Nuovo
Rapporto Ecosistema Urbano (vedi QUI).
La
riflessione su scala nazionale è che nessuna città si è avvicinata al dato
assoluto di 100 che significa rispetto di tutti i parametri legislativi e gli
obiettivi delle politiche in materia ambientale. Il massimo punteggio è quello
di Belluno 72,19.
Questo
significa che al di la delle classifiche, che servono più ai tifosi delle
singole amministrazioni o ai loro detrattori, esiste nel nostro Paese una
gravissima crisi urbana che ha nomi e cognomi: traffico, inquinamento dell’aria,
rumore, rifiuti, politiche di risparmio energetico assenti , trasporti pubblici
locali a livello di terzo mondo etc. etc.
D'altronde gli stessi estensori del Rapporto nella parte iniziale (pagina 8) affermano: "il piazzamento in una posizione alta della classifica generale non è necessariamente un riconoscimento di buone performance ambientali, quanto piuttosto un primato relativo avvantaggiato da una complessiva mediocrità delle città".
Spezia apparentemente si
piazza bene (quinta nelle città medie
tra 80.000 e 200.000 abitanti, decima nella classifica assoluta).
Ma i dati che emergono da questi Rapporti vanno letti in
modo accurato, settore per settore, per capire davvero cosa ci sta dietro la
posizione in classifica della nostra città.
Intanto
a mio modesto avviso permangono i limiti
metodologici di questo Rapporto che sicuramente servirà a focalizzare lo
sguardo del Paese sulle emergenze ambientali delle città, ma che proprio per i sui limiti di
costruzione rischia spesso di essere strumentalizzato da amministratori locali
pronti ad usare le posizioni migliori di qualche classifica per farsi
propaganda senza adeguati riscontri sulla concreta qualità della vita dei
cittadini che rappresentano.
I LIMITI METODOLOGICI SU CUI SI FONDA IL
RAPPORTO
Sotto il profilo
metodologico ci sono molte cose che non tornano in questo Rapporto
1. E' fondato su dati forniti dai Comuni e quindi come dire ha una sua parzialità di base
che non può essere compensata dalle verifiche a distanza fatte dagli estensori
del Report. Invece dovrebbe essere chiarita fin dall'inizio la distinzione tra
quali sono i dati che una PA realmente conforme alla migliore normativa e alle
migliori pratiche dovrebbe fornire e quelli che fornisce in concreto, il tutto
dovrebbe comportare un giudizio che incide sulla classifica finale;
2. Non è a doppia leggibilità, vale a dire non c’è
una parte frutto dei dati degli uffici Comunali ed una frutto di una indagine
sul punto di vista di circoli e associazioni locali che seguono le varie vertenze
ambientali sul territorio come pure di ordini professionali (pensiamo a ordine
dei medici, architetti etc.) ed enti che hanno, o possono avere, dati e punti
di vista diversi sui vari temi;
Non contiene indicatori che permettano una valutazione dei dati non solo settoriale (aria acqua rifiuti etc.) ma integrata e cumulativa
3. Non contiene indicatori che permettano una valutazione dei dati non solo settoriale (aria acqua rifiuti etc.) ma integrata e cumulativa e quindi consentano di monitorare gli impatti
cumulativi; ciò permetterebbe di capire, tanto per esemplificare, che una
città, come Spezia, che ha aree enormi da bonificare (a cominciare dall’intero
golfo) non possa occupare l’alta
classifica. In altri termini il Rapporto non dovrebbe essere di semplice
monitoraggio ma anche di valutazione e questo comporta appunto che le
integrazioni di indicatori di cui sopra debbano essere finalizzate alla valutazione
non solo della sostenibilità in termini di raggiungimento di obiettivi di
salvaguardia ambientale ma anche del grado di integrazione delle politiche,
delle azioni inter e intradipartimentali, della enunciazione delle priorità e
della convergenza di più azioni su queste priorità .
Peraltro, e non a
caso, le poche volte che si usano indicatori integrati la classifica diventa
molto negativa, ad esempio:
3.1. politiche di mobilità alternativa
siamo trentaquattresimi su città medie lasciando
dietro di noi solo 7 città medie su un totale di 44. Si tratta di un indicatore significativo perché legato a politiche della
pubblica amministrazione di promozione di mezzi e metodi di mobilità urbana
sostenibile quali: car sharing,radiobus, mobility manager etc.
3.2. politiche energetiche:
nonostante il piano comunale approvato nella scorso mandato
amministrativo, siamo solo venticinquesimi sulle città medie ma siamo
ampiamente superati da moltissime città piccole ( fino ad 80.000 abitanti
quindi non molto diverse dalla nostra). Ricordo che per politiche energetiche secondo il Rapporto
Ecosistema Urbano si intende: incentivi economici al risparmio energetico e
fonti rinnovabili, attività di risparmio energetico, presenza di Energy manager
nel settore pubblico e privato, acquisto energia elettrica da fonti
rinnovabili, banca dati edifici certificati, promozione e realizzazione audit
energetici.
