Presentati due progetti di fascia di rispetto per il quartiere di
Fossamastra uno dei quartieri, insieme con Pagliari e Canaletto, più
penalizzati dalla espansione del porto in questi anni.
Si tratta di due progetti che sicuramente potrebbero migliorare gli spazi
di vita del quartiere (e i residenti fanno bene a chiederli questi spazi sia chiaro) ma che non risolverebbero assolutamente il problema dei
rumori tanto meno quello delle emissioni aeriformi, queste ultime peraltro anche in
pieno centro città zona ospedale con periodici superamenti degli stessi limiti
di legge di alcuni inquinanti come i biossidi di azoto.
Il problema dell’impatto ambientale del porto è difficilmente risolvibile perché
il porto stesso è cresciuto a una distanza dalle abitazioni civili
inaccettabile. Questa è la responsabilità enorme di tutta la classe dirigente
spezzina degli ultimi 30 anni e di questo renderanno conto alle loro coscienze sempre che ne abbiano una (compresi quelli di prima che ora fanno finta di non avere mai governato la città). Non casualmente nel 2000 mi dimisi da Assessore all’Ambiente proprio sulle
questioni dello sviluppo del porto perché già allora era chiara, al di la di
quello che si dichiarava nei documenti ufficiali, la volontà della classe
dirigente spezzina di favorire in ogni modo lo sviluppo del porto senza
valutare minimanente i rischi per la salute pubblica dei residenti.
Intanto occorre dire che nonostante le prescrizioni del Piano Regolatore
del Porto del 2006 prevedessero interventi drastici per ridurre le emissioni di
fatto nulla è stato fatto se non interventi palliativi come le inadeguate barriere
antirumore all’altezza del quartiere del Canaletto. Non parliamo delle emissioni aeriformi dove
da anni si parla di interventi mai realizzati nonostante più volte i limiti di
legge siano stati superati anche nel recente passato con un rischio sanitario
in atto QUI non
considerato dalle autorità competenti, fino ad arrivare a riproporre pochi giorni fa un accordo fotocopia di quello del 2019 (QUI) a
dimostrazione che ci vuole ben altro che qualche dichiarazione di intenti.
LE BARRIERE ANTIRUMORE INSTALLATE AD OGGI PERCHE' SONO
INADEGUATE
Sono eccessivamente basse e non tengono conto della particolarità delle emissioni
rumorose da attività portuale
Le
Fonti di rumore nei porti (come confermano le indagini del sistema Arpa) sono
molteplici e questo spiega la difficoltà a misurare e valutare l’impatto
acustico dalle attività portuali: i motori delle navi (compresi gli impianti di
ventilazione) durante la fase di ricovero ai moli, gli altoparlanti per le
segnalazioni connesse alle operazioni di imbarco-sbarco dei passeggeri del
terminal traghetti e turistico, la movimentazione di auto rimorchi e mezzi
operativi di trasbordo container, movimentazione di container con particolare
riferimento agli urti durante il posizionamento, i dispositivi di segnalazione
acustica delle gru e dei mezzi operativi e le operazioni di picchettaggio degli
scafi nei bacini di carenaggio e non.
Questo
comporta che, a seconda della attività prevalente nei porti in rapporto alla
zona residenziale contermine, la percezione del rumore cambia ma cambia anche
la fonte che lo produce.
IL
REGOLAMENTO SUL RUMORE DA ATTIVITÀ PORTUALE IN AREA URBANA MAI APPROVATO
Come ho spiegato approfonditamente
QUI, La rumorosità delle
infrastrutture di trasporto è disciplinata dagli specifici regolamenti di
esecuzione ai sensi dell’art.11 della L.447/95, tali infrastrutture non sono
soggette, all’interno delle rispettive fasce di pertinenza, a limiti di
emissione, di immissione ed ai valori di attenzione previsti dal DPCM 14
novembre 1997 “Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore.”
Inoltre, l’art. 4, di tale decreto, sancisce, che anche i valori limite
differenziali di immissione non si applicano alla rumorosità prodotta: dalle
infrastrutture stradali, ferroviarie, aeroportuali e marittime.
Per
i porti il decreto attuativo che prevede opportune fasce di pertinenza è
l’unico che non è ancora stato emanato, pertanto esiste gran confusione, in
quanto i limiti risultano spesso aggirati per l’esistenza di classificazioni
acustiche non adeguate alla reale attività che si svolge in porto, sia per il
più che probabile superamento del criterio differenziale nelle abitazioni
prospicienti gli approdi.
