lunedì 24 giugno 2024

GNL e GAS una analisi internazionale ed UE sui rischi di sovra offerta

L’analisi che segue è frutto di una ricerca sugli studi rapporti ed inchieste a livello europeo e mondiale in primo di enti ufficiali come l’Agenzia Internazionale per l’Energia e istituti di ricerca prestigiosi come Institute for Energy Economics and Financial Analysis (di seguito IEEFA) affronta le seguenti tematiche:

1. Le ragioni ma anche le contraddizioni che stanno dietro alla decisione del governo USA di sospendere il permesso di esportazione del gnl di origine statunitense.

2. Le tendenze alla riduzione del consumo del gas e del gnl soprattutto nei Paesi occidentali soprattutto la UE ma non solo, e quanto hanno inciso sulla decisione di sospensione USA

3. La situazione della importazione del gnl in Italia e quanto il tentativo di trasformare l’Italia in un hub del gas incidano sui ritardi nello sviluppo delle rinnovabili

4. la tendenza alla riduzione del consumo del gas e del gnl: contraddizioni in Asia e Australia

5. le contraddizioni nella crescita del consumo di gnl e il rischio sovra capacità produttiva del gnl: uno studio di IEEFA ed il rischio delle accelerazioni per approvare i progetti gnl in deroga alle norme ambientali

6. Dubbi su efficacia riduzione emissioni gas serra dalla sospensione delle esportazioni gnl americano

7. La necessità di ripensare gli eccessivi sussidi alle fossili

8. la lobby del gas è attiva ancora nonostante tutto quanto sopra riportato e l’uso geopolitico del gas nascosto dietro le esigenze della transizione alla neutralità climatica

 

Sulle problematiche degli impatti ambientali e della riduzione delle emissioni di gas serra dall’uso del gas e dello stesso gnl si interverrà in un secondo post successivo al presente che segue... 


 

LE RAGIONI MA ANCHE LE CONTRADDIZIONI CHE STANNO DIETRO ALLA DECISIONE DEL GOVERNO USA DI SOSPENDERE IL PERMESSO DI ESPORTAZIONE DEL GNL DI ORIGINE STATUNITENSE


Il boom degli USA nella esportazione di gnl

A premessa occorre considerare che gli USA negli ultimi anni sono diventati un grande esportatore di gnl per una serie di ragioni ben descritte nel Report (QUI) di Yale Climate Connections (un portale di informazioni in materia di clima).

I progressi nascondo prima di tutto dalla tecnologia di perforazione nota come fratturazione idraulica (o fracking QUI) hanno permesso alle aziende di attingere ai giacimenti di petrolio intrappolati nello scisto, dove erano intrappolate enormi quantità di gas naturale.

Secondo i dati EIA e Cedigaz, per il terzo anno consecutivo, anche nel 2023 gli Stati Uniti si sono imposti come principali esportatori di GNL verso l’Europa, seguiti da Qatar e Russia. Insieme, questi tre paesi rappresentano circa il 75% dell’intero ammontare di approvvigionamenti di GNL e i soli Stati Uniti per circa la metà di essi. Nel 2023, i principali mercati europei sono stati, in ordine di importanza: Francia, Spagna, Paesi Bassi, Regno Unito e Italia.

 


Le ragioni socio-economiche della decisione del Governo USA di sospendere i permessi di esportazione del gnl

Una coalizione più ampia e meno preoccupata per il clima, che rappresenta migliaia di produttori, aziende chimiche e difensori dei consumatori, ha silenziosamente spinto per la pausa e trarrà vantaggio se Biden frenerà le esportazioni di GNL. Più gas naturale americano è disponibile per essere spedito all'estero, sostengono, più imprevedibile sarà il prezzo del carburante negli Stati Uniti.

Secondo un'altra inchiesta più recente (2 giugno 2024 - QUI) ha ricordato  che  le esportazioni di GNL sono già costate ai consumatori e alle imprese statunitensi più di 100 miliardi di dollari.

Contro le richieste di consumatori e imprese di ridurre le esportazioni di GNL durante la Presidenza Trump  venne prodotto uno studio (QUI) dove si afferma che con l'aumento delle esportazioni, è aumentata anche la produzione interna di gas naturale, mitigando i danni delle carenze di approvvigionamento e, in ultima analisi, con conseguente aumento dei posti di lavoro e dei salari. Lo studio ha inoltre concluso che le famiglie che detenevano azioni di società di GNL avrebbero beneficiato dei loro profitti.

Lo studio della Presidenza Trump, tuttavia, è stato criticato (QUI) per aver fatto ipotesi errate sugli investimenti delle famiglie negli esportatori di gas naturale e il Dipartimento dell'Energia dovrebbe intraprendere un nuovo ciclo di analisi per valutare sia l'impatto climatico che quello economico dell'esportazione di GNL.




