Pubblicato il Decreto
Ministero Infrastrutture e Mobilità Sostenibile del 2 settembre 2021 (QUI) che disciplina le modalità su come accedere al Fondo
istituito per finanziare la rimozione spostamento anche ai fini della bonifica
e riciclaggio di navi fuori servizio e di relitti. Il Fondo riguarda anche
naviglio militari radiato e presente nelle aree portuali militari di Augusta,
Taranto e La Spezia.
La questione è rilevante visti le due precedenti demolizioni avvenute nell'Arsenale Militare spezzino gestite in modo moooolto discutibile come riporto nella parte finale di questo post
LA NORMA CHE
HA ISTITUITO IL FONDO
Il comma 728 articolo 1
legge 30 dicembre 2020 n° 178 (QUI) ha istituito nello stato di previsione del Ministero
delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibile un Fondo finalizzato alla rimozione
delle navi abbandonate nei porti. Il Fondo è finalizzato alla parziale
copertura dei costi sostenuti dalle Autorità di Sistema Portuale per la
rimozione delle navi abbandonate e dei relitti fino ad un massimo del 50% dei
suddetti costi.
IL DECRETO
CHE DISCIPLINA LE MODALITÀ DI UTILIZZO DEL FONDO
Accesso al Fondo per
naviglio civile
Il Decreto Ministero
Infrastrutture e Mobilità Sostenibile del 2 settembre 2021 disciplina le
modalità di accesso a questo Fondo. Le Autorità di Sistema Portuale devono
presentare la domanda entro 60 giorni dalla entrata in vigore del Decreto
(pubblicato sulla GURI il 15 ottobre 2021).
L’articolo 4 del Decreto
prevede anche l’ipotesi che la nave sia vendibile in questo caso le
Autorità di sistema portuale affidano,
tramite procedure ad evidenza pubblica ai sensi del codice dei contratti
pubblici, il servizio di rimozione/spostamento e vendita delle navi e dei
relitti. Il servizio consiste nella
messa in sicurezza, nella bonifica, nella rimozione/spostamento nonche' nel
recupero ai fini della vendita dell'unità navale.
L’articolo 5 del Decreto prevede che la rimozione/spostamento ai fini del riciclaggio della nave debba essere assegnata con procedura di evidenza pubblica e la messa in sicurezza, bonifica, rimozione/spostamento ai fini del riciclaggio/demolizione dell'unità navale presso impianto autorizzato ed inserito negli elenchi previsti dall'art. 1 del Decreto ministeriale 21 febbraio 2018 (istituzione registro nazionale impianti riciclaggio navi QUI), n.25, nonché l'ulteriore trattamento o smaltimento in impianti separati degli eventuali materiali pericolosi presenti a bordo.
L’articolo 5
ricorda anche che detti impianti di riciclaggio per essere iscritti all’elenco
devono rispettare le condizioni di cui all’articolo 13 del Regolamento (UE) n. 1257/2013 (QUI) e devono avere una autorizzazione dello Stato membro
ai sensi dell’articolo 14 di detto Regolamento UE.
Accesso al Fondo per
naviglio militare
L’articolo 9 del Decreto
si occupa della rimozione, demolizione e vendita, anche solo parziale, di navi e galleggianti, compresi i
sommergibili, radiati dalla Marina militare presenti nelle aree portuali
militari di Augusta, Taranto e La Spezia.
In particolare occorre
ricordare che il comma 730 dell’articolo 1 della legge 178/2020 prevede che una
quota del Fondo sopra ricordato (1,5 milioni di euro per il 2021 e 3 milioni di
euro per il 2022 e 2023) è destinata alla rimozione, alla demolizione e alla vendita,
anche parziale, di navi e galleggianti compresi i sommergibili radiati dalla
Marina Militare Italiana presenti nelle are portuali di Augusta Taranto e La Spezia.
Per questi natanti
l’autorità competente a gestire il servizio di rimozione spostamento è la
Marina Militare.
I finanziamenti del Fondo
saranno erogati, fino all'esaurimento della disponibilità complessivamente prevista dal comma 730
citato, con decreto
del direttore generale della
Direzione generale per la vigilanza sulle Autorità di sistema portuale, il
trasporto marittimo e per vie d'acqua interne a favore del Centro di
responsabilità della Marina militare
La disciplina
applicabile per demolizione e riciclaggio del naviglio militare
Occorre ricordare che il
Regolamento 1257/2013 non si applica formalmente alle navi militari ma
la Comunicazione della Commissione UE del 21/5/2008 “ Strategia
per una migliore demolizione delle navi” al punto 5.2. ha affermato: “A
differenza dell'IMO, che tradizionalmente prevede una deroga per le navi di
Stato a causa delle preoccupazioni per la sovranità nazionale, all'UE non
è proibito a priori stabilire delle norme ambientali e di sicurezza per le navi
di proprietà di uno Stato. In particolare, l'articolo 296 del trattato
CE non pregiudica l'intervento comunitario e permette una deroga solo in
casi eccezionali e definiti con precisione, ovvero qualora essa sia
necessaria alla tutela degli interessi essenziali della sicurezza degli Stati
membri relativi "alla produzione o al commercio delle armi e di materiale
bellico".
Ovviamente nei casi del
naviglio dei porti di Augusta Taranto e La Spezia stiamo parlando di navi ormai
in disuso senza alcun interesse strategico dal punto di vista della sicurezza
militare del nostro Stato, quindi questa indicazione che emerge dalla Comunicazione
UE può essere utilizzata per predisporre un protocollo preliminare che vincoli
il proposto cantiere, almeno per la prima nave da demolire, alla stringente
normativa del Regolamento UE sopra citato.
IL CASO DEL "CANTIERE" NELL'ARSENALE MILITARE SPEZZINO
La questione assume rilevanza per Spezia visti i precedenti delle due demolizioni di navi militari avvenute nell’Arsenale della MMI. Queste due demolizioni sono state autorizzate in modo superficiale:
1. adottando procedure non adeguate (senza AIA e VIA),
2. rimuovendo la normativa sulle industrie insalubri visto che il cantiere era a poche decine di metri in linea d’aria dal centro città,
3. non applicando compiutamente il Regolamento UE 1257/2013 sopra citato.
Su questi aspetti ho approfondito il tema:
- QUI per un
confronto con un vero cantiere di demolizioni navali correttamente autorizzato quanto meno sul piano delle norme vigenti,
- senza adeguati controlli
come ho dimostrato QUI e soprattutto
QUI,
- limitandosi per la
seconda demolizione ad una proroga burocratica di quanto autorizzato per la
prima QUI.
La domanda inevitabile è: con la scusa
del Fondo sopra illustrato ci dobbiamo aspettare nuove demolizioni di navi
militari senza adeguate autorizzazioni in impianti improvvisati che seguano
alla lettera le norme europee? Il dubbio è forte
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