La
vicenda del sito di bonifica di Pitelli
ritorna di attualità dopo i recentissimi ritrovamenti di rifiuti anche pericolosi (secondo
la classificazione ex lege) smaltiti illegalmente lungo la strada che porta a questo paese.
Le
verifiche sono in corso e vedremo alla fine cosa e quanto verrà trovato di preciso.
Ma
questa notizia intanto va inquadrata nella questione più generale del sito di
bonifica che voglio ricordare riguarda gran parte delle colline della zona est
della città della Spezia e soprattutto l’intero golfo dentro diga.
Vediamo di seguito perchè......
LA SCOPERTA
DEI NUOVI INTERRAMENTI ABUSIVI DI RIFIUTI ERA PREVEDIBILE QUANTOMENO DAL 1996.
Intanto
una affermazione discutibile è stata pubblicata subito dopo il ritrovamento dei
rifiuti: "il luogo dove sono stati
trovati è fuori del perimetro del sito di bonifica di Pitelli". Francamente questa affermazione in se non ha
alcun valore scientifico, tanto meno giudiziario (l’illegalità c’è comunque sia che li
abbiano smaltiti dentro o fuori il perimetro), quindi perché questa
affermazione? Forse una svista di chi l’ha fatta o più probabilmente un maldestro tentativo di giustificare sotto il profilo
amministrativo la non corretta caratterizzazione del sito svolta e/o approvata
( a seconda che le aree fossero pubbliche o private) dalle autorità competenti o da privati con l'approvazione delle autorità.
Infatti se noi andiamo a vedere cosa c’era scritto
nel Decreto istitutivo del sito di bonifica nazionale di Pitelli (ora
denazionalizzato ma su questo punto torno successivamente) possiamo notare che
il sito di Pitelli rientrava fin dall’inizio nell’ambito dei siti ad
inquinamento diffuso e da più fonti, inquinamento e fonti stratificati nel tempo.
Afferma il Decreto (vedi QUI) istitutivo del sito di Pitelli che l’area interessat fa:
“riferimento alle zone di discarica, alle aree occupate dagli
insediamenti industriali presenti sia nell'entroterra che sulla fascia costiera
dei comuni di La
Spezia e Lerici
e al tratto di mare prospiciente i cui fondali siano stati oggetto di
sversamenti abusivi e nei quali abbiano recapitato o recapitino scarichi”.
Non
a caso nei considerando di detto decreto istitutivo si affermava: “all'interno
dell'ambito territoriale delimitato dalla
perimetrazione, sarà eseguita l'attività di caratterizzazione al fine
di accertare le effettive condizioni di inquinamento, con
riserva
di individuare le eventuali ulteriori aree per le quali, alla luce dei
primi accertamenti, emerga
una possibile situazione di inquinamento
tale da rendere necessario l'allargamento del perimetro.”
C'è stata una ulteriore conferma che
il sito di Pitelli è stato fin dall’inizio un sito in evoluzione per la sua estensione, dove quindi la
c.d. caratterizzazione del sito (cioè la verifica dell’estensione dell’inquinamento)
non poteva essere limitata a luoghi dove era certo, per ragioni di esistenza di autorizzazioni pregresse illegali illegittime o non rispettate, che ci potessero essere
livelli di inquinamento superiori ai limiti di legge. Nel 2001 un nuovo Decreto (vedi QUI) ha esteso il perimetro del sito all'area della
Pertusola, sede di impianti industriali dismessi in gravi condizioni di degrado
e fortemente contaminata da metalli pesanti.
È indiscutibile che il sito di Pitelli nella
sua definizione avrebbe dovuto comportare una visione larga della sua
caratterizzazione non limitandosi solo
alle aree conosciute perché legate alle singole attività autorizzate (discariche, impianti industriali) sia pure in contrasto con la normativa su tali autorizzazioni e sui controlli che ne conseguivano.
