L’Intergovernmental
Panel on Climate Change (IPCC) ha pubblicato il Rapporto di Sintesi del suo
Sesto Rapporto di Valutazione dei cambiamenti climatici (QUI). Il rapporto presenta le evidenze scientifiche più recenti e
aggiornate sui cambiamenti climatici, sottolineando come sia “più probabile che
non” che le temperature globali raggiungano un riscaldamento di 1,5°C rispetto
ai livelli preindustriali, ponendoci sulla rotta di un
superamento dell’obiettivo fissato dalle Parti alla conferenza sul clima di Parigi del
2015.
Secondo
il Rapporto le emissioni dovrebbero già diminuire da ora e dovranno essere
ridotte di quasi la metà entro il 2030, se si vuole limitare il riscaldamento a
1,5°C.
Il Rapporto, in sintesi, si divide in tre parti: stato attuale, tendenze future e risposte a breve termine.
Di
seguito riporto ampi stralci della sintesi del Rapporto con alcune brevi
riflessioni mie in corsivo.
Successivamente nel post tratto sempre in sintesi:
1. l’ultimo Stato sul clima nella UE (QUI) da cui risulta che il 2022 in
molte regioni della UE è stato l’anno più caldo mai registrato, le concentrazioni
di CO2 e metano hanno continuato ad aumentare, la temperatura media della
superficie marina è sempre più calda da 6 anni e i ghiacciai continuano a
sciogliersi.
2. i dati ultimi dell’Ispra (QUI) per le emissioni in Italia da cui
risulta che in un solo anno (2020-2021) i valori mostrano un deciso aumento
(+8.5%), pur registrando una diminuzione del 20% rispetto al 1990, Ma la
riduzione non è sufficiente: le emissioni risultano di 11 Milioni di tonnellate
al di sopra dell’obiettivo stabilito per il 2021.
Questi
Rapporti e dati confermano quello che ha comunicato nella anticipazione al suo Rapporto
annuale la Agenzia Internazionale per le fonti rinnovabili che ho trattato QUI.
RAPPORTO IPCC-ONU
Stato attuale e tendenze
Il
riscaldamento osservato e le sue cause
Le
emissioni globali di gas serra hanno continuato ad aumentare, con contributi
storici e continui diseguali derivanti dall'uso non sostenibile dell'energia,
dall'uso del suolo e dal cambiamento dell'uso del suolo, dagli stili di vita e
dai modelli di consumo e produzione tra le regioni, tra e all'interno dei paesi
e tra gli individui.
Occorre
sottolineare che pur essendoci stati nel lontanissimo passato della terra
periodi di rialzo delle temperature medie del pianeta, i periodi caldi passati
sono stati causati da variazioni orbitali lente (multi-millenarie). Gli studi
formali di rilevamento e attribuzione sintetizzano informazioni da modelli
climatici e osservazioni e mostrano che la stima migliore è che tutto il
riscaldamento osservato tra il 1850-1900 e il 2010-2019 è causato dall'uomo.
Vedi
le seguenti figure tratte dalla sintesi del rapporto IPCC.
Per
approfondire la figura sopra riprodotta vedi QUI.
La
figura sopra riportata mostra le
emissioni regionali di gas serra e percentuale regionale delle emissioni totali
cumulative di CO2 basate sulla produzione dal 1850 al 2019. Per una
approfondimenti dei dati di questa figura vedi QUI.
Le emissioni prodotte dal trasporto aereo e marittimo
internazionale non sono incluse. Questo dimostra che i dati forniti potrebbero
essere peggiori visto che:
1.è saltato per ora accordo in sede Organizzazione Internazionale
Marittima (IMO) sulla riduzione di gas serra da navi (come spiego in questo
post del mio blog QUI)
2. si vuole inserire nella tassonomia verde il trasporto marittimo (vedi
in questo post del mio blog QUI)
3. la relazione 2021 (QUI) congiunta dell'AEA con l'Agenzia europea per la
sicurezza marittima ha identificato il trasporto marittimo come uno dei
principali contributori all'introduzione di specie non indigene, al rumore
sottomarino e alle emissioni di gas serra e inquinanti atmosferici.
