Tutti i progetti di unità rigassificatrici galleggianti, di navi per il trasbordo di gnl su piccola scala, per rendere l’insieme dei porti italiani come un gigantesco hub per il gnl nel Mediterraneo, dimostrano la volontà dei decisori italiani di trasformare la transizione ecologica in transizione al gas. Il tutto con buona pace degli stessi obiettivi di neutralità climatica adottati, formalmente dall’Italia, favorendo una nuova dipendenza energetica del nostro Paese spostandola dalle produzione russe a quelle USA in particolare, il tutto con la scusa della emergenza energetica che diventa ormai emergenza permanente per i prossimi 20 anni.
Come risulta dalla Relazione
(QUI) del Ministero della sicurezza energetica sulla
situazione energetica nazionale nel 2022 presentata lo scorso luglio 2023: “L’apporto
del GNL nel 2022 è stato pari a circa 14,3 miliardi di metri cubi, il 19,7% del
totale delle importazioni, in aumento del 47% rispetto all’anno precedente,
pari in termini assoluti a circa +4,6 miliardi di metri cubi. In particolare,
si registrano i seguenti arrivi di GNL ai tre terminali nazionali: LNG Adriatic
(Cavarzere) 8,3 miliardi di metri cubi (+13,6%); GNL Italia (Panigaglia) 2,2
miliardi di metri cubi (+108,2%); OLT (Livorno) 3,8 miliardi di metri cubi
(+162,6%).”
Questa spinta strategica e
non emergenziale verso il gas e soprattutto il gnl (come spiego QUI), appare in palese contrasto
con un numero notevole di documenti e atti ufficiali della stessa UE e di
Agenzie dell’ONU che dimostrano i rischi di un eccessivo uso del gas nella
transizione ecologica.
Vediamo questi documenti e atti…
AGENZIA
INTERNAZIONALE PER LE FONTI RINNOVABILI (IRENA): IL RISCHIO SICUREZZA PER LE
FOSSILI
Uno dei motivi per cui si
spinge soprattutto in Italia per il gas viene legato alla “sicurezza”
energetica del Paese anche in chiave geopolitica. In realtà le cose non stanno
per niente così come dimostra un recentissimo Report di IRENA intitolato
“Geopolitica della Transizione Energetica: Materie prime critiche”.
Secondo il Report (QUI)
di IRENA le interruzioni dell'approvvigionamento di materiale critico hanno un
impatto minimo sulla sicurezza energetica, ma un
impatto enorme sulla transizione energetica.
L'attuale nozione di sicurezza energetica
ruota intorno alla continua accessibilità delle fonti energetiche,
principalmente radicato nelle preoccupazioni per l'approvvigionamento di
combustibili fossili. Al contrario, per l’energia rinnovabile, le tecnologie
già costruite potrebbero continuare a funzionare per decenni, anche se le
forniture di materie critiche si interrompessero. Pertanto, il rischio
associato a interruzioni nella fornitura di materiali critici è minore sulla
sicurezza energetica ma non sul potenziale rallentamento delle transizioni
energetiche.
Quindi sulla sicurezza mentre le fossili i
tempi sono ristretti, il rischio per le rinnovabili (dal punto di vista delle
materie critiche) è su orizzonti temporali più lontani.
Il Piano REPowerEU (QUI) che
mira a ridurre rapidamente la dipendenza della UE dai combustibili fossili
russi, afferma di aggiunte “limitate alle infrastrutture del gas”.
La Corte dei Conti UE ha spiegato in un suo recente Rapporto del 2022 (QUI) che gli incentivi alle fossili bloccano le rinnovabili.
30 milioni di euro fino al 2043 ai rigassificatori della legge 91/2022 articolo 5 di cui parleremo successivamente in questa relazione.
Il fondo è destinato a coprire la quota dei
ricavi per il servizio di rigassificazione, inclusivi del costo di acquisto e/o
realizzazione dei nuovi impianti sopra richiamati, prioritariamente per la
quota eccedente l'applicazione del fattore di copertura dei ricavi di cui
alla delibera dell'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente
474/2019/R/gas (QUI),
prevista dalla vigente regolazione tariffaria.
