Pubblicata una Comunicazione (QUI) della
Commissione UE del 26 giugno 2023 nella persona dell’Alto Rappresentante UE
Affari Esteri e Sicurezza inviata al Parlamento Europeo e
al Consiglio.
La Comunicazione ha per titolo: “Una prospettiva nuova sul
nesso tra clima e sicurezza: parare l'impatto dei cambiamenti climatici e del
degrado ambientale sulla pace, la sicurezza e la difesa”.
Secondo l’introduzione alla Comunicazione l'espressione nesso tra
clima e sicurezza usata nel presente documento si riferisce agli effetti dei
cambiamenti climatici e del degrado ambientale, inclusi la perdita di
biodiversità e l'inquinamento, sulla pace, la sicurezza e la difesa.
D’altronde, come spiego da tempo nel mio blog, la tendenza securitaria della transizione ecologica si manifesta chiaramente anche in Italia e la dimostrazione sono
1. la trasformazione del Ministero
della Transizione Ecologica in Ministero della sicurezza energetica (QUI)
2. la
istituzione del Comitato sulla sicurezza della transizione energetica e i
rischi climatici (QUI)
3. la approvazione di norme speciali
per autorizzare impianti definiti strategici che vanno in deroga non solo a
norme ambientali ma alla democrazia nei territori con una logica sempre più di
accentramento delle decisioni: ben rappresentato dalla accoppiata Commissari e
Presidenza del Consiglio dei Ministri. Da ultimo si veda il modello rigassificatori di urgenza QUI.
LA COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE UE IN SINTESI
Gli elementi che emergono dalla comunicazione in sintesi sono:
1. la criminalità ambientale
organizzata è il quarto settore della criminalità mondiale
2. necessità di creare un polo integrato
di informazioni su sicurezza e ambiente finalizzato ad analizzare annualmente,
tra l’altro, le tendenze alla competizione per le risorse naturali
3. necessità di ampliare l’indice di
rischio globale dei conflitti dovuto allo scontro per il superamento della
dipendenza dai combustibili fossili al fine di migliorare la capacità di
prevenzione dei conflitti
4. Il processo decisionale relativo
ai mandati della PSDC (Politica di sicurezza e difesa comune della UE) dovrebbe
tenere conto delle nuove analisi annuali delle tendenze sul clima, l'ambiente e
la sicurezza
5. costituire gradualmente un gruppo
di esperti (certificati) che, oltre al lavoro svolto presso i ministeri
nazionali, potrebbero essere messi a disposizione dagli Stati membri
nell'ambito di missioni/operazioni della PSDC.
6. istituire
un apposito centro di competenza a guida UE sui cambiamenti climatici, la
sicurezza e la difesa, al fine di migliorare l'adattamento ai cambiamenti
climatici e la mitigazione dei loro effetti tra le forze armate degli Stati
membri
7. sviluppare soluzioni orientate
alla difesa destinate a sostenere la ricerca e lo sviluppo di tecnologie e
prodotti per la difesa dedicati al clima e alla gestione ed efficienza
energetica,
8. incrementare tra UE e Nato un coordinamento
più intenso con la possibilità di cooperare in modo concreto su determinati
filoni di lavoro, quali l'analisi dei dati e l'allarme rapido, la formazione e
la sensibilizzazione, il rafforzamento della resilienza e lo sviluppo delle
capacità (anche relativamente all'efficienza energetica e alla transizione
energetica), che offrono spazi concreti di cooperazione.
LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA AMBIENTALE
L'instabilità e la penuria di risorse indotte dal clima e
dall'ambiente possono essere strumentalizzate attivamente da gruppi armati,
reti della criminalità organizzata, regimi corrotti o autoritari e altri
soggetti, anche attraverso la criminalità ambientale. Quest'ultima è ormai il
quarto settore della criminalità mondiale per dimensioni ed è in continua
espansione, accelerando ulteriormente la crisi ambientale, anche a causa dello
sfruttamento non sostenibile delle risorse naturali come confermato dalla
Relazione 2021 sulla criminalità ambientale di Eurojust (QUI).
