Documento (QUI) di
Transport & Environment (QUI) che parte dal riconoscimento per cui l’IMO
(organizzazione marittima internazionale) prevede (QUI) una
crescita delle emissioni del 50% nel trasporto marittimo. Peraltro, in quella
sede risulta difficile ad oggi raggiungere un accordo sulla riduzione dei gas
serra emessi dalle navi (vedi questo post dal mio blog QUI).
Di seguito si riporta una sintesi ampia di questo documento molto
interessante.
A sua volta l'UE, che si è impegnata a raggiungere zero emissioni entro
il 2050, ha rifiutato di esprimere sostegno per eventuali obiettivi intermedi,
che sono fondamentali per rimanere in linea con l'accordo di Parigi.
La scienza è chiara su questo: gli obiettivi non devono superare
il bilancio del carbonio, la quantità massima di emissioni consentita in un
certo periodo di tempo oltre il quale diventa impossibile raggiungere
l'obiettivo di temperatura di 1,5 ° C.
Ciò significa che, secondo l'approccio dei bilanci del carbonio,
le emissioni annuali cumulative tra oggi e il 2050 contano più della sola data
finale di decarbonizzazione.
Il trasporto marittimo emette circa il 3% delle emissioni prodotte
dall'uomo. Nell'ambito del cosiddetto approccio "fair-share",
l'industria non dovrebbe emettere più di 12,2 gigatonnellate (GT) di gas serra
a partire dal 2020, pari al 3% del bilancio globale del carbonio per
raggiungere l'obiettivo di temperatura di 1,5 ° C.
Paesi come la Corea del Sud e il Giappone si sono entrambi
impegnati a raggiungere lo zero entro il 2050, ma la somma delle loro emissioni
previste nell'ambito degli obiettivi proposti supera il bilancio del carbonio
rispettivamente di 11,45 e 8,5 GT CO2e.
Ciò equivale alle emissioni totali della Francia in 20 e 30 anni.
Entrambi i paesi sono contrari alla fissazione di obiettivi di emissioni
assolute per il 2030, mentre la Corea del Sud si oppone anche alla fissazione
di qualsiasi obiettivo per il 2040 in questa fase.
Stati Uniti, il Regno Unito, il Canada propongono una riduzione
delle emissioni del 37% entro il 2030 e una riduzione quasi totale delle
emissioni entro il 2040 (96%), l'SBTi porterà a solo 11,25 GT di emissioni
cumulative di CO2e entro il 2050. Questa è l'unica traiettoria in cui le
emissioni cumulative entro il 2050 rimangono all'interno del bilancio del
carbonio di 1,5 ° C.
La UE non ha mai proposto tagli così alle emissioni delle navi
anzi sta introducendo nella tassonomia verde il trasporto marittimo con una
operazione da greenwashing (vedi questo post dal mio blog QUI)
In realtà secondo il documento, oltre agli aspetti di consenso
elettorale, gioca anche la questione per cui qualsiasi taglio sostanziale a
breve termine dei gas serra richiede inevitabilmente una riduzione della domanda
commerciale o della velocità delle navi, nessuna delle quali è attraente per i
ministeri europei dei trasporti, ma soprattutto per gli armatori!
Una riduzione del 10% della velocità delle navi porta a circa il
30% di riduzione delle emissioni, ma la potenziale perdita di profitti è ancora
una preoccupazione molto più grande per le aziende rispetto agli effetti
disastrosi del riscaldamento globale.
Eppure, ricorda il documento, uno studio (QUI) recente ha stimato che per ogni anno di inazione, l'industria marittima dovrà sborsare tra $ 1,8 miliardi e $ 7,1 miliardi entro il 2050 e fino a $ 25 miliardi / anno entro il 2100 per affrontare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici sul settore come il reindirizzamento, l'aumento dei danni alle infrastrutture portuali, la minore produttività portuale, e diminuzione della domanda di servizi.
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