mercoledì 24 aprile 2024

Stato della applicazione normativa emissioni navi: analisi su rischi ambientali e contraddizioni

L’analisi che segue è svolta dimostrare:

1.per alcuni anni le navi vetuste non adeguate e non adeguabili tecnicamente alle nuove normative sulle emissioni inquinanti e gas serra dal naviglio marittimo resteranno in funzione e arriveranno nei nostri porti compresi quelli liguri, rendendo solo minimamente efficaci strumenti come la elettrificazione delle banchine

2. La forte ritrosia di molti operatori ad adeguarsi alle nuove normative nonostante le controtendenze che ne dimostrano la strategicità

3. Le forti richieste di investimenti pubblici da parte degli operatori per adeguarsi alle normative suddette che finiranno a carico della collettività.

4. Il rischio di trasformare il gnl da combustibile marittimo a breve uso in una fonte strategica nonostante che è dimostrato che trattasi di un emettitore di gas serra in quantità significative.

5. Manca una politica coordinata di investimenti nel settore marittimo che metta al primo posto davvero la neutralità climatica e non gli interessi lobbystici come è il caso del gnl e delle deroghe e rinvii sui combustibili a zero emissioni di CO2.

6. la carenza di adeguati controlli sulla qualità dei combustibili marittimi.

 

Il risultato è che gli obiettivi di neutralità climatica sono sempre più lontani come dimostrano gli studi ufficiali che verranno descritti nel post. I porti come quello spezzino dovranno ancora attendere anni per vedere una drastica riduzione delle emissioni inquinanti dalle navi in attracco nonostante gli slogan sui “porti verdi”. Intanto (dati 2022-2023) siamo arrivati ad oltre 1 miliardo di ricavi e 127 milioni di utili per i maggiori terminal container italiani. 


 

IL RISCHIO VETUSTA’ DEL NAVIGLIO MARITTIMO SOPRATTUTTO QUELLO COMMERCIALE

Shipping Italy ha svolto una analisi (QUI), tra i vari operatori e ricercatori, sulla vetustà delle navi container dal quale è risultato:

L’organizzazione armatoriale Bimco (QUI) attualmente il 21% delle navi della flotta container ha più di 20 anni e quindi è candidato alla demolizione nei prossimi anni. Quasi il 70% di tutte le navi portacontainer ha più di 10 anni. 

I dati di Clarksons Research (QUI) mostrano che ci sono 902 navi portacontainer in ordine, un massimo storico, pari al 25% della flotta esistente. Nonostante la significativa flessione dei noli dei container (ma i profitti dei terminalisti restano alle stelle QUI) negli ultimi 15 mesi, il riciclaggio delle navi nel 2023 è rimasto basso rispetto agli ultimi 10 anni (vedi anche QUI).  Il numero delle navi ordinate nei segmenti di dimensioni inferiori a 6mila teu è significativamente inferiore rispetto al numero di navi più vecchie di venti anni negli stessi segmenti e ciò impedisce che si realizzi un’efficace azione di rinnovamento

Secondo l’analisi di Sea-Intelligence (QUI), il 2028 è l’anno più prossimo per l’assorbimento della sovraccapacità di tutta la nuova capacità in uscita dai cantieri asiatici, in linea con l’andamento successivo alla crisi finanziaria globale.

In particolare, le 2.516 navi che sono state consegnate in questi tredici anni, così come le 1384 navi “riciclate”, non sono state sufficienti a contenere l'età media e a garantire un rinnovamento adeguato della flotta.  

 

Secondo un’altra analisi (QUI) di Shipping Italy nel mercato dei container, sono state ordinate 142 navi entro il 2023, con un calo di quasi il 51% rispetto al periodo gennaio – agosto del 2022; 116 dei 142 nuovi ordini sono alimentati con combustibili alternativi. Ben 75 portacontainer sono alimentate a metanolo, mentre 27 a Gnl. La flotta attiva totale di navi portacontainer è salita a 6.000 unità (con un aumento del 5% rispetto all’analogo periodo del 2022), mentre il portafoglio ordini totale di navi portacontainer è diminuito di circa il 2%, passando a 917 ordini, ma il rapporto tra portafoglio ordini e flotta di navi portacontainer (in termini di navi) è ora al 15,3%, dopo aver raggiunto un picco del 17,5% alla fine del 2022.

