La direttrice dell’Arpal spezzina in una recente conferenza
stampa (vedi QUI) ha fatto una serie di affermazioni volte
a dimostrare la trasparenza di questo ente nella pubblicazione delle
informazioni ambientali in particolare quelle relative allo stato della
bonifica del sito di Pitelli. In mezzo a
qualche ammissione (finalmente vengono diffuse le mappe che il sottoscritto ha pubblicato su questo blog e su altri da quasi 5 anni!)
ci sono affermazioni assolutamente non fondate. Soprattutto c’è la rimozione di
un dato di fatto: Arpal come le altre istituzioni pubbliche che si occupano di
ambiente non pubblicano tutti i dati ambientali in loro possesso come invece la
normativa richiederebbe da anni. D’altronde che il mio non sia un
pregiudizio è in grado di capirlo anche
un non addetto ai lavori se va nella sezione bonifica del sito dell’Arpal su
Pitelli troverà una bella scritta: “PITELLI IN COSTRUZIONE” , vedi QUI. In “costruzione”? Ma come il sito, di Pitelli, è stato istituito nel 1999,
monitoraggi vari vanno avanti dagli anni 2000 e siamo ancora alla costruzione
delle informazioni da pubblicare?
Di seguito analizzerò criticamente le affermazioni della
direttrice dell’Arpal
INFORMAZIONI SULLE BONIFICHE DEL GOLFO IN CLAMOROSO RITARDO
E INCOMPLETE RISPETTO ALLA LEGGE
Afferma la direttrice dell’Arpal: "Presto saranno pubblicati tutti i dati pubblicabili in nostro possesso
- afferma la direttrice della sezione Arpal della Spezia, Fabrizia Colonna -
compresi quelli della qualità dell'aria.”
Questi dati andavano
pubblicati da anni.
Già la normativa sull’Accesso
alle informazioni ambientali (recepita in Italia nella ultima versione nel
2005, ma in vigore già negli anni 90: DLgs 39/1997 e ora DLgs 195/2005) prevedeva la pubblicazione periodica
di dati ambientali attraverso appositi rapporti.
Successivamente il
DLgs 27 ottobre 2009, n. 150 aveva affermato il
principio della trasparenza come accessibilità totale alle
azioni della pubblica amministrazione. Secondo questo DLgs tutti i dati in
possesso delle Pubbliche Amministrazioni, che non sono coperti da segreti
istruttori o di altro genere (industriale/militare), devono essere resi
pubblici automaticamente, senza richiesta da parte dei cittadini.
Non solo ma con il DLgs
33/2013 tutte le P.A.
devono sviluppare una vera e propria politica della trasparenza
assicurando non solo la pubblicazione dei dati in loro possesso ma anche il costante aggiornamento, la
completezza, la tempestività, la semplicità di consultazione,
la comprensibilità, l'omogeneità, la facile accessibilità, nonché
la conformità ai documenti originali in possesso della
amministrazione, l'indicazione della loro provenienza e la
riutilizzabilità.
Infine se avevamo ancora dei dubbi su cosa doveva (non, "poteva") pubblicare un ente come Arpal e cmq tutti quelli che sono in possesso
di informazioni ambientali, ora sono stati fugati definitivamente dalla nuova Delibera CIVIT ( n. 50/2013) “Linee guida
per l’aggiornamento del Programma triennale per la trasparenza e l’integrità
2014-2016” (per il testo completo vedi QUI),
secondo la quale tra gli altri devono essere pubblicati i seguenti dati:
Stato dell'ambiente : Stato degli elementi dell'ambiente, quali
l'aria, l'atmosfera, l'acqua, il suolo, il territorio, i siti naturali,
compresi gli igrotopi, le zone costiere e marine, la diversità biologica
ed i suoi elementi costitutivi, compresi gli organismi geneticamente
modificati, e, inoltre, le interazioni tra questi elementi
Fattori inquinanti: Fattori quali le sostanze, l'energia, il rumore, le
radiazioni od i rifiuti, anche quelli radioattivi, le emissioni, gli
scarichi ed altri rilasci nell'ambiente, che incidono o possono incidere sugli
elementi dell'ambiente
Stato della salute e della sicurezza
umana: Stato della salute e della sicurezza
umana, compresa la contaminazione della catena alimentare, le condizioni
della vita umana, il paesaggio, i siti e gli edifici d'interesse culturale, per
quanto influenzabili dallo stato degli
elementi dell'ambiente, attraverso tali elementi, da qualsiasi fattore
Quindi la direttrice
dell’Arpal non faccia la furba quel poco che stanno pubblicando, comunque in
ritardo clamoroso, non è una gentile
concessione di questi burocrati ma un obbligo di legge, obbligo peraltro non
rispettato completamente basta andare nel sito dell’Arpal per rendersene conto.
