giovedì 11 gennaio 2024

"Abbattere la ciminiera" a Spezia: lo slogan per rimuovere il futuro dell’area Enel

Da giorni sui mass media locali e sui social si è sviluppata una “gara” a dimostrare un ambientalismo specioso fondata sulla richiesta “dura e pura” di abbattere la ciminiera della ex centrale a carbone. Così politici, presunti pensatori locali e ambientalisti si sono scatenati per distruggere il “mostro”. Tutta gente, tranne rarissime eccezioni, che non ho mai visto a fianco nella lunga vertenza contro la presenza della centrale quando funzionava e inquinava la salute e l’ambiente a Spezia. Dove erano, ad esempio tutti questi ambientalisti (non solo a sinistra ma anche tra quelli che ora governano) quando nel 2013 la centrale venne nuovamente autorizzata in modo inadeguato per tutelare ambente e salute regalandoci altri anni di carbone come spiegai QUI. In pochissimi combattemmo quell’ultima vertenza mentre gli altri ci spiegavano che l’autorizzazione avrebbe prodotto la chiusura della centrale quando anche i sassi sanno che la chiusura del carbone è stata una scelta di Enel con il progetto futur-E nonostante le balle raccontate da anni dall’attuale Sindaco di Spezia degno erede, nel raccontare narrazione infondate, di quello precedente.

Nessuno di questi “ambientalisti” dell’ultima ora che sappia invece produrre una analisi critica su quello che ad oggi non è stato fatto o è stato fatto per capire quale futuro dell’area della ex centrale di Vallegrande per evitare altre porcate ambientale che intravedo da tempo e di cui nessuno tratta seriamente come spiego nel resto del post che segue…

Allora parliamo di merito quello che politici e ambientalisti non sanno fare su questo tema del futuro ma anche del presente dell’area della ex centrale enel. Non sanno entrare nel merito perché la politica, ragionamento che sviluppo nell’ultima parte del post, non ha saputo produrre un vero progetto complessivo di riconversione industriale dell’area come se la pianificazione urbanistica (al di là delle propagandistiche variantine sulle industrie insalubri) fosse compito di chi è proprietario dei terreni!


 


INTANTO ANALIZZIAMO COSA PENSA LA REGIONE LIGURIA SUL FUTURO DELL’AREA ENEL

La Giunta della Regione Liguria nel rispondere ad una interrogazione di qualche tempo fa sulla decisione di Enel di rinunciare al progetto sull’idrogeno valley ha svelato la cultura di chi oggi governa il nostro territorio (non diversa da quella di chi lo ha governato per decenni passati): decidono le lobby e gli amministratori si limitano a fare i camerieri apparecchiando la tavola per chi decide e ha potere e soldi per imporre le proprie scelte

La tesi della Regione espressa nella risposta alla sopra citata interrogazione è così riassumibile: l’area è di proprietà dell’Enel per cui li questa società fa quello che gli pare. In un attimo sono spazzate via le competenze degli enti pubblici in materia di pianificazione urbanistica ed energetica, per non parlare degli incentivi pubblici in gioco attivabili su progetti di riconversione di aree industriali che la Regione non ha saputo attivare in tempi utili come ho ampiamente dimostrato a suo tempo in questo post QUI.

 



LA QUESTIONE DELLA BONIFICA DELL’AREA DELLA EX CENTRALE A CARBONE

Enel in una recente audizione istituzionale ha dichiarato che la bonifica dell’area della centrale a carbone è conclusa. Non è vero come è chiaro per chiunque conosca quell’area.

Se siamo al punto di non avere chiarezza sullo stato della bonifica dell’area della ex centrale è che questo problema è stato lasciato nelle mani dell’Enel senza un protocollo che le autorità pubbliche avrebbero dovuto predisporre fin dal momento della chiusura della centrale:

1. ricognizione di tutta la normativa interferente con bonifiche analizzando specificamente gli spazi che, la vigente normativa e la giurisprudenza della corte di giustizia e nazionale, conferiscono alle amministrazioni pubbliche nell’imporre la bonifica in base al principio chi inquina paga e nel coinvolgere investitori privati: vedi ad es.  QUI .

