Da giorni sui mass media locali e sui social si è sviluppata una “gara” a dimostrare un ambientalismo specioso fondata sulla richiesta “dura e pura” di abbattere la ciminiera della ex centrale a carbone. Così politici, presunti pensatori locali e ambientalisti si sono scatenati per distruggere il “mostro”. Tutta gente, tranne rarissime eccezioni, che non ho mai visto a fianco nella lunga vertenza contro la presenza della centrale quando funzionava e inquinava la salute e l’ambiente a Spezia. Dove erano, ad esempio tutti questi ambientalisti (non solo a sinistra ma anche tra quelli che ora governano) quando nel 2013 la centrale venne nuovamente autorizzata in modo inadeguato per tutelare ambente e salute regalandoci altri anni di carbone come spiegai QUI. In pochissimi combattemmo quell’ultima vertenza mentre gli altri ci spiegavano che l’autorizzazione avrebbe prodotto la chiusura della centrale quando anche i sassi sanno che la chiusura del carbone è stata una scelta di Enel con il progetto futur-E nonostante le balle raccontate da anni dall’attuale Sindaco di Spezia degno erede, nel raccontare narrazione infondate, di quello precedente.
Nessuno
di questi “ambientalisti” dell’ultima ora che sappia invece produrre una
analisi critica su quello che ad oggi non è stato fatto o è stato fatto per capire
quale futuro dell’area della ex centrale di Vallegrande per evitare altre
porcate ambientale che intravedo da tempo e di cui nessuno tratta seriamente
come spiego nel resto del post che segue…
Allora
parliamo di merito quello che politici e ambientalisti non sanno fare su questo
tema del futuro ma anche del presente dell’area della ex centrale enel. Non sanno entrare nel merito perché la politica, ragionamento che sviluppo
nell’ultima parte del post, non ha saputo produrre un vero progetto
complessivo di riconversione industriale dell’area come se la
pianificazione urbanistica (al di là delle propagandistiche variantine sulle
industrie insalubri) fosse compito di chi è proprietario dei terreni!
INTANTO ANALIZZIAMO COSA PENSA LA REGIONE LIGURIA SUL FUTURO
DELL’AREA ENEL
La
Giunta della Regione Liguria nel rispondere ad una interrogazione di qualche
tempo fa sulla decisione di Enel di rinunciare al progetto sull’idrogeno valley
ha svelato la cultura di chi oggi governa il nostro territorio (non diversa da
quella di chi lo ha governato per decenni passati): decidono le lobby e gli
amministratori si limitano a fare i camerieri apparecchiando la tavola per chi
decide e ha potere e soldi per imporre le proprie scelte
La
tesi della Regione espressa nella risposta alla sopra citata interrogazione è
così riassumibile: l’area è di proprietà dell’Enel per cui li questa società fa
quello che gli pare. In un attimo sono spazzate via le competenze degli enti
pubblici in materia di pianificazione urbanistica ed energetica, per non
parlare degli incentivi pubblici in gioco attivabili su progetti di
riconversione di aree industriali che la Regione non ha saputo attivare in
tempi utili come ho ampiamente dimostrato a suo tempo in questo post QUI.
LA QUESTIONE DELLA BONIFICA DELL’AREA DELLA EX CENTRALE A CARBONE
Enel
in una recente audizione istituzionale ha dichiarato che la bonifica dell’area
della centrale a carbone è conclusa. Non è vero come è chiaro per chiunque
conosca quell’area.
Se
siamo al punto di non avere chiarezza sullo stato della bonifica dell’area
della ex centrale è che questo problema è stato lasciato nelle mani dell’Enel
senza un protocollo che le autorità pubbliche avrebbero dovuto predisporre fin
dal momento della chiusura della centrale:
1. ricognizione
di tutta la normativa interferente con bonifiche analizzando specificamente
gli spazi che, la vigente normativa e la giurisprudenza della corte di
giustizia e nazionale, conferiscono alle amministrazioni pubbliche
nell’imporre la bonifica in base al principio chi inquina paga e nel
coinvolgere investitori privati: vedi ad es. QUI .