Inoltre anche i nuovi ordini di navi potranno produrre rischio sovraccapacità visto il ribasso progressi dei noli per il 2024 (QUI). Così anche un recentissimo studio di Drewry (QUI e QUI):

1. Nonostante la crisi del Mar Rosso abbia sostenuto le tariffe di trasporto, prevediamo che l’eccesso di capacità porterà le tariffe di trasporto al di sotto del pareggio;

2. nel corso dell’anno, le nuove navi che si uniranno alla flotta globale aggraveranno l’attuale squilibrio tra domanda e offerta e porteranno a un ulteriore crollo delle tariffe di trasporto, riducendo così le entrate.

Non casualmente il valore delle navi sul mercato dell’usato è aumentato comprese anche le portacontainer (QUI). 

 

Si veda anche un altro studio (QUI) uscito a fine 2023 da cui risulta che solo l’8,33% della flotta container degli ultimi 10-15-anni è frutto di investimenti compiuti nell’ultimo quinquennio e circa il 30% dell’intera flotta è operativa da meno di 10 anni, mentre il 70% del naviglio ha età superiore a 10 anni (con il 15% della flotta con età superiore a 20 anni). Si evince la difficoltà da parte degli armatori nazionali nell’ultimo periodo a investire in un settore tradizionalmente caratterizzato da una natura fortemente capital intensive in condizioni di crescente complessità strategica a causa dell’incertezza del quadro normativo di riferimento (specie in relazione alla regolamentazione ambientale) e della crescente volatilità dei noli.

Inoltre, ulteriore esempio da uno studio (QUI) il trasporto a secco (dry bulk) si distingue tra i principali settori navali come il meno propenso a investire in nuove unità a propensione ecologica.

Intanto nei porti diminuiscono i posti di lavoro nonostante gli incrementi dei traffici container dal 1980 e con le navi sempre più grandi aumenta il lavoro a chiamata (QUI)

 

 

 

LE PRINCIPALI NORME SULLE EMISSIONI INQUINANTI DELLE NAVI

1. Le disposizioni dell’International maritime organization (IMO) che prevedono un azzeramento delle emissioni prodotte dallo shipping entro il 2050".

2. Il nuovo Regolamento sui combustibili per il trasporto marittimo  QUI.

3. La Direttiva (UE) 2023/959 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 10 maggio 2023 modifica della Direttiva 2003/87/CE (EU-ETS), estendendo il sistema di scambio quote emissioni dei gas serra al trasporto marittimo, per una analisi QUI.

4. Il Regolamento (UE) 2023/957 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 10 maggio 2023 modifica il Regolamento (UE) 2015/757 relativo agli obblighi di monitoraggio, la comunicazione e la verifica delle emissioni CO2 da parte del trasporto marittimo, per una analisi QUI.

5. Introdotto nella normativa italiana un sistema di monitoraggio di ispezioni e verifiche su come vengono rispettati i limiti di zolfo nel combustibile marittimo QUI.

 

 


ARRIVANO LE NORME SULLE EMISSIONI INQUINANTI DELLE NAVI MA LA REALTà E’ UN'ALTRA PER ORA

Rapporto 2023 (QUI) sulla revisione del trasporto marittimo presentata da UNCTAD (Conferenza ONU commercio e sviluppo - QUI). Analizzato compiutamente QUI. Il Rapporto è impietoso nel confermare come le emissioni di gas serra del settore sono aumentate ulteriormente del 20% nell’ultimo decennio, questo anche per una flotta in gran parte vetusta. Senza un'azione con investimenti privati e pubblici significativi, le emissioni potrebbero raggiungere il 130% dei livelli del 2008 entro il 2050.

A complicare le cose c'è l'invecchiamento della flotta mondiale. All'inizio del 2023, l'età media della nave era di 22,2 anni. Con oltre la metà che ora ha più di 15 anni, molte navi sono troppo vecchie per essere ammodernate o troppo giovani per essere demolite.

Secondo uno studio del 2023 di RINA (promosso da Assoarmatori e Confederazione degli Armatori). Per coprire il consumo del settore marittimo con combustibili verdi di sintesi (e-fuel), sarebbe necessario l’utilizzo di più della metà di tutta l’energia rinnovabile attualmente prodotta nel mondo.

Ogni nave si differenzia per tipologia, potenza installata, tipo di navigazione e quindi la soluzione ottimale per la sua decarbonizzazione va considerata in funzione della combinazione di queste caratteristiche. Risulta evidente come un’unica soluzione non possa essere risolutiva per tutte le navi e per tutto il periodo di vita delle stesse, tenendo conto che i limiti di emissioni diventeranno sempre più stringenti nel tempo.

