Ad esempio leggo sulla rete interventi di chi, con toni di superiorità intellettuale non conforme al curriculum in materia peraltro, si lancia in dichiarazioni tipo "una volta rispettata la legge e l'articolo 41 della costituzione (utilità sociale della iniziativa economica privata ndr): Enel sul suo terreno può fare quello che gli pare".
Non mi interessa fare della polemica personale con questi signori, ma questi ragionamenti se arrivano ai cittadini, magari ammantati da toni di presunta competenza, rischiano di confondere ancora di più le acque sulla vicenda della chiusura della centrale a carbone e sul progetto di centrale a gas presentato da Enel al Ministero dell’Ambiente.
Allora la suddetta affermazione rischia di dare un potere di decisione ad Enel che in realtà non gli viene riconosciuto dalla legge. In questo caso citare l’articolo 41 della Costituzione serve a poco tanto meno la legge in senso generico. Semmai andrebbero citate le norme ambientali di settore e soprattutto le funzioni che queste norme assegnano a Ministri, Regione Liguria e Comune spezzino (a proposito il Comune di Arcola vogliamo considerarlo in questa partita?) e non dimentichiamoci della Provincia che sui controlli ambientali mantiene comunque un ruolo e su questo rinvio ai vari post che ho scritto nelle scorse settimane.
La versione giusta della frase suddetta in realtà è un altra: Enel può fare quello che gli permette di fare chi non esercita fino in fondo le sue funzioni istituzionali e soprattutto non fa politica nel senso alto del termine che significa: non basta enunciare dei NO occorre andare a vedere nel merito le carte che Enel vuole distribuire alla città togliendoli il ruolo di mazziere che per l’ennesima volta cerca di avere sul nostro territorio. Amministrare non vuol dire nascondersi dietro le competenze ma esercitarle in adeguate istruttorie!
Cosa occorra fare l’ho spiegato in questo post QUI e non voglio tornarci, in questo nuovo post mi interessa solo sollevare una questione di fondo:
QUALE QUADRO AMMINISTRATIVO E DI PIANIFICAZIONE ENERGETICA ABBIAMO DI FRONTE.
E’ aperta presso il Ministero dell’Ambiente una procedura di verifica di assoggettabilità a VIA di un progetto di turbogas presentato da Enel. Tutti fanno finta che questa procedura non esista ma c’è e pesa tantissimo perché, unita alla autorizzazione attuale in mano ad Enel sulla centrale a carbone esistente, da un potere di contrattazione enorme a questa società verso il territorio spezzino e le sue rappresentanze istituzionali.
Allo stesso tempo i sindacati ma anche una parte più avvertita della politica locale chiede che il progetto di centrale a turbogas si leghi ad investimenti per le fonti rinnovabili o di risanamento ambientale (esempio elettrificazione delle banchine del porto).
A sua volta sia la Strategia Energetica Nazionale del precedente Governo che il Piano Energia Clima [NOTA 1] dell’attuale governo prevedono la necessità di centrali a gas per gestire sia l’uscita dal carbone che la realizzazione di una politica energetica fondata sulle fonti rinnovabili.
Ma questo obiettivo:
1. non solo non è quantificato con precisione,
2. non solo non sono chiariti i confini tra interessi del sistema di trasmissione elettrica nazionale e quelli dell’operatore Enel,
3. ma non esiste neppure una analisi di sostenibilità (attraverso parametri ambientali e sanitari compreso l’impatto cumulativo esistente sui singoli siti) su cosa significhi prevedere nuove centrali a gas in siti che hanno visto la presenza del carbone per 50/60 anni!