4. La distinzione in tre classifiche (città sopra i
200.000 abitanti, città tra gli 80.000 e i 200.000 abitanti, città sotto i
80.000 abitanti) è sotto il profilo ambientale totalmente arbitraria, come è
noto, per misurare/valutare la sostenibilità di un territorio, non conta solo
la quantità dei residenti ma anche il modo in cui sono distribuiti sul
territorio, le attività che sul territorio si svolgono nonché le sue
caratteristiche meteoclimatiche e geomorfologiche.
5. Non contiene alcun riferimento alle politiche di prevenzione sanitaria e quindi ad una valutazione
dello stato della salute degli spezzini anche in rapporto allo inquinamento.
Come è noto l’osservatorio epidemiologico non è mai decollato, mancano nel
nostro territorio indagini epidemiologiche, manca un efficiente servizio di
igiene ambientale dell’ASL, non è mai stato concretizzato il coordinamento tra
Dipartimento di Prevenzione ASL e Dipartimento Arpal finalizzato a
leggere in chiave di prevenzione sanitaria i dati dei monitoraggi svolti da
Arpal.
INDICATORI PRIVATI: POSITIVI
Tra gli indicatori positivi, analizzati nel Rapporto per la nostra città, ci sono
quelli legati non a politiche della pubblica amministrazione ma a comportamenti
di privati cittadini e imprenditori:
Consumi elettrici kwh/pro capite: Siamo settimi tra le città
medie
Produzione rifiuti procapite : siamo dodicesimi tra le
città medie
Certificazione ambientali (ISO 14001): siamo settimi tra le città
medie
Vetture circolanti ogni 100 abitanti: siamo primi tra le città medie, nel
senso che ne abbiamo di meno.
Incidenti auto:
siamo quattordicesimi
INDICATORI PUBBLICI: NEGATIVI
Tra gli indicatori negativi analizzati dal Rapporto per la nostra città, oltre ai già esaminati politiche energetiche, politiche di mobilità alternativa, abbiamo:
Ecomanagement (buone pratiche degli uffici comunali:
certificazioni ambientali, uso prodotti verdi etc.) : siamo al ventiseiesimo
posto su 44 città medie.
Differenza tra acqua immessa e consumata (usi civili, industriali ed agricoli): siamo
ventiduesimi su 44 città medie, quindi abbiamo perdite eccessive nel sistema di
distribuzione dell'acqua fino ad oltre il 33%.
Depurazione scarichi civili: siamo trentasettesimi su 44 città medie!
Raccolta differenziata e riciclaggio: nonostante la strombazzata e poco efficace raccolta
porta a porta siamo solo ventinovesimi su 44 con una percentuale di raccolta
del 36% (obiettivo di legge al 2012 è del 65%)
Piste ciclabili (metri equivalenti ogni 100 abitanti): siamo
trentaduesimi su 44 città medie.
Ciclabilità (indice sintetico di indicatori quali biciplan,
cicloparcheggi di interscambio, bicistazioni, bike sharing): siamo
ventiquattresimi su 44 città medie.
Verde urbano usufruibile nell’area urbana del Comune: siamo
trentaseiesimi su 44 città medie. Qui la grande occasione persa è
stata il recupero dell’area ex IP dedicata a nuovi edificazioni (ancora da
realizzare) e ai centri commerciali distruttivi dell’economia del centro città.
L’area verde sarà molto limitata e per il momento ancora soggetta alla completa
bonifica (qui vige ancora la determina comunale sul divieto di sostare oltre le
8 ore). Miglioriamo sulle aree verdi
dell’intero territorio comunale (siamo quattordicesimi) ma qui sono
decisive le fasce collinari boscate non edificabili per vincoli normativi e
idrogeologici.
Solare termico su edifici comunali: siamo noni ma il dato è inattendibile perché
riferito al 2010.
Fotovoltaico sui edifici comunali: siamo trentacinquesimi su 44 città medie
Teleriscaldamento edifici pubblici : siamo fuori classifica
I POCHI DATI
POSITIVI ORIGINATI DA POLITICHE LOCALI
Tra i pochi indicatori positivi per la nostra città ci sono:
Isole pedonali (m2 per abitante): siamo ottavi tra le città medie
Isole pedonali (m2 per abitante): siamo ottavi tra le città medie
Trasporto pubblico
offerta
(Kmvetture per abitante): siamo terzi tra le città medie
Passeggeri trasportati annualmente dal
trasporto pubblico per abitante: siamo quarti tra le città medie
ZTL: siamo quarti tra le
città medie
Questi
dati positivi solo trasporto pubblico cozzano però con i dati negativi sulla
ciclabilità sopra riportati.
Ci sono poi nel Rapporto in relazione alla città di Spezia indicatori non fondati su elementi fattuali reali.
In primo luogo relativamente all'indicatore Pianificazione e partecipazione ambientale: siamo quinti a pari merito con altre due città.
