martedì 23 maggio 2023

Clima: l’Assemblea ONU aziona la Corte Internazionale di Giustizia, gli ambientalisti citano la UE in Tribunale

L’assemblea generale dell’ONU ha approvato una Risoluzione lo scorso 1° marzo 2023 (QUI) con la quale chiede alla Corte di Giustizia Internazionale (QUI) un parere consultivo sulle basi legali per definire gli obblighi degli Stati nell’applicare la giustizia climatica.

A loro volta varie associazioni ambientaliste (ClientEarth, il WWF European Policy Office, Transport & Environment T&E, BUND Friends of the Earth Germany) hanno depositato (QUI) un’azione legale presso la Corte di Giustizia della UE contro il rifiuto della Commissione europea di rimuovere il gas fossile dalla tassonomia della finanza sostenibile dell'UE

 

 

IL TESTO DELLA RISOLUZIONE DELL’ASSEMBLEA DELL’ONU

Così recita il dispositivo finale della Risoluzione:

L’Assemblea decide, in conformità con l'articolo 96 della Carta delle Nazioni Unite, di chiedere alla Corte Internazionale di Giustizia che, ai sensi dello Statuto della Corte, emetta un parere consultivo sulla seguente questione:

Tenendo conto in particolare della Carta delle Nazioni Unite, il Patto Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, il Patto internazionale su Diritti Economici, Sociali e Culturali, la Convenzione-quadro sul Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, l'Accordo di Parigi, la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, il dovere di due diligence, i diritti riconosciuti nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, il principio di prevenzione di danni significativi all'ambiente e il dovere di proteggere e preservare l'ambiente marino:

a) Quali sono gli obblighi degli Stati in virtù del diritto internazionale per garantire la protezione del sistema climatico e altro elementi dell'ambiente contro le emissioni antropogeniche di gas serra effetto serra a favore degli Stati e delle generazioni presenti e futuro?

b) Quali sono le conseguenze giuridiche derivate da tali azioni e gli obblighi per gli Stati che, con i loro atti e le loro omissioni, hanno causato danni significativi al sistema climatico e ad altri elementi dell'ambiente ambiente, in merito a:

b1) Stati, compresi, in particolare, i piccoli Stati insulari paesi in via di sviluppo che, a causa delle loro circostanze geografiche e del loro livello di sviluppo, sono danneggiati o particolarmente colpiti dagli effetti effetti negativi del cambiamento climatico o sono particolarmente vulnerabili ad essi;

b2) I popoli e gli individui delle generazioni presenti e future colpiti dagli effetti negativi del cambiamento climatico?

 

 

 

GLI AMBIENTALISTI PORTANO LA UE IN TRIBUNALE PER L’ESTENSIONE DELLA TASSONOMIA VERDE A GAS E NUCLEARE

Si riporta il comunicato del WWF che annuncia il ricorso:

ClientEarth, il WWF European Policy Office, Transport & Environment (T&E) e BUND (Friends of the Earth Germany) stanno depositando oggi una causa presso la Corte di giustizia dell'Unione europea contro il rifiuto della Commissione europea di rimuovere il gas fossile dalla tassonomia della finanza sostenibile dell'UE.
L'atto delegato complementare (CDA) della tassonomia, adottato in modo controverso nel luglio 2022, classifica determinati usi del gas come "sostenibili" dal punto di vista ambientale.
Le ONG sostengono che questi usi del gas non possono essere considerati sostenibili dati i loro impatti negativi sull'ambiente. Il gas fossile è una fonte di energia ad alto tenore di carbonio quando viene bruciato e, quando viene fuoriuscito nell'atmosfera, il suo impatto sui cambiamenti climatici è oltre
 80 volte maggiore della CO2 in 20 anni (QUI).
Classificare il gas fossile come "sostenibile" rischia anche di peggiorare la dipendenza dell'UE dal gas fossile aumentando la domanda UE di gas, che deve quindi essere importato. Ciò esporrebbe l'UE a una maggiore volatilità, dipendenza dai paesi produttori e crisi di approvvigionamento in futuro, con potenziali ulteriori impatti devastanti sulle bollette delle famiglie.
Nel caso giudiziario, le ONG ritengono che il CDA si scontri con le leggi dell'UE come il regolamento sulla tassonomia stesso e la legge europea sul clima. Va inoltre contro gli obblighi dell'UE ai sensi dell'accordo di Parigi.
Il regolamento sulla tassonomia richiede che la classificazione delle tecnologie sia basata sulla scienza. Tuttavia, la Commissione europea
 è andata contro il parere dei suoi consulenti scientifici quando ha etichettato questi usi del gas come "sostenibili" (come spiego nel post del mio blog QUI).
La Commissione ha inoltre ignorato l'obbligo della legge europea sul clima di valutare e considerare l'impatto climatico del CDA.
Un problema sottovalutato è che il CDA è in contrasto con le politiche di molte istituzioni finanziarie sul gas. La
 politica di prestito energetico 2019 (QUI) della Banca europea per gli investimenti (QUI) ha effettivamente escluso il finanziamento del gas fossile, con il suo presidente che afferma che "il gas è finito" (QUI), mentre il mercato globale dei green bond ha già una pratica comune per escludere il gas fossile.
Un portavoce di ClientEarth, il WWF European Policy Office, T&E e BUND ha dichiarato: "Etichettare il gas fossile come 'sostenibile' è tanto assurdo quanto illegale. Va contro il parere scientifico dell'UE stessa e mina fondamentalmente la credibilità dell'azione dell'UE per il clima. Il gas fossile non è pulito, non è economico e non è una fonte sicura di energia.
"La tassonomia ha lo scopo di sostenere l'UE nel raggiungimento dei suoi obiettivi climatici. Invece, questa etichetta sta per fare il contrario, incanalando ulteriori investimenti in questa fonte di energia dannosa e lontano da fonti di energia realmente sostenibili. Stiamo portando la Commissione in tribunale nella speranza di ripristinare un po' di credibilità alla tassonomia ed evitare questo enorme rischio per il clima e la sicurezza energetica delle persone".
Un'udienza presso il Tribunale potrebbe tenersi nella seconda metà del 2024 e una sentenza emessa nel 2025. Il risultato finale auspicato sarebbe una sentenza che costringa la Commissione a rivedere l'atto delegato complementare.

  

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