Il Think Tank EMBER
(QUI)
ha svolto una analisi (QUI)
sulla transizione elettrica dell'UE dai combustili fossili alle rinnovabili
nel 2022.
Secondo l’analisi nel
2022, l'eolico e il solare hanno generato un quinto record dell'elettricità
dell'UE (22%), superando per la prima volta il gas fossile (20%) e rimanendo al
di sopra dell'energia a carbone (16%).
Resta comunque un ritorno
importante del carbone nella generazione elettrica anche a scapito del gas per
cui le emissioni del settore energetico dell'UE sono aumentate del 3,9% (+26
MtCO2) nel 2022 rispetto al 2021.
L’avanzamento di eolico e
solare ha impedito che le fossili nella generazione elettrica aumentassero
ulteriormente.
La produzione di gas
diminuirà ancora di più di quella del carbone visto che il gas resterà
nettamente più costoso.
NewsLetter di Febbraio 2023 (QUI) del Gestore dei Mercati Energetici che analizza il calo dei consumi del gas dettati da vari fattori: il clima più temperato e i provvedimenti UE e nazionali sulla riduzione del consumo del gas anche in chiave di diversificazione degli stati produttori (Vedi per il piano italiano QUI e il Regolamento UE QUI.
Ma secondo il GME un ruolo viene giocato anche dal calo della concorrenza asiatica sul GNL. Tutte circostanze che non è detto si possano ripetere ma soprattutto questo calo fa i conti con la riduzione dell’offerta che conferma quanto riportato nello studio EMBER sopra richiamato sulla riduzione della produzione di gas da qui al 2025.
Questa due analisi confermano come
vedere nel gas una scelta strategica per la transizione ecologica sia un errore
da parte dell’Italia in primo luogo. Non casualmente sempre il GME nella sua
NewsLetter di Dicembre 2022 (QUI) aveva
dimostrato come la necessità di grandi quantità di gas e in particolare di GNL
comporti nell’immediato grandi investimenti pubblici in infrastrutture che
rischiano di entrare in rotta di collisione con:
1. la
sempre maggiore rigidità dei contratti a lungo termine nell’approvvigionamento
del GNL rischiando di rendere gli impianti nuovi o ampliati a rischio carenza
GNL
2. gli obiettivi della
decarbonizzazione da qui al 2030 che rischiano di far diventare i nuovi
impianti stranded assets, letteralmente beni incagliati!
Ma vediamo cosa dicono questi due studi con più precisione
STUDIO EMBER:
SULLA TRANSIZIONE ELETTRICA NELLA UE
Il parziale ritorno
delle fossili ed in particolare del carbone nella generazione elettrica
Tuttavia, l'allontanamento
dai combustibili fossili è stato sospeso dalla doppia crisi del sistema
elettrico europeo nel 2022. Una siccità di 1 anno su 500 in tutta Europa ha
portato al livello più basso di generazione idroelettrica almeno dal 2000, e ci
sono state diffuse interruzioni nucleari francesi inaspettate proprio mentre le
unità nucleari tedesche stavano chiudendo. Ciò ha creato un ampio divario di
185 TWh nella generazione, pari al 7% della domanda totale di elettricità
dell'Europa nel 2022. Cinque sesti del divario sono stati compensati da una
maggiore generazione eolica e solare e da un calo della domanda di elettricità.
Ma il restante sesto è stato soddisfatto da un aumento della produzione di
fossili. Poiché il carbone era meno costoso del gas, il carbone ha
rappresentato la maggior parte dell'aumento, aumentando del 7% (+28 TWh) nel
2022, rispetto al 2021. Di conseguenza, le emissioni del settore energetico
dell'UE sono aumentate del 3,9% (+26 MtCO2) nel 2022 rispetto al 2021. La
produzione di gas è rimasta pressoché invariata (+0,8%) e, poiché il gas era
già più costoso del carbone nel 2021, nel 2022 non c'è stato un ulteriore passaggio
dal gas al carbone.
Il ruolo tamponamento di eolico e solare nella fase di emergenza per frenare il parziale ritorno delle fossili nella generazione elettrica
Poteva andare molto
peggio: eolico, solare e un calo della domanda di elettricità hanno impedito un
ritorno molto più ampio al carbone. Nel contesto, l'aumento non è stato
sostanziale: l'energia a carbone è aumentata di soli 1,5 punti percentuali per
generare il 16% dell'elettricità dell'UE nel 2022, rimanendo al di sotto dei
livelli del 2018. L'aumento di 28 TWh della produzione di carbone dell'UE ha
aggiunto solo lo 0,3% alla produzione mondiale di carbone.
Il 2023 sarà esattamente l'opposto. La produzione idroelettrica rimbalzerà, le unità nucleari francesi torneranno, la diffusione eolica e solare accelererà e la domanda di elettricità continuerà probabilmente a diminuire nei prossimi mesi. Nel 2023, l'Europa è destinata a testimoniare un enorme calo dei combustibili fossili – dell'energia a carbone, sì, ma soprattutto dell'energia del gas.
