In questi giorni di
campagna elettorale tutti i candidati si riempiono la bocca della parola
partecipazione. La maggior parte lo fanno strumentalmente e
sappiamo bene tutti perché.
Ma ci sono anche quelli che se la tirano da “promotori e realizzatori” di
partecipazione, addirittura liste che fanno della partecipazione la
loro “cifra” di distinzione. Questi sono i più pericolosi perché usano un
linguaggio apparentemente forbito sulla materia partecipazione ma di fatto
continuano a confondere la partecipazione con la consultazione, la frase
classica che smaschera queste operazioni elettoralistiche è. “abbiamo organizzato per mesi incontri nei quartieri, incontrando i cittadini, è questa la vera partecipazione“. No questa è al massimo uno degli aspetti della partecipazione, la partecipazione (vera o meno gli aggettivi aggiunti servono solo a nascondere la pochezza di pensiero spesso e volentieri) è qualcosa di ben più complesso. Ma entrare in quel complesso vuol dire non solo e non tanto il contatto con i cittadini (questo permettetemi la battuta, lo faceva perfino i fascisti, nazisti e stalinisti) ma mettere in discussione un intero modello di governo e la cultura che lo sostiene ed in particolare il processo che porta alla decisione e le informazioni che stanno dentro il processo: chi le elabora, su quali fonti e analisi, con quale trasparenza di accesso.
E allora proviamo ad entrare nel merito di questo concetto abusato ma in realtà poco approfondito che è la partecipazione…
E allora proviamo ad entrare nel merito di questo concetto abusato ma in realtà poco approfondito che è la partecipazione…
LE DEFINIZIONI DI PARTECIPAZIONE
Dietro questa parola c’è
molto di più che il semplice concetto di coinvolgere i cittadini nelle
decisioni che riguardano un territorio.
La partecipazione è regole
Non solo leggi ad hoc di
promozione della partecipazione (vedi es. Toscana ed Emilia Romagna), la
partecipazione, è anche regole di funzionamento di una
istituzione comunale in chiave partecipativa: regolamenti su
partecipazione istituti di democrazia diretta, istruttorie partecipate,
In particolare: una
legislazione o regolamentazione sulla e
della partecipazione può avere molte finalità:
1. Una legge di sostegno organizzativo ,
finanziario , formativo etc. ai processi partecipativi promossi sia dalle
istituzioni che dalla c.d. società civile
2. Una legge di regolamentazione dei processi
partecipativi nei diversi processi/procedimenti decisionali oppure che
fissi principi generali validi per tutti i procedimenti settoriali e
obblighi per i processi decisionali a maggior rilevanza strategica l’avvio di
una inchiesta pubblica
3. Una legge di garanzia e trasparenza sui processi
di formazione e comunicazione dei dati informativi a supporto dei processi
decisionali
4. Una legge che promuova attività formative del
personale regionale sulla cultura della partecipazione, dell’accesso civico:
porre in modo netto , anche con previsioni di investimenti organizzativi e
finanziari la questione del debito formativo che la PA ha al suo interno rispetto
ad una cultura innovativa della partecipazione
5. Una legge sulla partecipazione decisionale
che affronti le questioni della sussidiarietà orizzontale , degli accordi
volontari e del rapporto con i processi decisionali di livello istituzionale
6. Una legge sul rapporto tra democrazia
rappresentativa e democrazia partecipata: strumenti di democrazia diretta come
i referendum abrogativi e propositivi
Su ognuno di questi punti
esistono già norme nazionali, ed in parte regionali spesso poco applicate, ma
su molti di questi punti anche nella nostra Regione mancano norme chiare e
puntuali.
La partecipazione è modello di governo:
Basti pensare al confronto
nato intorno alla proposta di riforma costituzionale (poi bocciata con
referendum). Proposta poco discussa sia in positivo che in negativo relativamente
alle modifiche proposte per la parte V (federalismo) eppure questione
decisiva anche in chiave partecipativa: perché metteva in discussione la autonomia
dei territori in materie decisive come quella della energia.
Per anni ci hanno
fatto credere, con un pensiero unico aggressivo, che dobbiamo smettere di
pensare localmente, che dobbiamo
smettere di avere radici perché ormai tutto si decide a livello globale..... i
fatti dimostrano che non è vero, i fatti dimostrano che gli uomini senza radici senza controllo del territorio dove
vivono......diventano solo ostaggi in mano ad una oligarchia senza
scrupoli......