La cattura del carbonio, che ne eviti la dispersione in atmosfera (Carbon Capture and Storage – CCS), è attualmente l'unica tecnologia in grado di rendere i carburanti fossili compatibili con gli obiettivi di riduzione delle emissioni a breve termine e potrebbe essere una delle soluzioni di transizione per i prossimi anni da adottare anche nel settore dell’industria marittima per specifiche tipologie di navi.

L'impiego di metano liquido, che permette una riduzione intorno al 20% di CO2 rispetto ad un combustibile tradizionale, benché di origine fossile, si conferma un combustibile di transizione. 

Sempre lo studio di Rina afferma che per le navi da crociera in navigazione su rotazione settimanale con grande potenza installata a bordo, ci si aspetta una graduale adozione di LNG (disponibile fossile, prossimamente bio) per poi passare a metanolo bio e in ultimo possibile adozione del nucleare (fermo restando che tanto c’è da fare ai fini di pervenire ad una accettabilità sociale di tale tecnologia). Settore portacontainer di linea su lunghe distanze potrebbe seguire lo stesso percorso delle navi da crociera avendo caratteristiche similari di potenza installata

 

Il Rapporto Cruise Lines International Association (CLIA) QUI, la voce principale dell'industria crocieristica globale prevede che il 48% delle navi di nuova costruzione andrà a gnl, ma quelle esistenti? Peraltro, il Rapporto parla di emissioni inquinanti basse, con il gnl, ma rapportate ai motori tradizionali per cui il rapporto andrebbe fatto con le emissioni zero da altre tipologie di combustibili non di origine fossile come invece il gnl. Il tutto senza considerare tutti i rischi legati all’uso gnl nel trasporto marittimo, vedi QUI.

Il processo di decarbonizzazione delle flotte viaggia necessariamente su due binari:

1. quello delle nuove navi (incluse le grandi trasformazioni che prevedano la sostituzione del o dei motori principali) che possono pienamente giovarsi delle nuove tecnologie e dei fuel alternativi che l'industria rende via via disponibili

2. quello della flotta esistente che non potendo usare fuel con caratteristiche molto diverse dai fuel attuali, dovrà ridurre la quantità di emissioni da fuel fossile, adottando opportuni approcci di tipo operativo, accettando un impatto sul servizio, tecniche per la riduzione dei consumi, ed eventualmente e per quanto possibile con l’impiego in aggiunta ai fuel esistenti, quote crescenti di fuel compatibili come i bio-combustibili Il risultato globale dipende dalla combinazione di questi elementi ed in particolare, in termini temporali, dal tasso di sostituzione nave nuova / nave esistente che si riuscirà a realizzare.

I costi conseguenti al processo in corso graveranno su tutti, o in termini di maggiori costi dei servizi di trasporto, o in termini di risorse pubbliche che dovranno essere destinate dai governi per accelerare se non solo per sostenere la transizione energetica

Si veda questa nota (QUI) dal mondo degli operatori che sottolinea come il contributo Sea Modal Shift viene annullato dall’ETS non coprendo quindi l’intero aumento


Ma come afferma uno studio (QUI) di Transport & Environment: aumentare i nuovi combustibili, tuttavia, non è un compito facile. Attualmente, i combustibili alternativi per navi e aerei sono per la maggior parte biocarburanti. I biocarburanti provengono principalmente da colture che hanno un'offerta limitata e competono direttamente con i terreni agricoli, rendendoli nella maggior parte dei casi insostenibili. È fuorviante per l'Europa pensare di poter ridurre le emissioni di aerei e navi con questi tipi di biocarburanti. Le leggi sui combustibili puliti hanno escluso alcuni tipi di biocarburanti e saranno necessarie altre alternative.

Più promettente sia per il trasporto marittimo che per l'aviazione è l'uso di carburanti sintetici. Questi sono prodotti da idrogeno verde con elettricità rinnovabile aggiuntiva e con CO2 e azoto catturati dall'aria ambiente. Il problema? Un preoccupante quarto di tutte le navi del continente potrebbe funzionare a GNL nel 2030, nonostante i loro discutibili benefici climatici, poiché le politiche di trasporto marittimo verde dell'UE continuano a fornire al settore una via d'uscita sporca.

 

Come abbiamo visto l'IMO, per raggiungere l’azzeramento delle emissioni del naviglio marittimo, ha fissato l'obiettivo di ridurre le emissioni del 20%-30% entro il 2030 e del 70%-80% entro il 2040, rispetto ai livelli del 2008.