Ad esempio dove sono i dati sull’area ex ip peraltro tutt’ora non bonificata
completamente? D’altronde su questo problema anche il Comune di Spezia in
quanto a disinformazione non scherza vedi QUI, dove invece che pubblicare dati, atti e
informazioni ufficiali, usano uno spazio istituzionale per rispondere ai post
del sottoscritto, peraltro riuscendoci piuttosto male, vedi QUI .
CONFUSIONE SULLE COMPETENZE REALI DELL’ARPAL IN MATERIA DI
BONIFICHE E SULLE INFORMAZIONI SULLO
STATO REALE DELLE BONIFICHE
Afferma sempre la direttrice dell'Arpal: “nostro compito, ed è
quello che facciamo quotidianamente, è verificare lo stato dell'ambiente,
segnalare eventuale inquinamento e specificare dove sia necessario bonificare”
In teoria è così che dice la legge anche se la ricostruzione
della dottoressa appare un po confusa sotto il profilo delle competenze
amministrative (vedi QUI ), in particolare le slide da 153 in poi. Ma il vero problema è che in concreto, invece che dare priorità alle "segnalate" aree più inquinate, queste non sono state bonificate, come potrete leggere di seguito in questo post.
Ancora la direttrice dell'Arpal: “Parlo da tecnico, non
da politico, basandomi su dati, non pensieri, e se fossi un cittadino chiederei
che venissero svolte le bonifiche in aree come la ex Pertusola, lo specchio di
mare davanti a Cadimare e la zona di Molo Italia e Calata Paita.”
Se fossi un cittadino? Ma la dottoressa non è un cittadino è
la direttrice del dipartimento spezzino della Agenzia per la protezione
ambientale della Liguria! È quindi un
funzionario pubblico che non deve chiedere ma semmai attuare la legge e gli
atti amministrativi che ne conseguono. In questo caso, l’inquinamento delle aree
elencate dalla dottoressa, deve essere rimosso prioritariamente perché lo chiede
la caratterizzazione dell’inquinamento del Golfo prevista dal Progetto Preliminare di bonifica dell’ICRAM (vedi QUI per il testo completo) attuativo del Decreto Ministeriale che ha istituito e perimetrato il sito
di bonifica di Pitelli a sua volta in attuazione della legge nazionale, all’epoca
ancora il DLgs 22/1997 (articolo 17).
LA LEGGE PREVEDE DI BONIFICARE LE AREE PIÙ A RISCHIO AMBIENTALE
Infine afferma la direttrice dell'Arpal: "Ad oggi le
bonifiche dei fondali sono state eseguite nelle zone coinvolte da interventi sulla
linea di costa, così come prevede la legge. “
Questa affermazione è la
dimostrazione della confusione (per non usare termini più pesanti) comunicativa
della dottoressa. Le bonifiche, nella parte a mare del sito di Pitelli, fino ad ora sono state fatte in zone non
rilevanti sotto il profilo dell’inquinamento, ma rilevanti sotto il profilo
degli interessi economici che muovevano.
Facendo esattamente il contrario di quello che prevede il Progetto preliminare
di bonifica dell’ICRAM, secondo il quale: ““In considerazione del fatto
che gli interventi di bonifica relativi alle diverse aree potrebbero essere
attuati in tempi diversi, dovrà essere data priorità a quelle aree in cui
livelli elevati di contaminazione dei sedimenti potrebbero determinare situazioni
di rischio sanitario-ambientale”.
I MONITORAGGI SVOLTI FINO AD ORA RIGUARDANO I DRAGAGGI DELLE
AREE MENO INQUINATE DEL GOLFO
Quanto sopra dimostra anche la
non adeguata attendibilità, sotto il profilo della valutazione del rischio potenziale dell’inquinamento
presente nel nostro golfo, delle affermazioni contenute nel Rapporto Arpal sui
monitoraggi dei dragaggi svolti fino ad ora.
Se non ci sono state dispersioni
significative di inquinanti è anche perché sono state dragate/bonificate solo
aree con livello di inquinamento non significativo. Infatti come confermato dal suddetto Rapporto Arpal
sui monitoraggi, svolti fino ad ora nelle 30 stazioni presenti nel golfo, questi, cito testualmente, sono stati
effettuati: “con frequenza variabile in
relazione alle attività di escavo presenti
nel golfo (minimo stagionale in assenza di dragaggio) e continua a tutt’oggi.”
Per il testo completo del Rapporto Arpal sui monitoraggi vedi QUI.
Voglio ricordare che, rimanendo al solo dragaggio/bonifica
legato ad interventi previsti anche per le aree inquinate, a tutt’oggi sono
ancora potenzialmente possibili ulteriori dragaggi: per l’ampliamento del
rigassificatore, per l’ampliamento del porto, per interventi nelle aree prospicienti alla marina militare, per il progetto di balneazione della diga (per un approfondimento vedi QUI).
