sabato 30 luglio 2022

Un porto a Spezia da milioni di container: si poteva avere più equilibrio ma non ci voleva una classe politica di posteggiatori

Un nuovo accordo che in barba alle vecchie prescrizioni del Piano Regolatore Portuale del 2006 avanza ulteriori sviluppi del traffico portuale in un quadro dove le misure ambientali efficaci restano lontanissime nonostante i proclami anche recenti. 

Si poteva avere un equilibrio diverso porto città? Io dico si ma ci sarebbe voluta un'altra classe dirigente in Comune e in Regione dalla seconda metà degli anni 90 fino ad oggi.

Le occasioni ci sono state, le proposte sono state avanzate, gli atti di approvazione dello sviluppo del porto ponevano paletti importanti e un metodo per valutare lo stato di avanzamento del PRP ma come è avvenuto in altre situazioni storiche (centrale Enel, rigassificatore) ma anche più recenti (area ex IP) sono prevalsi gli interessi forti che dall’esterno hanno governato le scelte strategiche della città governata da una classe dirigente di posteggiatori.

Lo so non servirà a fermare quello che sta accadendo ma almeno si sappia che c'erano altre strade e che non si sono volute perseguire ne prima ne ora per responsabilità della classe dirigente politica e burocratica che abbiamo avuto fino ad ora. Come dire almeno si chiariscano le responsabilità e non si disegni lo sviluppo non pianificato e valutato del porto come una sorta di evento naturale ineluttabile, quindi vediamole queste occasioni, in sintesi, per questa città di smemorati compulsivi.

 

 

LA PROPOSTA DI UN PROTOCOLLO PER UNA VALUTAZIONE PREVENTIVA DI IMPATTO AMBIENTE E SANITARIO DELL’IMPATTO DEL PORTO SPEZZINO (1999)

Da Assessore all’Ambiente nel 1999 avevo fatto sottoscrivere, dopo apposito incontro ufficiale, un impegno al Presidente della Autorità Portuale dell’epoca ad elaborare insieme con le istituzioni pubbliche uno studio che mettesse a confronto la situazione ambientale e sanitaria della zona est della città con gli scenari di sviluppo del porto a cominciare dal previsto, già allora, terzo bacino. Uno studio che sarebbe stato utile per capire quanto fosse sostenibile uno sviluppo incontrollato del porto in una zona così densamente abitata. Ma appena sottoscritto a parole quell’impegno venne cancellato il giorno dopo da chi lo aveva sottoscritto. Come è finita è noto a tutti compreso il fatto che il sottoscritto, completamente isolato anche dalla Amministrazione di cui faceva parte, si dimise pochi mesi dopo per non avvallare lo scempio che avvenne negli anni successivi.

 

 

LA PROPOSTA DI UN VERA FASCIA DI RISPETTO A TUTELA DEI QUARTIERI LIMITROFI AL PORTO (2001)

Ho sempre ritenuto che si potessero tenere insieme ambiente e sviluppo portuale e proprio per questo presentammonel 2001, come gruppo di professionisti, un progetto in collaborazione addirittura con la Compagnia Lavoratori Portuali e Acam energia. Il progetto teneva insieme:

1. la riduzione drastica dell’impatto ambientale (soprattutto per aria e rumore) dell’attività del porto nei confronti dei quartieri est della città;

2. la necessità di non vedere nella fascia di rispetto solo uno strumento per risolvere i pur importanti problemi ambientali della zona est ma anche per dare qualità urbanistica, di spazi di vita pubblici, di nuove opportunità economiche ai quartieri della zona, troppo penalizzati in questi anni da uno sviluppo poco pianificato delle diverse attività industriali della zona;

3. la capacità di sostenersi da solo economicamente grazie alle nuove opportunità dettate dalla, già allora in vigore, normativa nazionale e comunitaria in materia di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili nonché dei finanziamenti all’uso delle fonti rinnovabili quali appunto l’energia solare attraverso la tecnica del fotovoltaico.