Uno studio (QUI) di Transport & Environment mostra che per raggiungere il limite superiore dell'obiettivo del 2030 attraverso la diffusione di combustibili verdi, più di un terzo del trasporto marittimo internazionale dovrà passare a combustibili a emissioni zero o quasi zero nei prossimi 5-6 anni. In termini di regolamentazione, ciò richiederebbe la definizione di un obiettivo di riduzione dell'intensità di carbonio molto elevato (circa il 34%) nell'ambito del GHG Fuel Standard (GFS azzerare emissioni gas serra al 2050) che l'IMO sta attualmente sviluppando. Si tratta di un ordine di pedaggio e quasi impossibile data la portata della sfida.

 

 

Secondo una analisi (QUI) di Maritime Forecast alla fine del 2023 pubblicata (QUI) da Medi Telegraph  ancora troppo navi (6,5%) funzionano effettivamente con combustibili a basse emissioni di carbonio o a zero emissioni di carbonio per avere un impatto reale.

 

Secondo una pubblicazione (QUI) della Agenzia Europea per la sicurezza marittima ci sono alcune barriere, come la bassa densità energetica dell'idrogeno (che aumenterebbe le esigenze di stoccaggio a bordo di una nave), il costo delle attrezzature e la significativa necessità di espandere la capacità globale di distribuire e produrre idrogeno verde. Alla fine, le navi alimentate a idrogeno potrebbero rivelarsi una soluzione più appropriata per il trasporto marittimo a corto raggio piuttosto che per quello in acque profonde. 

 

Secondo lo studio pubblicato da Bloomberg (QUI) sebbene le navi che bruciano GNL comportino circa il 25% in meno di emissioni di anidride carbonica rispetto ai combustibili marini tradizionali, le navi spesso non riescono a bruciare tutto il gas invisibile. Ciò significa che una parte di essa si disperde direttamente nell'atmosfera, dove può avere un impatto devastante sul clima. Uno dei motori più comuni utilizzati sulle navi alimentate a GNL perde il 3,1% del suo carburante, secondo la Commissione europea.


Si veda anche ultimo Rapporto 2024 (QUI) della Agenzia Internazionale dell’Energia il metano è responsabile di circa il 30% dell'aumento delle temperature globali dalla rivoluzione industriale e riduzioni rapide e durature delle emissioni di metano sono fondamentali per limitare il riscaldamento globale a breve termine e migliorare la qualità dell'aria. Ma precedentemente nel 2023 altro Rapporto (QUI) della Agenzia Internazionale dell’Energia dimostrava come le perdite di metano possono verificarsi lungo la catena del valore del gas naturale liquefatto (GNL) e vi è una crescente evidenza che potrebbero essere una piccola ma importante fonte di emissioni. Possono verificarsi perdite negli impianti di liquefazione da valvole di servizio del gas, compressori alternativi, guarnizioni di pompe o apparecchiature di misurazione, nonché durante il trasferimento di GNL dall'impianto alla nave. Durante la spedizione, possono verificarsi perdite di metano anche se il gas "bollito" (una piccola frazione del carico di GNL che evapora) viene scaricato o viene utilizzato come propulsione e non completamente bruciato nei motori della nave.

 

Una coalizione di gruppi ambientalisti ha invitato (QUI) i produttori di motori navali a rivelare l'intero impatto climatico delle navi alimentate a gas fossile. Sempre più compagnie di navigazione e navi da crociera ordinano navi alimentate a GNL (il 25% di ordini di navi portacontainer e 44% navi da crociera), un carburante che viene venduto dai produttori di motori come più pulito dei carburanti tradizionali. Ma l'impatto completo delle navi alimentate a GNL è spesso sconosciuto, poiché i produttori di motori non rivelano gli slittamenti del metano. 

Studi indipendenti dimostrano la non fondatezza dei dati sulle emissioni da GNL marittimo: QUI, QUI,QUI,QUI,QUI. Per esempio, da questi studi emerge come le emissioni di idrocarburi totali e monossido di carbonio sono più elevate per il GNL rispetto agli attuali oli combustibili per uso marittimo, il che indica l'importanza di considerare la perdita di metano dalla combustione del GNL.

Tutti gli studi sopra citati confermano la mancanza di dati reali certi sulle emissioni dei motori delle navi che usano gnl, dato che emerge anche dal sopra citato Rapporto 2024 della Agenzia Internazionale per l’Energia dove si afferma che “Attualmente sono disponibili meno studi che forniscono dati di misurazione per la fornitura di GNL e la produzione di biocarburanti", che cita uno studio (QUI) per cui lo slittamento di metano nel mondo reale misurato nei pennacchi di 18 navi che utilizzano il tipo più comune di motore marino a GNL (LPDF 4 tempi) è stato in media del 6,4%, mentre le normative dell'UE attualmente ipotizzano il 3,1% di slittamento del metano e l'Organizzazione marittima internazionale delle Nazioni Unite (IMO) ipotizza il 3,5%.

