mercoledì 7 agosto 2024

Area ex IP non è chiaro quanto resta da bonificare e con quali costi e rischi ambientali?

Il nuovo Decreto del 7 maggio 2024 (pubblicato recentemente QUI) che stanzia i finanziamenti per bonificare i c.d. siti orfani (siti non bonificati da anni) riguarda anche due siti spezzini quello dell’area ex Sicam e quello dell’area ex raffineria IP nel Comune di Spezia. 

Il Decreto pubblicato lo scorso giugno mi costringe a tornare su questioni mai chiarite nel nostro territorio: 

1. quella di quanta area del sito della ex raffineria IP sia stata ad oggi bonificata; 

2. quanta ne resta da bonificare;

3. quante risorse economiche sono richieste per una bonifica completa del sito;

4. soprattutto quali rischi ambientali sono ancora in atto vista la bonifica a singhiozzo per singoli pezzi in un area caratterizzata da idrogeologia che può trasferire l’inquinamento anche ad aree già bonificate.

Certo l’amministrazione comunale sconta gli errori gravissimi delle amministrazioni precedenti che ho trattato nel passato riconoscendo le gravi responsabilità delle giunte di centro sinistra come dimostrano i post del mio blog alla voce area exIP QUI e se si vuole ricostruire un po di storia di queste responsabilità comprese della finta opposizione nel Comune spezzino dell'epoca QUI.

Inoltre un’area inquinata da un soggetto ben preciso (ENI) tutt’ora esistente ora dovrà essere bonificata con costi a carico dello stato come ho spiegato QUI.

Veniamo alla attualità del nuovo Decreto... 

 

Con Decreto Ministero Transizione Ecologica del 4 agosto 2022 (QUI) è stato approvato il Piano d'azione che prevede la riduzione della occupazione del terreno e il miglioramento e risanamento urbano, includendo come minimo:

a) l'individuazione di siti orfani in tutte le 20 regioni e/o le province autonome;

b) gli interventi specifici da effettuare in ogni sito orfano per ridurre l'occupazione del terreno e migliorare il risanamento urbano.

L'allegato 2 Decreto 4 agosto 2022 reca l'elenco dei siti orfani in tutte le 21 regioni e province autonome e i relativi interventi oggetto di finanziamento.

Sulla base di detto Decreto sono state presentate da varie Regioni le istanza di ammissione al finanziamento, completa delle informazioni dei singoli interventi ed le modifiche necessarie. 

Le istanze di finanziamento sono le seguenti:

Regione Abruzzo, prot. 230132 del 29 maggio 2023, acquisita in pari data al prot. 87075/MASE, e prot. 18055 del 17 gennaio 2024, acquisita in pari data al prot. 8449/MASE;

Regione Campania, prot. 328604 del 28 giugno 2023, acquisita in pari data al prot. 105630/MASE e nota acquisita al prot.  205493/MASE del 14 dicembre 2023;

Regione Liguria, prot. 670144 del 12 giugno 2023, acquisita in pari data al prot. 95819/MASE, prot. 68589 del 22 gennaio 2024, acquisita in pari data al prot. 11003/MASE;

Regione Lombardia, prot. 193417 del 22 dicembre 2023, acquisita al prot. 212131/MASE del 27 dicembre 2023;

Regione Piemonte, prot. 183802 del 20 dicembre 2023, acquisita al prot. 209763/MASE del 21 dicembre 2023;

Regione Puglia, prot. 65007 del 6 febbraio 2024, acquisita in pari data al prot. 21875/MASE;

Regione Veneto, prot. 65816 del 7 febbraio 2024, acquisita in pari data al prot. 23201/MASE.

 

Le modifiche proposte dalle suddette Regioni garantiscono una superficie totale di suolo interessata dagli interventi di riqualificazione superiore al 70% della superficie del suolo dei siti orfani (target M2C4-25).

 

Sulla base delle suddette istanze l'allegato 2 al decreto del Ministro della transizione ecologica 4 agosto 2022, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 239 del 12 ottobre 2022, è sostituito dall'allegato al nuovo Decreto Ministero Ambiente 7 maggio 2024

Il nuovo allegato per la provincia spezzina prevede due siti di bonifica come vedremo subito. 

 



IL CASO DEL SITO ORFANO ARE EX IP LA SPEZIA

Ad esempio, per la Regione Liguria il sito orfano nell’allegato 2 del Decreto del 4 agosto 2022 era solo  quello dell'ex Sicam nel Comune di Santo Stefano Magra con uno stanziamento di oltre 12 milioni di euro. Il nuovo allegato 2 del Decreto 7 maggio 2024 fraziona il suddetto finanziamento tra il sito precedente ex Sicam con quello delle ex raffineria ex IP.

Le cose non sono chiare perché nell’allegato 2 al decreto del 2022 gli oltre 12 milioni di euro erano stanziati per bonificare il sito ex Sicam per un perimetro di 6000 mq, invece, nell’allegato 2 al decreto nuovo del 2024 finanzia per soli 6 milioni di euro un’area di 30.000 mq!