Le sfide poste dai cambiamenti climatici e dal degrado ambientale in termini di sicurezza e difesa sono quindi diventate più urgenti, impegnative e complesse, constatazione sottolineata costantemente dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) e in molteplici altri rapporti o studi. Le organizzazioni partner, come le Nazioni Unite e la NATO, e i partner bilaterali stanno integrando questi rischi nella pianificazione politica. Come indicato nelle conclusioni del Consiglio sulla diplomazia climatica ed energetica (QUI), adottate nel marzo 2023, è necessario che l'Unione integri meglio il nesso tra clima, pace e sicurezza nella propria politica esterna, politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) compresa, così come nella cooperazione e nei partenariati internazionali. Gli Stati membri svolgono un ruolo essenziale per portare avanti quest'impegno.
RENDERE LA PIANIFICAZIONE, IL PROCESSO DECISIONALE E
L'ATTUAZIONE SU CLIMA E AMBIENTE PIÙ INFORMATI
il Centro satellitare dell'Unione europea (SatCen - QUI) esaminerà la possibilità di sviluppare un
polo di conoscenze integrato. Il polo di dati e analisi sulla sicurezza
climatica e ambientale, che sarà creato all'interno del SatCen, si baserà su
esperienze pregresse e iniziative esistenti e costituirà una risorsa per
valutare i rischi per la sicurezza legati al clima.
Per agevolare l'inclusione del nesso tra clima e sicurezza nelle discussioni e nel processo decisionale a livello politico e strategico, i servizi della Commissione e il servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) cominceranno a effettuare ogni anno un'analisi globale annuale delle tendenze che contempli, tra le altre cose, l'effetto dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale sui conflitti, sui fenomeni di sfollamento e sui movimenti migratori, oltre che sulla competizione per le risorse naturali.
L'indice di rischio globale dei conflitti (QUI) verrà ampliato al fine di esaminare, oltre all'effetto generato dalla siccità, anche quello dovuto, ad esempio, all'aumento dei fenomeni di migrazione e sfollamento, di analizzare gli effetti indiretti dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale, ad esempio sui prezzi delle materie prime quali alimenti, gas e petrolio, e di valutare le implicazioni geopolitiche e di sicurezza derivanti da una minore dipendenza dai combustibili fossili.
Per migliorare le capacità di allarme rapido e anticipazione dell'UE sarà elaborato un modello dinamico di valutazione del rischio di conflitti a breve termine e subnazionali che presti particolare attenzione alle variabili legate all'ambiente e al clima.
METTERE IN PRATICA IL NESSO TRA CLIMA E SICUREZZA
NELL'AZIONE ESTERNA DELL'UE
Le politiche e le pratiche in materia di clima e ambiente
dovrebbero tenere sempre più conto delle situazioni di conflitto e, nel
contempo, le considerazioni relative al clima e all'ambiente dovrebbero
continuare a essere integrate nei processi di consolidamento della pace, di
stabilizzazione, di gestione delle crisi e di ripresa post-conflitto promossi
dall'UE.
Nella bussola strategica è stato fissato l'obiettivo di prevedere entro il 2025 in tutte le missioni e le operazioni militari e civili la presenza di un consulente ambientale e l'obbligo per la missione o operazione di riferire in merito alla propria impronta ambientale. Con il patto sulla dimensione civile della PSDC (QUI) gli Stati membri si sono impegnati a integrare nelle attività esterne delle missioni sforzi volti ad affrontare le sfide in materia di sicurezza legate ai cambiamenti climatici e al degrado allo sfruttamento dell'ambiente.
Il processo decisionale relativo ai mandati della PSDC (Politica di sicurezza e difesa comune della UE) dovrebbe tenere conto delle nuove analisi annuali delle tendenze sul clima, l'ambiente e la sicurezza e di altre fonti analitiche nella pianificazione e nel riesame periodico dei mandati delle missioni, promuovendo nel contempo l'integrazione degli insegnamenti tratti nell'ambito dei diversi filoni di lavoro. È opportuno riflettere sulle esperienze maturate dai partner che operano nello stesso contesto, in particolare nell'ambito dell'ONU42, anche al fine di individuare i possibili settori di maggiore cooperazione.