 



LA LOBBY DEL GNL RESTA SEMPRE FORTE NONOSTANTE GLI STUDI SOPRA RIPORTATI  

Nonostante quanto sopra riportato dagli studi anche ufficiali riportati, Assocostieri (QUI) chiede di preservare i fondi destinati al segmento Small Scale LNG del Piano Nazionale Complementare (PNC) è essenziale per raggiungere gli obiettivi del PNC legati alla creazione di un'infrastruttura in grado di favorire l'uso del GNL, sia fossile che di origine biogenica e sintetica, come combustibile alternativo per la decarbonizzazione dei trasporti marittimi e terrestri. Il sostegno è fondamentale per mantenere la competitività e l'attrattività del sistema portuale nazionale. È quanto ha detto di recente il presidente di Assocostieri Elio Ruggeri in occasione dell'audizione sul Ddl di conversione del Decreto-Legge 2 marzo 2024, n.19 (QUI) in merito alle disposizioni per l'attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Assocostieri ha evidenziato poi come sia auspicabile che "il Piano Transizione 5.0 estenda i suoi benefici anche ai progetti GNL e il GPL, che rappresentano una tappa fondamentale nella transizione verso combustibili biologici e sintetici". 

In una logica di mero profitto aziendale Snam ha da tempo dichiarato (QUI) che intende nel prossimo futuro “avviare investimenti per l’ampliamento delle flotte di bunker vessel Gnl e Bio-Gnl operanti nei mari italiani e mediterranei, lavorando in stretta collaborazione con gli operatori del settore marino, valorizzando le reciproche e complementari esperienze nel mondo del bunkering e del gas naturale”. Si veda come altro esempio, in controtendenza a quanto sopra esposto,  l'annuncio (QUI) del Gruppo Fratelli Cosulich ha annunciato l’inizio di una collaborazione con Titan che rafforza la posizione del gruppo genovese nel mercato europeo del bunkering di Gnl.

Non solo ma recentemente è stato annunciato (QUI) un accordo tra MSC e Gasum per la fornitura di Gnl alla nuova ammiraglia del marchio Msc Crociere, Msc Euribia. All'accordo è allegata una lettera d’intenti con l’obiettivo di cooperare, nel futuro non immediato, per la fornitura di e-Lng sintetico prodotto con energia rinnovabile, cioè idrogeno creato dall’idrolisi alimentata con energia rinnovabile e cattura di CO2. Vedi anche Msc Crociere e Shell Western Lng che hanno annunciato (QUI) la stipula di un accordo per la fornitura di gas naturale liquefatto (Gnl) per la nave ammiraglia Msc Euribia.


Ma c'è una parte più attenta del mondo degli operatori marittimi che non la pensa come sopra. A conferma di come gli indirizzi anche in termini di finanziamenti alla transizione ecologica del settore marittimo non vanno verso  i combustibili come il gnl si veda Londra – L’International Chamber of Shipping (ICS), che rappresenta l’80% della flotta mercantile mondiale, ha annunciato (QUI) proposte per accelerare la transizione del settore marittimo verso lo zero netto premiando finanziariamente le navi e i produttori di energia che investono in combustibili a basse/zero emissioni nette: metanolo idrogeno ammoniaca combustibili sintetici.

Gli amministratori delegati delle maggiori compagnie di navigazione globali hanno rilasciato una dichiarazione (QUI) congiunta alla Cop 28 chiedendo ai decisori politici di stabilire una data ultima per l’ingresso in servizio di nuove costruzioni navali alimentate esclusivamente a combustibili fossili e sollecitando l’International Maritime Organization (Imo) affinché crei le condizioni normative per accelerare la transizione verso i carburanti verdi. 


 


LE FORTI CONTESTAZIONI DEL MONDO ARMATORIALE CONTRO QUESTE NUOVE NORME AMBIENTALI SONO IN PARTE STRUMENTALI SOPRATTUTTO FINALIZZATE A OTTENERE INCENTIVI PUBBLICI

Il Presidente dei porti europei di Espo durante l’Osservatorio sulla portualità ha dichiarato (QUI) che il nuovo sistema ETS danneggerà il sistema marittimo e addirittura l’ambiente.

Ma subito dopo queste accuse arrivano i soliti discorsi di battere cassa agli stati.

L’Associazione Logistica per l’Intermodalità Sostenibile lancia lo scorso novembre 2023 (QUI) un altro allarme sull’Ets e chiede 200 Mln al Governo per incentivi al trasporto intermodale.