In arrivo l’esenzione
dall’accisa (imposta sulla fabbricazione e la
vendita di prodotti di consumo) per il
Gnl nel trasporto marittimo.
Il Consiglio di Stato ha
sollevato pochi rilievi al regolamento rielaborato dal Mef: il gas liquefatto
beneficerà dello stesso trattamento riconosciuto ai carburanti
tradizionalmente usati per la navigazione a fini commerciali esclusa
nautica da diporto.
Il Rapporto (QUI)
delle Accademie scientifiche nazionali degli Stati membri della
UE (EASAC) sul non futuro del gas per la transizione alla neutralità
climatica.
Tra gli obiettivi a breve termine (2023-2030)
il Rapporto prevede:
1. Misurare, verificare e limitare le emissioni di metano e gas naturale
importato e gas naturale liquefatto.
2. Rivedere la tassonomia del gas naturale
AGENZIA INTERNAZIONALE PER L’ENERGIA
Report 2023 (QUI) della Agenzia
Internazionale per l’Energia (IEA) sulle ultime stime delle
emissioni provenienti dal settore metano.
Il Metano, che
fuoriesce regolarmente dalle operazioni di estrazione e trasporto, è
un potente gas serra in sé a prescindere dalla sua combustione, intrappolando
86 volte più calore del CO2 per oltre 20 anni.
L’Organizzazione per la Cooperazione e lo
Sviluppo Economico (OCSE) e l’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE)
ha chiarito (QUI) che nel
2021 gli incentivi alle fossili sono raddoppiati nel mondo.
I nuovi dati dell'OCSE e dell'AIE mostrano che
il sostegno complessivo del governo ai combustibili fossili in 51 paesi del
mondo è quasi raddoppiato a 697,2 miliardi di dollari nel 2021, da 362,4
miliardi di dollari nel 2020, poiché i prezzi dell'energia sono aumentati con
il rimbalzo dell'economia globale. Inoltre, si prevede che i sussidi al consumo
aumenteranno ulteriormente nel 2022 a causa dell'aumento dei prezzi del
carburante e del consumo di energia.
Uno studio DEL 2021 che sottolinea:
1. le preoccupazioni per le perdite di metano, che potrebbero ridurre o addirittura compensare eventuali benefici dei gas serra associati al GNL, e le spese in conto capitale aggiuntive, il rischio di attivi non recuperabili e un lock-in tecnologico;
2. è improbabile che il GNL svolga un ruolo significativo nella decarbonizzazione del trasporto marittimo;
3. la nuova politica pubblica a sostegno del GNL come combustibile per bunker dovrebbe essere evitata;
4. il sostegno politico esistente al GNL dovrebbe essere riconsiderato;
5. le emissioni di metano dovrebbero essere regolate di più al di là della regolamentazione sulla riduzione dei consumi di gas per emergenza Ucraina.
RAPPORTO DELLA AGENZIA INTERNAZIONALE PER L’ENERGIA RINNOVABILE “WORLD
ENERGY TRANSITIONS OUTLOOK 2023: 1.5°C PATHWAY”.
1. Gli investimenti globali in tutte le tecnologie di transizione energetica hanno raggiunto un livello record di 1,3 trilioni di dollari nel 2022.
2. Gli investimenti in capitali in combustibili fossili sono stati quasi il doppio di quelli in energie rinnovabili.
3. Da produzione di energia e trasporto alla lavorazione di carbone, petrolio e gas, l'infrastruttura globale dedicata all'energia dovrà cambiare.
4. Ogni decisione di investimento e pianificazione relativa alle infrastrutture energetiche oggi dovrebbe considerare la struttura e geografia dell'economia a basse emissioni di carbonio del futuro.
5. L'infrastruttura energetica è longeva, quindi gli investimenti in infrastrutture fisse dovrebbero considerare il lungo termine.
