sabato 15 marzo 2014

Le mancate bonifiche del Golfo e la comunicazione reticente di Arpal e Comune

La direttrice dell’Arpal spezzina in una recente conferenza stampa (vedi  QUIha  fatto una serie di affermazioni volte a dimostrare la trasparenza di questo ente nella pubblicazione delle informazioni ambientali in particolare quelle relative allo stato della bonifica del sito di Pitelli.  In mezzo a qualche ammissione  (finalmente vengono diffuse le mappe che il sottoscritto ha pubblicato su questo blog e su altri da quasi 5 anni!) ci sono affermazioni assolutamente non fondate. Soprattutto c’è la rimozione di un dato di fatto: Arpal come le altre istituzioni pubbliche che si occupano di ambiente non pubblicano tutti i dati ambientali in loro possesso come invece la normativa richiederebbe da anni. D’altronde che il mio non sia un pregiudizio  è in grado di capirlo anche un non addetto ai lavori se va nella sezione bonifica del sito dell’Arpal su Pitelli troverà una bella scritta:  PITELLI IN COSTRUZIONE” , vedi QUI. In “costruzione”? Ma come il sito, di Pitelli,  è stato istituito nel 1999, monitoraggi vari vanno avanti dagli anni 2000 e siamo ancora alla costruzione delle informazioni da pubblicare?

Di seguito analizzerò criticamente le affermazioni della direttrice dell’Arpal




INFORMAZIONI SULLE BONIFICHE DEL GOLFO IN CLAMOROSO RITARDO
E INCOMPLETE RISPETTO ALLA LEGGE

Afferma la direttrice dell’Arpal: "Presto saranno pubblicati tutti i dati pubblicabili in nostro possesso - afferma la direttrice della sezione Arpal della Spezia, Fabrizia Colonna - compresi quelli della qualità dell'aria.” 
Questi dati andavano pubblicati da anni.
Già la normativa sull’Accesso alle informazioni ambientali (recepita in Italia nella ultima versione nel 2005, ma in vigore già negli anni 90:  DLgs 39/1997 e ora DLgs 195/2005) prevedeva la pubblicazione periodica di dati ambientali attraverso appositi rapporti.
Successivamente il DLgs  27  ottobre  2009,  n.  150 aveva affermato il principio della  trasparenza come accessibilità totale alle azioni della pubblica amministrazione. Secondo questo DLgs tutti i dati in possesso delle Pubbliche Amministrazioni, che non sono coperti da segreti istruttori o di altro genere (industriale/militare), devono essere resi pubblici  automaticamente,  senza richiesta da parte dei cittadini.
Non solo ma con il DLgs 33/2013  tutte le P.A. devono sviluppare una vera e propria politica della trasparenza  assicurando non solo la pubblicazione dei dati in loro possesso ma anche  il costante aggiornamento,  la completezza,   la tempestività, la semplicità di consultazione, la  comprensibilità, l'omogeneità, la facile accessibilità, nonché  la  conformità  ai documenti originali in possesso della amministrazione,  l'indicazione della loro provenienza e la riutilizzabilità. 
Infine se avevamo ancora dei dubbi su cosa doveva (non, "poteva") pubblicare un ente come Arpal e cmq tutti quelli che sono in possesso di informazioni ambientali, ora sono stati fugati definitivamente dalla  nuova Delibera CIVIT ( n. 50/2013) “Linee guida per l’aggiornamento del Programma triennale per la trasparenza e l’integrità 2014-2016” (per il testo completo vedi QUI), secondo la quale tra gli altri devono essere pubblicati i seguenti dati:
Stato dell'ambiente : Stato degli elementi dell'ambiente, quali l'aria, l'atmosfera, l'acqua, il suolo, il territorio, i siti naturali,  compresi gli igrotopi, le zone costiere e marine, la diversità biologica ed i suoi elementi costitutivi,  compresi gli organismi geneticamente modificati, e, inoltre, le interazioni tra questi elementi
Fattori inquinanti: Fattori quali le sostanze, l'energia, il rumore, le radiazioni od i rifiuti, anche quelli radioattivi, le  emissioni, gli scarichi ed altri rilasci nell'ambiente, che incidono o possono incidere sugli elementi  dell'ambiente
Stato della salute e della sicurezza umana: Stato della salute e della sicurezza umana, compresa la contaminazione della catena alimentare, le  condizioni della vita umana, il paesaggio, i siti e gli edifici d'interesse culturale, per quanto influenzabili  dallo stato degli elementi dell'ambiente, attraverso tali elementi, da qualsiasi fattore

Quindi la direttrice dell’Arpal non faccia la furba quel poco che stanno pubblicando, comunque in ritardo clamoroso,  non è una gentile concessione di questi burocrati ma un obbligo di legge, obbligo peraltro non rispettato completamente basta andare nel sito dell’Arpal per rendersene conto. Ad esempio dove sono i dati sull’area ex ip peraltro tutt’ora non bonificata completamente? D’altronde su questo problema anche il Comune di Spezia in quanto a disinformazione non scherza vedi QUIdove invece che pubblicare dati, atti e informazioni ufficiali, usano uno spazio istituzionale per rispondere ai post del sottoscritto, peraltro riuscendoci piuttosto male, vedi QUI  