Un Paper (QUI) di Confitarma e Assarmatori (Da oggi al 2050: tra sfide e opportunità per l’industria marittima”) afferma che: "I costi conseguenti al processo in corso graveranno su tutti, o in termini di maggiori costi dei servizi di trasporto, o in termini di risorse pubbliche che dovranno essere destinate dai governi per accelerare se non solo per sostenere la transizione energetica”.

Così il demagogo politico di turno, salta sul carro dele proteste: Ministro Salvini sull'ETS: "No all'estensione al marittimo per non danneggiare i porti italiani" – (QUI)

 

Le cose non stanno per niente così vediamo perché.

 

Effetti potenzialmente positivi (QUI) del sistema ETS applicato alle navi:

L’efficienza energetica e la riduzione delle emissioni non saranno più una variabile esterna, ma si imporranno come elemento strutturale. La seconda è che, nonostante l’aumento dei costi, vi dovrebbero essere, nel medio periodo, anche riflessi positivi per gli operatori virtuosi. In primo luogo, le navi con rating energetico migliore avranno un vantaggio competitivo in termini di maggiore “commerciabilità”, mentre le navi con una performance energetica peggiore verranno gradualmente spinte ai margini del mercato. In secondo luogo, avranno accesso privilegiato al credito; già oggi esistono mutui e obbligazioni “sustainability linked”, il cui costo è inversamente proporzionale alla riduzione delle “carbon intensity” del soggetto, o della nave, finanziati. Il rispetto della normativa ed il possesso di un elevato rating di efficienza energetica saranno inoltre requisiti di accesso e/o titolo preferenziale di aggiudicazione in gare, non solo pubbliche (c.d. “green procurement”). Infine, e più in generale, l’obbligo di redigere un bilancio ESG renderà le imprese sempre più attente nella selezione dei fornitori sulla base della loro compliance con gli standard imposti dalla transizione energetica.

 

 

Le lamentele degli operatori pagano evidentemente…

L’articolo 12 della legge 15 del 21 febbraio 2024 (QUI) stabilisce principi e criteri direttivi per l'esercizio della delega per il Recepimento delle direttive (UE) 2023/958.

La Direttiva (UE) 2023/958 (QUI) del 10 maggio 2023 recante modifica della Direttiva 2003/87/CE (QUI) per quanto riguarda il contributo del trasporto aereo all’obiettivo di riduzione delle emissioni in tutti i settori dell’economia dell’Unione e recante adeguata attuazione di una misura mondiale basata sul mercato. Le modifiche introdotte dalla Direttiva sono essenziali per garantire l’integrità dell’EU ETS e per orientarlo efficacemente affinché contribuisca, come strumento strategico, al conseguimento degli obiettivi dell’Unione di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 % entro il 2030 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, al più tardi, nonché dell’obiettivo di conseguire successivamente emissioni negative.

Tra i criteri direttivi introdotti dalla legge n°15 del 2024 si veda anche: f) assicurare che, in attuazione di quanto previsto dall'articolo 3 octies bis, paragrafo 3, secondo comma, quarto periodo, della Direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 ottobre 2003, una parte dei proventi nazionali generati dal trasporto marittimo, non attribuiti al bilancio dell'Unione europea, sia destinata a promuovere la decarbonizzazione del settore del trasporto marittimo;”.

Il tutto anche se le norme ETS non sempre producano gli sconquassi anticipati dagli interessati come dimostra il caso di Gioa Tauro QUI. Nonostante questo Confcommercio recentemente ha chiesto (QUI)  di sospendere l’ETS sulle rotte verso i porti di transhipment europei

 

Secondo uno studio di Transport & Environment (QUI) che ha dimostrato da Un campione di oltre 500 viaggi da e verso i porti europei mostra che in quasi il 90% dei casi le compagnie di navigazione addebitano ai clienti più dei costi effettivi dell'EU ETS. In un caso estremo, la compagnia danese Maersk probabilmente guadagnerà più di 300.000 euro in più da un singolo viaggio. T&E afferma che l'evasione portuale – l'atto di aggirare il mercato del carbonio – non dovrebbe essere usata come scusa per ridimensionare l'ETS. Lungi dall'evitare l'ETS, le compagnie di navigazione sembrano trarne profitto.

Comunque, per lo studio “I costi dell’Ets impallidiscono ad esempio rispetto ai surcharge legati al passaggio in Mar Rosso, teatro degli attacchi Houthi. In un caso analizzato da T&E sulle rotte effettuate dalla compagnia di navigazione francese Cma Cgm dall’Asia all’Europa, il costo dell’Ets rappresenta meno dell’1% del prezzo di un container, il surcharge Mar Rosso quasi il 18% del costo totale”.

