Ovviamente la centrale potrebbe chiudere prima ma solo per decisione autonoma dell’Enel, che con la suddetta normativa ha aumentato il suo potere di contrattazione verso la città. A questa ipotesi si potrebbe aggiungere l’intervento della magistratura se emergessero violazioni gravi di legge ma per ora gli esposti presentati non hanno prodotto alcun effetto Vado e comunque il tutto dipenderebbe sempre dalla decisione della magistratura.
Ma c’è una possibilità di aggirare questa nuova normativa, grazie anche alle specificazioni introdotte dal Decreto Ministero Ambiente del 16/12/2015 (vedi QUI) se:
Ma c’è una possibilità di aggirare questa nuova normativa, grazie anche alle specificazioni introdotte dal Decreto Ministero Ambiente del 16/12/2015 (vedi QUI) se:
1. emergano elementi istruttori nuovi non rilevati dall’AIA già rilasciata. Ad esempio in materia di rischio sanitario (se si facessero le indagini come quella svolta a Vado e da queste emergessero situazioni negative legate al funzionamento della centrale) si veda lettera b) punto 3 Decreto Ministero Ambiente 16/12/2015;
2. eventuali richieste di deroghe da parte di Enel come potrebbe accadere per l’entrata in vigore di nuove norme comunitarie in materia di emissioni inquinanti, si veda lettera b) punto 3 Decreto Ministero Ambiente 16/12/2015;
3. necessità di aggiornare il piano di monitoraggio per la presenza di nuovi elementi istruttori (vedi sopra), si veda lettera c) punto 3 Decreto Ministero Ambiente 16/12/2015.
I punti 1 e 3 dipendono anche e soprattutto dalle amministrazioni pubbliche preposte a cominciare dal Comune e dalla Provincia come pure dalla Regione oltre che ovviamente dal Ministero dell’Ambiente
Non comporta avvio di
revisione dell’AIA la semplice attuazione delle prescrizioni in essa previste
salvo che non ci sia violazione di queste ultime ma a quel punto scatterebbe la
procedura di diffida e poi di sospensione dell’AIA.
Per i motivi
sopradescritti non ha alcun senso oggi discutere del futuro dell’area della
centrale ma occorrono invece:
1.una azione più
stringente della pubblica amministrazione che avvii come chiesto più volte dal
sottoscritto, dalle associazioni ambientaliste e dal Comitato
SpeziaViadalcarbone sia sul funzionamento della centrale che sulle indagini di impatto sanitario della stessa;
2. la richiesta di un
regime transitorio fino alla definitiva chiusura della centrale (che come
abbiamo visto potrebbe essere più lontana di quanto sino ad ora è stato
dichiarato) fondato principalmente sull’uso del metano.
Ribaltiamo la logica dell'attuale tavolo dell'energia promosso dal Comune che deve discutere al più presto non tra due/tre mesi dei due obiettivi sopra esposti. Tutto il resto sono chiacchiere inutili ad oggi.
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