CONFUSIONE SULLE COMPETENZE REALI DELL’ARPAL IN MATERIA DI BONIFICHE  E SULLE INFORMAZIONI SULLO STATO REALE DELLE BONIFICHE
Afferma sempre la direttrice dell'Arpal: “nostro compito, ed è quello che facciamo quotidianamente, è verificare lo stato dell'ambiente, segnalare eventuale inquinamento e specificare dove sia necessario bonificare
In teoria è così che dice la legge anche se la ricostruzione della dottoressa appare un po confusa sotto il profilo delle competenze amministrative  (vedi  QUI ), in particolare le slide da 153 in poi.  Ma il vero problema è che in concreto, invece che dare priorità alle "segnalate" aree più inquinate, queste non sono state bonificate, come potrete leggere di seguito in questo post. 

Ancora la direttrice dell'Arpal: “Parlo da tecnico, non da politico, basandomi su dati, non pensieri, e se fossi un cittadino chiederei che venissero svolte le bonifiche in aree come la ex Pertusola, lo specchio di mare davanti a Cadimare e la zona di Molo Italia e Calata Paita.
Se fossi un cittadino? Ma la dottoressa non è un cittadino è la direttrice del dipartimento spezzino della Agenzia per la protezione ambientale della Liguria!  È quindi un funzionario pubblico che non deve chiedere ma semmai attuare la legge e gli atti amministrativi che ne conseguono. In questo caso, l’inquinamento delle aree elencate dalla dottoressa, deve essere rimosso prioritariamente perché lo chiede la caratterizzazione dell’inquinamento del Golfo prevista dal Progetto Preliminare di bonifica dell’ICRAM (vedi QUI per il testo completo) attuativo del Decreto Ministeriale che ha istituito e perimetrato il sito di bonifica di Pitelli a sua volta in attuazione della legge nazionale, all’epoca ancora il DLgs 22/1997 (articolo 17). 



LA LEGGE PREVEDE DI BONIFICARE LE AREE PIÙ A RISCHIO AMBIENTALE  
Infine afferma la direttrice dell'Arpal: "Ad oggi le bonifiche dei fondali sono state eseguite nelle zone coinvolte da interventi sulla linea di costa, così come prevede la legge. 
Questa affermazione è la dimostrazione della confusione (per non usare termini più pesanti) comunicativa della dottoressa. Le bonifiche, nella parte a mare del sito di Pitelli, fino ad ora sono state fatte in zone non rilevanti sotto il profilo dell’inquinamento, ma rilevanti sotto il profilo degli interessi economici  che muovevano.  Facendo esattamente il contrario  di quello che prevede il Progetto preliminare di bonifica dell’ICRAM, secondo il quale: “In considerazione del fatto che gli interventi di bonifica relativi alle diverse aree potrebbero essere attuati in tempi diversi, dovrà essere data priorità a quelle aree in cui livelli elevati di contaminazione dei sedimenti potrebbero determinare situazioni di rischio sanitario-ambientale”.  



I MONITORAGGI SVOLTI FINO AD ORA RIGUARDANO I DRAGAGGI DELLE AREE MENO INQUINATE DEL GOLFO
Quanto sopra dimostra anche la non adeguata attendibilità,  sotto il profilo della valutazione del rischio potenziale dell’inquinamento presente nel nostro golfo, delle affermazioni contenute nel Rapporto Arpal sui monitoraggi dei dragaggi svolti fino ad ora.  Se non ci sono state  dispersioni significative di inquinanti è anche perché sono state dragate/bonificate solo aree con livello di inquinamento non significativo. Infatti  come confermato dal suddetto Rapporto Arpal sui monitoraggi, svolti fino ad ora nelle 30 stazioni presenti nel golfo,  questi, cito testualmente, sono stati effettuati: “con frequenza variabile in relazione alle attività di escavo  presenti nel golfo (minimo stagionale in assenza di dragaggio) e continua a tutt’oggi.” Per il testo completo del Rapporto Arpal sui monitoraggi vedi  QUI.

Voglio ricordare che, rimanendo al solo dragaggio/bonifica legato ad interventi previsti anche per le aree inquinate, a tutt’oggi sono ancora potenzialmente possibili ulteriori dragaggi:  per l’ampliamento del rigassificatore, per l’ampliamento del porto, per interventi nelle aree prospicienti alla marina militare, per il progetto di balneazione della diga (per un approfondimento vedi QUI).  



