mercoledì 6 luglio 2022

Il rapporto del Gestore Mercati Energetici dimostra l’inutilità delle deroghe ambientali per accelerare le decisioni sulle infrastrutture del GNL

Il Gestore Mercati Energetici (QUI)  ha pubblicato la sua newsletter del giugno 2022 (QUI) dove, tra l’altro, ha analizzato situazione attuale e prospettive del Gas naturale liquefatto (GNL) nel mondo e in Europa.

Una analisi che dimostra come l’accelerazione semplificatoria per realizzare infrastrutture di trasporto e rigassificazione del GNL (in deroga ad importanti norme ambientali, vedi QUI e QUI) non sia giustificata dalla emergenza in atto visti i tempi di realizzazione delle stesse ma anche la situazione internazionale del rapporto rigassificatori impianti di liquefazione oltre ai costi delle componenti per realizzare dette infrastrutture per non parlare dello stato attuale dei contratti a lungo termini per il mercato del GNL che rendono poco flessibili il suo trasferimento in zone diverse del pianeta.

Vediamo in particolare cosa afferma il Gestore Mercati Energetici nella sua newsletter…

 

 

DOMANDA E OFFERTA GNL: DATI 2021

Il fattore che più ha caratterizzato lo scorso anno non risiede tanto nella crescita della domanda (peraltro ampiamente prevista da tutti i principali scenari di riferimento), quanto in un’offerta che ha arrancato nello stare al passo con la richiesta di energia proveniente non solo dai paesi asiatici, tradizionali buyers di GNL, ma anche dal Sud America. Squilibrio domanda/offerta che si è riflesso sui prezzi, giunti a livelli record, e che ha reso evidente la forte interdipendenza dei mercati e la loro vulnerabilità, che si è acuita drammaticamente a seguito della delicata situazione di crisi susseguente all’invasione della Russia in Ucraina. Un game changer che sta ridefinendo gli equilibri di mercato, in cui GNL è destinato ad avere un ruolo sempre più pivotale.

 

Domanda 2021

Sul lato delle importazioni (6.278 milioni di mc, 66,4 TWh) si rilevano volumi di gas in ingresso per 5.150 milioni di mc (54,5 TWh) tramite gasdotto e per 1.127 milioni di mc (11,9 TWh) tramite GNL.

Dopo il modesto aumento del 2020 (+0,4% vs il 2019), nel 2021 il commercio internazionale di GNL ha registrato una crescita più significativa: +4,5% secondo il rapporto annuale stilato da GIIGNL1 (associazione che raggruppa i principali importatori di gas naturale liquefatto) e +6% per l’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE)2.

Così come tutte le altre commodities energetiche, anche il gas naturale liquefatto ha risentito positivamente della ripresa economica che ha fatto seguito all’anno terribile della pandemia, anche se il tasso di crescita del 2021 è stato comunque inferiore rispetto al +13% del 2019 e al +8% medio annuo del periodo 2015-2019.

Il GNL ha rappresentato circa il 12% dei consumi mondiali di gas naturale. Lato domanda, ad assorbire la maggior parte dei volumi scambiati (73,2%) continua ad essere l’Asia, che complessivamente vede aumentare il suo import del 7,1% (raggiungendo i 272,5 Mt). L’incremento però non è generalizzato e riguarda primariamente la Cina che, da sola ha importato quasi 80 Mt (+15% sul 2020) superando, dopo decenni di indiscussa leadership, il Giappone come primo consumatore al mondo di GNL. A supportare la crescita dell’import cinese, che nel 2011 si attestava a soli 13,6 Mt, ha contribuito la marcata espansione della capacità di rigassificazione del paese che, negli ultimi 10 anni è quintuplicata, portandosi da 20 Mt del 2011 (appena 6 rigassificatori) a quasi 100 Mt (suddivisa fra 21 impianti) del 2021.

Registrano, invece, segno negativo, il Medio Oriente (-2,3%) - dove le maggiori importazioni del Kuwait (+31,3%) susseguenti all’entrata in funzione del terminale di rigassificazione AlZour, non sono riuscite a compensare il declino degli altri paesi importatori (UAE, Israele ed Egitto) - e l’Europa che vede contrarsi il suo import dell’8%. Riduzione, quest’ultima, fuori trend, a causa non di una minor richiesta (al contrario marcatamente sostenuta dato il calo della produzione interna, la riduzione dei flussi dai gasdotti russi e dalla necessità di ricostituire le scorte), ma del differenziale fra i prezzi agli hub europei e quelli spot asiatici, a tutto vantaggio di questi ultimi e tale da rendere molto più profittevoli per gli esportatori dirottare le metaniere a Oriente.