NON POSSIAMO PENSARE A
GRANDI COSTRUZIONI ISTITUZIONALI INTERNAZIONALI SE PRIMA NON RIPRENDIAMO IN
MANO IL CONTROLLO DEL TERRITORIO IN CUI VIVIAMO COME COMUNITA'
D’altronde le Costituzioni
democratiche, tutte , non nascono per rafforzare il potere ma per limitarlo
nell’interesse dei cittadini
La Partecipazione è cultura politica
Spesso leader politici
locali o nazionali affermano :"quando
le forze politiche assumono decisioni giuste, i cittadini condividono e
partecipano". È un modo “furbino” per dire che le
decisioni giuste e condivise sono solo quelle che nascono dall'alto, magari con
risultato finale definito in partenza! Possiamo dire che a differenza di quanto
pensava la filosofa Anna Arendt, secondo la quale: “la politica era relazione fra gli uomini”,
in realtà ormai per molti leader politici la politica è
"pubbliche relazioni", per qualcuno più cattivo di me è “marketing”.
La partecipazione è informazione e
trasparenza
Su questo aspetto in
relazione alla normativa quadro sulla trasparenza e anticorruzione,
recentemente riformata, si tratterebbe di riflettere su come ( comprese le sue
procedure attuative Delibera CIVIT n. 50/2013 “Linee guida per
l’aggiornamento del Programma triennale per la trasparenza e l’integrità
2014-2016” ) sia stata rispettata e soprattutto su quanto si è fatto per superare uno dei nodi fondamentali dei conflitti ambientali : la
assimetria informativa tra chi detiene il potere o propone progetti e la
comunità locale.
La Partecipazione è formazione del livello
tecnico amministrativo di un ente pubblico.
Su questo aspetto non
serve avere come riferimento i Comuni ma anche enti più strutturati come la
Regione, la Liguria sicuramente, hanno investito sempre poco.
La Partecipazione è cultura della legalità
Non si tratta solo di
rispettare formalmente le norme ma ancor di più di applicarle e quindi
approntare tutti gli strumenti per farlo:
1. regolamenti attuativi,
2. strutture
interne adeguate
La Partecipazione è cura delle istruttorie
Valorizzando la fase di
valutazione nei processi procedimenti decisionali , perché valutare non è
decidere ma creare le condizioni per decidere sulla base di una completa e
trasparente ponderazione degli interessi.
Si tratta della gestione
delle istruttorie (il c.d. processo decisionale concetto più ampio di quello
formalistico di procedimento propedeutico al rilascio della autorizzazione
finale) che porta alle decisioni in modo da utilizzare tutti gli strumenti di
analisi, valutazione, monitoraggio che la legge riconosce anche prendendo ad
esempio le buone pratiche che esistono in materia.
Questo è particolarmente vero
nei conflitti ambientali in relazione al c.d rischio sanitario o percezione
sociale del rischio.
Quello che dirigenti funzionari e amministratori pubblici devono capire è che di
fronte ad un rischio non devono limitarsi a fare i notai :
"abbiamo fatto i rilievi di legge tutto a posto".
No devono spiegare:
1. quali sono i rilievi di legge,
2. perché sono fatti questi rilievi,
3. quali sostanze o impatti hanno monitorato e
quali non hanno monitorato e perchè,
4. se esistono al di la delle legge protocolli più
aggiornati sul monitoraggio della situazione specifica,
5. quale è la percezione sociale del rischio al di
la di quello che dicono i monitoraggi burocraticamente previsti dalla legge
6. come si può rispondere al disagio manifestato
anche se apparentemente i limiti di legge sono rispettati
7. se ci sono buchi nella normativa vigente che
possano comportare monitoraggi non adeguati
8. quali sono rischi sanitari
anche ai valori rilevati ex lege ma pure a quelli che si potrebbero rilevare
etc etc.
Insomma occorre dare
l'impressione che si sta facendo tutto quello che è possibile fare non solo
formalmente ma anche praticamente soprattutto se sono in gioco l'ambiente la
salute e la qualità della vita dei cittadini.
PARTECIPAZIONE COME SUPERAMENTO DELLA
OPACITÀ AMMINISTRATIVA DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI: UN QUESTIONARIO PER I
PUBBLICI AMMINISTRATORI
Partecipazione è, prima ancora che promozione di percorsi partecipativi, la necessità di superare la opacità amministrativa.
Un questionario per gli
amministratori pubblici che sintetizzi lo stato delle definizioni di
partecipazione sopra esposte:
1. come vengono impostate le decisioni in questa
città: su quali analisi, dati, bisogni reali dei cittadini e degli interessi
che rappresentano?