Cambiamenti e impatti osservati
Si
sono verificati cambiamenti diffusi e rapidi nell'atmosfera, nell'oceano, nella
criosfera e nella biosfera che colpiscono le aree del pianeta che meno hanno
contribuito negli ultimi 100 anni all’aumento dei gas serra.
Progressi attuali nell'adattamento, lacune e sfide
Nonostante
i progressi, esistono lacune nell'adattamento che continueranno a crescere agli
attuali ritmi di attuazione. In alcuni ecosistemi e regioni sono stati
raggiunti limiti rigidi e morbidi all'adattamento. Gli attuali flussi
finanziari globali per l'adattamento sono insufficienti e limitano l'attuazione
delle opzioni di adattamento, specialmente nei paesi in via di sviluppo.
Le
emissioni globali di gas serra nel 2030 implicite nei contributi determinati a
livello nazionale (NDC) annunciati entro ottobre 2021 rendono probabile che il
riscaldamento supererà 1,5 ° C durante il 21 ° secolo e renderà più difficile
limitare il riscaldamento al di sotto dei 2 ° C.
Cambiamenti climatici futuri
1.Ogni incremento del riscaldamento globale intensificherà rischi
multipli e concomitanti.
2. I rischi climatici e non climatici interagiranno sempre più,
creando rischi composti e a cascata più complessi e difficili da gestire.
3. La probabilità di cambiamenti improvvisi e/o irreversibili
aumenta con livelli di riscaldamento globale più elevati.
4. Le opzioni di adattamento che sono fattibili ed efficaci oggi
diventeranno limitate e meno efficaci con l'aumento del riscaldamento globale.
5. Limitare il riscaldamento globale causato dall'uomo richiede zero
emissioni nette di CO2.
6. Le emissioni di CO2 previste dall'infrastruttura esistente per i
combustibili fossili senza ulteriore abbattimento supererebbero il bilancio di
carbonio rimanente per 1,5 ° C (50%)
7. Tutti i percorsi modellati globali che limitano il riscaldamento a
1,5 ° C (>50%) senza o limitato superamento e quelli che limitano il
riscaldamento a 2 ° C (>67%), comportano riduzioni rapide e profonde e,
nella maggior parte dei casi, immediate delle emissioni di gas serra in tutti i
settori in questo decennio.
Risposte a breve termine
1. La finestra di opportunità si sta rapidamente chiudendo per garantire un futuro vivibile e sostenibile per tutti, anche perché Le scelte e le azioni attuate in questo decennio avranno impatti ora e per migliaia di anni.
2. Un'azione efficace per il clima è resa possibile dall'impegno
politico, da una governance multilivello ben allineata, da quadri istituzionali,
leggi, politiche e strategie e da un migliore accesso ai finanziamenti e alla
tecnologia. Obiettivi chiari, coordinamento tra più settori politici e processi
di governance inclusivi facilitano un'azione efficace per il clima. Gli
strumenti normativi ed economici possono sostenere profonde riduzioni delle
emissioni e la resilienza climatica se ampliati e applicati ampiamente. Lo
sviluppo resiliente ai cambiamenti climatici trae vantaggio dall'attingere a
conoscenze diverse. Non mi pare che rimanendo in Italia le cose vadano nel
senso auspiscato dal Rapporto anzi le leggi e le politiche vanno sempre di più
in deroga alle norme ambientali favorendo un ritorno alle fossili (gas in
primis) e bloccando le rinnovabili (QUI) con la scusa della emergenza Ucraina ma anche il resto della UE
non brilla per politiche efficaci a breve termine.
3. La finanza, la tecnologia e la cooperazione internazionale sono
fattori chiave per un'azione accelerata per il clima. Se gli obiettivi
climatici devono essere raggiunti, sia i finanziamenti per l'adattamento che
quelli per la mitigazione dovrebbero aumentare di molte volte. C'è sufficiente
capitale globale per colmare le lacune di investimenti globali, ma ci sono
ostacoli per reindirizzare i capitali verso l'azione per il clima. Migliorare i
sistemi di innovazione tecnologica è fondamentale per accelerare l'adozione
diffusa di tecnologie e pratiche.
Purtroppo, le cose non stanno andando nella giusta direzione come
auspica il Rapporto IPCC sopra riportato, si veda ad esempio l’ultimo rapporto
della Corte dei Conti UE sul fallimento dell’Alleanza Mondiale per il clima (QUI), mentre gli incentivi alle fonti fossili non diminuiscono (QUI).