6. L'accettazione da parte del pubblico è fondamentale per qualsiasi impresa su larga scala e può essere garantiti attraverso la trasparenza del progetto e opportunità per le comunità di esprimere le proprie prospettive.
7. Le norme di sostegno delle politiche pubbliche devono sistematicamente dare la priorità all'accelerazione della transizione energetica e una riduzione del ruolo dei combustibili fossili.
NUOVO REGOLAMENTO UE RIPRESA E RESILIENZA
La Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il Regolamento (UE) 2021/241 (che ha introdotto Dispositivo per la ripresa e la resilienza da cui i vari PNRR degli Stati Membri) introduce al Regolamento 2021/241 (QUI) un apposito capo III-bis dedicato al Piano REPowerEU (QUI). Tra gli emendamenti si veda in particolare quello che all’articolo 4 paragrafo 1 introduce l’obiettivo per cui i PNRR debbano mirare a: “una riduzione significativa della dipendenza dai combustibili fossili e mediante un maggiore utilizzo dell'energia da fonti rinnovabili, un incremento dell'efficienza energetica e della capacità di stoccaggio dell'energia”. In secondo luogo, afferma che “Al fine di accelerare le procedure di rilascio delle autorizzazioni, la Commissione dovrebbe aiutare gli Stati membri a individuare le zone particolarmente adatte allo sviluppo di progetti nel campo delle energie rinnovabili per i quali, pur nella piena applicazione del pertinente acquis ambientale, i termini possono essere più brevi.”.
Quindi semplificazioni per le FR non certo per le fossili gas e gnl compresi,
il contrario di quello che si fa in Italia (QUI).
I COSTI
DALLE EMISSIONI DI GAS SERRA
Secondo uno Studio (QUI)
pubblicato su Nature Italy (tratto dalla rivista On Earth - M. Grasso, R.
Heede, One Earth, 6, 5 (2023).)
la compensazione climatica da parte delle compagnie di combustibili fossili
ammonterebbe a oltre 200 miliardi di dollari all'anno.
Sulla base di un sondaggio di 738 economisti
del clima e utilizzando un modello di crescita economica per il periodo dal
2025 al 2075, è stato stimato un costo di 99 trilioni di dollari da danni
climatici di cui 70 trilioni di dollari possono essere attribuiti ai
combustibili fossili.
I costi suddetti sono prodotti sempre secondo
lo studio da:
1. i produttori dei prodotti che generano
emissioni,
2. gli emettitori che utilizzano carburanti
3. le autorità politiche che dovrebbero agire per
ridurre le emissioni.
NUOVE LINEE GUIDA UE SU ADATTAMENTO MUTAMENTI CLIMATICI (DOCUMENTAZIONE COMUNITARIA)
Le linee guida (QUI)
individuano uno serie di parametri essenziali per giudicare la sostenibilità
delle politiche degli stati membri al fine di raggiungere gli obiettivi di
neutralità climatica. Riporto i passaggi essenziali di detti parametri dai
quali si evince come le attuali politiche a favore del gas siano palesemente in
contraddizione con queste nuove linee guida.
Le scelte di infrastrutturali energetiche,
come quelle sul gnl, con il loro carattere strategico oltre l’emergenza
attuale, cozzano con i seguenti parametri delle nuove linee guida della UE:
1.
approvazione di quadri giuridici che stabiliscono il "dovere" e non
semplicemente politiche generiche al fine di verificare in modo vincolante i
progressi complessivi nella costruzione della resilienza agli impatti del
cambiamento climatico;
2. Strategie
di adattamento e piani regolarmente aggiornati con verifica di attuazione;
3. Priorità
politiche di adattamento che identificano i settori o aree da coinvolgere.
Le priorità dovrebbero essere definite in ordine a traguardi e obiettivi,
seguite da chiari percorsi di adattamento che istituiscono il processo di come
raggiungerli attraverso la sequenza di opzioni e azioni;
4. valutazioni
dell'impatto e della vulnerabilità basate su la più recente scienza del clima
per identificare le popolazioni, infrastrutture essenziali (attività) e settori
(attività) particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici, definire la
direzione strategica generale della politica di adattamento e informare
continuamente il processo decisionale;
5. valutazioni
del rischio climatico, basate sui risultati di stress test
periodici di infrastrutture e sistemi;
6. coinvolgimento
di tutti i settori interessati e di tutti i livelli della pubblica
amministrazione, dotati di personale e risorse finanziarie
sufficienti;
7.