Versione completa dello studio QUI.


D'altronde perfino nel mondo armatoriale le preoccupazioni sulla applicazione della normativa ETS non sono vissute così drammaticamente come nelle dichiarazioni riportate in precedenza, soprattutto se arrivano i soldi pubblici.  

Nel Convegno aprile 2024 intitolato “Futuro del trasporto marittimo: sfide, opportunità e tecnologie” organizzato da Comune di Genova e City of London si è affermato: “Noi armatori non siamo preoccupati, siamo propensi all’evoluzione tecnologica e sosteniamo la transizione energetica. Dal 2021 Ursula von der Leyen ha cambiato il mondo e per sei mesi come imprenditori abbiamo pianto ma poi l’Ets sta diventando un’opportunità” ha affermato il presidente di Assarmatori, Stefano Messina. “Due anni fa – ha aggiunto – ci lamentavamo ma ora abbiamo chiesto al G7 una posizione chiara da parte dell’Italia per far sì che questa possa diventare un’opportunità. Dal 1° gennaio 2024 gli armatori versano a un fondo dello Stato (su un conto corrente) dei soldi per quanto emettono e dal 2025 quei soldi verranno spesi; quello che ora conta è che le risorse vengano spese bene”.

Le opportunità che vorremo poter cogliere sono nel settore del refit con risorse dedicate al rinnovo flotte per navi passeggeri, cold ironing e una spinta verso i carburanti alternativi. Per l’Ets solo a livello italiano si parla di circa 4 miliardi di euro stimati ogni anno come introiti nelle casse pubbliche”.

Anche Fabrizio Vettosi, intervenuto per Confitarma, ha posto l’accento, più che sui vincoli ambientali della normativa sopra citata, sulla “sovrapposizione fra vari regolamenti” e sulla mancanza di un indirizzo normativo chiaro per l’assegnazione delle risorse.

 


 

IL PROBLEMA DEI CONTROLLI SUI LIMITI DI EMISSIONI DELLE NAVI  

Progetto europeo Shipping Contributions to Inland Pollution Push for the Enforcement of Regulations (SCIPPER – vedi il sito del Progetto QUI) mira a implementare tecniche di misurazione all'avanguardia e di nuova generazione per monitorare le emissioni delle navi durante il loro normale funzionamento.

Dal Rapporto (QUI) pubblicato lo scorso gennaio 2023 emergono limiti anche nella legislazione vigente nei metodi di controllo dei carburanti delle navi:

1. i dati sulle emissioni degli ossidi di azoto sono ben più elevati di quelli dei controlli ordinari svolti secondo le regole vigenti;

2. esiste la necessità di stabilire limiti alle emissioni di particolato dal trasporto marittimo visto che questi inquinanti risultano significativi anche con combustibili marittimi a basso tenore di zolfo;

3. occorre stabilire limiti di emissioni e metodi di controllo per l’ammoniaca (vedi appello di vari gruppi ambientalisti QUI) attualmente prodotto dai sistemi catalitici applicati ai motori delle navi per ridurre le emissioni di ossidi di azoto;

4. occorrono limiti di emissione per il metano soprattutto per il GNL se usato come combustibile marittimo;

5. utilizzare metodi di trasmissioni dati su qualità combustibili in automatico a centri di monitoraggio;

6. usare sistemi di telerilevamento per controllare la qualità del combustibile usato sulle navi.

 

 

 

MECCANISMO DI ADEGUAMENTO DEL CARBONIO ALLE FRONTIERE (NORMATIVA COMUNITARIA)

Regolamento (UE) 2023/956 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 10 maggio 2023 che istituisce un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere.

Il nuovo Regolamento istituisce un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Carbon Border Adjustment Mechanism — CBAM- QUI) per affrontare il problema delle emissioni di gas a effetto serra incorporate nelle merci elencate nell'allegato I allo stesso, al momento della loro importazione nel territorio doganale dell'Unione, al fine di prevenire il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, riducendo così le emissioni di carbonio globali e sostenendo gli obiettivi dell'accordo di Parigi, anche attraverso la creazione di incentivi per la riduzione delle emissioni da parte degli operatori nei paesi terzi.

Nell’allegato I abbiamo: cemento, energia elettrica, concimi, ghisa ferro e acciaio, alluminio e sostanza chimiche.

TESTO REGOLAMENTO QUI.

RETTIFICA AL REGOLAMENTO: QUI.

