L’ormai
ex segretario della Autorità di Sistema Portuale de Mar Ligure Orientale ha
rilasciato una intervista di addio in vista del suo nuovo incarico di Presidente
della Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Orientale. Auguri per il
suo nuovo incarico ma ritengo necessario chiarire alcuni passaggi della sua
intervista francamente reticenti ed ovviamente si tratta dei
passaggi relativi al rapporto porto città con particolare riferimento alle emissioni
inquinanti del porto.
Vediamo di seguito le affermazioni dell’ex segretario e di seguito la mia analisi critica
I TEMPI LUNGHI DELLA SOLUZIONE DELLE QUESTIONI AMBIENTALI E QUELLI STRETTI
DELLE ESIGENZE DEL TRAFFICO PORTUALE
Riporto a
stralcio dall’articolo del Secolo XIX le affermazioni dell’ex segretario
Davvero le cose stanno
così? Voglio dire davvero il problema delle emissioni del porto richiede tempi
lunghi per la sua soluzione? Davvero le questioni non potevano essere
affrontate prima? Inoltre quello che è stato fatto è sufficiente?
Queste domande in realtà
potrebbero riassumersi nella seguente: l’Autorità Portuale di Spezia negli
ultimi 20 anni aveva gli strumenti per affrontare i disagi gravi prodotti dalle
emissioni del porto in parallelo con lo sviluppo dello stesso e dei suoi
traffici?
Io dico si e lo sto
dicendo da oltre 20 anni o quanto meno dal 2006, anno in cui fu approvato il
Piano Regolatore del porto spezzino con le relative prescrizioni ambientali
predisposte dall’allora Ministero dell’Ambiente.
Riporto in sintesi tutto quanto non detto nella intervista:
1. come ho
spiegato QUI le
prescrizioni del 2006 prevedevano che quando si fosse andati alla realizzazione
del Piano nei singoli ambiti in cui è stata divisa la fascia di demanio
portuale, occorreva presentare degli schemi di assetto urbanistico che secondo
la vigente normativa dovevano essere sottoposti a verifica di assoggettabilità
alla Valutazione Ambientale Strategica, permettendo così di valutare l’impatto
reale dello sviluppo del porto per scenari alternativi e per strategie
temporali lunghe. Invece si è considerato il Piano come una somma di progetti
da realizzare comunque (a partire dal terzo bacino) senza se e senza ma e
rimuovendo tutte o quasi le prescrizioni ambientali come dimostrano i punti
successivi.
2. non solo ma quanto scritto sopra al punto 1 incide sulla legittimità del bando di gara per
ampliamento banchine porto spezzino come ho spiegato QUI.
3. la violazione delle prescrizioni del 2006 in materia
di realizzazione della fascia di rispetto tra porto e città soprattutto in
relazione all’inquinamento da rumore e non a caso è aperto un fascicolo alla
Procura del Tribunale della Spezia per omissioni di atti d’ufficio per mancate misure
contro l’inquinamento da rumore portuale come ho spiegato QUI.
4. sulle
navi da crociera sussiste una rimozione totale del problema sanitario in atto da
anni e, nonostante ciò, si è andati avanti aumentando il numero di navi, in
parte rallentate solo con il Covid ma ora, nel 2022 sono previste quasi 200
navi in attracco in pieno centro urbano. Occorrevano e occorrono nuovi
monitoraggi e studi sul rischio sanitario da avviare subito per valutare la
attuazione di provvedimenti di limitazione del numero di navi in porto come ho
spiegato QUI, anche
perché gli accordi volontari non sono sufficienti quando si parla di una nave
in attracco quasi ogni giorno in pieno centro città! (vedi QUI)
5. il mancato regolamento che dovrebbe disciplinare il
rumore dai porti in pieno centro urbano come previsto da anni dalla legge
quadro nazionale (vedi QUI)
sul quale tutti i presidenti delle Autorità Portuali spezzine hanno fatto “orecchie
da mercante”.
6. non esiste trasparenza sugli atti di controllo delle
navi che attraccano nel porto come ho ampiamento spiegato QUI.
7. un porto interno ad un
golfo con presenza di impianti a rischio incidente rilevante, trasporto su nave
di merci pericolose, navi militari compresi i periodici sommergibili nucleari
Nato. Un porto che non ha più da anni un piano di sicurezza portuale generale,
lacune che poteva da tempo essere colmata applicando le linee guida del Sistema
Nazionale per la Protezione dell’Ambiente e del Corpo Nazionale dei Vigili del
Fuoco come ho spiegato QUI.
QUALE RUOLO
DELLA AUTORITÀ DI SISTEMA PORTUALE
L’ex segretario della Autorità di Sistema Portuale poi nella sua intervista al Secolo di oggi afferma quanto riportato a stralcio dal quotidiano:
L’Autorità portuale da anni fin dalla legge, versione 1994 aveva ed ha un ruolo fondamentale non solo nello sviluppare i traffici marittimi e costruire banchine ma soprattutto nel pianificare, con gli enti locali e le regioni, in modo equilibrato il rapporto porto città anche sotto il profilo degli impatti ambientali delle attività dei porti commerciali.
Peraltro questa non è una
mi interpretazione ma è sostenuta anche dallo stesso Consiglio di
Stato, nel suo parere n. 2361 del 25/7/2008 (vedi QUI), dove ha chiarito che questa visione di una Autorità Portuale quale ente
di indirizzo e controllo per uno sviluppo armonico (in termini urbanistici,
economici, ambientali, di sicurezza in generale di lavoratori e cittadini
residenti ) si sposa con l’evoluzione della visione dei porti commerciali nella
legge quadro del 1994. Afferma il parere citato: “Il porto è dunque
visto, nell’ottica del legislatore del 1994 e nella concreta esperienza di
applicazione di quella legislazione, non più come un semplice punto di
approdo, ma un centro di vasti e complessi interessi industriali e commerciali
che travalicano l’ambito portuale per coinvolgere il vasto entroterra regionale
con interventi logistici, trasportistici, infrastrutturali non solo
controllati ma anche direttamente gestiti, con strumenti di diritto pubblico e
privato, dell’autorità portuale.”
CONCLUSIONI
Quello che riporto sopra
dimostra che i tempi lunghi di transizione di cui parla l’ex segretario della
Autorità in realtà sono una scusa per rimuovere anni di omissioni e di mancata
applicazione di obblighi di legge, stiamo parlando per alcuni di questi di oltre
20 anni. Tutti obiettivi raggiungibili ed eseguibili senza aspettare transizioni
ecologiche che richiederanno comunque altri anni per essere realizzate banchine
elettrificate comprese.
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