilmente giustificabili due atti così contraddittori
anche perché nella VIA gli aspetti di programmazione energetica rientrano tra
quelli da valutare con riferimento appunto al quadro programmatico dello Studio
di Impatto Ambientale presentato da Enel. Enel a quel punto avrebbe buon gioco
a sostenere la contraddittorietà del diniego di autorizzazione da parte del
Governo e quindi la potenziale illegittimità di detto diniego.
CONCLUDENDO
Quindi il procedimento di VIA in corso è fondamentale per bloccare
il progetto di centrale a gas e ci sono i presupposti normativi ed istruttori per
fermarlo. Se non verrà fatto sarà una scelta del Governo altro che “atto dovuto”!
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