LE TENDENZE ALLA RIDUZIONE DEL CONSUMO DI GAS SOPRATTUTTO NELLE ECONOMIE PIÙ SVILUPPATE: QUANTO HANNO INFLUENZATO LA SOSPENSIONE DEGLI USA

Secondo uno studio di IEEFE (QUI) la sospensione risponde alle tendenze di base nei mercati globali del gas. In Europa, il ruolo del gas si sta riducendo rapidamente man mano che il continente accelera la sua transizione verso l'energia pulita. La domanda di GNL è in calo in Giappone e Corea del Sud, che storicamente sono stati i maggiori clienti degli Stati Uniti. Nei mercati asiatici emergenti, gli Stati Uniti faranno fatica a competere con i fornitori di GNL più economici. Si veda anche le previsioni per l’Australia in questo report (QUI) di Iefe sembre dello scorso febbraio 2024.

Sempre secondo un altro report di IEFE del febbraio 2024 (QUI) l'incertezza strutturale dei mercati del GNL dovuta agli equilibri tra domanda e offerta, ai flussi commerciali e alla stagionalità potrebbe rendere la volatilità dei prezzi del gas la nuova normalità nel prossimo decennio.

I maggiori acquirenti dei nuovi impianti GNL statunitensi non sono affatto i consumatori europei e asiatici. Invece, sono grandi commercianti di petrolio e gas che speculano sulla loro capacità di rivendere il GNL con un profitto. La pausa degli Stati Uniti riguarda quindi l'affrontare l'espansione illimitata e non necessaria dell'industria del GNL e non dovrebbe essere fraintesa come una minaccia alla sicurezza energetica globale.

La domanda di gas dell'UE potrebbe diminuire di un ulteriore 16% entro il 2030. L'IEEFA prevede che la domanda di GNL del continente raggiungerà il picco nel 2025, molto prima dell'ingresso sul mercato dei progetti di esportazione statunitensi interessati dalla pausa. In Francia (QUI) il consumo di gas è sceso nel 2023 al livello più basso dagli anni '90, al di sotto dei 400 terawattora, secondo il rapporto annuale di GRTgaz. Il gestore di rete lo spiega con un clima più mite, gli sforzi per ridurre il consumo di energia e i cambiamenti nei comportamenti legati alla transizione energetica.

 

 

 

LA SITUAZIONE DELLA IMPORTAZIONE DEL GNL IN ITALIA E QUANTO IL TENTATIVO DI TRASFORMARE L’ITALIA IN UN HUB DEL GAS INCIDANO SUI RITARDI NELLO SVILUPPO DELLE RINNOVABILI

Secondo l’Osservatorio Conti Pubblici Italiani (QUI) il consumo di gas è diminuito ma è aumentata la importazione di gnl


L’aumento maggiore di importazioni è però stato nella quota del gas naturale liquefatto (GNL), cresciuta di 13,4 punti percentuali rispetto al 2021.



Infatti secondo altre fonti (QUI) a inizio 2024 l'Italia ha importato più gas naturale dalle navi che non dai gasdotti. In particolare, secondo Assogasliquidi-Federchimica (che fa capo a Confindustria), sulla base del rapporto Sslng Watch realizzato da Mbs Consulting a Cerved companya dicembre 2023, si contavano 293 attività con depositi di GNL (+10% rispetto al 2022) per i diversi impieghi e la filiera del bioGNL ha aggiunto 7 nuovi impianti di produzione per un totale di 18, con una capacità produttiva di 40mila tonnellate all’anno. Sono cresciuti nel 2023 anche gli operatori abilitati alla vendita di GNL e biometano ai clienti finali: alla fine dei dodici mesi passati si registravano 58 operatori attivi (+32% rispetto ai 44 a fine 2022).

L'aumento della capacità energetica dell'Italia mostra un andamento altrettanto confuso della sua produzione di energia nel 2023. La capacità rinnovabile è aumentata del 25% tra il 2021 e il 2023; La capacità di GNL è cresciuta del 40% e si prevede che continuerà a crescere.

Il Rapporto (QUI) di IEEFA del 29 aprile 2024 ricorda che l'Italia è il più grande produttore di energia elettrica a gas dell'Unione Europea (UE), con circa la stessa produzione di Germania e Spagna messe insieme, e il quarto produttore di elettricità. La quota di consumo di gas del paese nel mix di produzione di energia elettrica è di circa il 50%, quasi tre volte la media dell'UE.

Il PNIEC (piano integrato energia e clima) prevede che la capacità solare fotovoltaica ed eolica installata in Italia dovrebbe raggiungere rispettivamente i 45 gigawatt (GW) e i 17,3 GW entro il 2025. Ciò significa che tra il 2023 e il 2025 la capacità solare ed eolica combinata dovrebbe crescere del 45%, un numero non in linea con i risultati degli ultimi anni.

Mentre i tre maggiori produttori di elettricità dell'UE - Francia, Germania e Spagna - hanno mostrato una chiara tendenza all'aumento delle energie rinnovabili e alla riduzione della produzione di energia a gas, il mix elettrico dell'Italia per il 2023 ha avuto un andamento confuso, con nessuna fonte di energia chiaramente dominante come risulta dal seguente grafico.


