Le analisi sulle ricadute dei fumi dopo l’incendio all’impianto trattamento rifiuti in località Cerri di Follo sembrano aver dato risultati positivi.
Non ci sarebbe quindi nessun rischio di metalli pesanti e
diossine.
Era direi piuttosto ovvio
nel senso che, per fortuna, l’incendio è durato troppo poco, per comportare
concentrazioni stabili di grosse quantità di inquinanti.
Peccato che il nodo principale della
questione non sia questo. Così come non è rilevante l’impegno della ditta a
recintare l’area (che per legge doveva essere recintata dalla sua apertura!) o mettere la sorveglianza notturna, peraltro un modo chiaro per tentare di scaricare ogni colpa degli incendi su qualcuno esterno alla gestione dell'impianto.
E aggiungo infine non è neppure fondamentale che l’Arpal faccia un monitoraggio
della qualità dell’aria nella zone per qualche settimana.
Ma allora cosa è
fondamentale?
Semplice: rispettare la legge e cambiare la autorizzazione attuale a questo impianto come condizione per una sua riapertura!
RISPETTARE LA LEGGE
L’impianto attuale fino ad
oggi non ha rispettato:
il comma 11 articolo 208
del DLgs 152/2006 : “11. L'autorizzazione
individua le condizioni e le prescrizioni necessarie… “
comma 4 articolo 256 del
DLgs 152/2006: “4..inosservanza delle
prescrizioni contenute o richiamate nelle autorizzazioni..”
Quali sono le
prescrizioni sicuramente non rispettate
da anni? Eccole:
a) lo stoccaggio dei
rifiuti potrà avvenire solo nelle aree individuate nella planimetria pervenuta
in data 18 aprile 2004
b) lo stoccaggio all’esterno dei capannoni potrà avvenire solo
in contenitori muniti di copertura
c) in caso di stoccaggio esterno dei rifiuti, sia posta
particolare attenzione alla raccolta delle acque piovane al fine di evitare che
le stesse, venendo a contatto con i rifiuti, possano inquinare la falda o
direttamente i corsi d’acqua,
d) lo stoccaggio esterno comunque dovrà essere dotato di
appositi sistemi di copertura e avvenire su adeguata pavimentazione e non
superare mai i limiti di quantità stoccabili.
CAMBIARE L’ATTUALE AUTORIZZAZIONE ALL’IMPIANTO
Ma come mai l’impianto
non ha rispettato le prescrizioni sopra
elencate? Semplice perché nella sua attuale struttura non è in grado di
rispettarle. Non sono io a scriverlo ma lo hanno dichiarato i rappresentanti
legali della ditta che gestisce l’impianto in questione. Lo hanno dichiarato
nella audizione dei cittadini residenti davanti alla commissione consiliare del
Comune di Follo come riporto nella foto a fianco.
In sostanza come ammesso
dagli stessi rappresentanti della ditta solo con un ampliamento e
ristrutturazione dell’impianto potranno essere evitati i cumuli di rifiuti nei
piazzali tanto per capirci. Ma questo dovrà comportare una nuova autorizzazione
(Autorizzazione Integrata Ambientale: AIA) e questa avrà un iter di circa 1
anno e comunque molto lungo come ammette lo stesso rappresentante legale della
ditta come dimostra questa foto a fianco a stralcio del verbale della
Commissione già citato.
CONCLUSIONI
Per evitare che si riproducano le condizioni che hanno portato ad anni
di disagi e sicuramente se non agli incendi in quanto tali alla moltiplicazione dei loro effetti ambientali sui residenti della zona, non basteranno i “monitoraggi” dell’Arpal. Ci vuole una autorizzazione
provvisoria che riduca radicalmente la quantità dei rifiuti in attesa della
nuova procedura di autorizzazione legata alla ristrutturazione dell’impianto
che comunque richiederà oltre all’AIA anche una Valutazione di Impatto
Ambientale e sanitaria al fine di verificare la compatibilità di un impianto di
queste dimensioni con un sito che vede una
forte presenza di residenza civile.
Questa è la vera questione
che deve essere affrontata. A questo punto la palla è in mano alla Provincia se
vorrà esercitare le sue competenze autorizzatorie ricordandosi le finalità di
queste competenze ex articolo 178 DLgs 152/2006:
“1. La gestione dei rifiuti è effettuata conformemente ai principi di
precauzione, di prevenzione, di sostenibilità, di proporzionalità, di
responsabilizzazione e di cooperazione di tutti i soggetti coinvolti nella
produzione, nella distribuzione, nell'utilizzo e nel consumo di beni da cui
originano i rifiuti, nonché del principio chi inquina paga.”.
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