giovedì 24 agosto 2023

Corte dei Conti UE l’Europa: non sta andando verso una economia circolare

Nonostante l’overdose di atti, documenti, iniziative, comunicati e dichiarazioni roboanti “vi sono scarsi elementi probatori che confermino che i piani d’azione per l’economia circolare, e in particolare le azioni relative alla progettazione circolare dei prodotti e dei processi produttivi, abbiano influito sulle attività di economia circolare negli Stati membri.” Lo afferma la Corte dei Conti della UE in un suo recentissimo Rapporto (QUI).

I segnali di gravi difficoltà sulla transizione ecologica in Italia e in Europa erano chiari da tempo (QUI) ma ora perfino una istituzione tecnica come la Corte dei Conti UE lo conferma ufficialmente, anche se altri rapporti sempre della Corte dei Conti avevano già lanciato l'allarme sui vari temi oggetto della transizione ecologica a cominciare dagli obiettivi delle neutralità climatica: 

1.sui prezzi dell’energia che rimuovono i costi ambientali e le sovvenzioni alle fossili bloccano la transizione alle rinnovabili: QUI

2. sul fatto che la UE sulla lotta ai cambiamenti climatici spenda meno di quello che dichiara: QUI;

3. sul fallimento dell'Alleanza mondiale per il clima a favore dei PVS: QUI;

4. quasi impossibilità di raggiungere gli obiettivi sui gas serra e transizione energetica al 2030: QUI.

 

 

Il Rapporto intende valutare se l’azione della Commissione sia stata efficace nell’influenzare le attività di economia circolare negli Stati membri.

La Corte si è concentrata sulle azioni relative alla progettazione e alla produzione intraprese dalla Commissione a partire dal primo piano d’azione del 2015. Ha esaminato il ritmo con cui gli Stati membri hanno attuato la transizione verso l’economia circolare, l’efficacia delle misure abilitanti della Commissione volte a sostenere tale transizione e la mobilitazione dei fondi UE da molteplici fonti a favore dell’economia circolare.

 

Il Rapporto intende inoltre contribuire ad affrontare l’attuale sfida di ridurre l’impatto ambientale delle attività economiche nell’UE. Il fine è aiutare la Commissione a migliorare il monitoraggio della transizione verso un’economia circolare e a dirigere meglio i finanziamenti UE verso la progettazione circolare dei prodotti e dei processi produttivi, che rappresenta il modo più efficace per realizzare un’economia circolare.

 

Tra gli aspetti positivi che emergono dal Rapporto si registra il fatto che, dalla pubblicazione del primo piano d’azione, vi è stato un incremento delle attività di economia circolare da parte dei governi degli Stati membri.

 

I progressi appaiono tuttavia ancora lenti. Il conseguimento dell’obiettivo dell’UE di raddoppiare la percentuale di materiali riciclati e reintrodotti nell’economia entro il 2030 appare decisamente problematico.

 

Il quadro elaborato dalla Commissione per monitorare la transizione dell’UE verso un’economia circolare non ha tenuto pienamente conto di tutti gli aspetti principali, poiché mancavano specifici indicatori relativi alla progettazione circolare dei prodotti. La Corte ha rilevato che, anche se il quadro di monitoraggio era in fase di revisione al momento dell’audit, gli indicatori definiti dalla Commissione non permettevano di monitorare in modo completo i progressi complessivi compiuti nella transizione.

 

La Corte ha riscontrato che vi sono scarsi elementi che confermino l’efficacia delle misure del piano d’azione, volte a favorire la transizione degli Stati membri verso un’economia circolare attraverso orientamenti strategici in ambiti quali l’innovazione e gli investimenti.

In linea con la legislazione dell’UE, gli Stati membri dovrebbero fare un uso accorto degli investimenti UE, attribuendo la priorità alla prevenzione dei rifiuti.

 

Nel periodo 2014-2020, l’UE aveva programmato lo stanziamento di oltre 10 miliardi di euro di finanziamenti per la transizione verso un’economia circolare. Nonostante la disponibilità dei fondi UE e il sostegno complessivo all’economia circolare, la Commissione e gli Stati membri non hanno utilizzato i finanziamenti in maniera mirata ed efficace per investimenti nella progettazione circolare dei prodotti e dei processi produttivi. I finanziamenti UE sono stati per lo più utilizzati per la gestione dei rifiuti, il cui contributo alla riduzione dell’impatto ambientale è meno efficace. Sebbene nella programmazione del periodo 2021-2027 sia stata rivolta maggiore attenzione all’economia circolare, gli Stati membri possono ancora scegliere di destinare una quota significativa dei finanziamenti UE alla gestione dei rifiuti invece che alla loro prevenzione attraverso la progettazione circolare.

 

La Corte ha raccomandato alla Commissione di:

1. migliorare il monitoraggio della transizione degli Stati membri verso un’economia circolare al fine di agevolare l’adozione di decisioni informate relative alle nuove politiche, iniziative e azioni

2. analizzare i motivi che hanno condotto allo scarso utilizzo dei finanziamenti UE per la progettazione circolare e valutare come incentivarla ulteriormente.

 

 

 

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