lunedì 15 maggio 2023

Emissioni gas serra e temperatura aumentano: 3 Rapporti ONU, UE e Ispra

L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha pubblicato il Rapporto di Sintesi del suo Sesto Rapporto di Valutazione dei cambiamenti climatici (QUI). Il rapporto presenta le evidenze scientifiche più recenti e aggiornate sui cambiamenti climatici, sottolineando come sia “più probabile che non” che le temperature globali raggiungano un riscaldamento di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, ponendoci sulla rotta di un superamento dell’obiettivo fissato dalle Parti alla conferenza sul clima di Parigi del 2015.

Secondo il Rapporto le emissioni dovrebbero già diminuire da ora e dovranno essere ridotte di quasi la metà entro il 2030, se si vuole limitare il riscaldamento a 1,5°C.

Il Rapporto, in sintesi, si divide in tre parti: stato attuale, tendenze future e risposte a breve termine.

Di seguito riporto ampi stralci della sintesi del Rapporto con alcune brevi riflessioni mie in corsivo.

Successivamente nel post tratto sempre in sintesi:

1. l’ultimo Stato sul clima nella UE (QUI) da cui risulta che il 2022 in molte regioni della UE è stato l’anno più caldo mai registrato, le concentrazioni di CO2 e metano hanno continuato ad aumentare, la temperatura media della superficie marina è sempre più calda da 6 anni e i ghiacciai continuano a sciogliersi.

2. i dati ultimi dell’Ispra (QUI) per le emissioni in Italia da cui risulta che in un solo anno (2020-2021) i valori mostrano un deciso aumento (+8.5%), pur registrando una diminuzione del 20% rispetto al 1990, Ma la riduzione non è sufficiente: le emissioni risultano di 11 Milioni di tonnellate al di sopra dell’obiettivo stabilito per il 2021.

 

Questi Rapporti e dati confermano quello che ha comunicato nella anticipazione al suo Rapporto annuale la Agenzia Internazionale per le fonti rinnovabili che ho trattato QUI.

 

RAPPORTO IPCC-ONU

 

Stato attuale e tendenze


Il riscaldamento osservato e le sue cause

Le emissioni globali di gas serra hanno continuato ad aumentare, con contributi storici e continui diseguali derivanti dall'uso non sostenibile dell'energia, dall'uso del suolo e dal cambiamento dell'uso del suolo, dagli stili di vita e dai modelli di consumo e produzione tra le regioni, tra e all'interno dei paesi e tra gli individui.

Occorre sottolineare che pur essendoci stati nel lontanissimo passato della terra periodi di rialzo delle temperature medie del pianeta, i periodi caldi passati sono stati causati da variazioni orbitali lente (multi-millenarie). Gli studi formali di rilevamento e attribuzione sintetizzano informazioni da modelli climatici e osservazioni e mostrano che la stima migliore è che tutto il riscaldamento osservato tra il 1850-1900 e il 2010-2019 è causato dall'uomo.

Vedi le seguenti figure tratte dalla sintesi del rapporto IPCC. 


Per approfondire la figura sopra riprodotta vedi QUI.  


La figura  sopra riportata mostra le emissioni regionali di gas serra e percentuale regionale delle emissioni totali cumulative di CO2 basate sulla produzione dal 1850 al 2019. Per una approfondimenti dei dati di questa figura vedi QUI.

Le emissioni prodotte dal trasporto aereo e marittimo internazionale non sono incluse. Questo dimostra che i dati forniti potrebbero essere peggiori visto che:

1.è saltato per ora accordo in sede Organizzazione Internazionale Marittima (IMO) sulla riduzione di gas serra da navi (come spiego in questo post del mio blog QUI)

2. si vuole inserire nella tassonomia verde il trasporto marittimo (vedi in questo post del mio blog QUI)

3. la relazione 2021 (QUI) congiunta dell'AEA con l'Agenzia europea per la sicurezza marittima ha identificato il trasporto marittimo come uno dei principali contributori all'introduzione di specie non indigene, al rumore sottomarino e alle emissioni di gas serra e inquinanti atmosferici.


Cambiamenti e impatti osservati

Si sono verificati cambiamenti diffusi e rapidi nell'atmosfera, nell'oceano, nella criosfera e nella biosfera che colpiscono le aree del pianeta che meno hanno contribuito negli ultimi 100 anni all’aumento dei gas serra.