CONCLUSIONI, PER ORA…
Allora rispetto a questo quadro oggettivo, se davvero c’è la volontà di non limitarsi (come a parole per ora dichiarano gli stessi sindacati) a sostituire il carbone con il gas a Spezia, occorre un atto molto semplice condiviso da tutti gli interlocutori: sospendere l’attuale procedura di valutazione/autorizzazione del progetto di centrale a turbogas presso il Ministero dell’Ambiente [NOTA 2] e avviare un confronto sia nazionale che locale basato certamente sugli interessi energetici nazionali (vedi i chiarimenti sopra esplicitati sulle esigenze della transizione alle fonti rinnovabili) ma anche e soprattutto su parametri ambientali e sanitari. Un confronto su scenari alternativi veri, uno dei quali può essere quello avanzato da sindacati e l’altro quello della fine della produzione energetica da fonti fossili (gas compreso) nel sito spezzino.
Aggiungo ad ulteriore precisazione di quanto sopra esposto: se non si ferma la attuale procedura di autorizzazione in corso per la centrale a gas a Spezia, una volta ottenuta la autorizzazione non avremo alcuna garanzia che Enel voglia davvero investire in fonti rinnovabili e ulteriori interventi di risanamento ambientale del territorio spezzino. Quindi e lo scrivo, in particolare, per coloro che sono a favore di una visione integrata (gas + rinnovabili) del futuro uso energetico dell'area, se davvero questa è la volontà allora occorre fermare la attuale procedura di autorizzazione, aprire un tavolo di confronto con tutti gli interlocutori istituzionali e sociali a partire ovviamente da Governo ed Enel e lavorare celermente per presentare uno scenario progettuale integrato mettendolo a confronto con scenari di uso futuro diverso dell'area.
La logica della politica dei due tempi (prima il progetto di Enel poi quello che chiede il territorio spezzino) è finita e comunque non è più accettabile una nuova servitù energetica del nostro territorio fondata sul ricatto degli interessi nazionali.
2. non solo non sono chiariti i confini tra interessi del sistema di trasmissione elettrica nazionale e quelli dell’operatore Enel,
3. ma non esiste neppure una analisi di sostenibilità (attraverso parametri ambientali e sanitari compreso l’impatto cumulativo esistente sui singoli siti) su cosa significhi prevedere nuove centrali a gas in siti che hanno visto la presenza del carbone per 50/60 anni!
CONCLUSIONI, PER ORA…
Allora rispetto a questo quadro oggettivo, se davvero c’è la volontà di non limitarsi (come a parole per ora dichiarano gli stessi sindacati) a sostituire il carbone con il gas a Spezia, occorre un atto molto semplice condiviso da tutti gli interlocutori: sospendere l’attuale procedura di valutazione/autorizzazione del progetto di centrale a turbogas presso il Ministero dell’Ambiente [NOTA 2] e avviare un confronto sia nazionale che locale basato certamente sugli interessi energetici nazionali (vedi i chiarimenti sopra esplicitati sulle esigenze della transizione alle fonti rinnovabili) ma anche e soprattutto su parametri ambientali e sanitari. Un confronto su scenari alternativi veri, uno dei quali può essere quello avanzato da sindacati e l’altro quello della fine della produzione energetica da fonti fossili (gas compreso) nel sito spezzino.
Aggiungo ad ulteriore precisazione di quanto sopra esposto: se non si ferma la attuale procedura di autorizzazione in corso per la centrale a gas a Spezia, una volta ottenuta la autorizzazione non avremo alcuna garanzia che Enel voglia davvero investire in fonti rinnovabili e ulteriori interventi di risanamento ambientale del territorio spezzino. Quindi e lo scrivo, in particolare, per coloro che sono a favore di una visione integrata (gas + rinnovabili) del futuro uso energetico dell'area, se davvero questa è la volontà allora occorre fermare la attuale procedura di autorizzazione, aprire un tavolo di confronto con tutti gli interlocutori istituzionali e sociali a partire ovviamente da Governo ed Enel e lavorare celermente per presentare uno scenario progettuale integrato mettendolo a confronto con scenari di uso futuro diverso dell'area.
La logica della politica dei due tempi (prima il progetto di Enel poi quello che chiede il territorio spezzino) è finita e comunque non è più accettabile una nuova servitù energetica del nostro territorio fondata sul ricatto degli interessi nazionali.
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