2. Ricordiamo che il carbone non è affatto una fonte energetica obsoleta: grazie alle moderne tecnologie è utilizzato in tutto il mondo. In Italia il ruolo del carbone nel mix produttivo è del 13%, in Europa 27% (con punte in Germania del 44%), nei Paesi OCSE 39%. Questa fonte energetica svolge oggi un ruolo fondamentale, sia da un punto di vista strategico del sistema Paese, sia dal punto della garanzia dei migliori standard ambientali. Non c’è quindi motivo per rinunciarvi.
Su questi due punti ho avuto modo di chiarire qui.
3. Per quanto riguarda il combustibile da rifiuti, Enel ha già più volte chiarito di non avere alcun progetto in tal senso e di non aver mai ricevuto richieste ufficiali in merito per l’impianto spezzino.
Attualmente esiste ancora agli atti del Ministero dell’Ambiente un progetto di cocombustione delle biomasse nella centrale enel. Il progetto fa parte delle richieste per il rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). Nessuna amministrazione ha presentato all’interno della istruttoria per il rilascio dell’AIA una richiesta formale di ritiro di questo progetto. Se volete rendervi conto di persona di quanto ho scritto sopra andate nella sezione del sito del Ministero dell’Ambiente che contiene questo documento, in particolare agli allegati Scheda C directory C6. titolata "Nuova relazione tecnica dei processi produttivi dell’impianto da autorizzare" (in particolare quarto documento in ordine di apparizione). La relazione tecnica che accompagna la richiesta fa riferimento a cippato di legno vergine ma anche ad esempio sansa esausta di olive che è classificato come rifiuto nella vigente normativa. Ma soprattutto occorre precisare che la relazione progettuale prevede una serie di interventi in vicinanza del gruppo 3 consistenti in particolare nella realizzazione di un impianto di movimentazione, stoccaggio, macinazione ed invio in caldaia della biomassa, si tratta di un impianto di polverizzazione che viene utilizzato anche per bruciare combustibile derivato dai rifiuti (CDR) nella centrale come dimostra la esperienza di Fusina (altro impianto enel), per la quale recentemente è stato proposto il raddoppio del consumo del CDR. A conferma della logica che sta dietro queste soluzioni di importare quantità sempre maggiori di rifiuti fuori dell'ambito provinciale da bruciare nella centrale, risulta dalla relazione tecnica citata che solo il 20/30% del combustibile trattato nel suddetto impianto verrà dalla zona locale il resto da fuori della provincia spezzina! A questo occorre aggiungere come è noto che il Protocollo Acam Hera prevede un impegno della nuova società che nascerà (in caso di fusione/assorbimento) a concordare con enel la sperimentazione del CDR nel gruppo a carbone. Anche questo Protocollo non risulta ufficialmente ritirato!
Ma su biomasse/CDR le cose sono ancora più complesse e aperte. Enel ha un grosso interesse a sviluppare la cocombustione delle biomasse nelle centrali a carbone esistenti si guardi qui.
Soprattutto perché aiuterebbe Enel per ridurre le emissioni di CO2 e non sottostare ai costi dei certificati di emissione a livello UE.
A conferma si veda uno studio relativamente recente (2006) svolto dal Prof. ing. Gino Moncada Lo Giudice, Dipartimento di Fisica Tecnica, Università La Sapienza, Roma; ing. Irene Costarelli, ing. Daniele Giraldi, CRB, Centro di Ricerca sulle Biomasse - Università degli Studi di Perugia. Leggete la descrizione completa dello studio qui, ma in particolare la Tabella 1 e la figura 1. Bene questo studio svolge alcune proiezioni in termini di quantità di biomasse utilizzabile in rapporto alla producibilità in MW anche per la centrale Enel della Spezia, individuando tre ipotesi con il 5%, il 10% e il 15% di biomasse in co-combustione con il carbone.
4. Nella centrale spezzina, oltre al gruppo a carbone, sono presenti due sezioni a ciclo combinato da 340 MW ognuna alimentate a gas naturale. I tre gruppi sono sempre pronti ad entrare in servizio, giorno per giorno. A decidere quale gruppo funzionerà, quando e per quanto tempo è il meccanismo della Borsa dell’Energia Elettrica che, a livello centrale, giorno per giorno, chiama a produrre i gruppi più competitivi a beneficio dell’efficienza energetica complessiva del sistema Paese. Questo vale ovviamente per tutto il sistema produttivo nazionale e per tutti i produttori, non solo per Enel.
Enel dimentica che l’AIA serve proprio per verificare la sostenibilità del modello di gestione della centrale, quindi non c’è soltanto il rispetto delle indicazioni della Borsa elettrica. In altri termini Enel rimuove il dato che la domanda di AIA deve contenere anche le alternative tecniche di gestione della centrale. Ora per la vigente normativa, dlgs 152/2006, per tecniche ai fini del rilascio dell’AIA si deve intendere: “sia le tecniche impiegate sia le modalità di progettazione, costruzione, manutenzione, esercizio e chiusura dell’impianto". Quindi al di la di quello che afferma il meccanismo della Borsa elettrica, citato dalla lettera di Enel, attraverso l’AIA possono essere imposti combustibili meno inquinanti del carbone nel caso che ciò sia dimostrato necessario ai fini della tutela della salute del territorio che circonda la centrale.
