Nonostante
l’overdose di atti, documenti, iniziative, comunicati e dichiarazioni roboanti “vi
sono scarsi elementi probatori che confermino che i piani d’azione per
l’economia circolare, e in particolare le azioni relative alla progettazione
circolare dei prodotti e dei processi produttivi, abbiano influito sulle
attività di economia circolare negli Stati membri.” Lo afferma la Corte
dei Conti della UE in un suo recentissimo Rapporto (QUI).
I segnali di gravi difficoltà sulla transizione ecologica in Italia e in Europa erano chiari da tempo (QUI) ma ora perfino una istituzione tecnica come la Corte dei Conti UE lo conferma ufficialmente, anche se altri rapporti sempre della Corte dei Conti avevano già lanciato l'allarme sui vari temi oggetto della transizione ecologica a cominciare dagli obiettivi delle neutralità climatica:
1.sui prezzi dell’energia che rimuovono i costi ambientali e le sovvenzioni alle fossili bloccano la transizione alle rinnovabili: QUI;
2. sul fatto che la UE sulla lotta ai cambiamenti climatici spenda meno di quello che dichiara: QUI;
3. sul fallimento dell'Alleanza mondiale per il clima a favore dei PVS: QUI;
4. quasi impossibilità di raggiungere gli obiettivi sui gas serra e transizione energetica al 2030: QUI.
Il Rapporto intende valutare se l’azione della Commissione sia stata efficace
nell’influenzare le attività di economia circolare negli Stati membri.
La
Corte si è concentrata sulle azioni relative alla progettazione e alla
produzione intraprese dalla Commissione a partire dal primo piano d’azione del
2015. Ha esaminato il ritmo con cui gli Stati membri hanno attuato la
transizione verso l’economia circolare, l’efficacia delle misure abilitanti della
Commissione volte a sostenere tale transizione e la mobilitazione dei fondi UE
da molteplici fonti a favore dell’economia circolare.
Il
Rapporto intende inoltre contribuire ad affrontare l’attuale sfida di ridurre
l’impatto ambientale delle attività economiche nell’UE. Il fine è aiutare la
Commissione a migliorare il monitoraggio della transizione verso un’economia
circolare e a dirigere meglio i finanziamenti UE verso la progettazione
circolare dei prodotti e dei processi produttivi, che rappresenta il modo più
efficace per realizzare un’economia circolare.
Tra gli aspetti positivi che emergono dal Rapporto si registra il fatto che, dalla
pubblicazione del primo piano d’azione, vi è stato un incremento delle attività
di economia circolare da parte dei governi degli Stati membri.
I progressi appaiono tuttavia ancora lenti. Il
conseguimento dell’obiettivo dell’UE di raddoppiare la percentuale di materiali
riciclati e reintrodotti nell’economia entro il 2030 appare decisamente problematico.
Il
quadro elaborato dalla Commissione per monitorare la transizione dell’UE verso
un’economia circolare non ha tenuto pienamente conto di tutti gli aspetti
principali, poiché mancavano specifici indicatori relativi alla progettazione
circolare dei prodotti. La Corte ha rilevato che, anche se il quadro di
monitoraggio era in fase di revisione al momento dell’audit, gli indicatori
definiti dalla Commissione non permettevano di monitorare in modo completo i
progressi complessivi compiuti nella transizione.
La
Corte ha riscontrato che vi sono scarsi elementi che confermino l’efficacia
delle misure del piano d’azione, volte a favorire la transizione degli Stati
membri verso un’economia circolare attraverso orientamenti strategici in
ambiti quali l’innovazione e gli investimenti.
In
linea con la legislazione dell’UE, gli Stati membri dovrebbero fare un uso
accorto degli investimenti UE, attribuendo la priorità alla prevenzione dei
rifiuti.
Nel
periodo 2014-2020, l’UE aveva programmato lo stanziamento di oltre
10 miliardi di euro di finanziamenti per la transizione verso un’economia
circolare. Nonostante la disponibilità dei fondi UE e il sostegno complessivo
all’economia circolare, la Commissione e gli Stati membri non hanno
utilizzato i finanziamenti in maniera mirata ed efficace per investimenti nella
progettazione circolare dei prodotti e dei processi produttivi. I
finanziamenti UE sono stati per lo più utilizzati per la gestione dei rifiuti,
il cui contributo alla riduzione dell’impatto ambientale è meno efficace.
Sebbene nella programmazione del periodo 2021-2027 sia stata rivolta maggiore
attenzione all’economia circolare, gli Stati membri possono ancora scegliere di
destinare una quota significativa dei finanziamenti UE alla gestione dei
rifiuti invece che alla loro prevenzione attraverso la progettazione circolare.
La Corte ha raccomandato alla Commissione di:
1. migliorare il monitoraggio della transizione degli Stati membri
verso un’economia circolare al fine di agevolare l’adozione di decisioni informate
relative alle nuove politiche, iniziative e azioni
2. analizzare i motivi che hanno condotto allo scarso utilizzo dei
finanziamenti UE per la progettazione circolare e valutare come incentivarla
ulteriormente.
Nessun commento:
Posta un commento