Come
è noto il sito di Saturnia (vedi punto 4 della foto) come peraltro quello,
ora bocciato, di Mangina (vedi QUI)
erano previsti da anni nel piano provinciale dei rifiuti, vedi qui. In particolare Saturnia viene individuata nel
piano provinciale anche come possibile discarica di servizio . Dopo la bocciatura di Mangina da parte del
settore VIA della Regione, torna la possibilità che la discarica di servizio
per chiudere il ciclo dei rifiuti venga realizzata a Saturnia. Ma in realtà la vera partita in gioco è quella di
usare il sito di Saturnia per ben altre funzioni: discarica di rifiuti speciali. Peccato che questo obiettivo potrà essere
raggiunto solo aggirando la attuale normativa su discariche, bonifiche, valutazione
di impatto ambientale ed autorizzazione integrata ambientale.
Tutto ciò è spiegato nel seguito di
questo post…….
SATURNIA UNA DISCARICA NON DI SERVIZIO MA DI
RIFIUTI SPECIALI? ’
L’ordine del giorno approvato dal
Consiglio Comunale di Spezia del 28/1/2011 impegnava Regione e Provincia
a predisporre un progetto di risanamento del Sito di Saturnia con tempi certi di realizzazione, tipologie e
quantità di materiali, incluso il sottovaglio prodotto all’impianto di
trattamento di Saliceti (Santo Stefano Magra).
Il Sindaco Federici presentando
quell’ordine del giorno specificava, vedi qui, che: “ Nella discarica di Saturnia in effetti potranno essere
conferiti solamente i fanghi verdi risultanti dal dragaggio del golfo, dopo
opportuno trattamento di desalinizzazione”.
I fanghi di cui parla il Sindaco sono
rifiuti speciali classificati con il Codice europeo n. 170506. Quindi, secondo il DM 27/9/2010 , se la discarica di
Saturnia riceverà tali fanghi diventerà una discarica per rifiuti speciali
e non per materiali inerti. Non solo ma si parla di immettere nel sito di
Saturnia anche materiali da scavo a terra (come quelli delle infrastrutture
viarie come la Variante Aurelia da concludere). Anche in questo caso occorre
una grande attenzione, infatti sullo smaltimento delle terre da scavo è
recentemente intervenuto un discutibile regolamento che letto in modo
coordinato con la precedente normativa richiede una interpretazione attenta su
come debba essere considerato il materiale scavato anche contaminato da
inquinanti; infatti secondo la vigente normativa può essere rifiuto, non
rifiuto o sottoprodotto.
Per una analisi della nuova disciplina
in materia di sottoprodotto e di cessazione dalla qualifica di rifiuto vedi qui.
La domanda sorge spontanea: vista la complessità applicativa di questa normativa sulle terre e rocce da scavo come affermato da autorevolissima dottrina (vedi qui), possiamo fidarci degli organi di controllo pubblici spezzini? Gli stessi (in termini istituzionali) della vicenda di Pitelli, della vicenda dei dragaggi inizialmente illegittimi del golfo, della discarica di Monte Montada, dell’impianto di Boscalino, delle puzze rimosse per anni nell’area ex IP, dei rumori non rilevati nell’area portuale, dei controlli confusi sulle emissioni diffuse dall’impianto di trasporto carbone per la centrale enel…..etc. etc. Ecco possiamo fidarci di queste istituzioni o serviranno cmq dei contrappesi tecnici che controllino i c.d. controllori per iniziare una nuova stagione di trasparenza nella gestione della cosa pubblica nella nostra città e nella nostra provincia?
LA ATTUALE NORMATIVA SU BONIFICHE,
DISCARICHE , VIA E AIA SE APPLICATA CORRETTAMENTE RENDE IMPOSSIBILE AUTORIZZARE
IL SITO DI SATURNIA
1. Attualmente come è noto l’area
interessata dalla discarica di Saturnia rientra nel perimento del sito
di bonifica nazionale di Pitelli.
2. E’ altrettanto noto,
almeno agli addetti ai lavori, come non
sia applicabile all’apertura della discarica di Saturnia la
normativa speciale del 2011 (comma 9 articolo 57 legge 35/2011) che prevede la
possibilità di riattivare impianti esistenti senza effettuare bonifiche
specifiche a condizione che si eviti di propagare inquinanti nelle aree
limitrofe e si garantisca al contempo la tutela della salute e dell’ambiente.