La produzione di gas è
destinata a un calo record nel 2023
La produzione fossile è
aumentata del 3% nel 2022. Sulla base delle ultime proiezioni del settore,
questo non si ripeterà nel 2023. EDF prevede che molte delle sue centrali
nucleari francesi torneranno nel 2023 (e molte sono già tornate online), i
gruppi industriali europei dell'eolico e del solare mostrano che la generazione
solare ed eolica dovrebbe aumentare di circa il 20%, le scorte idroelettriche
si sono quasi normalizzate e la domanda di elettricità continuerà probabilmente
a diminuire a breve termine. L'unico freno sarà la caduta del nucleare mentre
la Germania completa la sua eliminazione graduale. Sulla base di queste
indicazioni dell'industria, Ember stima che la generazione fossile potrebbe
crollare del 20% nel 2023, il doppio del precedente record del 2020. La
produzione di carbone diminuirà, ma la produzione di gas diminuirà più
velocemente, poiché si prevede che rimarrà più costosa del carbone almeno fino
al 2025 sulla base degli attuali prezzi a termine. Il settore energetico sarà
probabilmente il segmento in più rapido calo della domanda di gas nel 2023,
contribuendo a riportare la calma nei mercati europei del gas mentre l'Europa
si adatta alla vita senza gas russo.
NEWS LETTER GME SUL CALO DOMANDA DEL GAS
La riduzione dei
consumi di gas nel 2022
Nel 2022, a fronte di una
riduzione dei consumi UE rispetto all’anno precedente pari al 13% (-55 mld mc
circa), in Italia la diminuzione è stata del 10% corrispondente a 7,7 mld mc in
meno. Di questi, il 59% (4,5 mld di mc) è attribuibile ai minori prelievi delle
reti di distribuzione urbane legati prevalentemente ai consumi per usi civili,
il 27,9% ai minori consumi delle grandi industrie allacciate alla rete di
trasporto (2,1 mld mc), l’11,6% alla diminuzione dei consumi termoelettrici
(-0,9 mld mc), il restante 1,5% a consumi di sistema e altre voci residuali
I consumi delle
centrali termoelettriche
Dopo una prima metà
dell’anno in cui la produzione termoelettrica a gas e i relativi consumi erano
aumentati soprattutto per la necessità di far fronte al forte calo della
produzione idroelettrica causato dalla prolungata siccità (nel 2022
l’idroelettrico ha segnato complessivamente una riduzione della produzione del
37,7% pari a ben 17 TWh), soprattutto a partire da settembre la richiesta di
gas è cominciata a diminuire, con riduzioni mensili rispetto alla media che
vanno dal 7% in dicembre al 23% in novembre. Le cause della riduzione, nonostante
il persistere della crisi del comparto idroelettrico, vanno ricercate: a) nella
contrazione della domanda elettrica dovuta soprattutto alla diminuzione dei
consumi delle industrie per l’aumento del costo dell’energia, infatti l’indice
IMCEI (Indice Mensile Consumi Elettrici Industriali) elaborato da Terna, dopo
avere sostanzialmente tenuto nella prima fase di aumento dei prezzi, mostra
valori sempre molto negativi nella seconda metà dell’anno, con particolare
accentuazione nei mesi di luglio e agosto e di nuovo in dicembre; b) nella
sostituzione del gas con carbone/olio combustibile come peraltro previsto dal
piano nazionale di contenimento dei consumi gas; infatti Terna segnala un
aumento della produzione a carbone ‘22/’21 del 61,4% pari a circa 8 TWh, che
corrispondono indicativamente ad un risparmio di consumo di gas di 1,4 mld mc.
La situazione degli stoccaggi
Dopo gli interventi
normativi che hanno incaricato a partire da fine giugno SNAM e GSE di procedere
ad iniettare gas nei siti, al 1° novembre il livello di riempimento aveva
raggiunto il 95%. A inizio febbraio gli stoccaggi nazionali si mantengono
ancora pieni al 70% (71 % quelli UE) rispetto al 48% dello scorso anno, circa
3,8 mld mc in più a disposizione.
Conclusioni su evoluzione consumi nella UE e la ristrettezza della offerta di gas
L’Europa sta reggendo
piuttosto bene al primo inverno senza, o quasi, gas russo.
Tuttavia, se ciò sta
avvenendo, oltre alla rapidità con cui l’UE si è mossa dopo alcune settimane di
smarrimento nella ricerca di soluzioni alternative e di rimedi temporanei o
strutturali, è anche grazie ad una serie di circostanze fortunate:
1. il clima straordinariamente mite
2. la debole concorrenza asiatica sul GNL. Peraltro, i
mercati asiatici restano confusi come ha dimostrato lo scorso anno la
situazione della decisione Russa dare il controllo completo di Sakhalin II (9,6
MTPA) a una nuova controllata di Gazprom – Gazprom Sakhalin Holding (QUI).
Circostanze che non è
detto si ripetano alla lunga distanza, con in più il fatto di dovere fare i
conti
di un contesto di
ristrettezza dell’offerta che sembra destinato a permanere nel medio termine,
quindi nel 2023 l’andamento della domanda, sia europea che asiatica, sarà uno
dei fattori determinati nell’equilibrio dei mercati.
Riguardo l’Europa, le
maggiori incertezze riguardano l’andamento metereologico nel corso dell’anno e
una possibile (e augurabile) ripresa dei consumi industriali, dopo il forte
ridimensionamento dei prezzi avvenuto a partire da metà di dicembre rispetto ai
livelli record della seconda metà del 2022.
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