Il
Comune di Spezia con apposita delibera N. 178 del 09/06/2022 ha deciso di dare mandato al Settore Ambiente dell’Ente per l’adeguamento del progetto di
bonifica del Sito Ex Raffineria IP e per le attività di messa in sicurezza del
cantiere dei sub lotti ancora da bonificare, in sostituzione dei responsabili
inadempienti-ENI S.p.A. (responsabile della contaminazione) e Helios S.p.A. in
liquidazione (proprietario dei terreni) - avvalendosi del finanziamento che
sarà messo a disposizione da Regione Liguria di importo € 160.000,00,
nell’ambito delle procedure sostitutive del responsabile della contaminazione
inadempiente ai sensi dell’art. 250 del D.lgs. n.152/2006 e ss.mm
Insomma
si stanziano 160.000 euro di soldi pubblici per capire a che punto è la
situazione dei lotti dell’area della ex raffineria IP al fine molto probabile
di avviare una bonifica sostitutiva visto che ne ENI (soggetto inquinatore) ne
Helios SpA (proprietaria dell’area) hanno concluso come invece avrebbero dovuto
la bonifica.
INTANTO RICOSTRUIAMO LA STORIA DI QUESTA BONIFICA
La porzione “ex AGIP”
di ENI è stata completata e certificata (come “ex sub distretto 8). Nella parte residua, cosiddetta “porzione
Grifil”, la bonifica è stata dapprima svolta dalla società omonima proprietaria
della quasi totalità, in parte in modo coordinato, in parte in contrasto con la
società Sviluppo Immobiliare, proprietaria di porzione dell’area. A seguito di
inerzia, la bonifica è stata riassunta da ENI, quale soggetto inquinatore,
tramite la soc. Foster Wheeler; infine, dal 2005, al posto della soc. Grifil è
subentrata la soc. Immobiliare Helios, quale nuova proprietaria e avente
interesse a svolgere la bonifica per realizzarvi le previsioni urbanistiche.
Dal 2013 Helios
SpA ha interrotto le operazioni di bonifica nelle porzioni residue, il Comune
ha contestato l’inadempienza nel dicembre 2015, minacciando l’attivazione delle
procedure sostitutive e l’escussione della fidejussione. Il legale della
società ha contro dedotto e successivamente, con ulteriore raccomandata del
febbraio 2016, il Comune ha rinnovato la diffida.
La società
assicurativa che ha garantito nel 2012 la buona esecuzione dei lavori di
bonifica dell'area ex IP, su richiesta di Immobiliare Helios spa, è stata
coinvolta in un contenzioso che vede fronteggiarsi da una parte Immobiliare
Helios (adesso in Concordato preventivo), dall'altra parte il Comune di Spezia,
ente beneficiario della polizza fideiussoria rilasciata da detta società
assicurativa.
ENI dall’inizio
del contenzioso non più pervenuta.
LA NUOVA DELIBERA DEL COMUNE DELLO SCORSO 9 GIUGNO
Una cosa risulta intanto è che all'inizio del 2022 con apposito accordo con il MITE (QUI) la Regione Liguria ha richiesto tutti i € 2.317.685,00 di euro che il programma siti orfani (QUI) ha stabilito per la Liguria. La cifra servirà come scritto nell'accordo per:
1. Progettazione
interventi di bonifica e messa in sicurezza ed esecuzione dei primi interventi
di messa in sicurezza dell'ex area Pittaluga (Comune di Portovenere)
2. Progettazione
esecutiva ed esecuzione della messa in sicurezza permanente per la discarica
Capanna del Frate (Comune di Albisola).
Voglio
ricordare che l’area ex IP è nell’elenco dei siti orfani e teoricamente
avrebbe potuto ricevere i suddetti stanziamenti per la conclusione della
bonifica ma non poteva visto il contenzioso in atto che dura come ho scritto in
precedenza dal 2013 una durata inaccettabile che dimostra l’incompetenza e la
superficialità di chi ha governato fino ad ora il Comune ma la prima
responsabilità è delle Giunte di centro sinistra precedenti a quella attuale per
i motivi su cui tornerò a conclusione di questo post.