2. buone pratiche di bonifiche di aree con ex centrali a carbone 

3. ricognizione dei sistemi di finanziamento europei e anche privati (banche istituti di crediti, fondi) per riconversioni di aree 

4. ricognizione di buone pratiche di riconversione di aree industriali assimilabili.

 

SUL BANDO DEI FINANZIAMENTI PER I PROGETTI SULL’IDROGENO: LE DOMANDE SENZA RISPOSTE DA PARTE DELLA REGIONE LIGURIA

Come afferma l’articolo 7 del Decreto 21 ottobre 2021 le Regioni sono soggetti attuatori dei finanziamenti statali previsti, attraverso apposito bando che si basa sul bando tipo emanato con Decreto Ministeriale n° 427 del 2022. Secondo il bando tipo spetta alle Regioni vagliare una serie di criteri per concedere il finanziamento quali:

d) essere siti su cui sia possibile realizzare uno o più impianti di generazione di energia elettrica rinnovabile di capacità adeguata al processo di produzione dell’idrogeno, da intendersi come capacità di detti impianti di soddisfare potenzialmente anche in quota parte quanto previsto dall’articolo 5, comma 2, lettera e) (capacità totale pari almeno al 20 per cento della potenza elettrica dell’elettrolizzatore stesso);

e) essere siti non contaminato ai sensi del Titolo V, Parte IV del D.lgs. del 3 aprile 2006, n. 152 ovvero, qualora contaminato, sito nel quale la realizzazione dei progetti, degli interventi e dei relativi impianti di cui ai punti precedenti, oggetto di finanziamento, siano realizzati senza pregiudicare né interferire con il completamento della bonifica e senza determinare rischi per la salute dei lavoratori e degli altri fruitori dell’area;

f) essere già dotato, o potenzialmente dotabile mediante riattivazione o adeguamento, delle seguenti caratteristiche infrastrutturali: i. connessione alla rete elettrica; ii. risorse d’acqua adeguate alla produzione di idrogeno rinnovabile; iii. connessione alla rete gas; iv. accesso alla rete stradale;

g) sito contiguo o prossimo, ovvero distante non più di 50 chilometri, ad un’area caratterizzata dalla presenza di industrie e/o altre utenze che possano esprimere una domanda potenziale di idrogeno, anche parziale rispetto alla quantità di idrogeno producibile dall’impianto. La distanza di cui al primo periodo è calcolata considerando il perimetro del sito presso cui è installato l’elettrolizzatore e il perimetro del sito della prima utenza potenziale individuata.”


Le domande che sorgono da quanto sopra riportato sono

1. la Regione Liguria una volta pubblicato il bando con la DGR 26 gennaio 2023, abbia verificato nel confronto con il titolare dell’area (Enel) la realizzabilità del progetto e se l’arresto attuale sia dovuto dalla difficoltà a rispettare qualcuno di quei criteri o altri motivi? Quello sulla non sostenibilità economica citato dalla risposta dell'assessore regionale ligure mi pare come dire piuttosto generico!

2. Ma soprattutto Enel ha mai presentato la documentazione per presentare il progetto sull’idrogeno come previsto dall’appendice A allegata alla DGR 26 gennaio 2023? 

3. Visto che il termine, secondo l’articolo 10 della DGR 26 gennaio 2023, scadeva il 24 febbraio 2023, la Regione ha sollecitato Enel in questo senso? 

4. C’è un rapporto di confronto dove Enel ha motivato queste sue inadempienze? Se fossero state presentate domande di agevolazione la Regione Liguria ha mai utilizzato le procedure su revoca e rinunce previste dall’articolo 18 della DGR 26 gennaio 2023?