2. come vengono condotte le istruttorie da parte
delle istituzioni competenti, istruttorie che costituiscono poi la sostanza su
cui si basano gli atti decisori finali?
3. come e quando viene coinvolto il cittadino
direttamente o indirettamente interessato?
4. come vengono rispettate le norme su
accesso, trasparenza da parte delle istituzioni pubbliche. Rispetto di queste
norme, inteso, come premessa per consentire un dibattito pubblico informato,
consapevole ma soprattutto con i tempi adeguati rispetto ai tempi
amministrativi ma anche tecnico economici delle decisioni;
5. i limiti delle istruttorie dipendono da carenze
legislative, organizzative, di formazione del personale?
6. gli enti preposti alla vigilanza e prevenzione
di illeciti e illegittimità seguono protocolli standardizzati corretti e
trasparenti come richiesto dalla normativa europea e nazionale e
soprattutto dalle buone pratiche italiane ed estere?
7. gli enti preposti ai controlli hanno la
sufficiente autonomia organizzativa, funzionale, finanziaria da livello
politico amministrativo
8. il livello tecnico amministrativo degli enti
pubblici preposti alle politiche ambientali ha una adeguata formazione
culturale nell’affrontare i conflitti ambientali con la cultura della ricerca
del confronto trasparente con i cittadini
INFINE LA PARTECIPAZIONE RICHIEDE ANCHE CULTURA DI GOVERNO DA PARTE DEI SOGGETTI ORGANIZZATI ESPRESSIONE DELLA
SOCIETÀ CIVILE
Spesso l’atteggiamento di
associazioni e comitati più identitari all’interno di conflitti come quelli
ambientali si può riassumere nella seguente frase: "io le cose le ho denunciate, contestate etc. ho dichiarato il mio no,
quindi non ho altro da dire e fare se la vedano quelli che contano e decidono e
controllano".
In questi anni di
degenerazione della democrazia rappresentativa, quasi per reazione
negativa, dal versante società civile emerge spesso
un disinteresse verso la crisi e la perdita di sovranità delle
istituzioni pubbliche come pure di una riorganizzazione delle stesse, come se
ci fosse una fuga verso un neocorporativismo comunitario e territoriale anti-istituzionale
per principio.
Chi ha fatto vertenze
ambientali o ha presso parte a processi partecipativi in questi anni ha notato
sicuramente il prevalere di una cultura dei percorsi partecipativi vissuti non
come occasione per contribuire a modificare il modello decisionale ma
come strumenti tattici per imporre il proprio punto di vista con mezzi
tradizionali , interni all’attuale modello decisionale :
1. ricorsi alla
magistratura,
2. liste civiche,
3. manifestazioni se
non addirittura trattative dirette con i politici che contano.
CONCLUSIONI E UN CASO "STUDIO"
Tutti gli elementi sopra descritti devono tenersi insieme per poter parlare di corretta partecipazione. Un esempio recente è quello del taglio "compulsivo" delle piante nella Scalinata Cernaia a Spezia sottoposte a vincoli precisi entrambe (piante e scalinata). In questo caso c'è stata una istruttoria aperta coinvolgendo un comitato attivo, c'è stata una perizia condivisa ma poi stravolgendo istruttoria partecipata e conclusione peritale Sindaco e dirigente del Comune hanno deciso il taglio. Ecco questo un esempio piccolo ma significativo di come tutto deve tenersi insieme compresa la cultura politica di chi amministra e la buona fede di chi politicamente sostiene gli amministratori che non può come è avvenuto in questo caso sostenere che "si c'è stato un difetto di comunicazione ma il taglio andava fatto per ragioni di sicurezza" perché semplicemente questo non è quanto emerso dalla istruttoria tecnico amministrativo partecipata. Ecco perché prima di tutto per dichiararsi "partecipativi" bisogna essere trasparenti con se stessi soprattutto se si pretende di candidarsi alle elezioni e rappresentare i cittadini!
INSOMMA NON C’È
PARTECIPAZIONE EFFICACE SE NON SI RICOSTRUISCE UN CIRCUITO DI FIDUCIA
CITTADINO – ISTITUZIONI. A QUESTO DEVONO CONTRIBUIRE TUTTI MA E’ CHIARO
CHE I PRIMI AD AGIRE DEVONO ESSERE COME SEMPRE QUELLI CHE DETENGONO IL POTERE
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