Coinvolgimento di tutte le parti interessate (settore privato, ONG, determinate
comunità, ecc.) particolarmente esposti/vulnerabili e/o avere
conoscenze/risorse/capacità di informare e/o implementare le azioni di
adattamento;
8.
Coordinamento multilivello e mainstreaming, entrambi orizzontali (ad esempio,
tra i ministeri) e verticale (ad esempio, con altri strati di pubblico
amministrazione), durante la pianificazione e l'attuazione azioni di
adattamento;
9.
Monitoraggio e valutazione continui di attuazione di azioni di adattamento,
riguardanti processi, effetti e risultati, sistema di monitoraggio dotato con
gli strumenti necessari. La infrastruttura per il monitoraggio dei risultati
dell'adattamento può avere importanti sinergie con sistema di allerta.
PROGETTO SCIPPER: EMISSIONI METANO DA USO GNL PER NAVI E NON SOLO
Progetto europeo Shipping
Contributions to Inland Pollution Push for the Enforcement of Regulations
(SCIPPER - QUI) mira a implementare tecniche di
misurazione all'avanguardia e di nuova generazione per monitorare le emissioni
delle navi durante il loro normale funzionamento.
Secondo un recente
Rapporto (QUI) di questo Progetto di ricerca europeo tra le altre
questioni è emersa la necessità di stabilire limiti di emissione per il metano
- più rilevanti per il gas naturale liquefatto (GNL) come combustibile per navi. Il GNL
è stato introdotto come un combustibile marino principalmente per rispettare i
limiti di zolfo. Tuttavia, l'emissione di metano non è regolamentata e ha in
diversi studi si sono rivelati sostanziali. Esistono tipi di motore con basso
scorrimento del metano e post-trattamento metodi in fase di sviluppo.
TRE RAPPORTI DUE DEL GESTORE MERCATI ENERGETICI (2022-2023) UNO DELLO IIEFA 2023 SUL MERCATO DEL GNL
I Rapporti sottolineano il rischio sovracapacità di offerta:
1. sia di rigassificatori senza avere sufficiente gnl da rigassificare
2. sia di gnl stesso in un quadro in cui la UE spinge per ridurre comunque il consumo di gas
Gestore
dei Mercati Energetici (GME)
Il GME in un suo report (QUI) del
giugno 2022 ha dimostrato che le nuove infrastrutture per il GNL non
serviranno per affrontare l’emergenza Ucraina. Due sono le questioni
critiche che questo rapporto affronta:
1. i tempi lunghi di realizzazione di rigassificatori a terra (oltre tre anni) mentre quelli offshore meno ma solo se si va in deroga alle norme ambientali suddette
2. la situazione mondiale della produzione di gas liquido: La capacità di rigassificazione mondiale risulta nettamente superiore a quella di liquefazione, oltre il doppio e pari a 993 Mt.
Il differenziale molto ampio fra capacità di
rigassificazione e importazioni di GNL spiega perché, anche nel 2021, il tasso
di utilizzo medio dei rigassificatori, a livello mondiale, si sia attestato al
37,5%, in linea con il 2020, ma leggermente più basso del 2019 (38,6%).
Morale il rischio è di costruire rigassificatori velocemente senza avere il
gnl oppure per averlo pagarlo a prezzi elevati vista la carenza di offerta
rispetto alla domanda.
