Un nuovo studio di
Transport & Environment dimostra come il nuovo Regolamento UE FuelEU
Maritime (insieme all'EU ETS, vedi nuova Direttiva QUI sulla base dell'accordo Parlamento e Commissione UE con relative criticità QUI), di fatto permette un permanere costante nell’uso
dei combustibili fossili per il trasporto marittimo almeno fino al 2040 maggioritario
rispetto ad altri combustibili come E-Fuels e bio fuels. D'altronde i ritardi della UE sulle emissioni di gas serra dal trasporto marittimo anche rispetto ad altri Stati, sono note da tempo QUI.
Vediamo di seguito:
1. cosa
sono gli E-Fuels e bio fuels e cosa li differenzia
2. Gli
studi precedenti a quello nuovo di Transport & Environment che dimostrano
come il gnl se diventa strategico impedirà di raggiungere gli obiettivi dell’Accordo
di Parigi sui gas serra (aumento medio temperatura al di sotto dei 2°C rispetto
all’era preindustriale).
3. Una sintesi dello studio che dimostra il rischio di rilasci significativi di metano dal circuito produzione, trasformazione del gnl e successivo uso sulle navi.
4. Una
sintesi del nuovo Regolamento FuelEU con il nuovo studio di Transport & Environment che ne analizza
criticamente gli effetti.
E-FUELS E BIO
FUELS
I bio-fuels (biometano-bioetanolo)
derivano dalla trasformazione di sostanze organiche di origine vegetale o
animale c.d. biomasse. Gli e-fuels sono invece di origine sintetica. carburanti
sintetici, cioè prodotti a partire dall’estrazione, tramite elettrolisi,
dell’idrogeno verde (alimentata quindi da energia elettrica rinnovabile) che
viene successivamente combinato insieme alla CO2 per dare vita a un
combustibile liquido.
DUE STUDI DELLA
BANCA MONDIALE SUL RISCHIO GNL COME COMBUSTIBILE STRATEGICO
In uno studio (QUI) del
2021 la Banca Mondiale (QUI) affermava quanto segue
A causa delle emissioni
inquinanti minori rispetto ai combustibili fossili tradizionali il gas naturale
liquefatto (GNL) è visto come un carburante più ecologico per il trasporto
marittimo. Mentre i miglioramenti della qualità dell'aria del GNL sono
innegabili, c'è un dibattito all'interno del settore su quanto il GNL possa
essere in grado di contribuire alla decarbonizzazione del trasporto marittimo.
Il rapporto della Banca Mondiale
("Il ruolo del GNL nella transizione verso il trasporto marittimo a basse
e zero emissioni di carbonio"), considera il potenziale del GNL nella
transizione alla neutralità climatica nel trasporto marittimo sia in chiave
strategica quindi oltre il 2030 o un suo uso temporaneo, in cui il GNL sarebbe
rapidamente soppiantato da alternative a zero emissioni di carbonio dal 2030.
Lo studio sottolinea le
preoccupazioni per le perdite di metano, che potrebbero ridurre o addirittura
compensare eventuali benefici dei gas serra associati al GNL, e le spese in
conto capitale aggiuntive, il rischio di attivi non recuperabili e un lock-in
tecnologico.
Sulla base di queste
criticità il rapporto conclude che è improbabile che il GNL svolga un ruolo
significativo nella decarbonizzazione del trasporto marittimo. Invece, la
ricerca rileva che il GNL sarà probabilmente utilizzato solo in applicazioni di
spedizione di nicchia o nella sua forma non liquefatta come materia prima per
avviare la produzione di combustibili bunker a zero emissioni di carbonio
quando utilizzato in combinazione con la tecnologia di cattura e stoccaggio del
carbonio.
La ricerca suggerisce
inoltre che la nuova politica pubblica a sostegno del GNL come combustibile
per bunker dovrebbe essere evitata, il sostegno politico esistente dovrebbe
essere riconsiderato e le emissioni di metano dovrebbero essere regolate.
Un secondo studio (QUI), "Summary for Policymakers and Industry", riassume la ricerca della Banca Mondiale sulla decarbonizzazione del settore marittimo. L'analisi identifica l'ammoniaca verde e l'idrogeno come i combustibili bunker a zero emissioni di carbonio più promettenti all'interno dell'industria marittima al momento. L'analisi afferma che il GNL deve svolgere solo un ruolo limitato nella transizione energetica del trasporto marittimo.
Peraltro, su questo blog
avevo già analizzato altri studi che andavano nella direzione dello studio
appena citato della Banca Mondiale:
1. il Rapporto (QUI)
delle Accademie scientifiche nazionali degli Stati membri della UE (EASAC)
sul non futuro del gas per la transizione alla neutralità climatica;
2. il Report 2023 (QUI) della
Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) sulle ultime stime
delle emissioni di metano da estrazioni e trasporto;
3. l’analisi
(QUI)
pubblicata nella Newsletter di Dicembre
2022 del Gestore dei Mercati Energetici dove si dimostrava come gli obiettivi
della decarbonizzazione da qui al 2030 rischiano di far diventare i nuovi
impianti stranded assets sul gnl, letteralmente beni incagliati!