Domande che restano ad oggi senza risposte chiarificatrici anche se in realtà Enel molto probabilmente possiamo supporre che non ha mai presentato detta documentazione di cui alla citata appendice A. Non solo ma esiste una graduatoria di soggetti che hanno presentato domanda delle agevolazioni ai sensi dell’articolo 13 della DGR 26 gennaio 2023 visto che chi presentava domanda doveva dimostrare di avere la disponibilità dell’area secondo l’appendice A?

 



LE RESPONSABILITÀ DELLA REGIONE E DEL COMUNE DI SPEZIA NEL NON AVERE MAI AVUTO (ANCHE CON LE GIUNTE DI CENTRO SINISTRA E ORA ANCORA DI PIÙ CON IL CENTRO DESTRA) UN METODO PER AFFRONTARE IL FUTURO DELL’AREA ENEL COME DIMOSTRA IL FAMOSO TAVOLO DI CONFRONTO

sul tavolo di confronto

Questo tavolo era stato costituito dalla Amministrazione comunale di centro sinistra ma diciamo la verità non aveva mai funzionato perché sia la giunta regionale dell’epoca ma anche la giunta comunale non si erano attrezzate per predisporsi su progetti o almeno linee strategiche credibili sul futuro dell’area in questione. L’unica cosa che seppero produrre le amministrazioni di centro sinistra fu lo studio commissionato all'ENEA (per il testo vedi QUI  e QUI). Un testo francamente utile per un seminario universitario sulle politiche energetiche territoriali ma che non fece fare un passo avanti concreto per individuare soluzione realistiche e nell’interesse generale del territorio e non solo delle solite lobby. Non a caso quel documento è rimasto nei cassetti del Comune anche quando governava il centro sinistra ed ora che governa il centro destra da anni.

Invece la giunta regionale di centro destra che è al governo dal 2015 cosa ha prodotto in questi anni: nulla! Si continua a limitarsi sul rinvio della palla ad Enel come se l’area della ex centrale appartenesse ad una repubblica indipendente!

Una Regione che ha un piano energetico un mero aggiornamento approvato nel 2017 (QUI) in un’epoca sideralmente lontana dalla attuale.

D’altronde la filosofia di approccio della giunta regionale a questo tema la si ricava nella parte finale della risposta alla interrogazione dove si chiede ad Enel consa farà nel prossimo piano strategico come se quest’ultimo fosse sostituibile con le competenze pianificatorie programmatorie oltre che di indirizzo politico della Regione, roba da matti!


sul protocollo Enel - Comune di spezia

L’ultimo protocollo sottoscritto con Enel dalla Amministrazione Comunale di centro destra ha come uniche certezze quello che Enel ha già da tempo presentato (quindi a prescindere dal protocollo) fotovoltaico e impianto di accumulo, e un progetto logistico legato ad una società promossa da Enel non certo dal Comune e tanto meno dalla Regione. Per il resto il Protocollo è una scatola vuota da riempire, anche gli allegati soprattutto il 2 non fanno altro che schematizzare il piano di demolizione di Enel.

Per il testo del Protocollo vedi QUI e per gli allegati 1 QUI e 2 QUI.

 

la sanatoria prodotta dal centro sinistra sulla possibilità di agire per una azione di risarcimento danni contro l’inquinamento della centrale a carbone

Infine, per ricordare a questa classe politica smemorata, il fatto che nei vari protocolli Enel-Comune (compreso l’ultimo citato sopra al punto 2) che si sono avvicendati in questi anni è stata rimossa la questione dei danni ambientali prodotti dalla presenza della centrale nel nostro territorio.  Così non si è mai voluto avviare un confronto con Enel, anche alla luce delle sentenze di condanna per l’inquinamento prodotto nel passato [vedi riquadro di seguito), sul risarcimento del danno ambientale da riconoscere alla città a prescindere dalla bonifica che è invece un obbligo di legge. 