E’ noto che sulla partecipazione da anni l’amministrazione comunale non ha fatto nulla e quello che ha fatto è stato un fallimento totale e uno spreco di denaro pubblico (percorso di A21 e Pianificazione Strategica che comunque ormai risalgono all’inizio degli anni 2000 quindi oltre 10 anni fa). Per un’analisi puntuale vedi qui. Non solo ma, come ho dimostrato qui, l’attuale modello di governo del Comune di Spezia in termini di: statuto, regolamenti su trasparenza, accesso alle informazioni e documenti, partecipazione del pubblico è assolutamente arretrato anche rispetto alle semplici norme di legge nazionali ed europee.
Siamo di fronte ad un indicatore infondato, anche perché non tiene conto neppure di come il Comune di Spezia non stia applicando la recente normativa sulla Trasparenza nella Pubblica Amministrazione, anche relativamente alle informazioni ambientali, come dimostro nella parte finale di questo post.
L’indicatore è infondato non solo per quanto ho affermato sopra ma anche per la spiegazione che di questo indicatore danno gli estensori del Rapporto in oggetto. Essi fanno riferimento alla redazione di progettazione partecipata, di piano urbano del traffico, di piano energetico comunale, di piani di azione per la energia sostenibile, di zoonizzazioni acustica. Nessuno di questi strumenti pianificatori è stato elaborato con percorsi di partecipazione veri , cioè strutturati, regolamentati, supportati economicamente ed organizzativamente.
Non solo ma, ad esempio, la zoonizzazione acustica non è mai stata tradotta in un piano di risanamento acustico come dimostrano il permanere dei dati allarmanti sul rumore nell’area est della città quello di fronte al porto commerciale.
INDICATORI PUBBLICI INFONDATI: EMISSIONI DI PM10 E BIOSSIDI AZOTO
Come è noto le PM10 sono le polveri il cui diametro aerodinamico è uguale o inferiore a 10 µm, ovvero 10 millesimi di millimetro. Per questo dato, secondo il Rapporto, saremmo noni tra le città medie. Peccato che il dato non sia attendibile visto che vengono fatte le medie annuali su scala comunale cioè la media tra le zone meno inquinate e quelle più inquinate. Soprattutto non si mette al confronto il dato che sarebbe ben più significativo quello del valore medio misurato nell'arco di 24 ore. Ora oltre ad essere un metodo di rilevazione dei dati assolutamente in contrasto con la legge in materia, la cosa curiosa è che lo stesso Sole 24 ore, che pubblica il Rapporto, già nella presentazione del Rapporto di due anni fa, smentiva clamorosamente la logica delle medie su scala comunale, infatti, citando la nuova normativa in materia di qualità dell’aria, afferma testualmente: “la qualità dell’aria va valutata secondo zone uniformi per carico di emissioni, caratteristiche meteo climatiche e grado di urbanizzazione”, appunto !
INDICATORI SULLA QUALITÀ DELL’ARIA CHE MANCANO
Il Rapporto non spiega quali inquinanti non vengono monitorati nel nostro territorio e d’altronde non potrebbe farlo perché tutto il Rapporto si basa su dati inviati dai Comuni stessi. Ci riferiamo alle PM2,5 (poveri ultrafini più pericolose delle PM10) monitorate solo in parte, ma soprattutto ai microinquinanti organici ed inorganici, per non parlare del c.d. PM10 secondario che si forma in atmosfera a partire da altri inquinanti primari come ossidi di azoto, ossidi di zolfo, ammoniaca e composti organici. Il PM10 secondario contribuisce alla concentrazione in aria di polveri sottili per oltre il 50% (fonte APAT Rapporto sull’inquinamento nelle aree urbane).
RICAPITOLIAMO
Su 24 indicatori esaminati sopra per la nostra città:
1. solo quattro sono quelli positivi dovuti a politiche della pubblica amministrazione;
2. sono ben dodici gli indicatori negativi dovuti alle politiche della pubblica amministrazione o prodotti dalla mancanza di queste politiche. Uno dei quali è vergognoso per un città di mare ed è quello della depurazione dei nostri scarichi civili siamo quasi ultimi tra le città medie.
3. ci sono poi almeno tre indicatori infondati perché forniti in modo non adeguato (polveri fini e ossido di azoto, partecipazione);
4. ci sono una serie di indicatori che mancano in modo incomprensibile: aree da bonificare (pensiamo a tutto il nostro golfo e alle colline di Pitelli per non parlare dell’area ex IP), PM2,5 (quelle più fini), PM10 secondario, microinquinanti organici e inorganici, politiche di prevenzione sanitaria;
5. infine ci sono ben cinque indicatori che fanno migliorare molto la classifica di Spezia ma che sono frutto del comportamento privato dei cittadini e non certo della politica delle Amministrazioni Comunali presenti e del recente passato.
Insomma la classifica che vede al quinto posto la nostra città, tra le città medie, se letta con obiettività assume un significato che dovrebbe far riflettere attentamente i nostri amministratori locali, se avranno voglia di farlo……….
Nessun commento:
Posta un commento