COMMENTO UFFICIALE UE: QUI.

COMMENTO: QUI.

 

Successivamente è stato pubblicato il Regolamento di esecuzione (UE) 2023/1773 (QUI) della Commissione del 17 agosto 2023 recante modalità di applicazione del Regolamento (UE) 2023/956 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto concerne gli obblighi di comunicazione ai fini del meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere durante il periodo transitorio. Per una analisi tecnicamente obiettiva di questo nuovo Regolamento di esecuzione vedi QUI.

 

 


ULTIME NOVITÀ NORMATIVA SUL COLD IRONING: DEFINIZIONE E SCONTI TARIFFE PER ATTRACCO BANCHINE ELETTRIFICATE NEI PORTI

L’articolo 3 della legge 214/2023 (QUI) modifica l’articolo 34-bis della legge 8/2020 (QUI) sostituendolo quasi del tutto.

La nuova norma prevede una definizione di cold ironing per cui per tale infrastruttura si intende l'insieme di strutture, opere e impianti realizzati sulla terraferma necessari all'erogazione di energia elettrica alle navi ormeggiate in porto. L'erogazione di energia elettrica da impianti di terra alle navi ormeggiate in porto costituisce un servizio di interesse economico generale fornito dal gestore dell'infrastruttura di cold ironing, individuato dall'autorità competente nelle forme e secondo le modalità previste dalla normativa vigente.

 

Per gestore della suddetta infrastruttura si intende:  

a) un cliente finale (cliente che acquista energia elettrica per uso proprio) ai sensi del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79 (QUI), ai fini della regolazione delle partite di energia elettrica prelevata dalla rete pubblica o dal sistema di distribuzione chiuso a cui tale infrastruttura è connessa;

b) un consumatore finale dell'energia elettrica, ai fini dell'applicazione del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504 (QUI).

 

Inoltre sempre l’articolo 3 della legge 214/2023 prevede che al fine di favorire la riduzione dell'inquinamento ambientale nelle aree portuali mediante la   diffusione delle tecnologie elettriche, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, l'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (ARERA) adotta uno o più provvedimenti volti a prevedere uno sconto, per un periodo di  tempo proporzionato al predetto fine, sulle componenti tariffarie a copertura degli oneri generali di sistema [NOTA 1] di cui all'articolo 3, comma  11 [NOTA 2], del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, applicabile ai punti di prelievo dell'energia elettrica che alimentano le  infrastrutture in questione.

I soggetti gestori delle infrastrutture trasferiscono i benefici derivanti dall'applicazione delle misure di agevolazione tariffaria agli utilizzatori finali del servizio di cold ironing, ai quali garantiscono condizioni di accesso e di fornitura eque e non discriminatorie. Nel caso in cui l'infrastruttura insista su aree portuali già affidate in concessione, l'Autorità di sistema portuale adotta, anche mediante la previsione di apposite clausole negli atti di concessione, le misure necessarie a evitare che il concessionario possa beneficiare di vantaggi ingiustificati ovvero operare discriminazioni tra i diversi utilizzatori.

Frutto di questa normativa è stato il dossier (QUI) di Assarmatori, Assiterminal, Assocostieri, Assologistica, Assomarinas, Assoporti e Confitarma, guarda caso!

 

Sulla elettrificazione delle banchine portuali ho già espresso, QUI, delle criticità in relazione al caso del porto di Spezia.

 

 

 

 

 

 



[NOTA 1] Gli oneri di sistema rappresentano una delle voci presenti nelle bollette dell’energia elettrica e del gas. Questi rappresentano dei costi fissi stabiliti dall’Autorità per l’energia elettrica – non variano in base al fornitore – che vanno a coprire delle attività d’interesse generale. dal 2018, anno in in cui è stata introdotta la Tariffa TD, gli oneri di sistema non vengono più descritti nel dettaglio in bolletta, ma viene indicato solo il totale che dovrà essere corrisposto

[NOTA 2] "11. Entro centottanta giorni dall'entrata in vigore del presente decreto legislativo, con uno o più decreti del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, di concerto con il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, su proposta dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, sono altresì individuati gli oneri generali afferenti al sistema elettrico, ivi inclusi gli oneri concernenti le attività di ricerca e le attività di cui all'articolo 13, comma 2, lettera e). L'Autorità per l'energia elettrica e il gas provvede al conseguente adeguamento del corrispettivo di cui al comma 10. La quota parte del corrispettivo a copertura dei suddetti oneri a carico dei clienti finali, in particolare per le attività ad alto consumo di energia, è definita in misura decrescente in rapporto ai consumi maggiori."


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