La Perizia Annovi, Cocheo, Cruciani, (Perizia tecnica in incidente probatorio nei procedimenti n° 2540/91 R.G. notizie di reato e n° 6656/91 R.G. GIP contro Benedetti Luigi ed altri – Ufficio del GIP della Pretura Circondariale di La Spezia. Vol. I, Vol. II, Appendice) già nel gennaio 1993 affermava senza ombra di dubbio che: “Esiste un rapporto di causalità fra emissioni della CTE Enel e ricadute nelle zone limitrofe duplice, riguardando sia le immissioni non visibili che quelle visibili dalla popolazione” e che “E’ stato accertato che esiste un nesso di causalità fra funzionamento della centrale ed aumento della deposizione gravinometrica in alcune località limitrofe all’impianto”. Sulla base di quella perizia i dirigenti Enel patteggiarono la pena ammettendo la loro responsabilità per le ripetute emissioni anomale. Nel procedimento penale relativo alla violazione della legge Merli (in vigore all’epoca, siamo negli anni 90) il giudice, utilizzando le perizie dell’USL 12 e dell’IRSA relative al giudizio di legittimità davanti al TAR (sull’ordinanza di chiusura della CTE Enel per violazione dei limiti agli scarichi termici), stabilì che si fosse verificato un danno ambientale condannando i due direttori della CTE e riconoscendo i diritti alle parti civili attraverso una provvisionale di £. 50.000.000; tale somma doveva essere considerata un anticipo sul risarcimento totale del danno che, secondo la perizia a firma Prof. Finzi Contini (che sosteneva essere già in atto, e da tempo, una gravissima compromissione ambientale del golfo della Spezia), veniva prudenzialmente quantificato in 229 miliardi del vecchio conio. Ovviamente le varie Amministrazioni succedutesi in questi anni non solo non hanno mai attivato le cause civili possibili sulla base delle suddette sentenze penali ma neppure hanno posto la questione del risarcimento del danno ambientale sia al momento della autorizzazione del 1996 che ora in sede di rilascio dell’AIA e della relativa convenzione allegata. Anzi hanno perfino rimosso una relazione commissionata dalla stessa Amministrazione Comunale, grazie soprattutto alla azione dell’allora Avvocato Civico Accordon che nel Marzo 2000 aggiornava i costi dei danni ambientali prodotti dalla presenza della centrale nel nostro territorio.

Di questa rimozione ad oggi è certamente responsabile la attuale Amministrazione Comunale ma anche e ancora di più quella di centro sinistra che nella convenzione socioeconomica legata all’AIA rilasciata nel 2013 (QUI) aveva bellamente annullato questa responsabilità di Enel con i  cambio qualche miseria di terreni per altro mai utilizzati perché inquinati.

 



ATTENZIONE ALLA ZONA LOGISTICA SEMPLIFICATA ESTESA ALL’AREA ENEL: UN'ALTRA PROPOSTA DELLE LOBBY CHE GOVERNANO DA DECENNI QUESTA CITTà GRAZIE AD UNA CLASSE POLITICA DI POSTEGGIATORI

Non solo occorre anche rilevare come il sistema di incentivi per i progetti come quello citato nel bando regionale ligure che per ora peraltro come abbiamo visto è fermo al palo, tende a legarsi nel piccolo dibattito locale anche dentro una logica che non ponga al centro un vero risanamento e rilancio dell’area in questione nell’interesse generale della città e non delle solite lobby.  Non a caso si parla di legare il progetto di hydrogen valley con la zona logistica semplificata.