Questa normativa non è applicabile proprio perché intorno all’area di
Saturnia insistono aree tutt’ora inquinate e non bonificate che non permetterebbero
di realizzare le condizioni per applicare la normativa del 2011 sopra
indicata. Come afferma un rapporto dell’Arpal frutto di vari
sopralluoghi (ultimo nel febbraio 2012) sopra l’area della discarica di
Saturnia insiste il vecchio punto di stoccaggio rifiuti di Monte
Montada (punto 1 della foto), mai caratterizzato e quindi mai
bonificato e neppure messo in sicurezza. Ebbene secondo il rapporto Arpal: “il
persistere della situazione rilevata e precedentemente descritta potrebbe in un
prossimo futuro interferire, anche con gravi conseguenze, nell’area circostante
e soprattutto nella zona di valle della discarica”.
3. l’apertura della
discarica di Saturnia, come tutte le discariche, è sottoposta a procedura di Valutazione
di Impatto Ambientale (VIA) e ad Autorizzazione
Integrata Ambientale (AIA). Queste procedure sono caratterizzate dalla
necessità di rispettare i seguenti principi:
3.1. specificità
del sito e quindi considerare il contesto in cui la discarica
verrà riaperta: come abbiamo visto, nel caso di Saturnia, un’area fortemente
inquinata
3.2. parere sanitario: il sindaco dovrà dimostrare con proprio parere
obbligatorio all’interno del procedimento di AIA che la apertura della
discarica è compatibile con la salute dei cittadini residenti nelle zone vicine
alla discarica. Difficile da dimostrare visto che permane uno stato di
inquinamento in tutta l’area vasta delle colline di Pitelli fino ai quartieri
di Ruffino e Pagliari, inquinamento mai stato oggetto di adeguate valutazione
sanitarie.
3.3. limitato impatto
cumulativo con altre fonti inquinanti. Risulta chiara la presenza
a tutt’oggi di altre pesanti fonti di inquinamento nell’area.
4. ai sensi della
normativa sulle bonifiche (che vale sia per i siti nazionali che regionali) non
si può aprire una discarica senza
avere affrontato, almeno in termini di messa in sicurezza il resto dell’area
inquinata intorno al sito della futura discarica (in questo caso Saturnia). Si
veda in tal senso l’allegato I al titolo V parte IV del DLgs 152/2006
(Testo unico ambientale) che contiene i
criteri di analisi del rischio propedeutica alla
messa in sicurezza/bonifica dell’area inquinata. Secondo questo allegato
l’analisi del rischio (cioè l’istruttoria utile per capire il
livello/diffusione dell’inquinamento e quindi il tipo di attività di bonifica
da svolgere) dipende prima di tutto dalle modalità
di diffusione degli inquinanti nell’area interessata dal
sito da bonificare.
Quindi come si evince dai motivi sopra
elencati non è possibile autorizzare la discarica di Saturnia senza
tener conto del contesto territoriale ed ambientale in cui si collocherà la
stessa.
Questo comporta:
- una difficoltà a
rispettare i principi in materia di VIA ed AIA (vedi sopra punti 3.1. 3.2.
3.3.)
- che,
permanendo il sito di bonifica nazionale, il progetto di messa in sicurezza
dell’area di Saturnia propedeutico alla apertura della discarica di Saturnia,
dovrà passare dalla approvazione del Ministero dell’Ambiente. Questo
anche nel caso in cui la sola area di Saturnia venisse deperimetrata dal sito
di bonifica nazionale di Pitelli.
QUANTO SOPRA SPIEGA IL LEGAME TRA SITO DI
SATURNIA E DENAZIONALIZZAZIONE DEL SITO DI PITELLI
Ecco spiegato perché
si è arrivati alla richiesta degli enti locali spezzini e della Regione Liguria
di denazionalizzare l’intero sito di Pitelli. Solo in questo modo la competenza
alla bonifica/messa in sicurezza dell’area di Saturnia andrà al Comune di
Spezia e non più al Ministero dell’Ambiente e potranno “farsi” l’ennesima
bonifica fatta in casa come l’area ex IP.
P.S.
voglio ricordare che pur essendo stato formalmente declassificato da nazionale a regionale con apposito decreto ministeriale, il sito di Pitelli e la sua declassificazione sono tutt'ora oggetto di un ricorso al TAR Lazio da parte di Legambiente.......
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