L’ex Presidente della Unione Industriali nonché ex
presidente della Autorità Portuale
spezzina (prima della riforma della legge quadro) riferendosi alla
diatriba aperta dal Sindaco di Spezia con Lsct sui licenziamenti in porto: "La
concordia è il requisito fondamentale per il successo di ogni comunità".
A me questa frase, parafrasando ovviamente, mi fa venire in
mente quella riferita, da Tacito, al
modo di risolvere le controversie degli antichi romani: “hanno fatto un deserto
e lo hanno chiamato pace”.
Mi chiedo infatti tornando al porto spezzino a quale concordia si riferisce l’ex
Presidente. La concordia si fa quando c’è equilibrio tra le parti, quando
vengono prese in considerazione le esigenze di tutti non solo quelle dei
terminalisti ma anche quelle dei lavoratori e soprattutto quelle dei cittadini
residenti (migliaia) nelle zone limitrofe al porto.
Un porto unico, anche
rispetto agli altri porti liguri, cresciuto
a 20 metri in linea d’aria dalla zona est della città.
Un porto cresciuto con una logica del fatto compiuto non
rispettosa neppure delle regole della pianificazione portuale approvate da
Consiglio Regionale e dal Consiglio Comunale spezzino.
Un porto cresciuto senza avere un piano complessivo di
sicurezza portuale (affossato dalla lobby portuale attraverso la eliminazione
dell’obbligo di legge a redigerlo)
Un porto che non ha mai rispettato neppure le prescrizioni
di Valutazione di Impatto Ambientale sul Piano Regolatore Portuale che
imponevano valutazione e misure preventive prima di realizzare gli stati di
avanzamento dei vari ambiti del demanio portuale a cominciare da quello
strettamente del porto commerciale
Un porto che ottiene una fascia di rispetto per “tutelare” i
residenti ma che in realtà tutela solo
la attività portuale. Una fascia di rispetto che non rispetta neppure le
prescrizioni di VIA del Ministero dell’Ambiente (per altezza e profondità e soprattutto per continuità)
Un porto che, grazie ai governi nazionali ignavi succedutesi
fino ad ora, sfrutta una normativa sul rumore inadeguata per tutelare dal
rumore i residenti
Un porto che si avvale di una normativa regionale che lo
classifica, volutamente e in barba alla legge nazionale, in zona acustica
industriale permettendo così limiti di immissione rumorosa molto elevati
Un porto che produce redditi milionari per i terminalisti ma
che non si è mai preoccupato di fornire un contributo economico per permettere
alle autorità pubbliche di svolgere studi epidemiologici adeguati a capire il rischio sanitario in atto nella
zona est della città
Un porto così non può essere un porto di conciliazione, un
porto così è un porto di sopraffazione della
vita quotidiana di chi vive in quelle zone e dal porto non riceve nulla se non
rumori polveri e lo stress da impotenza di chi da anni lancia allarmi sanitari
inascoltati
Allora rispetto ad un porto così smettetela di prendere per
il culo i cittadini con gli appelli alla concordia. Non volete la concordia,voi
volete la sudditanza come dei padroni
verso i propri sudditi.
Ed infine fatela
finita con la sciocchezza del “volete
chiudere il porto”. Il porto non lo ha mai voluto chiudere nessuno, siete voi
che avete chiuso da tempo una grande parte di città dentro una gabbia di rumore
e polveri e la volete chiamare area retro portuale, perché questo sono
diventati quartieri come Canaletto e Fossamastra!
ottimo e puntuale come sempre...a breve partiranno i soliti ricatti occupazionali e le solite "menate" per chi ha rallentato i lavori
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