Il Ministro dimostra mala fede propagandistica oppure semplicemente incompetenza perchè il problema dei ritardi
non sta nei vincoli normativi abbondantemente derogati ormai da anni ma in
altre problematiche stigmatizzate da Ispra e Corte dei Conti.
SEMPLIFICAZIONI? GIÀ FATTE E ANCHE TROPPO
Come se non ne
avessero già prodotte in modo sufficiente di semplificazioni formali in deroga
alle norme di legge ambientali:
1. Legge
26 del 2010 nomina commissari per gli interventi urgenti nelle situazioni a più
elevato rischio idrogeologico con poteri di deroga alla normativa ordinaria per
realizzare le opere necessarie
2. misure di semplificazione in materia
di interventi contro il dissesto idrogeologico e opere urgenti contro il
dissesto idrogeologico (legge 120/2020);
3. semplificazione
autorizzatorie anche in deroga al codice del paesaggio per la sistemazione
idraulica forestale in aree montane e collinari ad alto rischio idrogeologico e
di frana Legge 108/2021;
4. misure di semplificazione e
accelerazione per il contrasto del dissesto idrogeologico Legge 108/2021;
5. disposizioni
urgenti contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture
idriche legge 41/2023.
I VERI MOTIVI DEI RITARDI NELL’INTERVENIRE A TUTELA DEL TERRITORIO
Il problema
non sono i vincoli di legge ambientali peraltro derogati ampiamente dalle norme
sopra citate ma come spiega Ispra in un suo recentissimo documento: "la
progettazione degli interventi non sempre tiene conto in modo adeguato delle
caratteristiche tipologiche dei dissesti e delle relazioni che intercorrono tra
questi e gli elementi esposti al rischio presenti sul territorio"
Questa problematica si integra
con il quadro desolante che qualche anno fa ha prodotto la Corte dei Conti (QUI) in
relazione alla gestione del Fondo per la progettazione degli
interventi contro il dissesto idrogeologico 2016-2018.
L’analisi dei dati ha
evidenziato, secondo la Corte dei Conti, numerose criticità a livello nazionale
e locale:
1. a partire dal 2017 le risorse
effettivamente erogate alle Regioni rappresentano, negli anni
oggetto dell’indagine, solo il 19,9 per cento del totale complessivo (100
milioni di euro) in dotazione al Fondo;
2. la debolezza
delle strutture attuative;
3. l’assenza di
adeguati controlli e monitoraggi;
4. la mancata interoperabilità informativa tra Stato e
Regioni;
5. la necessità di
revisione dei progetti approvati e/o delle procedure di gara ancora non
espletate;
6. la frammentazione e disomogeneità delle fonti dei dati
sul dissesto;
7. la difficoltà delle
amministrazioni nazionali e locali di incardinare l’attività di tutela e
prevenzione nelle funzioni ordinarie e il conseguente ricorso ripetuto alle
gestioni commissariali.
Altro che norme in deroga
ai vincoli ambientali è la fase esecutiva e l’organizzazione che manca o
è carente ma è più comodo prendersela con le leggi ambientali e gli
ambientalisti, intanto il Paese è sempre più cementificato : 16 ettari al
giorno secondo l’ultimo Rapporto (QUI) del
Sistema delle Agenzie per la Protezione dell’Ambiente che fa il paio con i
picchi di consumo suolo rilevati nel 2008 da un Rapporto (QUI) dell’Ispra proprio in Emilia Romagna.
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