I DUE
PROGETTI NUOVI DI FASCIA DI RISPETTO PER IL QUARTIERE DI FOSSAMASTRA E LE
PRESCRIZIONI DEL PRP DEL 2006
Il primo progetto prevede la realizzazione di una zona verde attrezzata con piste ciclabile. Il secondo progetto prevede un allargamento di qualche decina di metri degli spazi vicino alle case grazie allo spostamento verso mare di viale san Bartolomeo.
Nessuno dei nuovi progetti sembra tenere conto non solo di quanto sopra ho
già espresso ma soprattutto di quello che
è contenuto nelle prescrizioni del Piano Regolatore Portuale del 2006 tutt’ora
valide e in teoria obbligo di legge da rispettare.
Il Parere
della Commissione VIA del Ministero dell’Ambiente allegato al Decreto di VIA sul
PRP del 2006 affermava in modo facilmente prevedibile per il successivo futuro: “ - la prevista fascia di
rispetto cuscinetto, per determinare un’efficace difesa dell’area,
dovrebbe necessariamente assumere altezze fisiche
ragguardevoli di difficile realizzazione affinché il cono
d’ombra acustica possa determinare una perdita di inserzione significativa ai
piani alti degli edifici più prossimi al porto;”.
Poi il giudizio di VIA così descriveva la fascia di rispetto necessaria per il porto spezzino:
"... Creazione di una fascia di rispetto da progettare in forma cooperativa
(Comuni e Autorità Portuale certamente, è auspicabile la presenza anche di
altri soggetti pubblici e non);detto progetto dovrebbe abbracciare l’intero fronte d’acqua e qualificarsi delle specificità ambientali e dell’urbanizzazione
che incontra: dai paesaggi di roccia di Porto Venere, quindi pontili, pedane;
al paesaggio urbano di La Spezia nella parte centrale e semi-centrale della
città, quindi al paesaggio frammisto, di tipo per urbano, del resto della città
di Spezia verso Lerici è […] prevedendo la realizzazione di spazi verdi e di
"riambientalizzazione", nonché strutture fonoassorbenti, di ulteriore
compatibilizzazione del rapporto città – porto, cioè di un segmento di
"spazio pubblico" per mezzo del quale risolvere in maniera integrata
il disegno della recinzione doganale, le barriere antirumore, l’arredo urbano,
la continuità pedonale degli spostamenti urbani, la circolazione perimetrale al
porto e la sosta delle auto, la vivibilità dei luoghi”.
Le prescrizioni (QUI) del Ministero dell’Ambiente propedeutiche alla approvazione del PRP erano fondate su una precisa metodologia nella attuazione del Piano Regolatore Portuale del 2006:
1. prima
si valuta lo stato ambientale dell’impatto attuale e futuro (dopo la
realizzazione di quanto previsto in via generale dal PRP),
2. sulla
base di questa valutazione si verifica la sostenibilità ambientale del
potenziamento delle banchine.
3. sulla
base della valutazione del punto 2 si capiscono le reali dimensioni dello
sviluppo del porto commerciale e quindi si realizza prioritariamente la fascia
di rispetto quale misura di mitigazione principale del futuro sviluppo delle
banchine così come definito nella valutazione stessa.
Successivamente
a queste prescrizioni alcuni tentativi (QUI) furono
fatti per attuarle ma caddero nel vuoto e quelli come me, e pochi altri, che
tentarono di farle rispettare furono e sono stati emarginati dalla politica
spezzina.
CONCLUSIONI, SI FA PER DIRE...
Insomma è andata come sappiamo ma mi avrebbe fatto piacere che qualcuno di fronte a questi due nuovi progettini di fascia di rispetto a Fossamastra avesse formulato le seguenti domande alle varie autorità competenti:
1. Come è stato possibile che pur essendo passati 17 anni dalla approvazione di quelle prescrizioni nulla è stato fatto per ridurre l’impatto del porto spezzino?
2. Come è stato possibile che nessuna autorità competente abbia valutato in tutti questi il rischio sanitario in atto nei quartieri limitrofi al porto?
3. PERCHE’ non sono state rispettate alla lettera le prescrizioni del PRP del 2006?
4. PERCHE' nessun politico locale, compresi quelli eletti in Parlamento, in tutti questi anni (28 lunghissimi anni!) si è impegnato a far approvare il regolamento sui rumori da attività portuali in aree urbane nonostante questo fosse previsto da un legge della Repubblica Italiana?
QUATTRO
SEMPLICI DOMANDE CHE NON AVRANNO MAI RISPOSTA OVVIAMENTE PERCHè NON è LA VERITA
QUELLA CHE INTERESSA ALLA POLITICA MA LA
LOGICA DI SCHIERAMENTO.
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