 

Progressi attuali nell'adattamento, lacune e sfide

Nonostante i progressi, esistono lacune nell'adattamento che continueranno a crescere agli attuali ritmi di attuazione. In alcuni ecosistemi e regioni sono stati raggiunti limiti rigidi e morbidi all'adattamento. Gli attuali flussi finanziari globali per l'adattamento sono insufficienti e limitano l'attuazione delle opzioni di adattamento, specialmente nei paesi in via di sviluppo.

Le emissioni globali di gas serra nel 2030 implicite nei contributi determinati a livello nazionale (NDC) annunciati entro ottobre 2021 rendono probabile che il riscaldamento supererà 1,5 ° C durante il 21 ° secolo e renderà più difficile limitare il riscaldamento al di sotto dei 2 ° C.

 

 

Cambiamenti climatici futuri

1.Ogni incremento del riscaldamento globale intensificherà rischi multipli e concomitanti.  

2. I rischi climatici e non climatici interagiranno sempre più, creando rischi composti e a cascata più complessi e difficili da gestire.

3. La probabilità di cambiamenti improvvisi e/o irreversibili aumenta con livelli di riscaldamento globale più elevati.

4. Le opzioni di adattamento che sono fattibili ed efficaci oggi diventeranno limitate e meno efficaci con l'aumento del riscaldamento globale.

5. Limitare il riscaldamento globale causato dall'uomo richiede zero emissioni nette di CO2.

6. Le emissioni di CO2 previste dall'infrastruttura esistente per i combustibili fossili senza ulteriore abbattimento supererebbero il bilancio di carbonio rimanente per 1,5 ° C (50%) 

7. Tutti i percorsi modellati globali che limitano il riscaldamento a 1,5 ° C (>50%) senza o limitato superamento e quelli che limitano il riscaldamento a 2 ° C (>67%), comportano riduzioni rapide e profonde e, nella maggior parte dei casi, immediate delle emissioni di gas serra in tutti i settori in questo decennio.



Risposte a breve termine 

1. La finestra di opportunità si sta rapidamente chiudendo per garantire un futuro vivibile e sostenibile per tutti, anche perché Le scelte e le azioni attuate in questo decennio avranno impatti ora e per migliaia di anni.

2. Un'azione efficace per il clima è resa possibile dall'impegno politico, da una governance multilivello ben allineata, da quadri istituzionali, leggi, politiche e strategie e da un migliore accesso ai finanziamenti e alla tecnologia. Obiettivi chiari, coordinamento tra più settori politici e processi di governance inclusivi facilitano un'azione efficace per il clima. Gli strumenti normativi ed economici possono sostenere profonde riduzioni delle emissioni e la resilienza climatica se ampliati e applicati ampiamente. Lo sviluppo resiliente ai cambiamenti climatici trae vantaggio dall'attingere a conoscenze diverse. Non mi pare che rimanendo in Italia le cose vadano nel senso auspiscato dal Rapporto anzi le leggi e le politiche vanno sempre di più in deroga alle norme ambientali favorendo un ritorno alle fossili (gas in primis) e bloccando le rinnovabili (QUI) con la scusa della emergenza Ucraina ma anche il resto della UE non brilla per politiche efficaci a breve termine.

3. La finanza, la tecnologia e la cooperazione internazionale sono fattori chiave per un'azione accelerata per il clima. Se gli obiettivi climatici devono essere raggiunti, sia i finanziamenti per l'adattamento che quelli per la mitigazione dovrebbero aumentare di molte volte. C'è sufficiente capitale globale per colmare le lacune di investimenti globali, ma ci sono ostacoli per reindirizzare i capitali verso l'azione per il clima. Migliorare i sistemi di innovazione tecnologica è fondamentale per accelerare l'adozione diffusa di tecnologie e pratiche. 

Purtroppo, le cose non stanno andando nella giusta direzione come auspica il Rapporto IPCC sopra riportato, si veda ad esempio l’ultimo rapporto della Corte dei Conti UE sul fallimento dell’Alleanza Mondiale per il clima (QUI), mentre gli incentivi alle fonti fossili non diminuiscono (QUI).


 

 

STATO EUROPEO DEL CLIMA (ESOTC) 2022

Lo Stato europeo del clima (ESOTC) 2022 è il sesto di una serie di rapporti annuali ESOTC (QUI), in genere pubblicati ad aprile di ogni anno.