Peraltro
che il sito fosse caratterizzato non
solo da cattive gestioni di impianti e/o attività autorizzati/e in modo
illegittimo e controllate ancora peggio, ma da sversamenti abusivi, risultava ampiamente da anni. Cito solo
due esempi estremamente significativi:
1. da inchieste
giornalistiche. Ad esempio il Secolo XIX in data 25/6/1988 intervistava un ex
trasportatore di rifiuti che ammetteva l’abbandono
incontrollato di “rifiuti tossici vicino
ai centri abitati, proprio come in Nigeria o in Libano. Pitelli, a pochi
chilometri da La Spezia……”
2. dalla inchiesta della magistratura iniziata nel 1996, che ha portato poi alla perimetrazione del sito di bonifica, sono emerse aree di stoccaggio totalmente abusive nelle colline di Pitelli: ad
es. “Tiro al piattello” e “Campetto” questa ultima vicinissima alla zona in cui
sono stati ritrovati, in questi giorni i nuovi smaltimenti abusivi di rifiuti.
CONCLUSIONE 1:
GLI SVERSAMENTI ABUSIVI NON LI TROVANO MAI GLI ENTI PREPOSTI PER LEGGE
Se
è vero che le competenze in materia di siti di interesse nazionale sono del
Ministero dell’Ambiente, occorre aggiungere che tutti i passaggi formali dalla
caratterizzazione alla approvazione del progetto di bonifica e/o messa in
sicurezza ed eventuale piano di monitoraggio ex post, vedono il coinvolgimento
di Regione (conferenza servizi decisoria) ed Enti Locali (conferenza dei
servizi istruttoria). Non solo ma come dimostra il decreto del 2001, sopra
citato, con il quale il perimetro del
sito di Pitelli venne ampliato, Enti
Locali e Regione interessati potevano chiedere, anche sulla base di loro dirette attività di monitoraggio, la
estensione del perimetro.
Quindi
la prima conclusione è che ancora una volta per conoscere il reale stato della
diffusione dell’inquinamento nel sito di Pitelli abbiamo dovuto attendere molti
anni e l’intervento della magistratura, mentre invece potevamo saperlo con largo anticipo visto che le competenze e gli strumenti tecnici in mano agli Enti Locali e alla Regione, esistevano già negli anni 90.
CONCLUSIONE 2:
IL SITO DI PITELLI DOVEVA RESTARE NAZIONALE
Ho
letto sui quotidiani locali dichiarazioni di esponenti del PD “pentiti” sulla
declassificazione del sito di Pitelli da nazionale a regionale.
Peccato che quando venne presentato il
decreto di declassificazione nessuno di quell’area politica spese pubblicamente
parole di critica.
Eppure
la questione, del totale non fondamento sostanziale e legale di questa scelta, era chiara fin dall’inizio (vedi QUI): si voleva declassificare per poter
controllare solo dal livello locale tutta la partita delle bonifiche ma anche
degli interramenti abusivi che potessero essere eventualmente scoperti
successivamente.
Ma
questo ultimo ritrovamento di rifiuti interrati abusivamente nella zona
interessata dal sito di Pitelli dimostra ulteriormente il totale contrasto della scelta di declassificare il
sito con la legge vigente.
La nuova scoperta di rifiuti abusivamente
stoccati dimostra, infatti la diffusione dell’inquinamento nel sito di Pitelli
in un area ampia, addirittura ancora più ampia di quella già di per se notevole
a suo tempo perimetrata con la costituzione del sito di interesse nazionale nel
ormai lontano 2000.
Secondo
il comma 1 dell’articolo 252 del Testo Unico Ambientale, DLgs 152/2006 e s.m. " I siti di interesse
nazionale, ai fini della bonifica, sono individuabili in relazione alle
caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti , al
rilievo dell'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario
e ecologico nonché di pregiudizio per i beni culturali e ambientali ".
I parametri, quindi, sono solo dei criteri
specificativi di questa ratio (del comma 1 articolo 252 sopra riportato) ma è
chiaro che quello che conta per definire un sito di interesse nazionale è
quanto affermato proprio nel detto comma 1:
1. le dimensioni ampie
dell’inquinamento,
2. la pericolosità degli
inquinanti,
3. il rischio sanitario,
4. il pregiudizio di aree con
vincoli paesaggistici.
Tutte caratteristiche in cui rientra il sito di
Pitelli.
Insomma sono le dimensioni dell’inquinamento che caratterizzano
l’interesse nazionale di un sito non le singole attività inquinanti, e come si vede dai nuovi ritrovamenti le dimensioni aumentano progressivamente mentre la bonifica del sito langue come ho ampiamente spiegato QUI.
Nessun commento:
Posta un commento