Relativamente alla sentenza
del Consiglio di Stato n.769 del 2015 che accoglieva le tesi del Comune di
Spezia sulla vertenza avente ad oggetto
il progetto di riqualificazione di Piazza Verdi, in un post del 13 febbraio 2015 sottolineavo
in questo modo le contraddizioni dei giudici di Palazzo Spada (che riporto di seguito in blu).
In
un punto della sentenza di merito il Consiglio di Stato, riprendendo le tesi
del Comune e dei suoi periti e avvocati, si avventura in una valutazione di
merito sulla definizione dell’interesse culturale della piazza, per cui
la relazione storica della soprintendenza allegata al decreto di
dichiarazione di interesse culturale: “non è idonea a sovvertire il
giudizio di estraneità dell’alberata al progetto originario della piazza”.
Peccato che qualche riga sopra questa affermazione la stessa sentenza affermi
che il ruolo storico dei filari dei pini in rapporto alla piazza è: “come noto
di regola insindacabile e rimesso alla discrezionalità tecnica propria della
amministrazione preposta alla tutela”, e chi sarebbe questa Amministrazione
preposta? La Soprintendenza ovviamente, ma guarda a volte dove portano le
forzature motivazionali!
Il TAR Liguria con
sentenza n.133, pubblicata oggi (vedi QUI),
ha respinto il ricorso del Comune contro il
nuovo provvedimento della Soprintendenza che imponeva nuove prescrizioni al
progetto su Piazza Verdi alla luce in primo luogo del ritrovamento di reperti di
valenza archeologica ai sensi del Codice dei Beni Culturali
In particolare, in riferimento a quanto scrivevo nel post
sopra citato del febbraio 2015, la nuova sentenza del TAR afferma: “non compete a questa istanza di giurisdizione l’apprezzamento circa la
natura del rilievo storico od archeologico che può attribuirsi alle fondazioni
del teatro spezzino, trattandosi di un’attività connotata da discrezionalità di
prevalente natura tecnica, che è stata portata a compimento dalla p.a. titolare
della funzione e che nel suo svolgimento non evidenzia tratti di illogicità od
irrazionalità.”
Quindi conferma quello che
avevo sostenuto non solo nel post del febbraio dello scorso anno ma che il
collegio di difesa di Legambiente e Italia Nostra aveva sostenuto davanti al
Consiglio di Stato: il giudice amministrativo non può sostituirsi alla
Soprintendenza nel valutare il valore storico, architettonico e in questo
ultimo caso anche archeologico della piazza sottoposto a vincolo ai sensi del
Codice dei Beni Culturali.
In sostanza e detto in
termini magari non propri giuridici ma molto concreti è come se il TAR avesse
detto al Comune: <<non avete voluto fare la verifica archeologica prima di
partire con il cantiere nonostante che la Soprintendenza ve lo avesse scritto in
data 25/5/2012? (vedi QUI). A questo punto peggio
per voi ora non potete pensare che sia il TAR a colmare una lacuna vostra e
dovete quindi rispettare le prescrizioni della Soprintendenza>>.
Quali sono queste
prescrizioni? Eccole:
1. Conservazione integrale
della muratura circolare coeva al vecchio Teatro Politeama
2. Recupero e reimpiego
delle lastre trovate durante gli scavi nella piazza
3. Documentare e segnalare
i due precedenti assetti della piazza, in particolare con sistemazioni a verde
integrative rispetto a quelle di progetto, tali da risultare maggiormente
compensative di quelle eliminate, in termini di volume di chioma.
Dopo la sentenza del TAR
il Comune ha davanti due solo possibilità:
la prima attenersi alla
prescrizioni sopra riportate e quindi modificare profondamente il progetto
attuale di riqualificazione della Piazza Verdi in primo luogo nel centro della
Piazza, avviando una nuova procedura autorizzatoria davanti alla Soprintendenza
la seconda impugnare la
sentenza al Consiglio di Stato.
In entrambi i casi i tempi si allungheranno ma nel primo caso,
sicuramente saranno meno lunghi e soprattutto il Comune dimostrerà una volta tanto
di avere più interesse alla città che non agli obiettivi politici di chi lo
rappresenta
Vedremo se la notte dopo
la sconfitta porterà buoni consigli a Palazzo Civico…….
RICEVO QUESTO COMMENTO E VOLENTIERI LO PUBBLICO
RispondiEliminaPiazza Verdi è con sempre maggiore evidenza figlia dell'arroganza, della spocchia, della superficialità, della falsità, dell'altezzosità di coloro che si sono rivelati i veri professionisti del no: no al buonsenso, no ai contatti con i cittadini, no alla democrazia, no alla trasparenza, ecc., insomma no a tutto ciò che va in direzione opposta a “comando io”. Desidero qui ringraziare i cittadini (e i giuristi) che si sono subito attivati e hanno resistito a offese, ingiurie, intimidazioni condotte dall'Amministrazione anche ricorrendo alle forze dell'ordine, episodi gravissimi che non devono essere dimenticati. Ma ora attenzione, i colpi di coda sono i più pericolosi. La speranza è che cessi la contrapposizione frontale portata avanti in questi anni dall'Amministrazione spezzina e che, ascoltando finalmente i cittadini, si trovi al più presto una soluzione che prima di tutto rispetti e non aggiri le decisioni e le prescrizioni della sentenza (già questa sarebbe una cosa insolita in questo nostro paese) e possa restituire al più presto la piazza ai suoi veri proprietari, spezzini e non.
Gabriella Reboa