Secondo lo Stato Europeo del clima:

1. Il 2022 è stato l'anno più caldo mai registrato per molte regioni del globo, inclusa gran parte di Europa occidentale, parti del nord-ovest Africa, Corno d'Africa, Asia centrale e Cina e gran parte del Pacifico meridionale.

2. Le concentrazioni atmosferiche dei gas serra anidride carbonica e metano hanno continuato ad aumentare, raggiungendo livelli recordo tra i più alti di centinaia di migliaia di anni. In particolare è stato significativo l’aumento di metano nell’atmosfera superiore alla media degli ultimi 10 anni anche se leggermente inferiore ai livelli del 2020 e 2021.

3. La temperatura media globale della superficie marina (SST) ha costituito il sesto anno più caldo mai registrato Dal 1850, le SST sono aumentate di 0,9°C, ma il tasso di aumento varia a livello regionale. Tra le aree di riscaldamento più veloce sono parti dell’Oceano Artico, Mar Baltico, Mar Nero, e parti del Pacifico extratropicale.

4. I ghiacciai hanno continuato a perdere massa a tassi elevati e si stima che attualmente contribuiscano ad aumentare di più di 1 mm all'anno il livello globale del mare

Una grande riduzione della massa del ghiacciaio è stata osservato in tutto il mondo, tranne i ghiacciai della Scandinavia sudoccidentale che mostrano un piccolo guadagno di massa.

5. L'estensione del ghiaccio marino nell'Artico è rimasta leggermente al di sotto della media durante tutto l'anno. Nell’Antartico l'estensione del ghiaccio marino ha raggiunto il suo minimo più basso misura registrato a febbraio, con portate di riduzione quasi record.

6. Il livello medio del mare è in continuo aumento come dimostrano anche i dati degli ultimi 6 mesi del 2022.

 

 

 

EMISSIONI DI GAS SERRA ITA IN AUMENTO STRATEGICO (DOCUMENTAZIONE NAZIONALE)

Secondo Ispra (Istituto di ricerche del Ministero dell'Ambiente e sicurezza energetica) tornano a crescere, nel 2021, le emissioni di gas serra in Italia dopo la battuta d’arresto dovuta essenzialmente al periodo pandemico: in un solo anno (2020-2021) i valori mostrano un deciso aumento (+8.5%), pur registrando una diminuzione del 20% rispetto al 1990, grazie alla crescita negli ultimi anni della produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico ed eolico), dell’efficienza energetica nei settori industriali e al passaggio all’uso di combustibili a minor contenuto di carbonio.  Ma la riduzione non è sufficiente: le emissioni risultano di 11 Milioni di tonnellate al di sopra dell’obiettivo stabilito per il 2021.

Una situazione che, secondo le stime, sembra destinata a proseguire non solo nel 2022, ma anche negli anni futuri. Poco promettenti, infatti, gli scenari al 2030: attesa una scarsa riduzione delle emissioni nei settori trasporti e riscaldamento e un disallineamento rispetto agli obiettivi stabiliti dall’Effort Sharing (vedi questo post dal mio blog QUI) che nel 2030 potrebbe superare i 15 Milioni di tonnellate. Fondamentale quindi invertire il trend se vogliamo rispettare gli obiettivi di riduzione delle emissioni.

Il settore dei trasporti contribuisce in maniera importante alle emissioni nazionali di gas serra: nel 2021 il settore ha contribuito complessivamente per il 24.7% rispetto al totale nazionale di cui il trasporto stradale costituisce la fonte maggioritaria di emissioni (93% del settore dei trasporti). L’anno 2020 risente dell’importante impatto della riduzione della mobilità dovuta alla pandemia globale, mentre nel 2021 le emissioni tendono a riallinearsi con gli anni precedenti la pandemia mostrando una crescita del 19% rispetto all’anno precedente.

I settori trasporti e civile non mostrano riduzioni emissive significative. Sebbene in questi settori negli anni a venire sono attese alcune riduzioni, queste risultano ancora troppo contenute portando l’Italia a rimanere al di sopra degli obiettivi per tutto il decennio 2021-2030: secondo gli obiettivi proposti dalla Commissione europea, al 2030 le emissioni Effort sharing di gas serra dovrebbero ridursi del 43.7% rispetto ai livelli del 2005, mentre gli scenari Ispra indicano una riduzione di meno del 30%. 






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