Si veda anche il programma ambientale presentato dal Governo italiano come analizzato sul mio blog in un post dello scorso 4 aprile 2024 QUI, oltre alla critiche della UE all’aggiornamento del PNIEC presentato dall’Italia, vedi QUI.

La premier Giorgia Meloni punta a fare dell'Italia il principale punto di ingresso del gas nell'UE, approfittando della crisi energetica e della riduzione delle importazioni dalla Russia. L’uso geopolitico del gnl quindi poco ha a che fare con le esigenze di una politica energetica nazionale indipendente dalle fossili come confermano anche le ultime leggi speciali, in deroga alle norme ambientali, a favore della produzione di gas nazionale come dimostro QUI, ma soprattutto per favorire nuovi rigassificatori e terminal gnl oltre i bisogni nazionali QUI.

 

 


LA TENDENZA ALLA RIDUZIONE DEL CONSUMO DEL GAS E DEL GNL: CONTRADDIZIONI IN ASIA E AUSTRALIA


Il Giappone riduce il consumo nazionale di gas ma favorisce la transazione commerciale del gnl e finanzia strutture per il gnl

I piani governativi del Giappone per il clima e l'energia prevedono che la produzione di energia alimentata a GNL si dimezzerà entro il 2030. Di conseguenza, l'IEEFA stima che la domanda di GNL del Giappone potrebbe scendere tra 25,7 e 31,6 mtpa, ovvero circa un terzo dei livelli del 2019, se gli obiettivi di produzione di elettricità verranno raggiunti. Le importazioni di GNL sono già diminuite di 22 milioni di tonnellate all'anno dal 2014.

Secondo il Rapporto (QUI) di IEFA del 29 aprile 2024 la politica del governo sta esplicitamente indirizzando gli acquirenti giapponesi a mantenere la loro influenza sulle transazioni globali di GNL e a coltivare i mercati all'estero.

Nonostante il calo della domanda interna, il Ministero dell'Economia, del Commercio e dell'Industria giapponese ha fissato l'obiettivo (QUI) per le aziende giapponesi di effettuare transazioni di 100 tonnellate di GNL entro il 2030 e sviluppare progetti di GNL nel Sud e Sud-Est asiatico.

Anche l'Asia Zero Emission Community (AZEC - QUI) del Giappone sta promuovendo la domanda di GNL nell'Asia emergente. Sebbene la piattaforma affermi di sostenere vari percorsi verso la neutralità carbonica, in pratica sembra portare a un mix energetico ad alto contenuto di GNL che imita in modo sospetto quello giapponese.

Il paese è anche tra i maggiori (QUIfinanziatori pubblici al mondo di progetti di gas. Agenzie governative come JBIC e l'Organizzazione giapponese per i metalli e la sicurezza energetica hanno sostenuto gli investimenti nella catena del valore del gas e del GNL attraverso iniezioni di capitale, prestiti e garanzie.

La ricerca del Giappone di mantenere un'influenza nel mercato del GNL renderà impossibile per aziende come Tokyo Gas raggiungere una vera neutralità carbonica e rischia di mettere a repentaglio gli obiettivi di decarbonizzazione in tutta l'Asia.

 

 

I casi della Corea del sud e dell’India: costi alti per l’uso delle fossili che stanno incidendo nelle decisioni per ridurre il consumo di gas

Sulla Corea del Sud un Rapporto (QUI) IEEFA del marzo 2024 ha dimostrato che il mix energetico ad alta intensità di combustibili fossili ha gravato il paese con ulteriori 17 miliardi di dollari (₩ 22 trilioni in moneta sudcoreana: 1 won sudcoreano corrisponde a 0,00067 euro) di costi dell'elettricità da gas naturale liquefatto (GNL) nel corso del 2022, dopo aver condotto tre analisi di scenario. Ciò si traduce in circa 326 dollari a persona.

Anche l'India, importatore netto di gas, ha registrato un calo della domanda di GNL. Il volume delle importazioni di GNL è diminuito del 15% nell'anno fiscale 2022-23 (QUI) rispetto all'anno fiscale 2021-22, anche se il valore è aumentato di un enorme 27%, indicando il prezzo delle importazioni.


 

Il caso australiano

Il Rapporto (QUI) di IEFA del Maggio 2024 suggerisce che qualsiasi carenza di offerta nel mercato interno del gas australiano sarebbe meglio colmata da misure mirate per ridurre la domanda residenziale e industriale, piuttosto che da un aumento dell'offerta.

La strategia del Governo australiano (QUI) prevede una domanda internazionale a lungo termine di GNL australiano, ma i nostri principali mercati di esportazione sono in declino, mentre nei prossimi anni è imminente un eccesso di offerta globale. Si veda questo Rapporto (QUI) di IEFE dello scorso 17 maggio 2024 dove si afferma:

1. La Future Gas Strategy del governo australiano prevede una continua domanda di esportazioni di GNL, ma la ricerca IEEFA suggerisce che il nostro più grande mercato di esportazione, il Giappone, è già in declino e in eccesso di offerta.

