lunedì 3 giugno 2019

Centrale Enel gli errori di chi governava prima e di chi governa ora


Si è aperta una polemica sui mass media locali tra il Sindaco di Spezia e il PD che ha governato il territorio per decenni con ruoli importanti compreso il Ministero dell’Ambiente all’epoca del rilascio dell’ultima autorizzazione (AIA) alla centrale  a carbone in località Vallegrande.
Il Sindaco accusa il PD di non avere chiuso la centrale al momento del rilascio della autorizzazione del 2013 e a sua volta il PD accusa il Sindaco e la maggioranza che lo sostiene di volere procrastinare la presenza della centrale per altri decenni sia pure con la sua trasformazione in centrale a gas e non più a carbone.

Ma come stanno le cose? In realtà a mio avviso hanno torto entrambe le parti anche se è chiaro che chi governa ora in questo momento inevitabilmente (piaccia o meno) ha più responsabilità. Quando scrivo responsabilità non mi riferisco solo al Governo locale e regionale ma anche nazionale considerato che il nuovo progetto di centrale a gas dovrà essere valutato e autorizzato dal Ministero dell’Ambiente e dal Ministero dello Sviluppo Economico che come è noto attualmente non sono del PD ma neppure del centro destra.

Ma perché hanno torto sia il Sindaco che il PD in questa vicenda? Di seguito provo a spiegare perché…



GLI ERRORI AL MOMENTO DEL RILASCIO DELLA AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE DEL 2013

Quell’AIA  del 2013 venne rilasciata:
1. senza il Parere Sanitario del Sindaco [NOTA 1] ,passaggio formale obbligatorio per legge come confermato da ampia giurisprudenza oltre e che e soprattutto dalla normativa sulla disciplina dell’AIA

2. senza una valutazione di impatto ambientale (VIA) ex post. La centrale di Spezia incredibilmente non ha mai avuto una VIA neppure quando questa procedura era entrata in vigore in Italia, mi riferisco non solo all’AIA del 2013 ma anche alla autorizzazione che consentì la riapertura della centrale negli anni 90. Eppure la VIA era obbligatoria nella forma della VIA ex post che in sintesi significava (come ha spiegato la Corte di Giustizia UE in più sentenze): se un impianto doveva andare a VIA quando è stato realizzato e non ci è andato, nel momento in cui il gestore chiedeva una nuova autorizzazione di modifica dell’impianto (anche solo limitata a questioni specifiche) deve essere applicata la VIA come se l’impianto fosse costruito al momento della nuova autorizzazione.

3. mancato rispetto della indirizzo Comunitario affermato anche dalla Corte Di Giustizia con sentenza del  31 marzo 2011 causa C-50/10.  Secondo questa sentenza  la valutazione di una “esecuzione piena e conforme” degli  Impianti esistenti alla direttiva sull’AIA deve essere fatta come se fossimo di fronte ad una nuova AIA.  Invece non applicando questo principio la istruttoria che ha portato al rilascio dell’AIA non ha utilizzato tutti gli strumenti per poter valutare preventivamente la compatibilità del modello di esercizio dell’impianto a carbone con il sito  .  
Infatti il Decreto che autorizza la centrale a carbone della Spezia si è limitato ad adeguare l’impianto  ai nuovi limiti di emissione che entreranno in vigore, riducendoli solo in parte ed in modo non adeguato o comunque senza aver dimostrato il livello di tollerabilità sanitaria del territorio spezzino in rapporto alla permanenza di una centrale a carbone sia pure in parte aggiornata.  

In sostanza si sono rinviati al dopo AIA:
a) monitoraggi
b) valutazioni sanitarie
c) risoluzione di problematiche tecnologiche come quelle del ciclo del carbone che andavano affrontate da anni
Tutti strumenti istruttori che nulla hanno a che fare con la "scusa" che se fossero state imposte troppe prescrizioni la centrale a carbone sarebbe rimasta a Spezia, strumenti che invece se ben utilizzati avrebbero evitato la attuale situazione come spiego di seguito.


Vediamo quali parti della normativa che disciplina l’AIA sono state non applicate nel 2013:

1. la questione dei c.d. transitori . Non è stata applicato un corretto regime per gestire queste fasi (accensioni e e spegnimenti del gruppo a carbone) molto delicate per il rischio inquinamento (vedi QUI per approfondire) ;

2. la norma di qualità ambientale che insieme con il Parere Sanitario avrebbe permesso di valutare quale modello di esercizio dell’impianto era più adatto al sito: quantità e qualità del combustibile, migliori tecnologie disponibili anche ulteriori a quelle ufficiali della UE;

3. l’avere saltato questi passaggi istruttori ma anche procedurali (vedi Parere Sanitario e VIA ex post) sopra riportati ha inciso profondamente nelle modalità in cui si è svolta la istruttoria e quindi il processo/procedimento che ha portato all’AIA del 2013. Si è infatti impedito di tenere conto dello stato sanitario della zona interessata dalle emissioni della centrale, si è impedito di mettere a confronto scenari tecnologici e di uso di combustibili alternativi al carbone. Tutto questo avrebbe potuto dare le motivazioni alle autorità competente (Ministero dell’Ambiente dell’epoca per primo) per chiedere la chiusura definitiva della sezione a carbone già nel 2013 o comunque per un periodo transitorio ben più ristretto;