Sempre il GME nella sua Newsletter di Marzo 2023 (QUI) affronta il tema delle prospettive del gas ed in particolare del GNL in chiave UE ma non solo:
1. GNL dagli USA ha sostituivo
in gran parte quello Russo ma con costi molto maggiori visto la tipologia
diversa della formazione dei prezzi del gas tra la UE (mercato spot) e i
mercati asiatici (contratti di lungo periodo) spostando grosse quantità di GNL
verso la UE in una fase di riduzione della domanda di gas soprattutto dalla
Cina;
2. sul lato della offerta di GNL la
situazione non è rosea in quanto gli impianti sono sovrasfruttati (soprattutto
quelli di liquefazione) e questo potrebbe comportare interruzione delle
forniture soprattutto se ripartirà come probabile la domanda cinese.
Rapporto
(QUI) IIEFA -
Istituto internazionale per le analisi economiche e finanziarie sull’energia)
2023
Lo scorso anno l'invasione
russa dell'Ucraina ha ribaltato i mercati globali del GNL, spingendo
l'Europa ad acquistare quantità record di GNL e spingendo i prezzi al
livello più alto mai raggiunto.
In Asia, il GNL si è ora guadagnato la reputazione di fonte di carburante costosa e inaffidabile, annebbiando la domanda futura.
L'UE sta adottando misure aggressive per ridurre il consumo di gas, il che potrebbe rendere superflua la nuova capacità di importazione di GNL.
Sebbene i mercati del GNL possano rimanere stretti per diversi anni, il mercato globale del GNL vedrà un'ondata di nuovi progetti in arrivo nel 2025-27, creando il potenziale per un eccesso di offerta esteso e un ritorno ai bassi prezzi globali.
Il Briefing (QUI) sempre dell’IIEFA pubblicato lo scorso 1° agosto
2023 conferma questa tendenza. Secondo l’IIEFA la
spiegazione della performance finanziaria record dell'industria petrolifera e
del gas nel 2022 si riduce a una parola: guerra.
I prezzi globali del petrolio erano già in
ripresa economica post-COVID, con il benchmark Brent in aumento da $ 40 /
barile nella prima metà del 2020 a $ 77 / barile nella seconda metà del 2021.
Ma le crescenti tensioni tra Russia e Ucraina tra la fine del 2021 e l'inizio
del 2022 hanno causato un aumento dei prezzi e l'invasione su vasta scala
dell'Ucraina da parte della Russia ha fatto salire i prezzi alle stelle
a $ 127 entro il 7 marzo. I prezzi sono rimasti alti per mesi, poiché le
sanzioni sul petrolio russo hanno creato il caos nei mercati globali. Ma quando
il mercato si è riadattato ai nuovi modelli commerciali, i prezzi del petrolio sono
gradualmente diminuiti, scendendo a $ 81 entro la fine dell'anno.
Nonostante il loro
precedente allineamento, sta emergendo una tendenza in cui la crescita
economica generale e la crescita del settore petrolifero e del gas si stanno
disaccoppiando.
IIEFE conferma che le compagnie petrolifere e del gas dedicano pochi centesimi sul dollaro di spesa in conto capitale verso soluzioni a basse emissioni di carbonio, gli investitori dovrebbero essere profondamente preoccupati dalla risposta del settore finora. Si veda un rapporto (QUI) della Agenzia Internazionale dell’Energia che dimostra come L'industria petrolifera e del gas ha registrato un record di liquidità nel 2022 a causa degli alti prezzi del carburante Ma la maggior parte di questo è andato ai dividendi, al riacquisto di azioni proprie e al rimborso del debito, piuttosto che agli investimenti energetici. Solo una piccola parte è stata spesa per le tecnologie pulite. Si veda anche il recente Rapporto (QUI) commissionato da Greenpeace dove si dimostra che nonostante nel 2022 i profitti di queste aziende siano cresciuti in media del 75%, gli investimenti sono aumentati solo del 37%. Inoltre, appena un misero 7,3% degli investimenti è stato destinato alla produzione di energia sostenibile e a basse emissioni di carbonio, mentre il restante 92,7% è servito per alimentare il solito settore del petrolio e del gas fossile.