Invece i 6 milioni di euro per l’altro sito quello della ex raffineria IP riguardano la bonifica di ben 15.000 mq. 

Insomma, 12 milioni che dovevano bonificare 6.000 mq ora dovrebbero bonificare 45.000 mq!

Una domanda sorge spontanea esaminando l'intero nuovo allegato 2 sopra richiamato: come mai negli altri siti orfani delle Regioni diverse dalla Liguria nel nuovo allegato 2 al Decreto del 2024 si confermano le stesse cifre necessarie a bonificare gli stessi ettari? Invece per i siti spezzini avviene una sorta di miracolo della moltiplicazione alla rovescia “dei pani e dei pesci” cioè con gli stessi soldi si prevede di bonificare oltre 7 volte quello che era previsto nel 2022!

La Delibera del Comune di Spezia n° 178/2022 (stanzia 160.000 euro per una parziale caratterizzazione dei terreni ancora da bonificare) prevede che: “ad oggi risultano ancora da completare le attività di bonifica coincidenti con i sub- distretti nn. 4 - 5 -11.” Inoltre, la delibera ammette che anche per il sub-distretto 2 la bonifica non è conclusa.



 

Come potete vedere dalla cartografia sopra riprodotta (tratta dalla analisi di rischio del 2011 su una parte dell’area ex IP) quelle non bonificate non sono aree  piccole rispetto ai sub-distretti in cui è stata suddivisa l’area da bonificare. 

Non solo ma non risulta agli atti alcun riferimento al subdistretto 6 dove potrebbero essere stati stoccati nel passato ingenti quantità di piombo tetraetile quando ancora funzionava la raffineria ovviamente. 

D’altronde lo stesso assessore all’ambiente del Comune di Spezia lo scorso 9 marzo c.a. dichiarava, sul Secolo XIX, che restavano ben 64 ettari da bonificare o meno nell’area ex IP. Una cifra buttata li a caso o reale. Ora anche se non fossero tutti da bonificare i suddetti 64 ettari (come afferma l'assessore) stiamo parlando di 640.000 m2, comunque si tratta di dimensioni enormi che potrebbero richiedere somme ben maggiori dei 6 milioni previsti dal Decreto del 2024.




A PRESCINDERE DA QUANTO OCCORRE ANCORA BONIFICARE DELL'AREA EX IP TRE QUESTIONI INQUIETANTI RESTANO NON CHIARITE

1. andando a svolgere questo adeguamento potrebbero emergere trasmigrazioni degli inquinanti dalle aree non bonificate a quelle presuntivamente bonificate

2. potrebbero emergere livelli di inquinamento non valutati fino ad ora. Ricordo solo come esempio quanto scrisse il dott. Busà che per un breve periodo fu consulente del Comune che affermava ormai nel lontano 2000: “sul piombo tetraetile non si hanno notizie sui quantitativi residui nella raffineria IP al momento della dismissione del sito e su come tali residui sono stati smaltiti e se sono stati smaltiti. La pratica comune delle raffinerie prima della introduzione della normativa sui rifiuti (D.P.R. n.915/82) era quella di interrare le morchie dei serbatoti contenenti piombo-tetraetile in aree di raffineria prossime al recinto e comunque in zone non operative. Nei casi migliori tali morchie venivano trattate con permanganato di potassio per renderle meno offensive con il processo ossidativo. Non sono state mai individuate o dichiarate nell’area della ex raffineria IP i siti specifici di interramento. Potrebbero quindi aversi delle sorprese a seguito della presenza di fusti interrati con il prodotto tal quale o con morchie Per come sopra detto, la contaminazione del suolo da piombo tetraetile potrebbe essere accompagnata anche da quella di composti organici alogenati.” Ovviamente questo è solo un esempio ma direi calzante.

3. i primi due punti sono principalmente derivati dalla errata impostazione della bonifica (da parte delle giunte di centro sinistra) come aveva affermato un’altra consulente del Comune (non ascoltata) la dott.ssa Tunesi nella cui relazione (QUI) si affermava: “la progettazione della bonifica e del recupero urbanistico devono essere integrate considerando tutti i subdistretti del sito ex IP ed avendo come riferimento l’assieme degli obiettivi posti dal Piano di area”. Non solo ma la dottoressa criticava anche la scelta di dividere l’area in subdistretti e precisava: “un elemento che ha generato problemi di cantiere e ostacolata una efficace bonifica del sito è la diversificazione in subdistretti e la mancata adozione di una progettazione, che anche se suddivisa per fasi di attuazione, rimanga unitaria ed omogenea. Nella rivisitazione del progetto le diverse fasi operative che i soggetti responsabili propongono di adottare nei diversi subdistretti devono essere connesse tra loro nei tempi e nei modi, dettagliando i tempi in cui i diversi obiettivi di bonifica saranno raggiunti nei diversi subdistretti”.

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