LO STUDIO DELL’ICRAM NON È SOLO DI CARATTERIZZAZIONE DEL LIVELLO DI
INQUINAMENTO DEL GOLFO MA UN PIANO DI BONIFICA VERO E PROPRIO
Come si evince dal titolo del documento (linkato sopra), quello dell’ICRAM, citato dalla stessa Direttrice dell’Arpal,
non è solo una mappa (caratterizzazione) della diffusione dell’inquinamento del golfo ma un vero e
proprio Progetto Preliminare di Bonifica che nella dizione della allora vigente
normativa significa:
1. individuazione delle aree prioritarie su cui intervenire per il disinquinamento e/o messa in sicurezza
2. parametri per definire le aree da bonificare
3. aree su cu effettuare ulteriori approfondimenti di
indagine
4. diverse modalità e tecniche di bonifica
In particolare:
relativamente al punto 3 non risulta agli atti, fino ad ora pubblicati, alcun approfondimento, come invece richiesto dal Progetto ICRAM, dove a pagina 106 si legge: “sono evidenziate delle aree che potrebbero essere definite “aree di incertezza”, poiché in esse, essendo molto vicine alla costa e in prossimità di banchine, vi è un accumulo maggiore di sedimenti, e questo comporta che l’estensione delle elaborazioni relative alle aree limitrofe non risulti del tutto adeguata. Su tali aree, quindi, non si può escludere la necessità di una bonifica, e di conseguenza, prima di procedere a qualsiasi tipo di intervento, sarà necessario eseguire un ulteriore approfondimento di indagine. In considerazione delle caratteristiche delle aree specifiche, tale approfondimento potrebbe essere spinto anche oltre le profondità di indagine previste dal piano ICRAM.“.
Relativamente al punto 4 non risulta alcuna documentazione presentata, questo nonostante la normativa, vigente all’epoca dei primi interventi e poi integrata dal 2006 con l’allegato III alla parte IV del DLgs 152/2006, richiedesse una valutazione delle alternative presentate dal Progetto ICRAM, sulla base dei criteri indicati da detto allegato, per la scelta della migliore tecnica di bonifica.
I MONITORAGGI HANNO RIGUARDATO
SOLO I DRAGAGGI
I monitoraggi svolti da Arpal hanno riguardato solo le
attività di dragaggio e le zone interessate dal dragaggio.
Lo afferma la stessa relazione di Arpal (vedi QUI): “Ai fini di minimizzare l’impatto delle
attività di bonifica/dragaggio dei fondali sull’ambiente marino del golfo e di contenere la dispersione
dei sedimenti risospesi è stata prevista la
conterminazione delle aree interessate dall’attività di escavo utilizzando
panne galleggianti munite di “gonne”
ancorate sul fondale marino.” (pag.
4)
I COLORI DELLA MAPPA DI DIFFUSIONE DELL’INQUINAMENTO NEL GOLFO
Sempre secondo la direttrice dell'Arpal: “avendo usato il rosso
è stato dato spazio all'interpretazione che sia tutto altamente inquinato. Cosa
che non è vera".
La direttrice dell’Arpal fa qui una affermazione per certi
versi inutile, per altri invece tendenziosamente volta a confondere le carte in
tavola.
Inutile perché le mappe dell’ICRAM sono più di una. Quella con le parti solo in rosso e verdi dimostra non il livello dell’inquinamento ma solo ed unicamente le aree che comunque dovranno essere bonificate. Vedi questa mappa a fianco.
Tendenziosa perché
la dottoressa con la affermazione sopra
riportata rimuove un dato gravissimo e
cioè che la mappa che contiene diversi
colori: verde, giallo, marroncino e rosso (vedi
qui a fianco), è quella che dimostra
la gerarchia nella priorità delle aree da bonificare. Gerarchia che non è mai
stata rispettata dai soggetti inquinatori (vedi in primo luogo l’Autorità
Portuale), ma soprattutto dalle istituzioni preposte alle autorizzazioni al dragaggio/bonifica,
il tutto con l’avvallo degli enti di controllo come l’Arpal.
Aggiungo che questa mappa è parziale perché riguarda l’inquinamento
solo fino a profondità 0-50, ve ne sono altre 5 nelle pagine da 161 1 165 del piano ICRAM.
Certo poi se non si è bonificato la responsabilità principale
è della politica che prima ha tagliato i fondi ai Siti di bonifica di interesse
nazionale e poi non ha cercato altre fonti di finanziamento, come ho spiegato
QUI. Ma questo non può rimuovere il dato di fatto per cui è mancata una adeguata valutazione scientifica e tecnica di questo
rovesciamento dell’ordine delle priorità di bonifica del nostro golfo!
P.S.
Sulla situazione a terra non c’è miglior dimostrazione di quanto
affermato in questo verbale di conferenza dei servizi svolta nel luglio 2013 , vedi
QUI.
Quindi
anche a terra non siamo messi benissimo dal punto di vista delle bonifiche, però se
non altro (ma non è molto consolante) almeno per questa parte il sito dell’Arpal
contiene qualche informazione in più vedi QUI.
Caro Marco,ma come possiamo fidarci di coloro che,per abitudine,mentono sempre e per tutte le cose?
RispondiEliminaCara Rita infatti non ci fidiamo :-)
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