LO STUDIO DELL’ICRAM NON È SOLO DI CARATTERIZZAZIONE DEL LIVELLO DI INQUINAMENTO DEL GOLFO MA UN PIANO DI BONIFICA VERO E PROPRIO
Come si evince dal titolo del documento (linkato sopra), quello dell’ICRAM, citato dalla stessa Direttrice dell’Arpal, non è solo una mappa (caratterizzazione) della diffusione dell’inquinamento del golfo ma un vero e proprio Progetto Preliminare di Bonifica che nella dizione della allora vigente normativa significa:
1. individuazione delle aree prioritarie su cui intervenire per il disinquinamento e/o messa in sicurezza
2. parametri per definire le aree da bonificare
3. aree su cu effettuare ulteriori approfondimenti di indagine
4. diverse modalità e tecniche di bonifica

In particolare: 
relativamente al punto 3 non risulta agli atti, fino ad ora pubblicati,  alcun approfondimento, come invece richiesto dal Progetto ICRAM, dove a  pagina 106  si legge: “sono evidenziate delle aree che potrebbero essere definite “aree di incertezza”, poiché in esse, essendo molto vicine alla costa e in prossimità di banchine, vi è un accumulo maggiore di sedimenti, e questo comporta che l’estensione delle elaborazioni relative alle aree limitrofe non risulti del tutto adeguata. Su tali aree, quindi, non si può escludere la necessità di una bonifica, e di conseguenza, prima di procedere a qualsiasi tipo di intervento, sarà necessario eseguire un ulteriore approfondimento di indagine. In considerazione delle caratteristiche delle aree specifiche, tale approfondimento potrebbe essere spinto anche oltre le profondità di indagine previste dal piano ICRAM.“.
Relativamente al punto 4 non risulta alcuna documentazione presentata, questo nonostante la normativa, vigente all’epoca dei primi interventi e poi integrata dal 2006 con l’allegato III alla parte IV del DLgs 152/2006, richiedesse una valutazione delle alternative presentate dal Progetto ICRAM, sulla base dei criteri indicati da detto allegato,  per la scelta della migliore tecnica di bonifica.



I MONITORAGGI  HANNO RIGUARDATO SOLO I DRAGAGGI
I monitoraggi svolti da Arpal hanno riguardato solo le attività di dragaggio e le zone interessate dal dragaggio.
Lo afferma la stessa relazione di Arpal (vedi  QUI):  “Ai fini di minimizzare l’impatto delle attività di bonifica/dragaggio dei fondali sull’ambiente  marino del golfo e di contenere la dispersione dei sedimenti risospesi è stata prevista la  conterminazione delle aree interessate dall’attività di escavo utilizzando panne galleggianti  munite di “gonne” ancorate sul fondale marino.”  (pag. 4)




I COLORI DELLA MAPPA DI DIFFUSIONE DELL’INQUINAMENTO NEL GOLFO
Sempre secondo la direttrice dell'Arpal: “avendo usato il rosso è stato dato spazio all'interpretazione che sia tutto altamente inquinato. Cosa che non è vera".
La direttrice dell’Arpal fa qui una affermazione per certi versi inutile, per altri invece tendenziosamente volta a confondere le carte in tavola.

Inutile perché  le mappe dell’ICRAM sono più di una. Quella con le parti solo in rosso e verdi dimostra non  il livello dell’inquinamento ma solo ed unicamente le aree che comunque dovranno essere bonificate.  Vedi questa mappa a fianco. 





Tendenziosa perché la dottoressa  con la affermazione sopra riportata  rimuove un dato gravissimo e cioè che la mappa che  contiene diversi colori: verde, giallo, marroncino e rosso (vedi qui a  fianco), è quella che dimostra la gerarchia nella priorità delle aree da bonificare. Gerarchia che non è mai stata rispettata dai soggetti inquinatori (vedi in primo luogo l’Autorità Portuale),  ma soprattutto dalle istituzioni preposte alle autorizzazioni al dragaggio/bonifica, il tutto con l’avvallo degli enti di controllo come l’Arpal.
Aggiungo che questa mappa è parziale perché riguarda l’inquinamento solo fino a  profondità  0-50, ve ne sono altre 5 nelle pagine da 161 1 165 del piano ICRAM. 






Certo poi se non si è bonificato la responsabilità principale è della politica che prima ha tagliato i fondi ai Siti di bonifica di interesse nazionale e poi non ha cercato altre fonti di finanziamento, come ho spiegato QUI.  Ma questo non  può rimuovere il dato di  fatto per cui è mancata una adeguata  valutazione scientifica e tecnica di questo rovesciamento dell’ordine delle priorità di bonifica del nostro golfo! 



P.S.
Sulla situazione a terra  non c’è miglior dimostrazione di quanto affermato in questo verbale di conferenza dei servizi svolta nel luglio 2013 , vedi QUI.
Quindi anche a terra non siamo messi benissimo dal punto di vista delle bonifiche, però se non altro (ma non è molto consolante) almeno per questa parte il sito dell’Arpal contiene qualche informazione in più vedi QUI





2 commenti:

  1. Caro Marco,ma come possiamo fidarci di coloro che,per abitudine,mentono sempre e per tutte le cose?

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