4. infine si è violata la normativa che disciplina la Convenzione socio economica (tra Enel ed Comune di Spezia) che deve essere affiancata alla nuova AIA (quella appunto del 2013). Infatti  la Convenzione deve attuare le prescrizioni emerse dall’AIA in chiave socioeconomica ma strettamente inerenti il rapporto tra modello gestionale dell’impianto e il territorio e le sue politiche.  Dove per modello gestionale si intende in primo luogo: potenza, tipo di combustibili, tecniche e tecnologie disinquinanti.  Quindi, sotto il profilo del dettato della norma vigente,  non è  possibile utilizzare la Convenzione per produrre logiche di monetizzazione della salute: tipo l’Enel mantiene il carbone nella centrale ma in cambio investe su fonti rinnovabili e risparmio energetico nel resto del territorio o ancora peggio l’Enel mantiene il carbone in centrale e finanzia progetti urbanistici e/o infrastrutturali totalmente slegati dalla centrale stessa e dal  suo ciclo produttivo. Esattamente il contrario di quanto previsto nella Convenzione approvata che:
4.1. ha rimosso le violazioni da parte di Enel della precedente Convenzione successiva alla autorizzazione degli anni 90
4.2. si fa riferimento ad interventi di promozione delle fonti rinnovabili spacciando il tutto come riduzione di emissioni da gas serra quando invece si mantiene una centrale a carbone in piena funzioni alla faccia della riduzione di tali emissioni



GLI ERRORI DELLA AMMINISTRAZIONE COMUNALE SPEZZINA ATTUALE
Il Sindaco, però, come massima autorità sanitaria comunale e soprattutto avvalendosi del potere di Parere Sanitario poteva fare almeno due cose:  
1. dimostrare con una valutazione del danno sanitario che la centrale, a prescindere da quando chiuderà, produce e ha prodotto e quindi proporre prima delle scadenze sopra esaminate  prescrizioni per una revisione dell’AIA ex comma 7 [NOTA 2] articolo 29-quater del  DLgs 152/2006 creando i presupposti per una chiusura anticipata della centrale a carbone e comunque per fermare una proroga del carbone oltre il 2021 nel caso Enel cambiasse idea grazie alla data ex lege di scadenza della attuale autorizzazione.  
2. avviare da subito una valutazione di impatto sanitario su possibili scenari futuri alternativi nell’uso dell’area in questione anche tenuto conto sull’impatto esistente della altre fonti inquinanti: porto, cantieri navali.
Solo dopo avere realizzato questi due strumenti di valutazione (voglio ricordare che il Sindaco attuale è in carica ormai da quasi due anni) avrebbe potuto pensare a fare proposte sull’uso dell’area della attuale centrale a carbone visto che il Sindaco non è un notaio di decisione prese altrove ma anche il capo politico di un Ente che ha tra i suoi compiti principali quello di pianificare l’uso del territorio comunale.
3.  Infine il Sindaco avrebbe potuto far inserire una norma nel piano urbanistico che definisse l’area della centrale per il futuro come libera da industrie insalubri di prima classe.

Invece il Sindaco e la maggioranza che lo sostiene si sono limitati a chiedere all’Enel di restare e la conseguenza è che l’Enel resterà con una nuova centrale in futuro e mantenendo quella attuale a carbone per un periodo a questo punto non più definito, sicuramente oltre il 2021 e senza dimenticare che l’AIA attuale è in vigore, ex lege, fino al 2029.

Queste sono i veri nodi storici e attuali che stanno dietro la diatriba tra Sindaco di Spezia e Partito Democratico.



Cosa deve contenere il Parere Sanitario
1.       una valutazione della rilevanza sanitaria delle emissioni dell’impianto, attraverso:
-          una valutazione delle emissioni inquinanti della centrale
-          una valutazione delle ricadute inquinanti in aria, acqua e suolo
-          simulazioni sui tassi di mortalità e morbilità determinati da tali ricadute  
2.       una valutazione dello stato sanitario della popolazione interessata
3.       una valutazione della evoluzione del contesto urbanistico interessato dall’impianto
4.       una valutazione dei rischi di incidenti rilevanti dall’impianto
5.       prescrizioni conseguenti alle valutazioni di cui ai punti precedenti


In presenza di circostanze intervenute successivamente al rilascio dell'autorizzazione di cui al presente titolo, il sindaco, qualora lo ritenga necessario nell'interesse della salute pubblica, può, con proprio motivato provvedimento, corredato dalla relativa documentazione istruttoria e da puntuali proposte di modifica dell'autorizzazione, chiedere all'autorità competente di riesaminare l'autorizzazione rilasciata ai sensi dell'articolo 29-octies.”

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