Si tratta delle zone pensate per le aree portuali e che, grazie anche a modifiche normative recenti, possono essere applicate al porto spezzino. L’obiettivo sembra quindi quello di perimetrare dentro la ZLS spezzina anche gran parte dell’area Enel e forse questo spiega la proposta di Enel di creare un deposito doganale per gestione container. Potrebbe essere questa la “merce di scambio” per ottenere l’assenso a far rientrare lo spazio occupato dalla centrale dentro il perimetro della costruenda ZLS. La seconda perplessità, sempre in relazione alla ZLS, è che far rientrare anche l'area Enel significa prima di tutto derogare alle norme ambientali accelerando procedure per tutte le principali autorizzazioni e valutazioni (VIA, VAS, AIA, AU, vincolo paesaggistico, urbanistica etc.). Non solo ma ZLS vuol dire (e qui non si capisce perché una proposta di ampliamento del perimetro si avanzata da chi si candida a Sindaco) che la gestione del Piano di Sviluppo finisce in mano ad un Comitato di Indirizzo dove contano Presidente della Autorità di Sistema Portuale, Regione e Ministeri mentre il Comune ha solo poteri consultivi.

Tutto questo in modo molto approfondito l’ho spiegato QUI.

 


 

INFINE: UNA PROPOSTA DI METODO SU QUALE PROTOCOLLO SUL FUTURO DELL'AREA DELLA CENTRALE ENEL SPEZZINA SAREBBE STATO NECESSARIO 

Ma soprattutto quello che è mancato soprattutto nell’ultimo Protocollo sul futuro dell’area in questione sottoscritto dalla Amministrazione Comunale attuale è stato un metodo per definire il futuro dell’area mettendo al centro un piano di riconversione fondato su questo metodo.

Occorreva e occorre che il Protocollo fosse il punto finale di un metodo di lavoro fondato su questi presupposti  

1. avviare immediatamente, coinvolgendo tutte le autorità tecniche competenti, uno studio del danno sanitario prodotto dalla centrale a carbone in questi anni ma anche da altre fonti inquinanti in atto nella zona, al fine di avere un quadro sulle reali criticità sanitarie necessario per qualsiasi discussione sul futuro uso delle aree attualmente occupate dalla centrale a carbone;

2. avvia un confronto pubblico (secondo la metodologia swot: punti di forza debolezza opportunità e minacce) con tutti gli interessi economici ma anche diffusi (quindi anche ambientali) per elaborare scenari di utilizzo dell’area applicando la metodologia della valutazione ambientale strategica di piani programmi al fine di individuare gli scenari più sostenibili sotto il profilo ambientale tenuto conto degli obiettivi di neutralità climatica della UE recepite dal Piano Nazionale Integrato energia e clima e relative aggiornamenti

3. il protocollo quindi avrebbe dovuto produrre, con i passaggi di cui ai punti 1 e 2, un vero e proprio piano di riconversione dell’area in rapporto con l’area vasta da sottoscrivere da tutti i soggetti istituzionali che possono avere un ruolo operativo (Ministeri Ambiente e Sviluppo Economico, Regione, Provincia della Spezia, Comuni di Spezia e Arcola). Piano/Programma presentato e discusso pubblicamente legato con studi di fattibilità economica sociale e ambientale poi approvato dai consigli comunali provinciale e regionale.    

 

L'occasione persa del metodo del progetto FUTUR-E

Che poi quello sopra esposto non è molto lontano dal metodo contenuto nel Progetto Futur-E di Enel (QUI) relativo alla dismissione di siti con impianti energetici convenzionali (a carbone, olio e gas) che non definiva una soluzione a priori ma un metodo in tre fasi: - ascolto del territorio, - manifestazione di interesse,- invio di proposte progettuali comprensive di offerte vincolanti per l’acquisizione del sito. Non avere saputo sfruttare da parte della classe politica questa opportunità esistente nel suddetto Progetto Futur-E ha permesso ad Enel di uscire dal confronto locale e limitarsi ad avanzare singoli progettini calati dall’alto che hanno prodotto lo stallo attuale

Non solo, aggiungo che, a conferma di quello che scrivo sul metodo, quello che afferma il Piano REPowerEU presentato dalla Commissione UE lo scorso 22 maggio 2022 (QUI). Questo documento pur contenendo una sezione che riguarda la accelerazione della diffusione dell’idrogeno afferma la necessità di pubblicare: “due atti delegati sulla definizione e la produzione di idrogeno rinnovabile per raccogliere le osservazioni del pubblico”.


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