In particolare quel progetto rispondeva (calcoli tecnici alla mano) alla problematica posta dallo stesso giudizio di VIA del Ministero dell’Ambiente (pag. 37): “….. la prevista fascia di rispetto cuscinetto, per determinare un’efficace difesa dell’area, dovrebbe necessariamente assumere altezze fisiche ragguardevoli di difficile realizzazione affinché il cono d’ombra acustica possa determinare una perdita di inserzione significativa ai piani alti degli edifici più prossimi al porto;”.

Ma non ci fu nulla da fare perché doveva vincere una parte sola e dovevano, al posto di una vera fascia di rispetto, essere realizzate le speculazioni edilizie che fanno ora bella mostra di se lungo il viale san Bartolomeo!

 

 

IL TAVOLO DI CONFRONTO PER L’ATTUAZIONE DEL PIANO REGOLATORE PORTUALE DEL 2006

Il Tavolo venne istituito (con un odg del Consiglio Regionale N.B.) in tempi in cui ancora l’attuazione del PRP del 2006 poteva essere valutata tenendo conto non solo delle esigenze del porto ma anche delle migliaia di persone che vivono nei quartieri del Canaletto e di Fossamastra. Quel Tavolo venne reso inutilizzabile da parte dei Presidenti delle Autorità Portuali precedenti all'attuale e dagli Amministratori comunali e regionali succedutesi in questi anni.

Voglio ricordare a tutti gli smemorati che ora servilmente accettano supinamente quello che sta accadendo al nostro golfo quanto era affermato all'articolo 3 del Regolamento del Tavolo di confronto, l'Assemblea dei partecipanti: "..... dovrà predisporre, sulla base del lavoro istruttorio della Commissione tecnica, documenti di indirizzo e di verifica/controllo in relazione:

1. alle modalità di attuazione e allo stato di rispetto delle prescrizioni previste dal giudizio di VIA

2. alla valutazione degli ambiti o dello stato di attuazione del PRP

3. verificare la tipologia e le modalità di approvazione/attuazione della fascia di rispetto porto città anche alla luce dei primi due punti

4. alla costruzione del percorso di implementazione di un Sistema di Gestione Ambientale per l'area portuale". 

Domande: 

1. dove sono questi documenti di indirizzo e verifica/controllo?

2. perché non si è dato attuazione a quanto previsto dal Protocollo operativo dei lavori del tavolo?

Per chi vuole sapere di più del Tavolo legga QUI ma anche la lettera (QUI) che il sottoscritto e l’altra rappresentante (Daniela Patrucco) inviammo alle associazioni ambientaliste nel 2009 manifestando la nostra preoccupazione sulla deriva che il Tavolo stava prendendo e annunciando le nostre dimissioni da rappresentanti ambientalisti, preoccupazione negli anni successivi rivelatasi fondatissima purtroppo!

 

 

PROGETTO ”ELABORAZIONE DELLE LINEE GUIDA PER IL MIGLIORAMENTO DELLA GESTIONE DEGLI ASPETTI AMBIENTALI CONNESSI ALLE ATTIVITÀ PORTUALI” (2010)

Il progetto a cui partecipai insieme con la dott.ssa Daniela Patrucco e il Prof. Manlio Marchetta (Università di Firenze) consisteva  nella realizzazione di una mappa georeferenziale che individuasse per ogni area del porto commerciale ma anche della cantieristica: emissioni potenziali e reali nonché gli obblighi di legge da rispettare e come erano rispettati dai singoli attori (vedi qui a fianco una scheda tipo propedeutica alla creazione della suddetta mappa). Un progetto consegnato in uno stato avanzato alla Autorità Portuale dell’epoca e poi lasciato a languire in un cassetto nella migliore tradizione occultista della burocrazia e della politica spezzina.

 

Il tutto poi senza dimenticare la sistematica violazione delle prescrizioni con le quali venne approvata la Valutazione di Impatto Ambientale del PRP da Ministero Ambiente e lo stesso PRP dal Consiglio Regionale della Liguria nel 2005-2006 per le quali rinvio ad un post apposito scritto recentemente QUI.

 

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