Ci
è riuscita? A mio modesto parere no. Di seguito le principali tesi espresse da
Arpal (riportate nel riquadro in
corsivo) con un mio successivo commento critico.
“il passaggio dal Decreto 471 (quindi dall’esclusivo
sistema tabellare) alla analisi del rischio introdotta dal TU ambiente è stata
una scelta coerente e validata”
La dirigente di Arpal dimentica di sottolineare come il passaggio dal sistema tabellare a quello dell’analisi del rischio non sia
stata una scelta valida in assoluto come
appare dall’intervista. Infatti il sistema
tabellare (fondato solo sui valori del livello di inquinamento del suolo in
rapporto alla destinazione urbanistica) resta il sistema più usato nella gran parte dei paesi
occidentali ad eccezione di USA e Danimarca. Questo non per voler demonizzare l’analisi del
rischio ma giusto per non far credere agli spezzini che questo sia il metodo
migliore in assoluto.
“si ribadisce la validità della
scelta di applicare le tecniche di soil watching landfarming”
Anche qui tesi assolutamente
discutibile quella sulla bontà di queste tecniche. Intanto perché è tutto da
dimostrare, ad oggi, che la caratterizzazione del sito (il livello
di dispersione degli inquinanti nella zona della ex raffineria) sia stata fatta
correttamente. Già nel 2000 il dott. Busà, consulente all’epoca del Comune di
Spezia contestò la impostazione della caratterizzazione del sito (vedi qui) . Alcune modifiche furono apportate negli anni
successivi ma nel 2007 il dott. Busà ribadiva :”…. Per ciò che riguarda più
da vicino il sito ex IP, nessun modello concettuale è stato proposto in
riferimento alla presenza degli idrocarburi clorurati sulla superficie di falda
(LNAPL) o sul fondo dell’acquifero (DNAPL). Ne risulta che le soluzioni
proposte per la bonifica del sito anche nella variante al progetto sono da considerarsi incomplete perché nulla
dicono sulla quantità prevedibile della contaminazione per tali
contaminanti né sulla loro estrazione dal sottosuolo“.
Voglio ricordare che il Modello Concettuale
è il punto di partenza per l’analisi del rischio , e deve individuare le sorgenti di emissioni
degli inquinanti, i percorsi di migrazione degli stessi nell’aria/acqua/suolo.
La tecnica di bonifica del landfarming è attuata sia al chiuso, all'interno
di due capannoni capaci di 12mila metri cubi, sia all'aperto, dentro una vasca
a cielo aperto.
Chiuso ma non isolato….. Il dott.
Busà , ex consulente del Comune di Spezia, afferma in una relazione del 2007: ” “occorre tenere presente che il capannone attualmente utilizzato per creare
un’area di trattamento anche per il soil washing, non risulta adeguato alla
esigenza di ridurre le emissioni odorigene. In situazioni analoghe, secondo
l’esperienza di chi scrive e secondo la letteratura consolidata, si ricorre a
trattamenti in tenda su porzioni di suolo che vengono scavate e trattate sotto
la stessa. Tale tenda (o capannone ermetico) è ovviamente sotto depressione con
assorbimento degli odori su carboni attivi e viene spostata sul cantiere alla
fine del trattamento del singolo lotto.”.
Forse Arpal si
riferisce al capannone di questa foto?
bonifica del subdistretto 2, l'ormai famosa area parco dell'area ex Ip.
"Sì, ci si potrebbe fare un pic-nic"
Intanto mi chiedo come sia tollerabile che un
funzionario pubblico che dovrebbe essere superpartes, rilasci dichiarazioni COSI’ STUPIDE E SMACCAMENTE
PROVOCATORIE. Ma come dire a Spezia con
la stupidità e l’arroganza dei funzionari e dirigenti della pubblica
amministrazione ci siamo abituati da tempo.