2. buone
pratiche di bonifiche di aree con ex centrali a carbone
3. ricognizione
dei sistemi di finanziamento europei e anche privati (banche istituti di
crediti, fondi) per riconversioni di aree
4. ricognizione
di buone pratiche di riconversione di aree industriali assimilabili.
SUL BANDO DEI FINANZIAMENTI PER I PROGETTI SULL’IDROGENO: LE DOMANDE
SENZA RISPOSTE DA PARTE DELLA REGIONE LIGURIA
Come
afferma l’articolo 7 del Decreto 21 ottobre 2021 le Regioni sono soggetti
attuatori dei finanziamenti statali previsti, attraverso apposito bando che si
basa sul bando tipo emanato con Decreto Ministeriale n° 427 del 2022.
Secondo il bando tipo spetta alle Regioni vagliare una serie di criteri per
concedere il finanziamento quali:
“d)
essere siti su cui sia possibile realizzare uno o più impianti di generazione
di energia elettrica rinnovabile di capacità adeguata al processo di produzione
dell’idrogeno, da intendersi come capacità di detti impianti di soddisfare
potenzialmente anche in quota parte quanto previsto dall’articolo 5, comma 2,
lettera e) (capacità totale pari almeno al 20 per cento della potenza elettrica
dell’elettrolizzatore stesso);
e)
essere siti non contaminato ai sensi del Titolo V, Parte IV del D.lgs. del 3
aprile 2006, n. 152 ovvero, qualora contaminato, sito nel quale la
realizzazione dei progetti, degli interventi e dei relativi impianti di cui ai
punti precedenti, oggetto di finanziamento, siano realizzati senza pregiudicare
né interferire con il completamento della bonifica e senza determinare
rischi per la salute dei lavoratori e degli altri fruitori dell’area;
f)
essere già dotato, o potenzialmente dotabile mediante riattivazione o
adeguamento, delle seguenti caratteristiche infrastrutturali: i. connessione
alla rete elettrica; ii. risorse d’acqua adeguate alla produzione di
idrogeno rinnovabile; iii. connessione alla rete gas; iv. accesso alla rete
stradale;
g)
sito contiguo o prossimo, ovvero distante non più di 50 chilometri, ad un’area
caratterizzata dalla presenza di industrie e/o altre utenze che possano
esprimere una domanda potenziale di idrogeno, anche parziale rispetto alla
quantità di idrogeno producibile dall’impianto. La distanza di cui al primo
periodo è calcolata considerando il perimetro del sito presso cui è installato
l’elettrolizzatore e il perimetro del sito della prima utenza potenziale
individuata.”
Le
domande che sorgono da quanto sopra riportato sono:
1. la
Regione Liguria una volta pubblicato il bando con la DGR 26 gennaio 2023,
abbia verificato nel confronto con il titolare dell’area (Enel) la
realizzabilità del progetto e se l’arresto attuale sia dovuto dalla difficoltà
a rispettare qualcuno di quei criteri o altri motivi? Quello sulla non
sostenibilità economica citato dalla risposta dell'assessore regionale ligure
mi pare come dire piuttosto generico!
2. Ma
soprattutto Enel ha mai presentato la documentazione per presentare il progetto
sull’idrogeno come previsto dall’appendice A allegata alla DGR 26 gennaio 2023?
3. Visto
che il termine, secondo l’articolo 10 della DGR 26 gennaio 2023, scadeva
il 24 febbraio 2023, la Regione ha sollecitato Enel in questo senso?
4. C’è
un rapporto di confronto dove Enel ha motivato queste sue inadempienze? Se
fossero state presentate domande di agevolazione la Regione Liguria ha mai
utilizzato le procedure su revoca e rinunce previste dall’articolo 18 della DGR
26 gennaio 2023?