2. La domanda di GNL del Giappone è diminuita del 25% dal 2014 e si prevede che diminuirà di un ulteriore 25% entro il 2030.

3. Il Giappone ha già un contratto eccessivo nel GNL e rivende più GNL all'estero di quanto ne importi dall'Australia.

4. Il Giappone avrà molti fornitori tra cui scegliere in un mercato globale del GNL che presto sarà sovraccarico, dominato da produttori a basso costo.

 

Nonostante ciò il governo Australiano ritiene che la cattura, l'utilizzo e lo stoccaggio del carbonio (CCUS) siano cruciali per la decarbonizzazione dell'industria e la riduzione delle emissioni, ma si tratta di una tecnologia costosa e non collaudata con una lunga storia di fallimenti.

 

Lo scorso 7 giugno nuovo Rapporto (QUI) IEEFA ha dimostrato che la situazione peggiorerà negli anni 2030, quando gli accordi di vendita e acquisto a lungo termine (SPA) che rappresentano circa i tre quarti delle esportazioni di GNL dell'Australia iniziano a scadere. L'Australia dovrà affrontare una crescente concorrenza per assicurarsi l'estensione di questi contratti. Se non sarà in grado di farlo, sarà costretta a vendere volumi crescenti di capacità di GNL non contrattualizzata nei mercati spot (QUI), dove dovrà competere con il GNL del Qatar e con il GNL in eccesso degli operatori in portafoglio e dei principali acquirenti.

I produttori australiani di GNL (QUI e QUI), conferma dichiarazione di IEEFA del 14 giugno 2024 sono fortemente esposti al calo dei prezzi del petrolio, poiché la maggior parte dei loro contratti di GNL esistenti ha prezzi direttamente collegati ai prezzi del petrolio.

 


Il ruolo dei bassi costi del gas del Quatar per far ripartire consumi in alcuni Paesi

Il Qatar, l'esportatore di GNL più economico al mondo, ha fornito oltre il 60% delle importazioni totali in Asia meridionale. Il Qatar mira a espandere (QUI) massicciamente la sua capacità di esportazione in questo decennio, limitando ulteriormente il potenziale di rialzo del GNL statunitense nei mercati emergenti. Recentemente, paesi come il Brasile, l'India (QUI) e il Bangladesh (QUI) hanno cercato di acquistare il GNL del Qatar a causa dei suoi bassi costi rispetto ad altri fornitori.

 

 

 

LE CONTRADDIZIONI NELLA CRESCITA DEL CONSUMO DI GNL E IL RISCHIO SOVRA CAPACITÀ PRODUTTIVA DEL GNL


I previsti aumenti di consumi di gas in Asia Pacifico e Medio-Oriente non compensano le riduzioni dei consumi in Europa

L’ultimo rapporto IEA (QUI) del secondo trimestre 2024 prevede che la domanda globale di gas crescerà del 2,3% nel 2024, rivista al ribasso dal 2,5% dopo un Q1 mite. Si prevede che la crescita della domanda si concentrerà nei mercati asiatici in rapida crescita. L'industria emerge come il principale motore di crescita, seguita dai settori residenziale e commerciale. Si prevede che la domanda di gas-to-power aumenterà solo marginalmente, poiché l'aumento del consumo di gas nella regione Asia-Pacifico, in Nord America e in Medio Oriente dovrebbe essere in parte compensato dalle continue riduzioni in Europa. La minore disponibilità di energia idroelettrica in Cina, India e Centro e Sud America potrebbe aumentare la richiesta di centrali elettriche a gas.

La crescita della domanda nei mercati chiave dell'Asia e dell'Europa sarà limitata dal limitato aumento dell'offerta globale di GNL, che dovrebbe crescere solo del 3%. Tuttavia, questa previsione è accompagnata da una gamma insolitamente ampia di incertezze. I potenziali ritardi nell'avvio di nuovi impianti di liquefazione, un contesto geopolitico teso, il peggioramento dei problemi di gas di alimentazione nei progetti legacy e i vincoli di spedizione rappresentano tutti rischi al ribasso per le prospettive attuali.

 

Nell'Asia meridionale e sud-orientale, le continue sfide fiscali e i lunghi ritardi per le nuove infrastrutture per il gas e il GNL pongono sfide strutturali alla crescita della domanda che un contesto di prezzi bassi non risolve completamente.

Per superare queste sfide e coltivare una nuova domanda, i trader di GNL e gli operatori di portafoglio, le maggiori controparti di nuovi contratti di prelievo di GNL a lungo termine negli ultimi tre anni, stanno investendo in rigassificazione, energia, distribuzione di gas e altre infrastrutture. Alcuni importatori di GNL nel nord-est asiatico stanno investendo e commerciando con gli acquirenti dei mercati emergenti per scaricare le forniture contrattuali in eccesso.

