Nel post precedente (vedi QUI) ho trattato della delibera (il testo QUI insieme con tutti gli altri documenti
ufficiali sulla vicenda Piazza Verdi) che ha portato il Comune di Spezia a richiedere alla Regione Liguria la approvazione dello spostamento dei fondi europei
su piazza verdi ad altri interventi rientranti nel Progetto Integrato a suo
tempo presentato dal Comune e finanziabile nell’ambito del Fondo FESR.
Dopo la ricostruzione storica sulla stretta questione dei finanziamenti UE e delle menzogne del Comune nella vicenda di Piazza Verdi, come descritte nel post precedente, credo
sia utile ricostruire, al di la del merito che sarà deciso il prossimo 8
gennaio dal Consiglio di Stato, gli
errori procedurali ed istruttori del Comune che hanno portato alla situazione
attuale. Questo per sgombrare una volta per tutte il campo anche dalle responsabilità reali su chi ha prodotto la attuale situazione di sconvolgimento, che dura da oltre due anni, di un area nevralgica per la nostra città come Piazza Verdi.
Primo errore
Se l’Amministrazione Comunale avesse
avviato fin dalla autorizzazione della Soprintendenza (poi revocata) del
novembre 2012, la procedura di verifica dell’interesse culturale, il Ministero
e i suoi organi periferici regionali non avrebbero potuto sospendere il cantiere
nel giugno 2013. Quindi è l'inerzia del Comune e dei
suoi dirigenti che ha prodotto i motivi di illegittimità della procedura. Certo da un punto di vista legale sulla
illegittimità di questo comportamento del Comune la parola fine la dirà il
Consiglio di Stato, ma ripeto senza quella stupida ed arrogante inerzia degli uffici
Comunali, la Soprintendenza non avrebbe avuto alcun motivo, legale, per
sospendere il cantiere.
Secondo errore
Se il Comune era sicuro della legittimità
del suo operato avrebbe dovuto impugnare subito al TAR la sospensione del
giugno 2013, chiedendo subito la
sospensiva ed evitando nelle more di aprire il cantiere. Sarebbero bastate
poche settimane. Invece il Comune non ha fatto ricorso, ha aperto il cantiere
senza di fatto poter lavorare per molti mesi producendo un danno a tutta la
collettività.
Insomma il Comune non ha ne adempiuto alla richiesta della Soprintendenza (di svolgere la dichiarazione di interesse culturale 2012) e neppure la ha contestata dopo (con il ricorso giugno 2013), perdendo così almeno 1 anno di tempo.
Terzo errore
Se la Direttrice delle Istituzioni
Culturali non avesse sbagliato clamorosamente la data di piantumazione del
filare dei pini, la Soprintendenza non avrebbe avuto molti argomenti per poter
contestare il progetto e l’iter della sua elaborazione/approvazione e quindi
non avrebbe potuto utilizzare questo come argomento fondante per la revoca
della prima autorizzazione del novembre 2012. È sufficiente leggere in questo l’atto
di avvio del procedimento di riesame e annullamento di ufficio di detta
autorizzazione inviata dalla Soprintendenza in data 19/7/2013 (vedi QUI).
Quarto errore
Gran parte dei rallentamenti dei lavori del
cantiere soprattutto nell’estate scorsa non sono stati determinati dalla
opposizione di comitati e associazioni, ma da un ulteriore errore imputabile
alla sola Amministrazione Comunale. In particolare i rallentamenti del cantiere nella parte
esterna della piazza per i ritrovamenti di reperti archeologici sono il frutto,
anche in questo caso, di una carenza istruttoria già rilevata dalla apposita
Soprintendenza che nel maggio del 2012 sottolineava una non adeguata
procedura nella elaborazione del progetto sotto il profilo della normativa sul
vincolo archeologico, ricordando che al momento dell’inizio degli scavi doveva
essere coinvolta la detta Soprintendenza al fine di verificare che le suddette
carenza non potessero produrre danni a beni rientranti in tale vincolo.
Quinto errore
Il
quinto errore è in buona parte un aggravamento dei primi tre errori sopra
elencati. Infatti aver incaricato avvocati esterni al Comune ha prodotto un
ulteriore spesa per le casse comunali ed una chiara delegittimazione dell’ufficio
legale del Comune.
Sesto errore
Nonostante
la Nota della Direzione Regionale per
i Beni Culturali (vedi QUI) che nella giornata del 21 maggio annunciava la
decisione di impugnare la sentenza del TAR al Consiglio di Stato, il Comune la
mattina dopo decise di tagliare tutti i pini, peraltro dopo aver annunciato
formalmente alla stessa Direzione, che avrebbe tagliato solo quelli
pericolanti. Non solo ma con la sua Nota la Direzione Regionale comunicava al
Comune la propria interpretazione giuridico amministrativa delle conseguenze
della sentenza del TAR.
Affermando che occorreva comunque una nuova procedura di verifica dell’interesse
culturale esistente sulla piazza (filare dei pini compreso) visto che quella
precedente era stata annullata dal TAR. Per cui per abbattere i pini occorreva
una autorizzazione specifica della Direzione compresi quelli presunti
pericolanti.
Nonostante ciò come sappiamo il Comune ha
deciso comunque di tagliare in una sola mattinata l’intero filare.
In questo modo, e qui sta l’errore, ennesimo
di dirigenti e amministratori, si è esposto il Comune e i suoi rappresentanti
al rischio di condanna per danno erariale soprattutto nel caso in cui la sentenza
di merito dovesse confermare il pronunciamento, in sede cautelare, del
Consiglio di Stato.
CONCLUSIONI
Come si vede e a prescindere da quello che
deciderà nel merito il Consiglio di Stato è stata l’arroganza e la incompetenza
di Amministratori e Dirigenti del Comune a creare i presupposti per il blocco
del progetto su Piazza Verdi.
Questo se si vuole fare una analisi obiettiva
dei fatti e degli atti a prescindere dalle ragioni in punto di diritto dei
diversi contendenti nella vicenda su Piazza Verdi.
A meno
qualcuno non voglia sostenere la tesi veramente balzana in una democrazia
rappresentativa, che chi si oppone ad una scelta amministrativa usando le vie
legali sbaglia a prescindere perché “non bisogna mai disturbare il manovratore”!
Insomma chi amministra la cosa pubblica non deve preoccuparsi solo di decidere ma anche come decidere e valutare pure le conseguenze delle proprie decisioni!
Nessun commento:
Posta un commento