lunedì 8 maggio 2017

La vicenda del dragaggio del golfo di Spezia: rimossa dalla campagna elettorale!

Prendo atto come nella campagna elettorale in corso per il Comune di Spezia ci sia una grande “desaparecida”: la vicenda della inchiesta tutt’ora aperta presso il Tribunale di Spezia e riguardante la violazione sistematica delle prescrizioni autorizzatorie nei dragaggi del nostro golfo per l’ampliamento del porto commerciale.
Non mi riferisco tanto agli aspetti penali della vicenda peraltro rilevanti in se, ma alle problematiche politico amministrative che emergono dalla stessa:
1.Modalità di conduzione delle istruttorie finalizzate al rilascio delle autorizzazioni ambientali
2. contenuti prescrittivi delle autorizzazioni ambientali
3. ruolo del sistema dei controlli pubblici ambientali


Tre questioni decisive e che dovrebbero essere al centro di ogni discussione relativamente al tema Ambiente nella campagna elettorale.
Vedo che invece tutti si avventurano in disquisizioni su “sviluppo sostenibile” “consumo del suolo zero”, waterfront “slow”, porti e trasporti “green” e altri slogan più o meno accattivanti ma che non toccano il vero nodo della politica spezzina in campo ambientale e non solo: L’OPACITÀ AMMINISTRATIVA CHE AVVOLGE LE ISTITUZIONI PUBBLICHE LOCALI, TUTTE!

E allora vediamo di cosa stiamo parlando e rinfreschiamo la memoria a tutti i candidati.


L’AUTORITÀ PORTUALE NELLA VICENDA DRAGAGGI DEL PORTO DI SPEZIA
Il Presidente dell’Autorità Portuale di Spezia dichiara, 10 luglio 2015,  che i dragaggi non hanno prodotto alcun danno alla Mitilicoltura e aggiunge: per comprendere quanto ci importi di questo tema, basti pensare che abbiamo portato avanti i dragaggi con tutte quelle procedure e cautele ben più complesse che si applicano in caso di bonifica" (vedi QUI).

Nella audizione alla Commissione Consiliare del Comune di Spezia  , nel novembre 2015, gli ingegneri rappresentanti la Autorità Portuale hanno, tra l’altro, affermato: “IL METODO che abbiamo usato per il dragaggio alla Spezia è il più sicuro e meno impattante per una realtà come la nostra”.




IL RUOLO DELL’ARPAL NELLA VICENDA DRAGAGGI DEL PORTO DI SPEZIA
Arpal che non ha mai esplicitamente accusato il dragaggio per i danni a golfo e mitilicoltura, nella sua relazione del febbraio 2015, ha affermato: “si ritiene opportuno rivedere le modalità di bonifica dragaggio in quanto quelle utilizzate non forniscono sufficienti garanzie ambientali stante la compresenza di siti sensibili nell’area portuale”.
Ma nonostante questa affermazione ne Arpal ma neppure gli altri enti coinvolti direttamente o indirettamente nella vicenda a cominciare dalla AP ente appaltante del progetto, traggono una qualche conseguenza concreta. 

Dal Verbale del tavolo tecnico per il giorno 11.05.2015 con Comune della Spezia Ass. all’Ambiente, Capitaneria di Porto, ARPAL, ASL 5 Spezzino e Soc. Intercantieri Vittadello con Coop. San Martino (titolare delle draghe), vedi QUI emergono dichiarazioni inquietanti dei rappresentanti dell’Arpal. In particolare: “La dott.ssa Colonna precisa che vista la frequenza con cui i tecnici ARPAL hanno rilevato problemi nella gestione del campo panne se ne deduce che l’impresa lavora in condizioni di criticità.....La dott.ssa Colonna spiega che il campo fisso sarebbe più garantista ma non essendo utilizzabile in tale contesto chiede se si possa ampliare il campo panne per ridurre i fenomeni accidentali di rottura del campo stesso durante l’escavo......L’ing. Vettorazzi spiega che maggiore è il campo panne più facilmente si crea il fenomeno “vela” con maggiori possibilità che le panne si alzino e si strappino. L’ing. Simonelli spiega che anche il campo fisso durante l’escavo è soggetto parimenti a rottura, in particolar modo in prossimità delle panne......La dott.ssa Colonna spiega che i tecnici ARPAL non hanno verbalizzato tali circostanze per evitare aspetti sanzionatori all’impresa

Quindi dalla, sopra riportate, dichiarazioni contraddittorie a distanza di pochi mesi emerge come nella scelta della tecnica di dragaggio (quella a benna) non sia stata condotta una adeguata istruttoria tecnica che mettesse a confronto le tecniche di dragaggio indicate da pagina  127  e seguenti del Progetto Preliminare di Bonifica dell’ICRAM (atto amministrativo base per qualsiasi intervento di dragaggio bonifica sul golfo spezzino).  



