venerdì 1 novembre 2013

Outlet Brugnato: decisione inefficiente e legge regionale incostituzionale.

Non ho mai visto un progetto, come quello dell'outlet di Brugnato,  così discutibile come impatto socio economico sull'intero territorio provinciale e al contempo così sponsorizzato da tutti , non solo e non tanto dai mass media locali (dove sia pure saltuariamente un minimo di spazio ai critici è stato dato),  ma soprattutto  da: politici, tecnici, sindacati,  e, addirittura, una associazione ambientalista , il partitino dei Verdi e le associazioni ufficiali dei Commercianti.   

Questa vera e propria campagna sistematica di sostegno, sarebbe di per se legittima ovviamente se fosse promossa dai chi vuole realizzare l’outlet.  Fa specie invece che di questa campagna quasi senza se e senza ma facciano parte anche mass media, istituzioni pubbliche (che per loro natura dovrebbero essere superpartes) a cominciare dalla Prefettura.

Questo anche perché questa campagna arriva  a nascondere ( o quantomeno a sottovalutare) i seguenti dati di fatto: 

1. le lacune istruttorie che hanno portato alla autorizzazione dell’outlet
2. la verità  per cui di un centro commerciale si tratta e non di un insieme di negozi di vicinato intorno ad una piazza
3. che gli assunti nelle singole attività (che formeranno il centro commerciale) saranno a carico completo di chi li aprirà e quindi se le attività chiuderanno le persona andranno a spasso con buona pace delle ipocrite sigle sindacali
4. che non è stato fatto un vero studio sull'impatto socio economico e quindi occupazionale sul comparto del commercio nella provincia di Spezia , quindi sui potenziali posti di lavoro persi se l’outlet decollerà economicamente (vedi QUI)
5. che non esiste una viabilità adeguata in uscita ed entrata dal casello di Brugnato
6. che pende al TAR un giudizio di merito su tutto il progetto

Voglio essere chiaro non sto dicendo che  mass media, istituzioni pubbliche, associazioni di categoria etc.  dovrebbero schierarsi a favore o contro  l’outlet, ma una maggiore capacità di indagine critica questa si la pretenderei.

Mi chiedo infatti perché in questa provincia dobbiamo sempre subire passivamente ogni scelta di uso del territorio senza prima poter discuterne con rigore la legittimità delle procedure, le carenze istruttorie, gli impatti ambientali e soprattutto nel caso in esame quelli socio economici complessivi.  

Ce la faremo prima o poi a confrontarci serenamente, od ogni volta dovremo assistere a queste campagna unidirezionali dove chi ha una posizione critica non ha le stesse possibilità di esprimere le proprie opinioni e soprattutto chi ha dovere di  informare non mette sotto la lente anche gli aspetti critici delle questioni senza dover essere imbeccato da qualche comunicato dei soliti ambientalisti rompiballe?

Sono domande che meriterebbero risposte dai rappresentanti dei mass media ma anche dalla classe politico amministrativa che governa il nostro territorio.   

Vorrei poter vivere in un territorio in cui il tifo venga lasciato allo stadio Picco, dove è giusto che stia, mentre il dibattito pubblico dovrebbe alimentarsi di un confronto trasparente, fondato sul merito e non sugli anatemi o peggio ancora sulla rimozione delle criticità.  
Non ci sono cittadini che amano più il territorio e altri che amano più l'occupazione, io sono figlio di un metalmeccanico e so cosa sia il valore del lavoro, ma so anche che è finito il tempo dei ricatti occupazionali, vogliamo discutere di un nuovo uso del territorio e siamo in grado di dimostrare che questo è possibile.

Il problema quindi non è ridurre tutto alla domanda: “sei a favore o contro”, ma  permettere di costruire processi di valutazione che  prima della decisione finale permettano di valutare tutti gli interessi e rischi in gioco non solo ambientali ma anche economici, sociali ed occupazionali.

Non vorrei più vedere  documenti ufficiali di enti pubblici propedeutici che affermano come nel caso dell’outlet: ““……. la capacità di attrazione ed il carico urbanistico introdotti dalla tipologia insediativa in esame costituiscono dei temi che avrebbero dovuto essere affrontati alla scala territoriale. Solo attraverso il riconoscimento della dimensione vasta dell’influenza dell’intervento si possono valutare gli effetti sull’intero sistema economico (che interessano un bacino sicuramente superiore alla sola Val di Vara) e le esigenze di accessibilità territoriale che allo stato delle conoscenze non sono ancora pienamente quantificabili. A tal proposito, come evidenziato nella istruttoria, il quadro programmatico di riferimento risulta al momento caratterizzato da alcuni aspetti di indeterminatezza, da cui la necessità di subordinare la compatibilità ambientale dell’intervento all’aggiornamento del PTCP e all’accertamento della conformità dell’intervento alla normativa e programmazione del commercio regionale. “ (rapporto propedeutico alla procedura di verifica sulla VIA e la VAS della Regione Liguria). 
Ce la faremo a cambiare approccio alle decisioni? Ce la faremo a capire che prima delle decisioni ci vogliono della valutazioni adeguate? Consentitemi di essere pessimista, ma allo stesso tempo sono determinato nel continuare questa battaglia per la trasparenza e l’efficienza dei processi decisionali strategici per il nostro territorio.  


LA INCOSTITUZIONALITÀ DELLA LEGGE LIGURE IN MATERIA DI APPLICABILITÀ DELLA VIA AI CENTRI COMMERCIALI

A tutto quanto sopra si aggiunge la recente sentenza della Corte Costituzionale sulla applicabilità della VIA ai centri commerciali che dimostra la potenziale incostituzionalità della legge ligure su questo aspetto e soprattutto  l’assoluto favore che tali progetti hanno avuto in Liguria anche in relazione alle valutazioni del loro impatto ambientale, come ho dimostrato in questo post  

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