venerdì 19 maggio 2023

Rischio idraulico: AVETE ROTTO I “CABASISI” CON LE SEMPLIFICAZIONI !

Il Ministro della Protezione Civile dopo l'ennesima alluvione: "presenteremo un progetto di legge prevenzione strutturale, che non può essere ostacolata da vincoli ambientali discutibili. ".

Il Ministro dimostra mala fede propagandistica oppure semplicemente incompetenza perchè il problema dei ritardi non sta nei vincoli normativi abbondantemente derogati ormai da anni ma in altre problematiche stigmatizzate da Ispra e Corte dei Conti.

SEMPLIFICAZIONI? GIÀ FATTE E ANCHE TROPPO
Come se non ne avessero già prodotte in modo sufficiente di semplificazioni formali in deroga alle norme di legge ambientali:
1. Legge 26 del 2010 nomina commissari per gli interventi urgenti nelle situazioni a più elevato rischio idrogeologico con poteri di deroga alla normativa ordinaria per realizzare le opere necessarie
2. misure di semplificazione in materia di interventi contro il dissesto idrogeologico e opere urgenti contro il dissesto idrogeologico (legge 120/2020);
3. semplificazione autorizzatorie anche in deroga al codice del paesaggio per la sistemazione idraulica forestale in aree montane e collinari ad alto rischio idrogeologico e di frana Legge 108/2021;
4. misure di semplificazione e accelerazione per il contrasto del dissesto idrogeologico Legge 108/2021;
5. disposizioni urgenti contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche legge 41/2023.



I VERI MOTIVI DEI RITARDI NELL’INTERVENIRE A TUTELA DEL TERRITORIO

Il problema non sono i vincoli di legge ambientali peraltro derogati ampiamente dalle norme sopra citate ma come spiega Ispra in un suo recentissimo documento: "la progettazione degli interventi non sempre tiene conto in modo adeguato delle caratteristiche tipologiche dei dissesti e delle relazioni che intercorrono tra questi e gli elementi esposti al rischio presenti sul territorio"

Questa problematica si integra con il quadro desolante che qualche anno fa ha prodotto la Corte dei Conti (QUI) in relazione alla gestione del Fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico 2016-2018.

L’analisi dei dati ha evidenziato, secondo la Corte dei Conti, numerose criticità a livello nazionale e locale:

1. a partire dal 2017 le risorse effettivamente erogate alle Regioni rappresentano, negli anni oggetto dell’indagine, solo il 19,9 per cento del totale complessivo (100 milioni di euro) in dotazione al Fondo;

2. la debolezza delle strutture attuative;

3. l’assenza di adeguati controlli e monitoraggi;

4. la mancata interoperabilità informativa tra Stato e Regioni;

5. la necessità di revisione dei progetti approvati e/o delle procedure di gara ancora non espletate;

6. la frammentazione e disomogeneità delle fonti dei dati sul dissesto;

7. la difficoltà delle amministrazioni nazionali e locali di incardinare l’attività di tutela e prevenzione nelle funzioni ordinarie e il conseguente ricorso ripetuto alle gestioni commissariali.

 

Altro che norme in deroga ai vincoli ambientali è la fase esecutiva e l’organizzazione che manca o è carente ma è più comodo prendersela con le leggi ambientali e gli ambientalisti, intanto il Paese è sempre più cementificato : 16 ettari al giorno secondo l’ultimo Rapporto (QUI) del Sistema delle Agenzie per la Protezione dell’Ambiente che fa il paio con i picchi di consumo suolo rilevati nel 2008 da un Rapporto (QUI) dell’Ispra proprio in Emilia Romagna. 

 

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