Così conclude IIEFE: “In
questo momento la logica finanziaria per il petrolio e il gas è nel migliore
dei casi elusiva e gli investimenti sono rischiosi. L'industria è legata al
prezzo del petrolio, un fattore attualmente determinato da forze sempre più
volatili e inaffidabili, in un mercato altamente competitivo con forti
concorrenti sostenibili. Il più potente produttore di entrate in un decennio per
l'industria è stata l'invasione militare insostenibile dell'Ucraina. Gli
investitori che non prestano attenzione ai segnali non riescono a proteggere i
loro asset da un'ulteriore erosione.”
D’altronde perfino gli
articoli (QUI) sdraiati sulla lobby del gas che presentano dati
assolutamente parziali, e comunque slegati dagli interessi strategici
nazionali, sono costretti a confermare la suddetta tendenza anche per l’ENI: “Eni
ha registrato un calo del 49% dell’utile netto rettificato nel secondo
trimestre a causa del calo dei prezzi del petrolio e del gas. L’utile netto
rettificato ha raggiunto 1,94 miliardi di euro nel secondo trimestre.”
Un secondo Briefing di
IIEFE del 9 agosto 2023 (QUI) dove si ribadisce che i prezzi elevati legati
all'invasione russa dell'Ucraina sono ora diminuiti e puntare su ulteriori
turbolenze geopolitiche per gonfiare entrate e profitti è l'opposto di un
modello di business sostenibile e a basso rischio. Qualsiasi sforzo finanziario
che dipenda dallo spargimento di sangue e dalle macchinazioni geopolitiche per
i suoi profitti è, per sua natura, uno sforzo speculativo e ad alto rischio,
ben lontano dalla tesi di investimento blue-chip che gli investitori
storicamente hanno richiesto all'industria petrolifera e del gas.
Questi
dati si sommano alla volatilità del mercato del gnl come afferma il recente briefing
di Bloomberg dello scorso 2 agosto (QUI) dove
emerge che:
I
prezzi del gas europei più deboli spingono le importazioni di GNL ai minimi dal
2021.
Le
consegne di GNL sono scese del 7% a luglio a 8,6 milioni di tonnellate: i dati
delle navi.
Il 2 agosto, all’hub TTF
di Amsterdam, il punto di riferimento per il commercio di gas in Europa, i
futures erano a circa 28 euro (31 dollari) per megawattora (MWh), in netto calo
rispetto ai circa 200 euro (220 dollari) per MWh di un ‘anno fa.
Invece, negli ultimi
giorni, l’Asia ha registrato un aumento dei prezzi spot del GNL, con il prezzo
medio per la consegna di settembre nel nord-est asiatico che l’1° agosto ha
raggiunto quasi 11 dollari per milione di unità termiche britanniche martedì,
che equivale a 35,1 euro (38,5 dollari) per MWh. Un aumento che è stato
attribuito alle ondate di caldo in Giappone, Corea del Sud e parti della Cina.
La UE ha attualmente scorte superiori alla media e sta affrontando una domanda contenuta, ma potrebbe essere necessario aumentare i prezzi per attirare le spedizioni lontano dai rivali in Asia mentre si prepara per l'inverno.
E' stato pubblicato a luglio 2023 uno studio di Sea-Intelligence (società di ricerca danese) secondo il quale (QUI) il gnl per la navigazione marittima è tornata competitivo nei prezzi, ma lo studio fa il confronto solo con gli scrubber oltre al fatto che si conferma che non esistono dati pubblici sulle quotazioni di GNL. Si conferma quindi quanto sopra esposto nei Briefing sulla volatilità dei prezzi gnl ma soprattutto il confronto non va fatto solo con gli scrubber ma con i combustibili ad emissioni di gas serra zero altrimenti si rimuovono:
2. le difficoltà di investimento a favore di misure di prevenzione degli impatti dei gas serra per misure di mero adeguamento come ha dimostrato uno studio della Banca Mondiale (QUI)
COMITATO ECONOMICO E SOCIALE DELLA UE
In un Parere dello
scorso giugno 2023 (QUI) il CESE è intervenuto sul tema della crisi
energetica dettata anche dalla guerra in Ucraina e l’impatto che ciò ha
prodotto sulla economia europea.