Peraltro se uno va a leggere il Decreto del 29 dicembre 2020 (Programma Nazionale finanziamento siti orfani QUI) all'articolo 3 si afferma che il programma non si applica "alle procedure e agli interventi di cui all'articolo 242 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in corso di esecuzione o per i quali sono già individuate e destinate altre fonti di finanziamento;". E' indiscutibile che l'area ex IP da tempo ha avviato la procedura di bonifica peraltro mai conclusa, per cui al di la dell'inserimento formale nell'elenco siti orfani questo criterio escludente potrebbe impedire di accedere anche nel futuro ai finanziamenti per i siti orfani. Non solo ma il comma 3 articolo 5 di detto Decreto 29/12/2020 afferma: "3. Le risorse di cui alla tabella contenuta nell'allegato sono trasferite ai soggetti beneficiari solo dopo l'individuazione del sito orfano/dei siti orfani, dell'area oggetto di contaminazione e della tipologia di intervento da eseguire.". Quindi l'inclusione nell'elenco non rende automatico l'accesso ai fondi ministeriali come dimostrano i criteri di accesso ai finanziamenti definiti dal Decreto MITE n° 15 del 23 febbraio 2022 recante “Criteri di ammissibilità degli interventi nei siti orfani da realizzare con le risorse del PNRR (misura M2C4, investimento 3.4) per l’adozione del Piano d’azione e check-list di verifica” QUI.
Comunque i 160.000 euro stanziati dalla nuova Delibera del Comune sono soldi della Regione da quanto si capisce ma serviranno solo ad una ricognizione di quanto non ancora bonificato. Per avere una quantificazione degli ulteriori costi complessivi occorrerà quindi capire come finirà questa ricognizione ma intanto occorre notare che essendo il contenzioso ancora aperto è molto probabile che la ricognizione non sia sufficiente per la bonifica ed è probabile che senza soluzione del contenzioso sarà necessario avviare l'intervento sostitutivo di bonifica a carico iniziale delle casse pubbliche come peraltro paventato dalla stessa delibera del Comune.
Sui
costi di bonifica se penso che l'area ex Pittaluga (Le Grazie Portovenere) costerà oltre 1 milioni di
euro immagino quello che resta dell'area ex IP (tanto a mio avviso) quanto
potrà costare , si parla (fonti uffici del Comune di Spezia riportate anche dai mass media locali) di oltre 13 milioni di euro, chi li pagherà? Certo ci possono essere altri fondi, lo prevedono gli stessi decreti che disciplinano i siti orfani, ma allo stato potranno essere fonti attivati solo dalla Regione con tutte le difficoltà del caso. Ci sono anche i fondi della misura M2C4, investimento 3.4, del PNRR si tratta di 500 milioni di euro totali per tutti i siti orfani elencati (vedi aggiornamento ex Decreto MITE n° 32 del 22 marzo 2022 QUI) cioè centinaia di siti in tutte le regioni italiane!
Non
solo ma se l'area è ancora inquinata tanto, come già scritto sopra, da essere
dentro l'elenco dei siti orfani, sorge una domanda. Perchè il Comune visto che la delibera fa
riferimento ad un ripristino del piano di monitoraggio non ha utilizzato il
comma 13-ter dell'articolo 242 che prevede un piano di indagine a carico del
"proponente" quindi di ENI soggetto inquinatore per interpretazione
estensiva del termine proponente e visto che Helios è ko economicamente e il
soggetto inquinatore resta comunque responsabile in solido della bonifica a
prescindere da eventuali accordi tra le parti private, questo perché la natura
della responsabilità dell’inquinatore è oggettiva.
QUANTA PARTE DELL’AREA EX IP è ANCORA DA BONIFICARE
Secondo la nuova delibera
del Comune: “ad oggi risultano ancora da completare le attività di bonifica
coincidenti con i sub- distretti nn. 4 - 5 -11.” Inoltre la delibera
ammette che anche per il sub-distretto 2 la bonifica non è conclusa.
Se
parti importanti non hanno ancora avuto un avvio di bonifica anzi addirittura
per queste, come scrive la delibera del Comune, si parla di ricognizione
adeguamento del progetto di bonifica e di ripristino del piano di monitoraggio,
due cose mi inquietano:
1. andando
a svolgere questo adeguamento potrebbero emergere trasmigrazioni degli
inquinanti dalle aree non bonificate a quelle presuntivamente bonificate
2. potrebbero
emergere livelli di inquinamento non valutati fino ad ora. Ricordo solo come
esempio quanto scrisse il dott. Busà che per un breve periodo fu consulente del
Comune (su mia chiamata nel periodo del mio assessorato) poi subito licenziato
dopo le mie dimissioni ovviamente perché aveva bocciato insieme con me la
schifezza di primo progetto di bonifica presentato sull’area poi ripreso dagli
assessori successivi con i risultati che sappiamo prima di tutto in termini di
pestilenziali emissioni odorigene per anni. Ebbene il dott. Busà in quella
relazione scriveva: “sul
piombo tetraetile non si hanno notizie sui quantitativi residui nella
raffineria IP al momento della dismissione del sito e su come tali residui sono
stati smaltiti e se sono stati smaltiti. La pratica comune delle raffinerie
prima della introduzione della normativa sui rifiuti (D.P.R. n.915/82) era
quella di interrare le morchie dei serbatoti contenenti piombo-tetraetile in
aree di raffineria prossime al recinto e comunque in zone non operative. Nei
casi migliori tali morchie venivano trattate con permanganato di potassio per
renderle meno offensive con il processo ossidativo. Non sono state mai
individuate o dichiarate nell’area della ex raffineria IP i siti specifici di
interramento. Potrebbero quindi aversi delle sorprese a seguito della presenza
di fusti interrati con il prodotto tal quale o con morchie Per come sopra detto, la contaminazione del suolo da
piombo tetraetile potrebbe essere accompagnata anche da quella di composti
organici alogenati.” Ovviamente
questo è solo un esempio ma direi calzante.