GARANTIRE UNA SICUREZZA E UNA DIFESA EUROPEE SOSTENIBILI
E RESILIENTI AI CAMBIAMENTI CLIMATICI
Sarà istituita una piattaforma dell'UE per la formazione in
materia di clima, sicurezza e difesa nel quadro dell'Accademia europea per la
sicurezza e la difesa, il cui obiettivo sarà quello di sviluppare le competenze
richieste a livello dell'UE e a livello nazionale, formando ad esempio esperti
di diritto e criminalità ambientale, ingegneri ambientali e specialisti
dell'analisi dei rischi per la sicurezza legati al clima. Ciò consentirà
inoltre all'UE di costituire gradualmente un gruppo di esperti (certificati)
che, oltre al lavoro svolto presso i ministeri nazionali, potrebbero essere
messi a disposizione dagli Stati membri nell'ambito di missioni/operazioni
della PSDC.
La rete dell'UE per il clima e la difesa, costituita da esperti dei ministeri della difesa degli Stati membri e istituita nella scia della bussola strategica su iniziativa del SEAE e dell'AED, si è rivelata uno strumento utile per promuovere la cooperazione, il coordinamento e lo scambio di migliori pratiche in tale ambito. La rete, copresieduta dal SEAE e dall'AED, ha elaborato e concordato un modello indicativo cui gli Stati membri sono tenuti a riferirsi per l'elaborazione delle strategie nazionali volte a preparare le forze armate ai cambiamenti climatici.
I competenti servizi della Commissione, il SEAE (QUI) e l'AED
(QUI)
istituiranno un nuovo meccanismo di sostegno per il clima e la difesa, che
consentirà di collaborare con gli Stati membri per individuare carenze e
possibilità di collaborazione in settori quali lo sviluppo delle capacità, la
condivisione o la conduzione di studi e ricerche, la definizione di norme
verdi, la raccolta di dati, l'elaborazione di metodologie o concetti tecnici,
l'incremento degli incentivi e la promozione di progetti collaborativi. In
quest'ottica la Commissione e l'alto rappresentante prenderanno in
considerazione, in stretta consultazione con l'AED e con un approccio graduale,
la possibilità di istituire un apposito centro di competenza a guida UE sui
cambiamenti climatici, la sicurezza e la difesa, al fine di migliorare
l'adattamento ai cambiamenti climatici e la mitigazione dei loro effetti tra le
forze armate degli Stati membri, anche, ove opportuno, per il tramite della
Banca europea per gli investimenti.
STRUMENTI E POLITICHE DELL'UE CHE COSTITUISCONO UNA BASE
SOLIDA PER ULTERIORI INTERVENTI
Nel 2021 sono stati avviati tre progetti nell'ambito del Fondo
europeo per la difesa (FED) con l'obiettivo di sviluppare soluzioni orientate
alla difesa destinate a sostenere la ricerca e lo sviluppo di tecnologie e
prodotti per la difesa dedicati al clima e alla gestione ed efficienza
energetica, dotati di un bilancio pari a 84 milioni di EUR.
Il piano d'azione sulla mobilità militare 2.0 (QUI) ha
inserito la sostenibilità e l'efficienza energetica tra gli obiettivi di fondo
per lo sviluppo delle capacità e delle infrastrutture di trasporto a duplice
uso del futuro, tra cui l'infrastruttura della catena di approvvigionamento dei
carburanti per gli spostamenti ingenti delle forze militari e del relativo
equipaggiamento [NOTA 1].
Gli Stati membri affrontano le questioni legate all'efficienza
energetica, alla circolarità e alla resilienza energetica nel settore della
difesa mediante attività finanziate dalla Commissione sotto l'egida
dell'Agenzia europea per la difesa, come ad esempio il forum consultivo
sull'energia sostenibile nel settore della difesa e della sicurezza (CF
SEDSS)54, il forum di incubazione sull'economia circolare nella difesa
europea55 e l'iniziativa "Symbiosis" (energia rinnovabile offshore
nel settore della difesa - [NOTA 2])
il gruppo dell'AED sulla tecnologia per le capacità che si occupa di energia e
ambiente individua le lacune tecnologiche e propone progetti collaborativi [NOTA 3].