 

Offerta 2021

Nel 2021, maggiori volumi incrementali sono provenuti dagli Stati Uniti (+22,3 Mt) che hanno visto le proprie esportazioni aumentare di quasi il 50% a 67 Mt. La Malesia si conferma, per il secondo anno consecutivo, come il primo esportatore di GNL al mondo con 78,52 Mt, avendo sottratto il primato al Qatar

Oltre che dagli Stati Uniti, l’offerta aggiuntiva è arrivata dall’Egitto (+5,2 Mt) grazie alla ripartenza dell’impianto di Damietta, mentre minore è stato l’apporto di Algeria (+1,2 Mt), Malesia (+1,1 Mt) che vede la partenza della seconda struttura flottante di Petronas e Australia (+0,8 Mt). Nel 2021 è venuta, invece, a mancare, tra le altre, parte dell’offerta nigeriana (-4,1 Mt) a causa di operazioni di manutenzione agli impianti, quella di Trinidad e Tobago (-3,9 Mt) per mancanza di materia prima e quella norvegese (-2,9 Mt) a causa dei ritardi nel ripristino delle operazioni dell’impianto di Snovhit (Hammerfest) fermo per un incendio divampato nel 2020.


Stato impianti liquefazione gas: dati 2021

A fine 2021, nel mondo si contano quasi 60 impianti di liquefazione (vs i 24 del 2011), distribuiti in 22 Paesi, molti dei quali nel corso degli anni soggetti a un processo di espansione, che ha portato all’aggiunta di diversi treni di liquefazione, per una capacità complessiva di circa 462 Mt (278 Mt nel 2011). Di questi, 5 (1 in Argentina, ma attualmente fermo, 2 in Malesia, 1 in Australia e 1 in Camerun) sono strutture flottanti ubicate a mare.

Circa metà della capacità di liquefazione si trova nei tre principali produttori: Australia 87,1(19%) Mt, Stati Uniti 81,25 (18%) Mt e Qatar 77 Mt (17%).

La capacità di rigassificazione mondiale risulta nettamente superiore a quella di liquefazione, oltre il doppio e pari a 993 Mt. Sono circa 170 i rigassificatori costruiti nel mondo (erano 89, 10 anni fa) suddivisi in 44 paesi, ultimo dei quali la Croazia, entrata nel club degli importatori nel 2021 con la partenza del terminale ubicato nell’isola di Krk. Di questi, una trentina sono strutture flottanti (per una capacità di circa 115 Mt), opzione sempre più preferita dagli importatori in ragione della sua flessibilità, di minori costi e tempi di realizzazione e, verosimilmente, di una minore opposizione locale rispetto alle infrastrutture onshore

Il differenziale molto ampio fra capacità di rigassificazione e importazioni di GNL spiega perché, anche nel 2021, il tasso di utilizzo medio dei rigassificatori, a livello mondiale, si sia attestato al 37,5%, in linea con il 2020, ma leggermente più basso del 2019 (38,6%).

 

 

TENDENZE 2022

Nel primo trimestre 2022, gli scambi internazionali di GNL sono cresciuti del 7% rispetto al pari periodo 20216. A sostenere i consumi di gas naturale liquefatto è stata soprattutto una maggiore richiesta da parte dell’Europa che, nel Q1 2022, ha visto l’import aumentare del 70% per compensare i ridotti flussi di gas piped (condotte, soprattutto dalla Russia) e per ricostituire il più possibile le scorte, che hanno toccato, alla fine della stagione dei prelievi, livelli di riempimento fra i più bassi degli ultimi anni.

Buona parte dell’offerta aggiuntiva è arrivata dagli Usa che hanno visto il loro export aumentare del 27% in confronto al pari trimestre 2021. Se guardiamo poi complessivamente all’anno 2022, l’AIE indica un aumento, a livello globale, degli scambi di GNL nell’intorno del 5%, trainati dal Vecchio Continente che, da solo, dovrebbe assorbire circa 20 Mtpa di volumi aggiuntivi. Più modesta la crescita della Cina (+3%) e degli altri paesi asiatici, che saranno più sensibili all’andamento dei prezzi, in questo caso più alti in Europa e quindi tali da attrarre gli esportatori.

 

Domanda

Diversi paesi europei si stanno affrettando per dotarsi di nuove infrastrutture di rigassificazione per tagliare le importazioni russe via gasdotto. L’opzione preferita è quella delle strutture flottanti di rigassificazione (FRSUs) che possono essere installate in tempi più rapidi rispetto ai terminali onshore. L’urgenza si pone, soprattutto, per quei paesi la cui dipendenza dal gas russo è elevata e per cui il blocco delle forniture avrebbe ripercussioni gravi, o per quelli che, non avendo accettato di pagare il gas in rubli, hanno già subito la chiusura dei rubinetti da parte di Mosca. Tra primi si citano la Germania, che attraverso le sue compagnie Uniper e RWE, ha fatto richiesta per ben 4 strutture flottanti [NOTA 1] e si sta muovendo attraverso i suoi canali politico-commerciali, per siglare accordi di vendita di lunga durata, come quello preliminare firmato da RWE con la statunitense Sempra Infrastructure per la fornitura quindicennale di 2,5 Mtpa di GNL USA [NOTA 2].