CONCLUSIONI... MA NON SOLO
Diciamo la verità se dopo la perizia Boeri che dimostrò il livello abnorme di inquinamento dell’area ex raffinerai, perizia consegnata nel 1999 al Comune, siamo ancora a parlare di indagini preliminari alla bonifica e di revisione di piani di monitoraggi non è un caso o solo frutto del contenzioso di cui ho parlato all’inizio.
Intanto la impostazione
della bonifica è stata errata fin dall’inizio come aveva dimostrato sia il
dott. Busà ma anche altri consulenti del Comune non ascoltati.
Ricordo in tal senso anche
la relazione della dott.ssa Tunesi (consulente del Comune di Spezia
all’epoca poco ascoltata) dove si affermava: “la progettazione della
bonifica e del recupero urbanistico devono essere integrate considerando tutti
i subdistretti del sito ex IP ed avendo come riferimento l’assieme degli
obiettivi posti dal Piano di area”. Non solo ma la dottoressa criticava anche
la scelta di dividere l’area in subdistretti e precisava: “un elemento che ha
generato problemi di cantiere e ostacolata una efficace bonifica del sito è la
diversificazione in subdistretti e la mancata adozione di una progettazione,
che anche se suddivisa per fasi di attuazione, rimanga unitaria ed omogenea.
Nella rivisitazione del progetto le diverse fasi operative che i soggetti
responsabili propongono di adottare nei diversi subdistretti devono essere
connesse tra loro nei tempi e nei modi, dettagliando i tempi in cui i diversi
obiettivi di bonifica saranno raggiunti nei diversi subdistretti”
Questa mancata visione
complessiva dell’area da bonificare non è stata frutto di errori tecnici ma di
una scelta politica delle amministrazioni Pagano prima di tutto e avvallata poi
dalla Giunta Federici senza alcune vera opposizione da parte del centro destra di allora (vedi QUI).
La scelta politica errata è stata quella di scegliere prima gli investitori (vedi centro commerciale) e poi far conseguire la bonifica. Per cui la bonifica diventava un di cui rispetto all’obiettivo della realizzazione del centro commerciale. Questo ha portato ad accelerare le decisioni [NOTA 1] a rilasciare le concessioni edilizie per il centro commerciale ( fino a che rimasi assessore bloccai questa decisione che però venne riattivata subito dopo la decadenza del mio incarico) prima ancora dell’avvio della vera bonifica, usando tecniche inadeguate e soprattutto per molti anni con caratterizzazioni fondate su analisi parziali della quantità qualità e diffusione dell’inquinamento fino ad arrivare allo spezzettamento dell’area per realizzare la bonifica a fasi contestata dagli stessi consulenti del Comune, il tutto addirittura con il riconoscimento al Comune di Spezia di un bonus di oltre 2 milioni di euro grazie alle accelerazioni autorizzatorie per la realizzazione dell’ipercoop (QUI).
Mi auguro che il
percorso deciso dal Comune con la nuova delibera venga ora resto più trasparente possibile coinvolgendo
il Consiglio Comunale per ogni fase di attuazione, pubblicando immediatamente
tutti gli atti. Ma insieme a questo sarebbe utile quella Inchiesta Indipendente
che chiedo, inascoltato, da anni vedi QUI.
[NOTA 1] Un esempio solo ma emblematico: dal verbale della
conferenza dei servizi relativa alla variante del progetto di bonifica del
28/7/2008 risulta che, la ditta che ha gestito la bonifica, rifiutò tecniche
meno invasive per la popolazione perché avrebbero comportato: “tempi lunghi” (pagina
4 verbale della Conferenza dei Servizi del 19/5/2008), decidendo così di
mantenere “più fronti scavo aperti”. Il tutto contro i consigli degli stessi
consulenti del Comune come vedremo nella parte finale di questo post.
Nessun commento:
Posta un commento