Un nuovo accordo che in barba alle vecchie prescrizioni del Piano Regolatore Portuale del 2006 avanza ulteriori sviluppi del traffico portuale in un quadro dove le misure ambientali efficaci restano lontanissime nonostante i proclami anche recenti.
Si poteva avere un equilibrio
diverso porto città? Io dico si ma ci sarebbe voluta un'altra classe dirigente
in Comune e in Regione dalla seconda metà degli anni 90 fino ad oggi.
Le occasioni ci sono state,
le proposte sono state avanzate, gli atti di approvazione dello sviluppo del
porto ponevano paletti importanti e un metodo per valutare lo stato di
avanzamento del PRP ma come è avvenuto in altre situazioni storiche (centrale Enel,
rigassificatore) ma anche più recenti (area ex IP) sono prevalsi gli interessi forti
che dall’esterno hanno governato le scelte strategiche della città governata da
una classe dirigente di posteggiatori.
Lo so non servirà a fermare quello che sta accadendo ma almeno si sappia che c'erano altre strade e che non si sono volute perseguire ne prima ne ora per responsabilità della classe dirigente politica e burocratica che abbiamo avuto fino ad ora. Come dire almeno si chiariscano le responsabilità e non si disegni lo sviluppo non pianificato e valutato del porto come una sorta di evento naturale ineluttabile, quindi vediamole queste occasioni, in sintesi, per questa città di smemorati compulsivi.
LA PROPOSTA
DI UN PROTOCOLLO PER UNA VALUTAZIONE PREVENTIVA DI IMPATTO AMBIENTE E SANITARIO
DELL’IMPATTO DEL PORTO SPEZZINO (1999)
Da Assessore all’Ambiente
nel 1999 avevo fatto sottoscrivere, dopo apposito incontro ufficiale, un impegno al Presidente
della Autorità Portuale dell’epoca ad elaborare insieme con le istituzioni pubbliche uno studio che mettesse a
confronto la situazione ambientale e sanitaria della zona est della città con
gli scenari di sviluppo del porto a cominciare dal previsto, già allora, terzo bacino. Uno studio che
sarebbe stato utile per capire quanto fosse sostenibile uno sviluppo
incontrollato del porto in una zona così densamente abitata. Ma appena
sottoscritto a parole quell’impegno venne cancellato il giorno dopo da chi lo aveva
sottoscritto. Come è finita è noto a tutti compreso il fatto che il
sottoscritto, completamente isolato anche dalla Amministrazione di cui faceva
parte, si dimise pochi mesi dopo per non avvallare lo scempio che avvenne negli
anni successivi.
LA PROPOSTA
DI UN VERA FASCIA DI RISPETTO A TUTELA DEI QUARTIERI LIMITROFI AL PORTO (2001)
Ho sempre ritenuto che si potessero tenere insieme
ambiente e sviluppo portuale e proprio per questo presentammonel 2001, come gruppo di professionisti, un progetto in
collaborazione addirittura con la Compagnia Lavoratori Portuali e Acam energia.
Il progetto teneva insieme:
1. la riduzione
drastica dell’impatto ambientale (soprattutto per aria e rumore) dell’attività
del porto nei confronti dei quartieri est della città;
2. la necessità di
non vedere nella fascia di rispetto solo uno strumento per risolvere i pur
importanti problemi ambientali della zona est ma anche per dare qualità
urbanistica, di spazi di vita pubblici, di nuove opportunità economiche ai
quartieri della zona, troppo penalizzati in questi anni da uno sviluppo poco
pianificato delle diverse attività industriali della zona;
3. la capacità di
sostenersi da solo economicamente grazie alle nuove opportunità dettate dalla,
già allora in vigore, normativa nazionale e comunitaria in materia di
produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili nonché dei finanziamenti
all’uso delle fonti rinnovabili quali appunto l’energia solare attraverso la
tecnica del fotovoltaico.
In particolare quel
progetto rispondeva (calcoli tecnici alla mano) alla problematica posta dallo
stesso giudizio di VIA del Ministero dell’Ambiente (pag. 37): “….. la prevista
fascia di rispetto cuscinetto, per determinare un’efficace difesa dell’area,
dovrebbe necessariamente assumere altezze fisiche ragguardevoli di
difficile realizzazione affinché il cono d’ombra acustica possa
determinare una perdita di inserzione significativa ai piani alti degli edifici
più prossimi al porto;”.
Ma non ci fu nulla da fare perché doveva vincere una parte sola e dovevano, al posto di una vera fascia di rispetto, essere realizzate le speculazioni edilizie che fanno ora bella mostra di se lungo il viale san Bartolomeo!
IL TAVOLO DI CONFRONTO PER L’ATTUAZIONE DEL PIANO REGOLATORE PORTUALE DEL 2006
Il Tavolo venne istituito
(con un odg del Consiglio Regionale N.B.) in tempi in cui ancora l’attuazione
del PRP del 2006 poteva essere valutata tenendo conto non solo delle
esigenze del porto ma anche delle migliaia di persone che vivono nei quartieri
del Canaletto e di Fossamastra. Quel Tavolo venne reso inutilizzabile da parte
dei Presidenti delle Autorità Portuali precedenti all'attuale e dagli Amministratori
comunali e regionali succedutesi in questi anni.
Voglio ricordare a tutti gli smemorati che ora servilmente accettano supinamente quello che sta accadendo al nostro golfo quanto era affermato all'articolo 3 del Regolamento del Tavolo di confronto, l'Assemblea dei partecipanti: "..... dovrà predisporre, sulla base del lavoro istruttorio della Commissione tecnica, documenti di indirizzo e di verifica/controllo in relazione:
1. alle modalità di
attuazione e allo stato di rispetto delle prescrizioni previste dal giudizio di
VIA
2. alla valutazione
degli ambiti o dello stato di attuazione del PRP
3. verificare la
tipologia e le modalità di approvazione/attuazione della fascia di rispetto
porto città anche alla luce dei primi due punti
4. alla costruzione del
percorso di implementazione di un Sistema di Gestione Ambientale per l'area
portuale".
Domande:
1. dove
sono questi documenti di indirizzo e verifica/controllo?
2. perché non si è dato attuazione a quanto
previsto dal Protocollo operativo dei lavori del tavolo?
Il progetto a cui partecipai
insieme con la dott.ssa Daniela Patrucco e il Prof. Manlio Marchetta
(Università di Firenze) consisteva nella realizzazione di una mappa
georeferenziale che individuasse per ogni area del porto commerciale ma
anche della cantieristica: emissioni potenziali e reali nonché gli obblighi di
legge da rispettare e come erano rispettati dai singoli attori (vedi qui a fianco una scheda tipo propedeutica alla creazione della suddetta mappa). Un progetto consegnato
in uno stato avanzato alla Autorità Portuale dell’epoca e poi lasciato a
languire in un cassetto nella migliore tradizione occultista della burocrazia e
della politica spezzina.
Il tutto poi senza
dimenticare la sistematica violazione delle prescrizioni con le quali venne
approvata la Valutazione di Impatto Ambientale del PRP da Ministero Ambiente e
lo stesso PRP dal Consiglio Regionale della Liguria nel 2005-2006 per le quali
rinvio ad un post apposito scritto recentemente QUI.
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