Domande
che restano ad oggi senza risposte chiarificatrici anche se in realtà Enel
molto probabilmente possiamo supporre che non ha mai presentato detta
documentazione di cui alla citata appendice A. Non solo ma esiste una
graduatoria di soggetti che hanno presentato domanda delle agevolazioni ai
sensi dell’articolo 13 della DGR 26 gennaio 2023 visto che chi presentava
domanda doveva dimostrare di avere la disponibilità dell’area secondo
l’appendice A?
LE RESPONSABILITÀ DELLA REGIONE E DEL COMUNE DI SPEZIA NEL NON AVERE
MAI AVUTO (ANCHE CON LE GIUNTE DI CENTRO SINISTRA E ORA ANCORA DI PIÙ CON IL
CENTRO DESTRA) UN METODO PER AFFRONTARE IL FUTURO DELL’AREA ENEL COME DIMOSTRA
IL FAMOSO TAVOLO DI CONFRONTO
sul
tavolo di confronto
Questo
tavolo era stato costituito dalla Amministrazione comunale di centro
sinistra ma diciamo la verità non aveva mai funzionato perché sia la
giunta regionale dell’epoca ma anche la giunta comunale non si erano attrezzate
per predisporsi su progetti o almeno linee strategiche credibili sul futuro
dell’area in questione. L’unica cosa che seppero produrre le amministrazioni di
centro sinistra fu lo studio commissionato all'ENEA (per il testo vedi QUI e QUI).
Un testo francamente utile per un seminario universitario sulle politiche
energetiche territoriali ma che non fece fare un passo avanti concreto per
individuare soluzione realistiche e nell’interesse generale del territorio e
non solo delle solite lobby. Non a caso quel documento è rimasto nei cassetti
del Comune anche quando governava il centro sinistra ed ora che governa il
centro destra da anni.
Invece
la giunta regionale di centro destra che è al governo dal 2015 cosa
ha prodotto in questi anni: nulla! Si continua a limitarsi sul rinvio della
palla ad Enel come se l’area della ex centrale appartenesse ad una repubblica
indipendente!
Una
Regione che ha un piano energetico un mero aggiornamento approvato nel 2017 (QUI) in un’epoca
sideralmente lontana dalla attuale.
D’altronde
la filosofia di approccio della giunta regionale a questo tema la si ricava
nella parte finale della risposta alla interrogazione dove si chiede ad Enel
consa farà nel prossimo piano strategico come se quest’ultimo fosse
sostituibile con le competenze pianificatorie programmatorie oltre che di
indirizzo politico della Regione, roba da matti!
sul
protocollo Enel - Comune di spezia
L’ultimo
protocollo sottoscritto con Enel dalla Amministrazione Comunale di centro
destra ha come uniche certezze quello che Enel ha già da tempo presentato
(quindi a prescindere dal protocollo) fotovoltaico e impianto di accumulo, e un
progetto logistico legato ad una società promossa da Enel non certo dal Comune
e tanto meno dalla Regione. Per il resto il Protocollo è una scatola vuota da
riempire, anche gli allegati soprattutto il 2 non fanno altro che schematizzare
il piano di demolizione di Enel.
Per
il testo del Protocollo vedi QUI e per gli
allegati 1 QUI e 2 QUI.
la
sanatoria prodotta dal centro sinistra sulla possibilità di agire per una
azione di risarcimento danni contro l’inquinamento della centrale a carbone
Infine, per ricordare a questa classe politica smemorata, il fatto che nei vari protocolli Enel-Comune (compreso l’ultimo citato sopra al punto 2) che si sono avvicendati in questi anni è stata rimossa la questione dei danni ambientali prodotti dalla presenza della centrale nel nostro territorio. Così non si è mai voluto avviare un confronto con Enel, anche alla luce delle sentenze di condanna per l’inquinamento prodotto nel passato [vedi riquadro di seguito), sul risarcimento del danno ambientale da riconoscere alla città a prescindere dalla bonifica che è invece un obbligo di legge.
La Perizia Annovi, Cocheo, Cruciani, (Perizia tecnica in incidente
probatorio nei procedimenti n° 2540/91 R.G. notizie di reato e n° 6656/91 R.G.