I progetti collaborativi nel quadro della cooperazione strutturata
permanente (PESCO) riguardano le sfide relative ai cambiamenti climatici e al
degrado ambientale, in particolare i progetti "Funzione operativa
energia" (QUI) e
"Addestramento per elicotteri ad alta temperatura e ad alta quota".
COOPERAZIONE UE NATO
La dichiarazione comune sulla cooperazione UE-NATO66 del gennaio
2023 ha sottolineato la necessità di parare insieme le implicazioni dei
cambiamenti cimatici per la sicurezza. Entrambe le organizzazioni hanno
compiuto progressi significativi nel sostenere l'adattamento delle forze armate
dei membri agli effetti negativi dei cambiamenti climatici e del degrado
ambientale e nel ridurre tale impatto negativo mediante misure di mitigazione.
Pertanto, è necessario che vi sia un coordinamento più intenso e la possibilità
di cooperare in modo concreto su determinati filoni di lavoro, quali l'analisi
dei dati e l'allarme rapido, la formazione e la sensibilizzazione, il
rafforzamento della resilienza e lo sviluppo delle capacità (anche
relativamente all'efficienza energetica e alla transizione energetica), che
offrono spazi concreti di cooperazione. L'alto rappresentante e la Commissione
consulteranno la NATO in merito alla possibilità di avviare un dialogo
strutturato UE-NATO su tali questioni. Ove opportuno saranno valutate sinergie
con altri dialoghi UE-NATO in settori pertinenti, come il dialogo strutturato
UE-NATO sulla resilienza e la task force UE-NATO sulla resilienza delle
infrastrutture critiche.
L'alto rappresentante e la Commissione consulteranno la NATO in
merito all'apertura di un dialogo strutturato per affrontare il tema dei
molteplici legami relativi ai cambiamenti climatici, al degrado ambientale,
alla sicurezza e alla difesa, al fine di esplorare sinergie tra le due
organizzazioni e individuare una possibile cooperazione in settori che offrano
vantaggi reciproci. Ciò dovrebbe avvenire nel quadro di un documento di
attuazione completo già previsto sulla cooperazione UE-NATO.
Il SEAE e i competenti servizi della Commissione esploreranno la
possibilità di scambi con il Centro di eccellenza della NATO sui cambiamenti
climatici e la sicurezza in merito agli insegnamenti tratti e alle migliori
pratiche.
[NOTA 1] Ciò è in
linea con la politica riguardante la rete TEN-T, che mira a ridurre l'impronta
di carbonio nel settore dei trasporti e gli effetti prodotti dai cambiamenti
climatici, mentre il nuovo regolamento sulla realizzazione di un'infrastruttura
per i combustibili alternativi fissa obiettivi di diffusione obbligatori per
l'infrastruttura di ricarica elettrica e di rifornimento di idrogeno
[NOTA 2] Iniziativa
finanziata dalla Commissione e gestita dall'AED dedicata all'ideazione di
progetti ispirati ai principi della circolarità nei settori relativi alle
materie prime critiche, alla produzione additiva, ai materiali per i tessuti,
alla progettazione ecocompatibile, agli appalti verdi, alla banca dati SCIP
nell'ambito della direttiva quadro sui rifiuti, all'utilizzo del sistema EMAS
nelle zone militari e alla gestione dei pezzi di ricambio. Un gruppo di
progetti specifici verte sulle materie prime critiche pertinenti al settore
della difesa dell'UE, quali il titanio, il tungsteno, l'antimonio, anche al
fine di promuoverne la circolarità in diverse sezioni della catena di
approvvigionamento.
[NOTA 3] Ad esempio
il nuovo progetto "E+ZERO" che mira a proporre e dimostrare la
realizzazione di un campo modulare che può essere dispiegato rapidamente,
caratterizzato da un bilancio energetico positivo e da tecnologie avanzate di
gestione e depurazione delle acque ed esente da emissioni di gas a effetto
serra.
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