Affinché l'industria del GNL prosperi finanziariamente, le nazioni asiatiche emergenti devono non solo sostituire le importazioni in calo dai mercati sviluppati, ma anche assorbire l'enorme volume di nuove forniture in arrivo. Ciò rende l'industria del GNL sempre più dipendente da mercati con acquirenti meno meritevoli di credito, ambienti commerciali più rischiosi e una maggiore sensibilità ai prezzi elevati. Se la crescita rapida e sostenuta della domanda non si concretizzerà, i fornitori e i commercianti di GNL, in particolare quelli con costi più elevati e significative forniture non contrattualizzate, dovranno probabilmente affrontare un periodo prolungato di prezzi bassi e profitti ridotti.

Tutto questo inciderà anche sulla fattibilità dei progetti gnl in Africa QUI.

 

 

Il rischio eccesso offerta gnl

Lo scorso Aprile 2024 IEFE ha prodotto un Rapporto (QUI) dove si afferma La crescita fiacca della domanda, combinata con una massiccia ondata di nuova capacità di esportazione, è destinata a mandare i mercati globali del gas naturale liquefatto (GNL) in eccesso di offerta entro due anni. L'IEEFA prevede che la capacità di fornitura globale di GNL salirà a 666,5 MTPA entro la fine del 2028, superando gli scenari di domanda dell'Agenzia internazionale per l'energia (IEA) fino al 2050.

L'IEEFA prevede che la capacità nominale di liquefazione del GNL da progetti che hanno già iniziato la costruzione, o che sono approvati da sostenitori finanziariamente capaci, potrebbe aggiungere 193 milioni di tonnellate all'anno (MTPA) di nuova capacità di approvvigionamento dal 2024 al 2028, con un aumento del 40% in cinque anni. (Nota: un milione di tonnellate di GNL equivale a 1,36 miliardi di metri cubi di gas).

Entro la fine del 2028, la capacità totale di liquefazione delle targhe nominali del mondo potrebbe raggiungere i 666,5 MTPA. Per dare un'idea, l'Agenzia Internazionale dell'Energia (prospettive mondiali energia 2023 QUI)prevede che il commercio totale di GNL nel 2050 raggiungerà i 482 MTPA nell'ambito del suo scenario politico. In altre parole, la capacità di liquefazione del GNL che entrerà in funzione fino al 2028 supererà gli scenari di domanda a lungo termine dell'AIE

 


Studio IEFE febbraio 2024 (QUI): LNG regasification terminals in Europe



L'IEEFA prevede che la domanda europea di GNL non supererà i 135 miliardi di metri cubi nel 2030, lasciando un divario potenziale di circa 265-270 miliardi di metri cubi di capacità inutilizzata.

Il tasso medio di utilizzo dei terminali di importazione di GNL dell'UE nel 2023 è stato del 58,5%, in calo rispetto al 63% del 2022.

L'anno scorso, otto terminali GNL hanno registrato tassi di utilizzo inferiori al 50%:

- Quattro in Spagna (Barcellona, Cartagena, Huelva, Sagunto)

- Uno in Italia (FSRU di Piombino (Snam) che è entrato in esercizio a luglio e ha raggiunto l'80% di utilizzo nei mesi di novembre e dicembre)

- Uno in Grecia (Revithoussa)

- Uno in Finlandia (Inkoo)

- Uno in Germania (Ostsee FSRU1).

 

 

L’effetto dagli investimenti a lungo termine in infrastrutture per il gnl rischia di svanire

Gli operatori europei hanno giustificato i nuovi terminali di rigassificazione offshore, in parte sostenendo che potrebbero essere eventualmente trasferiti in Asia dove recentemente ci sono stati aumenti dei consumi per alte temperature come in India vedi QUI.

In uno studio di IEFE (QUI) si dimostra che le prospettive di Shell per il 2024 sul gas naturale liquefatto (GNL) dimostrano che il caso di investimento a lungo termine per il GNL oltre il 2040 sta svanendo. Al contrario, l'azienda ripone le sue speranze nella rapida crescita della domanda nei mercati emergenti e nel settore industriale cinese, che potrebbe non materializzarsi mai.

In particolare, secondo lo studio:

1. È probabile che gli ostacoli critici al finanziamento della catena del valore del GNL limitino la crescita della domanda nei mercati dell'Asia meridionale e sudorientale. Inoltre, è improbabile che il GNL fornisca la produzione di energia di base nell'Asia emergente a causa dei suoi costi elevati rispetto ad altre fonti energetiche.

2. Shell sta puntando sulla decarbonizzazione industriale della Cina per far aumentare la domanda globale di GNL, ma questo trascura le politiche cinesi volte a limitare la dipendenza dal gas. Nell'ambito di percorsi di neutralità carbonica, l'utilizzo di gas industriale in Cina potrebbe raggiungere il picco e diminuire fino al 2060.

 

 

La logica di realizzare velocemente infrastrutture per il gnl produce deroghe alle norme ambientali

Esasperare la logica degli operatori del settore del gas, come ad esempio le tesi sopra riportate di Shell, porta a promuovere semplificazioni e deroghe alle norme ambientali per accelerare le decisioni sulle infrastrutture del gas e del gnl.

Si veda questa inchiesta QUI sul caso Australia dove si afferma che ridurre la burocrazia non è mai una cosa negativa fintanto che rimangono in vigore le adeguate garanzie, in particolare quelle ambientali.