GIP contro Benedetti Luigi ed altri – Ufficio del GIP della Pretura
Circondariale di La Spezia. Vol. I, Vol. II, Appendice) già nel gennaio 1993
affermava senza ombra di dubbio che: “Esiste un rapporto di causalità fra
emissioni della CTE Enel e ricadute nelle zone limitrofe duplice, riguardando
sia le immissioni non visibili che quelle visibili dalla popolazione” e che “E’
stato accertato che esiste un nesso di causalità fra funzionamento della
centrale ed aumento della deposizione gravinometrica in alcune località
limitrofe all’impianto”. Sulla base di quella perizia i dirigenti Enel
patteggiarono la pena ammettendo la loro responsabilità per le ripetute
emissioni anomale. Nel procedimento penale relativo alla violazione
della legge Merli (in vigore all’epoca, siamo negli anni 90) il giudice,
utilizzando le perizie dell’USL 12 e dell’IRSA relative al giudizio di
legittimità davanti al TAR (sull’ordinanza di chiusura della CTE Enel per
violazione dei limiti agli scarichi termici), stabilì che si fosse verificato
un danno ambientale condannando i due direttori della CTE e riconoscendo i
diritti alle parti civili attraverso una provvisionale di £. 50.000.000; tale
somma doveva essere considerata un anticipo sul risarcimento totale del danno
che, secondo la perizia a firma Prof. Finzi Contini (che sosteneva essere già
in atto, e da tempo, una gravissima compromissione ambientale del golfo della
Spezia), veniva prudenzialmente quantificato in 229 miliardi del vecchio conio.
Ovviamente le varie Amministrazioni succedutesi in questi anni non solo non
hanno mai attivato le cause civili possibili sulla base delle suddette sentenze
penali ma neppure hanno posto la questione del risarcimento del danno
ambientale sia al momento della autorizzazione del 1996 che ora in sede di
rilascio dell’AIA e della relativa convenzione allegata. Anzi hanno perfino
rimosso una relazione commissionata dalla stessa Amministrazione Comunale,
grazie soprattutto alla azione dell’allora Avvocato Civico Accordon che nel
Marzo 2000 aggiornava i costi dei danni ambientali prodotti dalla presenza
della centrale nel nostro territorio.
Di questa
rimozione ad oggi è certamente responsabile la attuale Amministrazione Comunale
ma anche e ancora di più quella di centro sinistra che nella convenzione
socioeconomica legata all’AIA rilasciata nel 2013 (QUI)
aveva bellamente annullato questa responsabilità di Enel con i cambio
qualche miseria di terreni per altro mai utilizzati perché inquinati.
ATTENZIONE ALLA ZONA LOGISTICA SEMPLIFICATA ESTESA ALL’AREA ENEL: UN'ALTRA
PROPOSTA DELLE LOBBY CHE GOVERNANO DA DECENNI QUESTA CITTà GRAZIE AD UNA CLASSE
POLITICA DI POSTEGGIATORI
Non
solo occorre anche rilevare come il sistema di incentivi per i progetti come
quello citato nel bando regionale ligure che per ora peraltro come abbiamo
visto è fermo al palo, tende a legarsi nel piccolo dibattito locale anche
dentro una logica che non ponga al centro un vero risanamento e rilancio
dell’area in questione nell’interesse generale della città e non delle solite
lobby. Non a caso si parla di legare il progetto di hydrogen valley
con la zona logistica semplificata.
Si
tratta delle zone pensate per le aree portuali e che, grazie anche a modifiche
normative recenti, possono essere applicate al porto spezzino. L’obiettivo
sembra quindi quello di perimetrare dentro la ZLS spezzina anche gran parte
dell’area Enel e forse questo spiega la proposta di Enel di creare un deposito
doganale per gestione container. Potrebbe essere questa la “merce di scambio”
per ottenere l’assenso a far rientrare lo spazio occupato dalla centrale dentro
il perimetro della costruenda ZLS. La seconda perplessità, sempre in relazione
alla ZLS, è che far rientrare anche l'area Enel significa prima di tutto
derogare alle norme ambientali accelerando procedure per tutte le principali
autorizzazioni e valutazioni (VIA, VAS, AIA, AU, vincolo paesaggistico,
urbanistica etc.). Non solo ma ZLS vuol dire (e qui non si capisce perché una
proposta di ampliamento del perimetro si avanzata da chi si candida a Sindaco)
che la gestione del Piano di Sviluppo finisce in mano ad un Comitato di
Indirizzo dove contano Presidente della Autorità di Sistema Portuale, Regione e
Ministeri mentre il Comune ha solo poteri consultivi.
