martedì 15 marzo 2022

Intervista ex segretario della Autorità Portuale spezzina: analisi critica su alcune rimozioni

L’ormai ex segretario della Autorità di Sistema Portuale de Mar Ligure Orientale ha rilasciato una intervista di addio in vista del suo nuovo incarico di Presidente della Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Orientale. Auguri per il suo nuovo incarico ma ritengo necessario chiarire alcuni passaggi della sua intervista francamente reticenti ed ovviamente si tratta dei passaggi relativi al rapporto porto città con particolare riferimento alle emissioni inquinanti del porto.

Vediamo di seguito le affermazioni dell’ex segretario e di seguito la mia analisi critica

 

 

I TEMPI LUNGHI DELLA SOLUZIONE DELLE QUESTIONI AMBIENTALI E QUELLI STRETTI DELLE ESIGENZE DEL TRAFFICO PORTUALE

 

Riporto a stralcio dall’articolo del Secolo XIX le affermazioni dell’ex segretario

Davvero le cose stanno così? Voglio dire davvero il problema delle emissioni del porto richiede tempi lunghi per la sua soluzione? Davvero le questioni non potevano essere affrontate prima? Inoltre quello che è stato fatto è sufficiente?

Queste domande in realtà potrebbero riassumersi nella seguente: l’Autorità Portuale di Spezia negli ultimi 20 anni aveva gli strumenti per affrontare i disagi gravi prodotti dalle emissioni del porto in parallelo con lo sviluppo dello stesso e dei suoi traffici?

Io dico si e lo sto dicendo da oltre 20 anni o quanto meno dal 2006, anno in cui fu approvato il Piano Regolatore del porto spezzino con le relative prescrizioni ambientali predisposte dall’allora Ministero dell’Ambiente.


Riporto in sintesi tutto quanto non detto nella intervista:

1. come ho spiegato QUI le prescrizioni del 2006 prevedevano che quando si fosse andati alla realizzazione del Piano nei singoli ambiti in cui è stata divisa la fascia di demanio portuale, occorreva presentare degli schemi di assetto urbanistico che secondo la vigente normativa dovevano essere sottoposti a verifica di assoggettabilità alla Valutazione Ambientale Strategica, permettendo così di valutare l’impatto reale dello sviluppo del porto per scenari alternativi e per strategie temporali lunghe. Invece si è considerato il Piano come una somma di progetti da realizzare comunque (a partire dal terzo bacino) senza se e senza ma e rimuovendo tutte o quasi le prescrizioni ambientali come dimostrano i punti successivi.

2. non solo ma quanto scritto sopra al punto 1 incide sulla legittimità del bando di gara per ampliamento banchine porto spezzino come ho spiegato QUI.

3. la violazione delle prescrizioni del 2006 in materia di realizzazione della fascia di rispetto tra porto e città soprattutto in relazione all’inquinamento da rumore e non a caso è aperto un fascicolo alla Procura del Tribunale della Spezia per omissioni di atti d’ufficio per mancate misure contro l’inquinamento da rumore portuale come ho spiegato QUI.

4. sulle navi da crociera sussiste una rimozione totale del problema sanitario in atto da anni e, nonostante ciò, si è andati avanti aumentando il numero di navi, in parte rallentate solo con il Covid ma ora, nel 2022 sono previste quasi 200 navi in attracco in pieno centro urbano. Occorrevano e occorrono  nuovi monitoraggi e studi sul rischio sanitario da avviare subito per valutare la attuazione di provvedimenti di limitazione del numero di navi in porto come ho spiegato QUI, anche perché gli accordi volontari non sono sufficienti quando si parla di una nave in attracco quasi ogni giorno in pieno centro città! (vedi QUI)

5. il mancato regolamento che dovrebbe disciplinare il rumore dai porti in pieno centro urbano come previsto da anni dalla legge quadro nazionale (vedi QUI) sul quale tutti i presidenti delle Autorità Portuali spezzine hanno fatto “orecchie da mercante”.

6. non esiste trasparenza sugli atti di controllo delle navi che attraccano nel porto come ho ampiamento spiegato QUI.

7. un porto interno ad un golfo con presenza di impianti a rischio incidente rilevante, trasporto su nave di merci pericolose, navi militari compresi i periodici sommergibili nucleari Nato. Un porto che non ha più da anni un piano di sicurezza portuale generale, lacune che poteva da tempo essere colmata applicando le linee guida del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente e del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco come ho spiegato QUI.

 

 

QUALE RUOLO DELLA AUTORITÀ DI SISTEMA PORTUALE

L’ex segretario della Autorità di Sistema Portuale poi nella sua intervista al Secolo di oggi afferma quanto riportato a stralcio dal quotidiano:


L’Autorità portuale da anni fin dalla legge, versione 1994 aveva ed ha un ruolo fondamentale non solo nello sviluppare i traffici marittimi e costruire banchine ma soprattutto nel pianificare, con gli enti locali e le regioni, in modo equilibrato il rapporto porto città anche sotto il profilo degli impatti ambientali delle attività dei porti commerciali.

Peraltro questa non è una mi interpretazione ma è sostenuta anche dallo stesso Consiglio di Stato, nel suo parere n. 2361 del 25/7/2008  (vedi QUI), dove ha chiarito che questa visione di una Autorità Portuale quale ente  di indirizzo e controllo per uno sviluppo armonico (in termini urbanistici, economici, ambientali, di sicurezza in generale di lavoratori e cittadini residenti ) si sposa con l’evoluzione della visione dei porti commerciali nella legge quadro del 1994. Afferma il parere citato: “Il porto è dunque visto, nell’ottica del legislatore del 1994 e nella concreta esperienza di applicazione di quella legislazione,  non più come un semplice punto di approdo, ma un centro di vasti e complessi interessi industriali e commerciali che travalicano l’ambito portuale per coinvolgere il vasto entroterra regionale con interventi logistici, trasportistici, infrastrutturali  non solo controllati ma anche direttamente gestiti, con strumenti di diritto pubblico e privato, dell’autorità portuale.”

 

 

CONCLUSIONI

Quello che riporto sopra dimostra che i tempi lunghi di transizione di cui parla l’ex segretario della Autorità in realtà sono una scusa per rimuovere anni di omissioni e di mancata applicazione di obblighi di legge, stiamo parlando per alcuni di questi di oltre 20 anni. Tutti obiettivi raggiungibili ed eseguibili senza aspettare transizioni ecologiche che richiederanno comunque altri anni per essere realizzate banchine elettrificate comprese.

 


 

 

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