Le approvazioni che richiedono anni per essere completate sono esattamente l'ultima cosa che qualcuno vuole, in quanto potrebbero pesare negativamente sulle decisioni di investimento quando è necessaria un'azione urgente per affrontare potenziali problemi di approvvigionamento.

Tuttavia, mentre portare i progetti di gas offshore attraverso la linea il più rapidamente possibile potrebbe sembrare la risposta giusta per affrontare le carenze di gas previste, c'è anche una forte argomentazione secondo cui si tratta di una mossa miope che potrebbe ritorcersi contro di noi.

C'è il pericolo molto concreto che la fretta per i progetti possa lasciare gli impatti ESG non affrontati. N.B. Dietro l’acronimo ESG, sempre più conosciuto anche fuori dal mondo della finanza e della “sostenibilità” ci stanno tre termini molto chiari: Environmental (ambiente), Social, e Governance, si tratta di tre dimensioni fondamentali per verificare, misurare, controllare e sostenere (con acquisto di prodotti o con scelte di investimento) l’impegno in termini di sostenibilità di una impresa o di una organizzazione.

 


 

RINVIARE SCELTE CHE ABBANDONINO PROGRESSIVAMENTE GLI INVESTIMENTI NELLE INFRASTRUTTURE DEL GNL RISCHIA DI PRODURRE UNA SITUAZIONE DI NON RITORNO PER GLI OBIETTIVI DI NEUTRALITÀ CLIMATICA

In aggiunta a quanto sopra analizzato può essere significativo un passaggio poco attenzionato dai decisori italiani ed europei, tratto dalla Newsletter ottobre 2021 del Gestore dei Mercati Energetici: “Conclusioni Dato che il contenimento delle emissioni non può essere regionale e che la transizione energetica è per sua natura globale, si pone un quesito centrale: può una politica europea sulle emissioni di metano avere un impatto globale? Nel contesto attuale, l’Europa può giocare un ruolo importante in quanto attira circa un terzo di tutto il gas commercializzato a livello internazionale. La sua azione può, quindi, costituire una leva importante nei mercati globali per indurre i propri fornitori ad adottare misure di mitigazione ed influenzare così l’azione di altri Stati. Ma per quanto tempo può far presa il cosiddetto “Brussels effect”? Certamente l’influenza che può avere oggi l’Europa non sarà la stessa nel corso dei decenni, visto il ruolo di market player che si sta conquistando la Cina e il mercato asiatico. Se continueremo a posticipare azioni politiche su questo fronte rischieremo di trovarci sempre di più all’interno di un “gioco del prigioniero” in cui la scelta di cooperare quando la controparte decide di non farlo porta solo ad una doppia sconfitta. Quella dell’ambiente e della nostra economia”.

 

 

 

LA LOBBY DEL GAS è ATTIVA ANCORA NONOSTANTE TUTTO QUANTO SOPRA RIPORTATO


Il caso Usa

Nonostante ciò alcuni progetti USA vanno avanti QUI non considerando le emissioni di metano (ad esempio il caso del Texas QUI) e l’ENI continua a trovare pozzi di metano anche fuori Italia QUI.

Come risulta dalla Newsletter (QUI) del Gestore Mercati Eneregetici del maggio 2024:

Gli Stati Uniti hanno cinque progetti di liquefazione in costruzione che non sono interessati dalla decisione dell'amministrazione Biden e che quasi raddoppierebbero (QUI)la capacità di esportazione del Paese.

È importante sottolineare che i maggiori acquirenti contrattualizzati di queste nuove strutture non sono utenti finali in Europa e in Asia. Invece, sono le major del petrolio e del gas e i commercianti di materie prime come ExxonMobil, Shell e Gunvor, che mirano a capitalizzare le opportunità di rivendita. 

Avendo già precedentemente ottenuto un’esenzione all’export di GNL dal DoE, gli operatori di questi terminal non sono quindi esposti alle conseguenze della decisione della Casa Bianca.

Entro il 2030, il DoE stima la capacità di produzione di GNL USA incrementare di circa 124 mmc rispetto a quella attuale, sostanzialmente raddoppiandola, con ulteriori possibili progetti da realizzare nel decennio a venire.

 


Il problema della manutenzione delle infrastrutture negli USA

Alcuni problemi strutturali permangono nei terminal nordamericani e in particolare in quello di Freeport LNG. Qui, l’output è stato ridotto per mesi a causa di una profonda manutenzione a due treni dell’impianto. Una necessità che origina dagli effetti deleteri di una tempesta invernale sul funzionamento del terminal. Recentemente, anche il terzo treno di Freeport è stato affetto da problemi strutturali. In conseguenza delle problematiche tecniche, ad aprile l’export di GNL dagli Stati Uniti è sceso per il quarto mese consecutivo, registrando 8,4 mmc di volumi esportati rispetto i 10,3 mmc del mese precedente.