LA REGIONE NELLA VICENDA DRAGAGGI DEL PORTO DI SPEZIA
La Regione ha svolto una inchiesta interna (gestita direttamente dalla struttura regionale di Arpal) sul comportamento dei responsabili del Dipartimento spezzino dell’Agenzia, inchiesta che si è conclusa con una “assoluzione” di questo personale. Ovviamente una Inchiesta sul Dipartimento Provinciale spezzino dell'Arpal condotta dal livello regionale dell’Arpal.



LA CASSAZIONE SMENTISCE: AUTORITÀ PORTUALE, ARPAL E REGIONE
Sentenza della Cassazione n.46170 del 3 novembre 2016 statuisce quanto già rilevato dalle carte precedenti questa pronuncia. Da parte degli enti pubblici preposti, nell’ambito delle loro rispettive funzioni e competenze, emerge un atteggiamento “permissivo” verso le attività di dragaggio gestite chiaramente (come ammesso perfino dalla ordinanza del riesame dl Tribunale di Spezia)in palese violazione delle prescrizioni. Questo atteggiamento “permissivo” è confermato proprio dalla stessa sentenza della Cassazione che nella parte finale afferma testualmente che il livello di torbidità delle acque dopo il dragaggio è stato: “accertato nonostante l'ARPAL avvisasse preventivamente dei controlli gli interessati, i quali, opportunamente evitavano il dragaggio in previsione dei controlli…. (il Tribunale indica le dichiarazioni di una persona informata sui fatti)”.

Non solo ma secondo la Cassazione il danno potenziale al golfo c'è, nonostante le incaute dichiarazioni della Autorità Portuale nel luglio 2015 sopra riportate, e non è stato valutato adeguatamente dal tribunale del riesame spezzino. La Cassazione nelle sua sentenza scrive di: "presenza nei fanghi fuoriusciti dall'area di bonifica, di sostanze tossiche quali i metalli pesanti ed idrocarburi policiclici aromatici (questi ultimi qualificati anche come cancerogeni e mutageni), la cui presenza nelle acque, indipendentemente dagli effetti letali sulla fauna, può determinarne la contaminazione”.


CONCLUSIONI
Da quanto sopra descritto emergono le seguenti riflessioni anche di prospettiva:
1. c’è sta una violazione reiterata e sistematica delle prescrizioni autorizzatorie nella attività di dragaggio per i moli Garibaldi e Fornelli;
2. questa violazione è avvenuta in aree del golfo caratterizzate dalla presenza di rilevanti
inquinanti pericolosi per ambiente e salute;
3. la violazione sistematica delle prescrizioni è avvenuta nella piena consapevolezza di quello che stava accadendo sia da parte della ditta, che degli enti preposti ad autorizzazioni e controlli;
4. gli enti di controllo, prima di tutto l’Arpal ma non solo, pur riconoscendo i rischi nelle attività in corso, le violazioni in atto, la necessità di impostare diversamente sia la tecnica di dragaggio che le modalità di monitoraggio, nulla hanno fatto per fermare l’attività di dragaggio in corso;
5. una mancanza di approccio indipendente da parte degli enti di controllo per cui le modalità di controllo e monitoraggio erano concordate con la ditta che svolgeva l’attività non per garantire il rispetto delle prescrizioni ma piuttosto per garantire che dalle violazioni derivassero sanzioni per la ditta che potessero in qualche modo ritardare i tempi di dragaggio.

In sostanza si conferma una Pubblica Amministrazione che vive nella costante opacità
amministrativa fondata:
a) sul mancato rispetto delle distinzioni di ruoli e funzioni tra i diversi enti e all’interno degli stessi enti
b) su istruttorie sia di autorizzazione che di monitoraggio confuse non trasparenti e quindi sempre interpretabili secondo “convenienze” del momento.


TUTTE TEMATICHE PER ORA TOTALMENTE RIMOSSE DALLA CAMPAGNA ELETTORALE  SOPRATTUTTO DI QUEI CANDIDATI CHE FANNO RIFERIMENTO A FORZE POLITICHE CHE GOVERNANO O HANNO GOVERNATO  O HANNO NOMINATO PROPRI RAPPRESENTANTI NEGLI ENTI ENTI RESPONSABILI DI QUESTA VICENDA: UN CASO?


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