Quanto alla Borsa elettrica questa è un luogo virtuale in cui avviene l'incontro tra domanda e offerta per la compravendita dell'energia elettrica all'ingrosso. In altri termini la Borsa elettrica costituisce il mercato all’ingrosso di energia elettrica basato sul meccanismo d’asta. La borsa elettrica italiana (IPEX - Italian Power Exchange) ha la funzione di mantenere l’equilibrio istantaneo tra la domanda e l’offerta di energia elettrica, nel modo più efficiente possibile, favorendo la competizione e la concorrenza.
In altri termini tra i diversi prezzi offerti dai produttori di elettricità viene scelto quello più alto in tal modo che chi produce elettricità al minor prezzo cioè con maggior efficienza guadagna di più dalla vendita: è infatti evidente che, ad esempio, chi offre elettricità a 10 euro (prezzo di vendita più basso) ed incassa 30 euro (prezzo di vendita più alto), avrà un utile enorme rispetto ai propri costi.
Ma è altrettanto ovvio che la produzione di elettricità a minor costo su una scala nazionale dipende non solo dal combustibile usato ma anche dalla efficienza dell’impianto, dalla evoluzione della domanda, dai vincoli ambientali imposti dalla normativa europea e nazionale. E’ chiaro quindi che trattasi di un meccanismo su scala nazionale che non può costringere Enel a bruciare per forza carbone nella singola centrale.
Infatti in questo quadro il Gestore del Mercato Elettrico (GME) ha potere di controllo su tutti gli impianti di produzione facenti parte del Sistema, in modo da assicurare che la produzione eguagli sempre il consumo e che la frequenza e la tensione non si discostino dai valori ottimali, nel rispetto dei limiti di transito sulle reti e dei vincoli dinamici sugli impianti di generazione.
Quindi sinceramente le motivazioni della lettera Enel sul legame tra carbone in centrale e Borsa elettrica appaiono poco fondate e molto strumentali.
Ma su biomasse/CDR le cose sono ancora più complesse e aperte. Enel ha un grosso interesse a sviluppare la cocombustione delle biomasse nelle centrali a carbone esistenti si guardi qui.
Soprattutto perché aiuterebbe Enel per ridurre le emissioni di CO2 e non sottostare ai costi dei certificati di emissione a livello UE.
A conferma si veda uno studio relativamente recente (2006) svolto dal Prof. ing. Gino Moncada Lo Giudice, Dipartimento di Fisica Tecnica, Università La Sapienza, Roma; ing. Irene Costarelli, ing. Daniele Giraldi, CRB, Centro di Ricerca sulle Biomasse - Università degli Studi di Perugia. Leggete la descrizione completa dello studio qui, ma in particolare la Tabella 1 e la figura 1. Bene questo studio svolge alcune proiezioni in termini di quantità di biomasse utilizzabile in rapporto alla producibilità in MW anche per la centrale Enel della Spezia, individuando tre ipotesi con il 5%, il 10% e il 15% di biomasse in co-combustione con il carbone.
Enel dimentica che l’AIA serve proprio per verificare la sostenibilità del modello di gestione della centrale, quindi non c’è soltanto il rispetto delle indicazioni della Borsa elettrica. In altri termini Enel rimuove il dato che la domanda di AIA deve contenere anche le alternative tecniche di gestione della centrale. Ora per la vigente normativa, dlgs 152/2006, per tecniche ai fini del rilascio dell’AIA si deve intendere: “sia le tecniche impiegate sia le modalità di progettazione, costruzione, manutenzione, esercizio e chiusura dell’impianto". Quindi al di la di quello che afferma il meccanismo della Borsa elettrica, citato dalla lettera di Enel, attraverso l’AIA possono essere imposti combustibili meno inquinanti del carbone nel caso che ciò sia dimostrato necessario ai fini della tutela della salute del territorio che circonda la centrale.
Quanto alla Borsa elettrica questa è un luogo virtuale in cui avviene l'incontro tra domanda e offerta per la compravendita dell'energia elettrica all'ingrosso. In altri termini la Borsa elettrica costituisce il mercato all’ingrosso di energia elettrica basato sul meccanismo d’asta. La borsa elettrica italiana (IPEX - Italian Power Exchange) ha la funzione di mantenere l’equilibrio istantaneo tra la domanda e l’offerta di energia elettrica, nel modo più efficiente possibile, favorendo la competizione e la concorrenza.
In altri termini tra i diversi prezzi offerti dai produttori di elettricità viene scelto quello più alto in tal modo che chi produce elettricità al minor prezzo cioè con maggior efficienza guadagna di più dalla vendita: è infatti evidente che, ad esempio, chi offre elettricità a 10 euro (prezzo di vendita più basso) ed incassa 30 euro (prezzo di vendita più alto), avrà un utile enorme rispetto ai propri costi.
Ma è altrettanto ovvio che la produzione di elettricità a minor costo su una scala nazionale dipende non solo dal combustibile usato ma anche dalla efficienza dell’impianto, dalla evoluzione della domanda, dai vincoli ambientali imposti dalla normativa europea e nazionale. E’ chiaro quindi che trattasi di un meccanismo su scala nazionale che non può costringere Enel a bruciare per forza carbone nella singola centrale.
Infatti in questo quadro il Gestore del Mercato Elettrico (GME) ha potere di controllo su tutti gli impianti di produzione facenti parte del Sistema, in modo da assicurare che la produzione eguagli sempre il consumo e che la frequenza e la tensione non si discostino dai valori ottimali, nel rispetto dei limiti di transito sulle reti e dei vincoli dinamici sugli impianti di generazione.
Quindi sinceramente le motivazioni della lettera Enel sul legame tra carbone in centrale e Borsa elettrica appaiono poco fondate e molto strumentali.
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