Tutto
questo in modo molto approfondito l’ho spiegato QUI.
INFINE: UNA PROPOSTA DI METODO SU QUALE PROTOCOLLO SUL FUTURO
DELL'AREA DELLA CENTRALE ENEL SPEZZINA SAREBBE STATO NECESSARIO
Ma
soprattutto quello che è mancato soprattutto nell’ultimo Protocollo sul futuro
dell’area in questione sottoscritto dalla Amministrazione Comunale attuale è
stato un metodo per definire il futuro dell’area mettendo al centro un piano di
riconversione fondato su questo metodo.
Occorreva
e occorre che il Protocollo fosse il punto finale di un metodo di lavoro
fondato su questi presupposti
1. avviare
immediatamente, coinvolgendo tutte le autorità tecniche competenti,
uno studio del danno sanitario prodotto dalla centrale a carbone in
questi anni ma anche da altre fonti inquinanti in atto nella zona, al fine
di avere un quadro sulle reali criticità sanitarie necessario per qualsiasi
discussione sul futuro uso delle aree attualmente occupate dalla centrale a
carbone;
2. avvia
un confronto pubblico (secondo la metodologia swot: punti di forza debolezza
opportunità e minacce) con tutti gli interessi economici ma anche diffusi
(quindi anche ambientali) per elaborare scenari di utilizzo dell’area
applicando la metodologia della valutazione ambientale strategica di piani
programmi al fine di individuare gli scenari più sostenibili sotto il profilo
ambientale tenuto conto degli obiettivi di neutralità climatica della UE
recepite dal Piano Nazionale Integrato energia e clima e relative aggiornamenti
3. il
protocollo quindi avrebbe dovuto produrre, con i passaggi di cui ai punti 1 e
2, un vero e proprio piano di riconversione dell’area in rapporto con l’area
vasta da sottoscrivere da tutti i soggetti istituzionali che possono avere un
ruolo operativo (Ministeri Ambiente e Sviluppo Economico, Regione, Provincia
della Spezia, Comuni di Spezia e Arcola). Piano/Programma presentato e discusso
pubblicamente legato con studi di fattibilità economica sociale e ambientale
poi approvato dai consigli comunali provinciale e regionale.
L'occasione
persa del metodo del progetto FUTUR-E
Che
poi quello sopra esposto non è molto lontano dal metodo contenuto nel Progetto
Futur-E di Enel (QUI)
relativo alla dismissione di siti con impianti energetici convenzionali (a
carbone, olio e gas) che non definiva una soluzione a priori ma un metodo in
tre fasi: - ascolto del territorio, - manifestazione di interesse,- invio di
proposte progettuali comprensive di offerte vincolanti per l’acquisizione del
sito. Non avere saputo sfruttare da parte della classe politica questa
opportunità esistente nel suddetto Progetto Futur-E ha permesso ad Enel di
uscire dal confronto locale e limitarsi ad avanzare singoli progettini calati
dall’alto che hanno prodotto lo stallo attuale
Non
solo, aggiungo che, a conferma di quello che scrivo sul metodo, quello che
afferma il Piano REPowerEU presentato dalla Commissione UE lo
scorso 22 maggio 2022 (QUI).
Questo documento pur contenendo una sezione che riguarda la
accelerazione della diffusione dell’idrogeno afferma la necessità di
pubblicare: “due atti delegati sulla definizione e la produzione di idrogeno
rinnovabile per raccogliere le osservazioni del pubblico”.
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