Ma anche questi sono solo tre esempi il pericolo di una transizione tutta incentrata sul gas è paventata da più fonti ufficiali ma la lobby che lo sostiene è fortissima e legata a logiche di geopolitica non certo di transizione ecologica. Per cui se lo studio della Banca Mondiale sopra riportato afferma di evitare politiche di sostengo al gnl che traguardino il 2030 le norme italiane, ad esempio, prevedono di incentivare i nuovi rigassificatori offshore e non solo fino al 2043.
I RISCHI DEL RILASCIO DI GAS DAL CICLO DI GESTIONE DEL GNL: UNO STUDIO DEL MAGGIO 2023
Fuoriuscite di metano da produzione e trattamento
Le perdite di metano possono verificarsi a causa di carenze di materiale o attraverso lo sfiato.
Quando il gas viene trasformato in GNL, le perdite di metano si verificano anche quando il carburante è distribuito e stoccato in grandi serbatoi e depositi sotterranei.
Nel solo 2022, 3 milioni tonnellate di metano sono state rilasciate nell’atmosfera da grandi fughe di gas visibili anche attraverso le immagini satellitari. Tutto questo equivale a circa 220 milioni di tonnellate di emissioni di CO2, maggiore rispetto alle emissioni nazionali totali di un paese come gli Emirati Arabi Uniti.
Per questo la crescente domanda di GNL per il trasporto marittimo sta causando indirettamente di più emissioni di metano a monte.
Come dimostra questa tabella presa dallo studio la filiera del GNL emette più emissioni a monte rispetto ad altri combustibili di origine fossile:
La quantità di metano che scivola nell'aria a bordo della nave varierà a seconda il tipo di motore utilizzato e le navi da crociera sono in testa alla classifica come si vede dalla seguente tabella tratta dallo studio. Le emissioni dovrebbero anche essere superiori in mare aperto.
Le emissioni dovrebbero anche essere superiori in mare aperto. Questo è perché altri parametri entrano nell'equazione come la velocità della nave e il carico del motore. È anche importante tenere presente che le grandi navi si affidano a diversi motori: i motori principali forniscono la potenza per la nave per muoversi, mentre i motori ausiliari assicurano che tutto funzioni a bordo come l'elettricità. Alcune navi potrebbero essere equipaggiate con una combinazione di motori, alcuni dei quali perdono di più.
Difficoltà nel convertire a GNL in modo significativo il parco navi esistente
Infine lo studio boccia ad uso marittimo sia il biometano che l’Emetano prodotto sinteticamente combinando l'idrogeno verde (H2) dall'elettrolisi con CO2 catturata dall'atmosfera attraverso la cattura diretta dell'aria o da fonti biogeniche.
P.S.
UNA SINTESI
DEL NUOVO REGOLAMENTO FUEL EU: ANALISI CRITICA DI TRANSPORT & ENVIRONMENT
Si tratta della proposta
di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio (FuelEU) sull'uso
di combustibili rinnovabili e a basse emissioni di carbonio nel trasporto
marittimo e che modifica la direttiva 2009/16/CE (QUI).
Su questa proposta lo scorso Marzo 2023 è stato raggiunto un accordo tra Commissione e Parlamento UE per cui l'intensità di gas serra dell'energia che utilizzano a bordo si riduca del 2% dal 2025 e del 6% a partire dal 2030. La cifra salirà al 14,5% dal 2035, al 31% dal 2040, al 62% dal 2045 e all'80% dal 2050.
Secondo un precedente
studio (QUI) di Transport & Environment questi obiettivi non sono
sufficienti occorrerebbe una riduzione almeno del 30% al 2030.
Il nuovo studio (QUI) di
Transport & Environment afferma due concetti:
1. sulla base dei limiti del Regolamento FuelEU entro il
2040 i combustibili fossili continueranno ad alimentare tre quarti del
fabbisogno energetico del trasporto marittimo europeo (si veda in questo
senso la tabella pubblicata all’inizio di questo post);
2. secondo il Regolamento
FuelEU almeno il 2% dei carburanti marittimi del blocco dovrà provenire da
carburanti elettronici derivati da elettricità rinnovabile entro il 2034, al
più tardi. Invece secondo Transport & Environment per garantire che il
settore si decarbonizzi in tempo, la quota di e-fuel verdi dovrà essere almeno
del 18% e dell'85% rispettivamente nel 2035 e nel 2040, insieme a forti misure
di efficienza energetica.
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