La questione della manutenzione dei terminal diverrà sempre più significativa in vista dell’aumento dei volumi esportati negli anni a venire. Mentre l’interruzione del funzionamento di un singolo terminal può avere impatti sui mercati globali, così come avvenuto con Freeport LNG nel giugno 2022, soventemente, le compagnie operatrici annunciano infatti con pochissimo preavviso l’inizio dei lavori di manutenzione. Un fattore che può avere importanti ripercussioni, soprattutto nei momenti di ristrettezza dell’offerta globale e domanda in aumento, come sta avvenendo nella primavera del 2024.

 

Non casualmente quindi al Senato che al Congresso, il Partito Repubblicano ha anche tentato di strappare dal DoE il ruolo di autorizzare l’esportazione di GNL verso i paesi che non hanno ancora siglato un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti e di consegnare, invece, la delega alla FERC, di fatto riducendo il potere dell’esecutivo sul processo di costruzione di nuovi terminal26





Il caso Canada

Per non parlare del Canada vedi il nuovo progetto mega (QUI) impianto di GNL chiamato Ksi Lisims, pronunciato s'lisims, che significa "dal fiume Nass" in lingua Nisg̱a'a. Sarebbe in grado di produrre fino a 12 milioni di tonnellate di GNL all'anno, quasi eguagliando la capacità produttiva iniziale di 14 milioni di tonnellate di GNL Canada. Come il GNL Canada, sarebbe rifornito dal gas da fracking  (QUI)proveniente dal nord-est della Columbia Britannica.

Mentre l'impianto LNG Canada di Kitimat inizierà presto a testare le sue apparecchiature, l'Ufficio di valutazione ambientale della British Columbia sta ancora valutando (QUI) l'impianto di produzione ed esportazione di GNL di Ksi Lisims. Su questi rischi legati ai nuovi progetti di estrazione del gas in Canada vedi anche questa inchiesta (QUI) di De Smog.

 


Gli investimenti giapponesi nel trasporto marittimo del gnl

I giganti del trasporto marittimo giapponese continuano i loro investimenti strategici nelle navi metaniere (QUI). Dopo Mol, anche Nyk ha annunciato un significativo aumento della flotta di metaniere e piani ambiziosi per rafforzarla ulteriormente. In particolare, un recente rapporto afferma che la sua flotta di metaniere conta 91 navi, di cui tredici a noleggio. Nel settembre 2023, Nyk disponeva ‘appena’ di 86 metaniere. L’armatore ha fissato l’obiettivo di aumentare ulteriormente la propria flotta per trasporto di gas naturale liquefatto a oltre 120 entro la fine dell’anno finanziario 2027.

Come risulta da una inchiesta (QUI) pubblicata lo scorso 7 giugno 2024, preoccupato per la sicurezza energetica, il Giappone sta sovvenzionando nuovi progetti di gas (QUI) offshore in Australia che probabilmente altrimenti non andrebbero avanti. Il Giappone è il più grande fornitore mondiale (QUI) di finanziamenti pubblici internazionali per la produzione di gas. Mentre altre nazioni, si sono impegnate a porre fine alla finanza internazionale per i combustibili fossili, il Giappone ha mantenuto il flusso di denaro. Questo anche perché La produzione di gas in Australia è relativamente costosa, a causa delle località remote e degli elevati costi operativi



Il caso Norvegia

La Norvegia ora fornisce il 30% del gas del blocco; Gazprom forniva circa il 35% di tutto il gas europeo prima della guerra. Degli oltre 109 miliardi di metri cubi di gas naturale che la Norvegia ha esportato in Europa l'anno scorso – abbastanza per alimentare la Germania fino al 2026 – circa due terzi sono stati commercializzati e venduti da Equinor. "Si prevede che la Norvegia soddisferà un maggior numero di esigenze di gas dell'Europa quest'estate, poiché i suoi impianti si riprenderanno dall'ampia manutenzione vista l'anno scorso", ha scritto Nnenna Amobi di BloombergNEF in una nota del 1° maggio. "Ma…" ha aggiunto "…le interruzioni non pianificate potrebbero ancora ridurre i flussi e far salire i prezzi" (QUI).



Le contraddizioni nella decisione UE di confermare la riduzione dei consumi del gas per il 2024

Rapporto (QUI) IEEFA sugli effetti del programma UE Repower EU (QUI). Nell'ambito del piano, gli Stati membri dell'UE hanno accettato le proposte della Commissione europea per ridurre volontariamente l'uso del gas. Questi sono stati articolati in tre obiettivi, annunciati nel 2022, 2023 e 2024. La Commissione  UE ha annunciato un terzo obiettivo di riduzione della domanda (QUI) nel marzo 2024. Tuttavia, secondo il rapport IEEFA, questo obiettivo per il periodo compreso tra aprile 2024 e marzo 2025 lascia potenzialmente la porta aperta a un aumento del consumo di gas rispetto ai livelli del 2023. Per una analisi della decisione della UE tradotta in una Raccomandazione agli Stati Membri, vedi anche QUI. La decisione della UE contiene elementi positive perchè conferma una volontà generale a ridurre il consume del gas.