STATO EUROPEO DEL
CLIMA (ESOTC) 2022
Lo
Stato europeo del clima (ESOTC) 2022 è il sesto di una serie di rapporti
annuali ESOTC
(QUI), in genere pubblicati ad aprile di ogni anno.
Secondo
lo Stato Europeo del clima:
1. Il 2022 è stato l'anno più caldo mai registrato per molte regioni
del globo, inclusa gran parte di Europa occidentale, parti del nord-ovest Africa,
Corno d'Africa, Asia centrale e Cina e gran parte del Pacifico meridionale.
2. Le concentrazioni atmosferiche dei gas serra anidride carbonica e
metano hanno continuato ad aumentare, raggiungendo livelli recordo tra i più
alti di centinaia di migliaia di anni. In particolare è stato significativo
l’aumento di metano nell’atmosfera superiore alla media degli ultimi 10 anni
anche se leggermente inferiore ai livelli del 2020 e 2021.
3. La temperatura media globale della superficie marina (SST) ha
costituito il sesto anno più caldo mai registrato Dal 1850, le SST sono
aumentate di 0,9°C, ma il tasso di aumento varia a livello regionale. Tra le aree
di riscaldamento più veloce sono parti dell’Oceano Artico, Mar Baltico, Mar
Nero, e parti del Pacifico extratropicale.
4. I ghiacciai hanno continuato a perdere massa a tassi elevati e si
stima che attualmente contribuiscano ad aumentare di più di 1 mm all'anno il
livello globale del mare
Una
grande riduzione della massa del ghiacciaio è stata osservato in tutto il
mondo, tranne i ghiacciai della Scandinavia sudoccidentale che mostrano un
piccolo guadagno di massa.
5. L'estensione del ghiaccio marino nell'Artico è rimasta leggermente
al di sotto della media durante tutto l'anno. Nell’Antartico l'estensione del
ghiaccio marino ha raggiunto il suo minimo più basso misura registrato a
febbraio, con portate di riduzione quasi record.
6. Il livello medio del mare è in continuo aumento come dimostrano
anche i dati degli ultimi 6 mesi del 2022.
EMISSIONI
DI GAS SERRA ITA IN AUMENTO STRATEGICO (DOCUMENTAZIONE NAZIONALE)
Secondo Ispra (Istituto di ricerche del Ministero dell'Ambiente e sicurezza energetica) tornano a crescere, nel 2021, le emissioni di gas serra in Italia
dopo la battuta d’arresto dovuta essenzialmente al periodo pandemico: in un
solo anno (2020-2021) i valori mostrano un deciso aumento (+8.5%), pur
registrando una diminuzione del 20% rispetto al 1990, grazie alla crescita
negli ultimi anni della produzione di energia da fonti rinnovabili
(idroelettrico ed eolico), dell’efficienza energetica nei settori industriali e
al passaggio all’uso di combustibili a minor contenuto di carbonio. Ma la
riduzione non è sufficiente: le emissioni risultano di 11 Milioni di tonnellate
al di sopra dell’obiettivo stabilito per il 2021.
Una
situazione che, secondo le stime, sembra destinata a proseguire non solo nel
2022, ma anche negli anni futuri. Poco promettenti, infatti, gli scenari al
2030: attesa una scarsa riduzione delle emissioni nei settori trasporti e
riscaldamento e un disallineamento rispetto agli obiettivi stabiliti
dall’Effort Sharing (vedi questo post dal mio blog QUI) che nel 2030 potrebbe superare i 15 Milioni di
tonnellate. Fondamentale quindi invertire il trend se vogliamo rispettare
gli obiettivi di riduzione delle emissioni.
Il
settore dei trasporti contribuisce in maniera importante alle emissioni
nazionali di gas serra: nel 2021 il settore ha contribuito complessivamente per
il 24.7% rispetto al totale nazionale di cui il trasporto stradale costituisce
la fonte maggioritaria di emissioni (93% del settore dei trasporti). L’anno
2020 risente dell’importante impatto della riduzione della mobilità dovuta alla
pandemia globale, mentre nel 2021 le emissioni tendono a riallinearsi con gli
anni precedenti la pandemia mostrando una crescita del 19% rispetto all’anno
precedente.
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