Il Ministro Salvini
dopo la drammatica alluvione in Emilia Romagna dichiara: "commissarieremo
le opere".
Egregio Ministro i Commissari ci sono da "mò" (con provvedimenti approvati da
governi dove c'era anche lei) pure le semplificazioni per autorizzare le opere
con una legislazione speciale sterminata di cui, nel seguito del post, riporto
solo alcuni ultimi esempi.
Ma sono ben altri i temi da affrontare per uscire dalla logica dei provvedimenti di emergenza.
PROVVEDIMENTI DI
LEGGE DEGLI ULTIMI ANNI CHE FANNO RIFERIMENTO AI COMMISSARI E ALLE PROCEDURE
SPECIALI IN TEMA DI RISCHIO IDRAULICO E IDROGEOLOGICO
1. Legge 26 del 2010 (QUI) nomina commissari per gli interventi urgenti nelle situazioni a più elevato rischio idrogeologico con poteri di deroga alla normativa ordinaria per realizzare le opere necessarie
2. comma 1028
della legge finanziaria 2019 e Delibera 1 agosto 2019 del CIPE QUI
3. Dpcm 2 Dicembre 2019 che ha approvato il Piano operativo per il dissesto
idrogeologico (QUI)
4. misure di semplificazione in materia di interventi contro il dissesto
idrogeologico e opere urgenti contro il dissesto idrogeologico (legge
120/2020 QUI);
5. semplificazione autorizzatorie anche in deroga al codice del paesaggio per la sistemazione idraulica forestale in aree montane e collinari ad alto rischio idrogeologico e di frana Legge 108/2021 QUI;
6. misure di semplificazione e
accelerazione per il contrasto del dissesto idrogeologico Legge 108/2021;
7. disposizioni urgenti contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo
delle infrastrutture idriche legge 41/2023 QUI;
COSA VIENE RIMOSSO DIETRO IL CELUDURISMO DEI COMMISSARIAMENTI
Forse il Ministro dovrebbe leggersi la Relazione (QUI)della Corte dei Conti del 2019
sul Fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto
idrogeologico 2016-2018 dove si vede nei Commissari il sintomo di una patologia
della pubblica amministrazione non la soluzione infatti la relazione rileva:
"la difficoltà delle amministrazioni nazionali e locali di incardinare
l’attività di tutela e prevenzione nelle funzioni ordinarie e il conseguente
ricorso ripetuto alle gestioni commissariali."
Mentre il ceto politico cazzeggia con le dichiarazioni celoduriste la
cementificazione del territorio continua come ha dimostrato il Rapporto del
sistema nazionale delle Agenzie per la Protezione Ambientale, QUI, che afferma:
"le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 57,5 km2 , ovvero,
in media, circa 16 ettari al giorno. Un incremento che, purtroppo, non mostra
segnali di rallentamento e che, in linea con quelli rilevati nel recente
passato, fa perdere al nostro Paese quasi due metri quadrati di suolo ogni
secondo.". Questo Rapporto (QUI) è in continuità con quello del 2008 sempre dell'ISPRA che rilevava i dati di consumo di suolo, elaborati sul territorio provinciale per il periodo 1990-2000, evidenziano una crescita media nazionale pari al 5,8% con picchi anche superiori al 10% nelle province di Torino, Parma, Bologna, Pescara e Cagliari.
Il cemento avanza in un quadro di opere (commissari o meno) spesso pensate
progettate male e realizzate peggio . Non a caso l'Ispra (Istituto di ricerca
del Ministero dell'Ambiente e sicurezza energetica) ha prodotto recentemente QUI, una metodologia per il monitoraggio degli interventi per la mitigazione del
rischio idrogeologico che ISPRA svolge da più di venticinque anni per conto del
Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE). Nel proporre
questa metodologia Ispra ha evidenziato che la progettazione degli interventi
non sempre tiene conto in modo adeguato delle caratteristiche tipologiche dei
dissesti e delle relazioni che intercorrono tra questi e gli elementi esposti
al rischio presenti sul territorio sic!
Nel frattempo la Regione Liguria, per restare dalle mie parti, vuole costruire
in zone a rischio idraulico limitato producendo apposito regolamento in un
epoca in cui il rischio idraulico può cambiare nel giro di 1 mese e un piccolo
torrentello può trasformarsi in una fiumana inarrestabile con l'arrivo di un
ennesimo ciclone tipico di questi tempi.
Il tutto in barba a quello che dice non un comitato di ambientalisti ma la
Corte Costituzionale sulla edificabilità in aree a rischio geologico o
idrogeologico. Si tratta della sentenza n° 245 del 2018 (QUI) con la quale è stata dichiarata
la incostituzionalità di una legge regionale nella parte in cui consente gli
interventi di recupero nelle aree assoggettate dai piani di bacino (che sono
una species degli atti di pianificazione territoriale) a vincoli diversi
dall'inedificabilità assoluta o qualificate a rischio geologico o idrogeologico
diverso da quello elevato, a prescindere dalla conformità di detti interventi
con i piani di bacino stessi.
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