Dove è secondo il Rapporto IEEFA il rischio di aumento del consumo di gas nella UE nel 2024 rispetto ai livelli del 2023?

Il nuovo obiettivo (stabilito dalla UE con la suddetta Raccomandazione) è invariato rispetto all'obiettivo che l'UE si era prefissata due anni fa: utilizza lo stesso periodo di riferimento e punta nuovamente a una riduzione del 15% della domanda di gas. Nell'ambito del piano, gli Stati membri sono incoraggiati a ridurre il loro consumo di gas da aprile 2024 a marzo 2025 di almeno il 15 % rispetto al loro consumo medio annuo di gas nel periodo di riferimento.

Tuttavia, se il consumo di gas di uno Stato membro è aumentato di almeno l'8 % tra aprile 2021 e marzo 2022 rispetto al consumo medio di gas durante il periodo di riferimento, il suo periodo di riferimento sarebbe solo da aprile 2021 a marzo 2022. E' il caso della Bulgaria e della Grecia.

Tra aprile 2017 e marzo 2022, il consumo medio annuo di gas dell'UE è stato di 401,3 miliardi di metri cubi. L'accordo vedrà gli Stati membri mirare a ridurre tale cifra a 342,2 miliardi di metri cubi tra aprile 2024 e marzo 2025, ma questo valore è superiore del 4,4% rispetto al consumo da aprile 2023 a marzo 2024.

 Vedi anche QUI.

 

Indici azionari e investimenti nel gas e i superprofitti delle grandi major europee e statunitensi del petrolio e del gas: ripensare gli incentivi alle fossili

Lo IEEFA ha dimostrato nello scorso febbraio 2024 (QUI e QUI) che "L'era dei rendimenti stabili e blue-chip del settore dei combustibili fossili è finita da tempo". Il rapporto rileva che un'ampia varietà di indici azionari è ora disponibile in versioni prive di combustibili fossili, inclusi indici di punta come lo Standard & Poor's 500, il Russell 3000 e l'MSCI All-Country World Index, nonché indici che si concentrano su mercati in via di sviluppo o emergenti, aree geografiche specifiche e titoli a media e piccola capitalizzazione.

Ma resta il dato che nel 2023 (QUI - QUI - QUI) Le major europee e statunitensi del petrolio e del gas hanno realizzato profitti di oltre un quarto di un trilione di dollari da quando la Russia ha invaso l'Ucraina, secondo una nuova analisi da Global Witness in occasione dei due anni dall'inizio del conflitto.

 

Anche questi dati sopra riportati confermano come occorre ripensare i sussidi ai combustibili fossili

A livello globale, circa 7 trilioni di dollari (QUI) vengono investiti ogni anno in attività che danneggiano direttamente la natura, rappresentando circa il 7% del prodotto interno lordo (PIL) globale.

Nonostante nel 2022 siano stati investiti 200 miliardi di dollari in soluzioni basate sulla natura, i flussi finanziari verso attività dannose per la natura hanno sminuito questi sforzi di oltre 30 volte.

 

 

Le ragioni geopolitiche delle controtendenze a favore del gas sopra riportate

Come dimostra anche il caso italiano, sopra analizzato, dei progetti di trasformare l’Italia in una piattaforma del gnl la questione del gas viene utilizzata come strumento di scontro geopolitico con la Russia e il suo gas, più che come obiettivo di riduzione dei consumi di fonti fossili in generale. Così come dimostra questa inchiesta (QUIpubblicata lo scorso fine maggio 2024, il giro di vite sul gas liquefatto russo dovrebbe essere la prossima mossa dell'UE (QUI) per limitare i ricavi dei combustibili fossili della Russia. Dopo l'invasione russa dell'Ucraina, l'importazione di gas russo che arriva in Europa attraverso i gasdotti è diminuita a causa di tutte le sanzioni.  Occorre però considerare che le importazioni di gas liquefatto dalla Russia sono effettivamente aumentate, anzi lo scorso maggio 2024 le forniture dalla Russia hanno superato quelle USA QUI).

D’altronde le intenzioni della UE fanno il paio con il fatto che Kiev è ad oggi ancora vincolata da un contratto di trasporto quinquennale Gazprom, il gioiello del gas di Mosca. Quest'ultimo però scade tra pochi mesi, il 31 dicembre 2024, e l'Ucraina ha manifestato la volontà di non rinnovarlo (QUI). 

L'anno scorso, l'Europa ne ha importato poco più di 23 miliardi di metri cubi, secondo i calcoli dell'Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA). Si tratta di un aumento del 20% rispetto all'anno precedente l'invasione. La stragrande maggioranza di questo gas era destinata all'uso domestico, ma circa un quarto veniva trasportato attraverso i porti europei verso paesi al di fuori dell'UE, in particolare Cina e India. Le nuove sanzioni hanno lo scopo di fermare questo trasbordo.

Si veda inoltre lo scontro (QUI) in Gran Bretagna tra conservatori e laburisti in vista delle nuove elezioni. I primi vogliono rilasciare nuove licenza di estrazione del petrolio e del gas





 

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