Cmq restando al merito….. non il sottoscritto ma la determina
dirigenziale del Comune della Spezia (vedi qui) ha:
1. ammesso un intervento di bonifica in un area del
subistretto 2, destinata a parco pubblico, e che consiste non nella
rimozione dell’inquinamento ma nella ricopertura con terra non inquinata
2. prescritto la impossibilità di intervenire allo
stesso modo del punto 1 per la parte del subdistretto 4 destinata a parco
pubblico
3. ha prescritto che nelle aree indicate sopra: sia
quella del sub distretto 2 (già con la variante approvata con la determinazione),
che quelle del sub distretto 4 (dopo il completamento di una nuova analisi di
rischio), non si potrà, nonostante la
destinazione a parco pubblico, sostare oltre le 8 ore.
4. ha prescritto che proprio per i motivi suddetti
(l’impossibilità di permanere oltre le 8 ore nel futuro parco) non si possono
utilizzare dette aree a fini edificatori se non attraverso una nuova analisi
del rischio.
Le emissioni odorigene? Sono state
l'inconveniente più sentito dalla popolazione, ma le analisi che abbiamo
effettuato hanno escluso che fossero vettori di inquinanti
Intanto
le emissioni odorigene sono continuate anche molto recentemente vedi qui equi (pagina 42). Sul fatto che siano
esclusi vettori inquinanti ho già dimostrato in tutti gli altri post che è
tutto da dimostrare. Ma anche fosse vero quello che affermano i rappresentanti
di Arpal, resta il fatto, scientificamente fondato, che le puzze in se sono
dannose per la salute e, soprattutto, si sono prodotte per anni per responsabilità
di tutte le autorità preposte (Arpal compresa). INSOMMA COME HO DIMOSTRATO IN
TUTTI I MIEI POST SU QUESTO BLOG LE PUZZE FURONO PRODOTTE PER GLI ERRORI NELLE
GESTIONE DELLA BONIFICA E SONO DURATE IN TUTTI QUESTI ANNI REALIZZANDO UNA
FATTISPECIE DI REATO CHE SI CHIAMA GETTO DI COSE PERICOLOSE. Anche recentemente
la Cassazione (vedi qui) è intervenuta sul
legame tra le puzze emesse da una attività inquinante (ed una bonifica di una
ex raffineria è una attività inquinante) ed il reato di Getto di cose
pericolose….. e in questo caso si trattava dell’attività di cottura cibi da un
bar!
E voglio ricordare, ai signori dell’Arpal, che oltre al reato suddetto imputabile agli
autori della bonifica e ai proprietari dell’area ex IP, esiste anche quello di
omissioni di atti ufficio imputabile sicuramente a tutti quei soggetti istituzionali
che non hanno preventivamente impedito quelle puzze come ho dimostrato più
volte su questo blog.
CONCLUSIONI
La
Direttrice del Dipartimento Arpal di Spezia ha infine affermato nella intervista qui
analizzata che: “La sicurezza? Ritengo che la bonifica sarebbe stata sicura
anche senza le nostre imposizioni: tra i parametri che inseriamo nello studio
dell'analisi di rischio ci sono inalazione, ingestione, contatto dermico...
sono condizioni estreme.”
Ci chiediamo alla luce di quanto esposto in
questo post e in tutti quelli precedenti: ma per inalazione, ingestione etc.
Arpal intende anche tutti gli anni dal 2004 in poi di puzze e “inalazioni
idrocarburiche” assorbite dai polmoni di migliaia di spezzini. Detto in termini
più tecnici perché non è mai stato fatto uno screening sanitario sull’impatto
che la bonifica ha avuto sui cittadini delle aree limitrofe all’area ex IP?
Io resto del parere che nell’interesse dei
cittadini e della loro salute, nell’interesse della democrazia e della
trasparenza, nell’interesse del buon nome delle istituzioni pubbliche ci vorrebbe
una inchiesta indipendente nelle modalità che ho formulato qui.
So
bene che non lo faranno mai, così come non faranno il parere sanitario sulla
nuova autorizzazione della centrale enel come richiesto dal Comitato Spezia Via dal Carbone ma questa è un'altra storia su cui tornerò a breve……… MA PROVIAMOCI LO STESSO NE VALE LA PENA DOBBIAMO CAPIRE DAVVERO SE LA SALUTE NOSTRA E DEI NOSTRI FIGLI E' O MENO A RISCHIO.
Nessun commento:
Posta un commento