Secondo il Parere l’UE non può
limitarsi a risposte di bilancio emergenziali e debba invece concentrarsi sui
cambiamenti strutturali che le consentano di sganciarsi più celermente dai
combustibili fossili. Per garantirsi uno sviluppo economico armonioso e
competitivo, l’UE ha bisogno di forniture energetiche affidabili, sicure e a
prezzi accessibili, con alla base un mercato integrato dell’energia che, oltre
ad avere un’ampia quota di energia pulita, sia resiliente e in grado di far
fronte a perturbazioni e shock.
N.B. il Cese ricorda, nel suo Parere, le tappe fondamentali dell’Unione dell’energia che hanno definito in modo specifico l’andamento del futuro sviluppo del sistema energetico. Alcuni dei suoi pilastri, e in particolare quelli relativi alla sicurezza energetica, sono stati di recente sottostimati, principalmente a causa di una forte attenzione e preferenza per il gas russo a basso costo — considerato a suo tempo una fonte cui far ricorso in via temporanea durante la transizione economica verde — e di un frettoloso abbandono, dettato da ragioni puramente politiche, di fonti stabili di energia pulita.
Il CESE sostiene fermamente tutte le misure politiche volte a ridurre l’inflazione in modo sostenibile nel corso di quest’anno ed è favorevole a una ripresa economica basata su investimenti in settori e industrie verdi, digitali e strategicamente importanti, che sostengano la base industriale e la competitività globale dell’UE, sfruttando al contempo tutti i vantaggi del mercato unico. È di vitale importanza che la produzione di tecnologie pulite diventi una giustificazione economica (un business case a favore) dell’Europa.
L’attuazione del Green Deal, comprese la transizione verso un’economia neutra in termini di emissioni di carbonio e il mantenimento di un’industria competitiva dell’UE, richiede ingenti investimenti da fonti pubbliche e private. Tuttavia, l’UE non dispone di un quadro a lungo termine che consenta di finanziare in maniera consistente l’attuazione del Green Deal. Il CESE invoca pertanto la creazione di un quadro adeguato al fine di sostenere misure che finanzino la transizione verso un’economia climaticamente neutra in modo semplice ed efficiente.
In altro Parere (QUI) del 14 giugno 2023 il CESE afferma che le misure adottate a livello dell'UE per far fronte al problema delle bollette energetiche non sono allineate a quelle adottate a livello nazionale, il che permette di attuare politiche fiscali, normative e di sovvenzionamento diverse, mentre i prezzi dell'energia rimangono a livelli elevati.
GLI STUDI DOCUMENTI E ATTI SOPRA
SINTETIZZATI DIMOSTRANO CHE I CRITERI PER LA REALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI IN
QUESTIONE PREVISTI DAL DLGS N° 257 DEL 2016 NON SONO AGGIORNATI.
Ricordo che il DLgs
257/2016 è la norma nazionale che stabilisce le modalità di autorizzazione ma
soprattutto i criteri di localizzazione dei progetti di uso del gnl.
Si legga ad esempio il punto 5.10.7 <<Stima della domanda di GNL per il
trasporto navale>>: “Per quanto riguarda il trasporto marittimo, rispetto al trasporto su strada, la sostituzione e/o l'adeguamento delle flotte navali sarà frenata dai più lunghi tempi di rinnovo delle navi e dal più complesso sistema logistico (adattamento banchine, depositi etc.) richiesto per il set-up del mercato. Nel lungo termine, tuttavia, le normative ambientali internazionali (IMO-MARPOL) ed europee, e il minor costo atteso del GNL faranno da volano per il suo sviluppo in questo settore.”
QUINDI NEL BREVE TERMINE IL GNL PER LE NAVI SERVIRA’ A POCO PERCHE’ MANCANO LE NAVI A GNL
NEL LUNGO TERMINE POTREBBE SERVIRE MA UN USO MASSICCIO DEL GNL SI SCONTREBBE CON LE ESIGENZE DEGLI OBIETTIVI DI NEUTRALITA’ CLIMATICA.
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