Per il primo dei quattro rigassificatori offshore, quello presso Wilhelmshaven, sono stati già avviati i lavori e si attende l’inizio dell’operatività per fine 2022. Anche l’Italia sta procedendo in tal senso, avendo previsto l’installazione di due navi rigassificatrici presso le proprie coste, una delle quali acquistata già a fine maggio da Snam dalla Golar LNG9, mentre per la seconda sono state avviate le trattative per l’acquisto entro fine giugno, così come la Francia con TotalEnergies pronta a installarne una a La Havre, nel Nord del paese.

 

Offerta

invece, quelli più dinamici sono sicuramente gli Stati Uniti. Vuoi per ragioni squisitamente politiche, vuoi per le caratteristiche di un settore, quello del GNL, giovane e con potenzialità di crescita, il paese a stelle strisce si sta dimostrando, almeno sulla carta, disponibile a soccorrere un mercato in affanno, immettendo volumi aggiuntivi di GNL (che a marzo hanno toccato il record di 12 mld piedi cubi/g) e promettendone ulteriori per i prossimi anni (si veda l’accordo con l’UE per la fornitura di almeno 15 mld mc di GNL nel 2022, fino ad arrivare a 50 entro il 2030).. Negli USA molti progetti per nuovi liquefattori, il cui iter autorizzativo o i lavori di costruzione procedevano a rilento, hanno ripreso la loro corsa, mentre molti di quelli in stand by o addirittura abbandonati tornano in auge. Per alcuni di questi, inoltre, si riescono a strappare anche i primi contratti di lungo termine [NOTA 3], indispensabili per favorire il progresso di progetti così costosi e time-consuming.

Emerge una difficoltà da parte dei producers russi a proseguire lo sviluppo dei loro progetti GNL. L’uscita di massa dal paese delle compagnie estere e quindi il venire meno di capitali, ma soprattutto di tecnologie ed expertise, sta rallentando l’avanzamento di molti progetti, fra cui l’Artic LNG-2 e la produzione di quelli già operativi come Sakhalin II e Yamal, ridimensionando le velleità del Cremlino di diventare anche un super esportatore di questa commodity.

 

 

I RISCHI PER IL GNL ANCHE LEGATI AL PROTRARSI DEL CONFLITTO IN UCRAINA

Diversi istituti di ricerca, da Bruegel (QUI) a IEEFA (QUI) a Rystad (QUI), avanzano dubbi sul fatto che sia possibile in maniera rapida un riequilibrio del mercato, così come non è automatico reindirizzare carichi dall’Asia all’Europa. Situazione che diventerebbe ancor più critica, se il gas russo dovesse mancare.

Tutto questo sia per le evidenti complessità infrastrutturali e logistiche sopra rilevate (vedi confronto capacità di rigassificazione contro capacità di liquefazione) ma anche per altre tre ragioni di primaria importanza:

La prima ragione: l’offerta continuerà a faticare a tenere il passo ad una domanda che corre veloce. Per Rystad, nel 2022, a fronte di una domanda di GNL pari a 436 Mt, l’offerta sarà solo di 410 Mt. Ancora oggi è indisponibile una parte di capacità di liquefazione a causa di manutenzioni, guasti o mancanza di materia prima. Pensare che vi si possa sopperire a breve con nuovi progetti appare velleitario. Per quanto, infatti, l’impennata della domanda abbia ridato vigore a progetti che sembravano ormai dimenticati, realizzare infrastrutture di tale portata richiede tempi inevitabilmente lunghi (i primi si attendono non prima del 2024). Inoltre i costi sono lievitati negli ultimi due anni almeno del 25% a causa del caro prezzi che sta interessando ogni tipo di materia prima (ad es. il costo dell’acciaio che serve a produrre i tanker di stoccaggio di un impianto di GNL è aumentato di oltre 10%, mentre quello del nickel è cresciuto di oltre il 40% da febbraio 2022)17. 

La seconda ragione: afferisce alle strutture contrattuali del mercato globale del GNL, che, come detto, rimangono prevalentemente legate a contratti di lungo termine pluriennali (mediamente 20 anni), riducendo quindi i margini di flessibilità nel dirottare carichi da un punto all’altro.

La terza ragione: il mercato dovrà fare i conti con prezzi che verosimilmente rimarranno molto elevati sul lungo periodo. Più dubbi che certezze, quindi, contraddistinguono i prossimi mesi, che rischiano di rivelarsi difficili, specie se il conflitto fra Russia e Ucraina dovesse prolungarsi oltremodo.




[NOTA 1] L’impianto di Wilhelmshaven dovrebbe avere una capacità di 7,5 mld di mc, mentre le altre 3 di 5 mld di mc

[NOTA 2] Sempra, Sempra Infrastructure and RWE Sign Heads of Agreement for U.S. LNG Supply, 25 maggio 2022

[NOTA 3] Energy Transfer LP annuncia un contratto di fornitura di 18 anni con la Sud Coreana SK Gas Trading LLC e uno per la fornitura ventennale con Gunvor Group Ltd. L'utility francese Engie SA ha bloccato quasi 2 milioni di tonnellate di GNL dall'impianto proposto da NextDecade Corp. e la malese Petronas ha accettato di acquistare 1 Mtpa per 20 anni dall’impianto

 

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