Non
ho mai visto un progetto, come quello dell'outlet di Brugnato, così discutibile come impatto socio economico
sull'intero territorio provinciale e al contempo così sponsorizzato da tutti ,
non solo e non tanto dai mass media locali (dove sia pure saltuariamente un
minimo di spazio ai critici è stato dato), ma soprattutto da: politici, tecnici, sindacati, e, addirittura, una associazione ambientalista
, il partitino dei Verdi e le associazioni ufficiali dei Commercianti.
Questa
vera e propria campagna sistematica di sostegno, sarebbe di per se legittima
ovviamente se fosse promossa dai chi vuole realizzare l’outlet. Fa specie invece che di questa campagna quasi
senza se e senza ma facciano parte anche mass media, istituzioni pubbliche (che
per loro natura dovrebbero essere superpartes) a cominciare dalla Prefettura.
Questo
anche perché questa campagna arriva a nascondere
( o quantomeno a sottovalutare) i seguenti dati di fatto:
1. le lacune istruttorie
che hanno portato alla autorizzazione dell’outlet
2. la verità per cui di un centro commerciale si tratta e
non di un insieme di negozi di vicinato intorno ad una piazza
3. che gli assunti nelle
singole attività (che formeranno il centro commerciale) saranno a carico
completo di chi li aprirà e quindi se le attività chiuderanno le persona
andranno a spasso con buona pace delle ipocrite sigle sindacali
4. che non è stato fatto
un vero studio sull'impatto socio economico e quindi occupazionale sul comparto
del commercio nella provincia di Spezia , quindi sui potenziali posti di lavoro
persi se l’outlet decollerà economicamente (vedi QUI)
5. che non esiste una
viabilità adeguata in uscita ed entrata dal casello di Brugnato
6. che pende al TAR un
giudizio di merito su tutto il progetto
Voglio
essere chiaro non sto dicendo che mass
media, istituzioni pubbliche, associazioni di categoria etc. dovrebbero schierarsi a favore o contro l’outlet, ma una maggiore capacità di indagine
critica questa si la pretenderei.
Mi
chiedo infatti perché in questa provincia dobbiamo sempre subire passivamente
ogni scelta di uso del territorio senza prima poter discuterne con rigore la
legittimità delle procedure, le carenze istruttorie, gli impatti ambientali e
soprattutto nel caso in esame quelli socio economici complessivi.
Ce
la faremo prima o poi a confrontarci serenamente, od ogni volta dovremo
assistere a queste campagna unidirezionali dove chi ha una posizione critica
non ha le stesse possibilità di esprimere le proprie opinioni e soprattutto chi
ha dovere di informare non mette sotto
la lente anche gli aspetti critici delle questioni senza dover essere imbeccato
da qualche comunicato dei soliti ambientalisti rompiballe?
Sono
domande che meriterebbero risposte dai rappresentanti dei mass media ma anche
dalla classe politico amministrativa che governa il nostro territorio.
Vorrei
poter vivere in un territorio in cui il tifo venga lasciato allo stadio Picco,
dove è giusto che stia, mentre il dibattito pubblico dovrebbe alimentarsi di un
confronto trasparente, fondato sul merito e non sugli anatemi o peggio ancora
sulla rimozione delle criticità.
Non
ci sono cittadini che amano più il territorio e altri che amano più
l'occupazione, io sono figlio di un metalmeccanico e so cosa sia il valore del
lavoro, ma so anche che è finito il tempo dei ricatti occupazionali, vogliamo
discutere di un nuovo uso del territorio e siamo in grado di dimostrare che
questo è possibile.
Il
problema quindi non è ridurre tutto alla domanda: “sei a favore o contro”, ma
permettere di costruire processi di valutazione che prima della decisione finale permettano di
valutare tutti gli interessi e rischi in gioco non solo ambientali ma anche
economici, sociali ed occupazionali.
Non
vorrei più vedere documenti ufficiali di
enti pubblici propedeutici che affermano come nel caso dell’outlet: ““……. la capacità
di attrazione ed il carico urbanistico introdotti dalla tipologia insediativa
in esame costituiscono dei temi che avrebbero dovuto essere affrontati alla
scala territoriale. Solo attraverso il riconoscimento della dimensione vasta
dell’influenza dell’intervento si possono valutare gli effetti sull’intero
sistema economico (che interessano un bacino sicuramente superiore alla sola
Val di Vara) e le esigenze di accessibilità territoriale che allo stato delle
conoscenze non sono ancora pienamente quantificabili. A tal proposito, come
evidenziato nella istruttoria, il quadro programmatico di riferimento risulta
al momento caratterizzato da alcuni aspetti di indeterminatezza, da cui la
necessità di subordinare la compatibilità ambientale dell’intervento
all’aggiornamento del PTCP e all’accertamento della conformità dell’intervento
alla normativa e programmazione del commercio regionale. “
(rapporto propedeutico alla procedura di verifica sulla VIA e la VAS della
Regione Liguria).
Ce la faremo a
cambiare approccio alle decisioni? Ce la faremo a capire che prima delle
decisioni ci vogliono della valutazioni adeguate? Consentitemi di essere
pessimista, ma allo stesso tempo sono determinato nel continuare questa
battaglia per la trasparenza e l’efficienza dei processi decisionali strategici
per il nostro territorio.
LA INCOSTITUZIONALITÀ DELLA LEGGE LIGURE IN MATERIA DI APPLICABILITÀ
DELLA VIA AI CENTRI COMMERCIALI
A tutto quanto sopra si aggiunge la recente sentenza della
Corte Costituzionale sulla applicabilità della VIA ai centri commerciali che
dimostra la potenziale incostituzionalità della legge ligure su questo aspetto
e soprattutto l’assoluto favore che tali
progetti hanno avuto in Liguria anche in relazione alle valutazioni del loro
impatto ambientale, come ho dimostrato in questo post.
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